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Bronzi del Rinascimento. Collezione Vok
La Collezione, frutto delle acquisizioni di tre generazioni di una famiglia mitteleuropea (i Vok vivono tra Slovenia, Austria e Italia), concentra una cinquantina di bronzi di qualità elevatissima, spesso pezzi unici di protagonisti della superba stagione rinascimentale della scultura bronzea inaugurata a Padova dalle opere di Donatello per la Basilica di Sant’Antonio.
Comunicato stampa
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E’ una rara occasione, di quelle che non capitano spesso: ammirare un’eccezionale collezione privata che esce per la prima volta dalla dimensione assolutamente familiare per confrontarsi con una delle più importanti collezioni pubbliche. Questo nella città dove il tema di tutto ciò –il bronzetto rinascimentale – ha avuto il suo centro di produzione principale e ha conosciuto il massimo sviluppo.
Per questo la mostra “BRONZI DEL RINASCIMENTO. COLLEZIONE VOK” proposta ai Civici Musei nella sede di piazza Eremitani, dal 20 novembre 2004 al 6 febbraio 2005, è uno degli appuntamenti culturali più attesi della stagione espositiva.
La Collezione, frutto delle acquisizioni di tre generazioni di una famiglia mitteleuropea (i Vok vivono tra Slovenia, Austria e Italia), concentra una cinquantina di bronzi di qualità elevatissima, spesso pezzi unici di protagonisti della superba stagione rinascimentale della scultura bronzea inaugurata a Padova dalle opere di Donatello per la Basilica di Sant’Antonio.
La mostra viene proposta negli spazi per esposizioni temporanee del museo, attigui all’importantissimo complesso di bronzi padovani del Museo d’Arte-Musei Civici, proprio per invitare a un confronto tra due raccolte di assoluta qualità e bellezza.
La Collezione Vok, pur incentrata sulla produzione rinascimentale, spazia anche prima e dopo l’epoca d’oro del bronzetto. Precedente, ad esempio, è l’Acquamanile gotico in bronzo dorato che stupisce per la perfezione dei particolari.
Copre l’arco di tre secoli una “collezione nella collezione”, quella dei mortai, di cui i Vok hanno raccolto esemplari d’eccezione per qualità e dimensioni dal Quattrocento al Settecento.
Appartiene alla categoria degli oggetti d’uso anche il Bruciaprofumi veneziano del Cinquecento, opera che, più che alla mano di uno scultore/fonditore, sembra riferibile a quella di un orafo.
Padova fu uno dei principali centri dell’arte fusoria nel Rinascimento e i bronzetti qui prodotti sono connotati da un vivace naturalismo, forti componenti espressionistiche, un originale recupero dell’Antico. Bartolomeo Bellano, allievo di Donatello, ne viene considerato il capostipite. Del Bellano, nella Collezione compare un irruente Cavallo, mentre un altro importante artista di poco successivo, Severo Calzetta da Ravenna, è rappresentato da una Lupa Capitolina e da un Satiro inginocchiato con calamaio, opere dove l’impronta classicistica si unisce, con grande fantasia, a un forte realismo. Dello stesso periodo, un interessante confronto con il gusto veneziano è l’Ercole (o Atlante) di Vittore Gambello detto il Camelio.
Curiose le fusioni di piccoli animali qui presentate, come le rane, di norma eseguite direttamente tramite calco dall’animale morto che poteva venire così sistemato nella posizione desiderata. La loro fortuna nel corso del Cinquecento fu enorme e, dati i significati simbolici loro connessi, pezzi siffatti furono realizzati in un notevolissimo numero di repliche. La Collezione presenta due lucertole in lotta che si rifanno a modelli abbastanza frequenti, ma sono forse l’unico esemplare sinora noto a essere rappresentato su di uno sfondo di terreno.
Dopo la morte del Briosco (del quale la Collezione Vok presenta pezzi di continuatori, come Agostino Zoppo), Padova continuò a essere un importante centro di produzione ma, poco a poco, il primato passò a Venezia. L’elegante Cavallo, databile ancora nei primi decenni del secolo XVI, risente di un gusto classicistico veneziano combinato a un immediato naturalismo di origine padovana. Nella collezione trovano adeguata documentazione le principali personalità della bronzistica veneta del maturo Cinquecento. Del padovano Francesco Segala, le cui opere sono piuttosto rare, è un San Girolamo nel quale sono ancora vive le idee trasmesse ai veneti dal Sansovino. Autografi del Campagna, e di straordinaria qualità, sono due Alari da camino con Giove e Giunone. Si tratta di un caso piuttosto raro che simili oggetti di arredamento e di uso pratico, nei quali la dimensione scultorea diviene di importanza principale, siano giunti nella loro integrità fino ai nostri giorni; spesso, nei secoli passati, venivano smembrati e se ne conservavano prevalentemente solo le statuette poste alla sommità.
Tra i protagonisti dell’ultima stagione del bronzetto veneto, quello meglio rappresentato nella raccolta è sicuramente il padovano Tiziano Aspetti. Sue, o di bottega, sono due imponenti figure di Guerriero e una singolare figura di Guerriero a cavallo costituita da quattro diverse parti assemblabili. Sue ancora l’eccellente coppia di figure allegoriche della Fede e della Fortezza.
Capolavoro autentico della produzione “di utilità” del Cinquecento è un Picchiotto in forma di basilisco, uno dei più begli esempi di oggetti di tale tipo creati a Venezia in quell’epoca e per questo scelto quale immagine guida della mostra.
La Collezione testimonia, con pezzi di notevole importanza, anche la tendenza al recupero dell’Antico, vera e propria tipologia produttiva formatasi a causa del desiderio dei antichi collezionisti di possedere copie di sculture classiche.
A confronto con le produzioni padovane e venete, la famiglia Vok ha raccolto anche numerosi esemplari di diversa provenienza come il Cristo morto attribuibile a uno dei migliori allievi del Giambologna, Antonio Susini, o un Torello, lavoro probabilmente di un bronzista fiammingo o l’Orfeo che suona la viola da gamba, opera di ambiente praghese di sontuosa eleganza formale, dalla finitura di una minuzia degna di un orafo.
Per seguire, con alcuni esempi, l’evoluzione di questo tipo di espressione artistica, sono stati raccolti bronzetti seicenteschi, settecenteschi e persino alcuni esemplari più tardi, legati alla riscoperta accademica ottocentesca del mondo del bronzetto rinascimentale.
Si tratta di un insieme personale di opere che è raro vedere insieme. Poche altre collezioni, fra le non molte formatesi negli ultimi decenni, possono vantare un simile livello qualitativo. E’ per questo che la Collezione Vok, dopo la “prima” padovana, conoscerà altre tappe di rilievo a Lubiana, in Germania, in Inghilterra.
Per questo la mostra “BRONZI DEL RINASCIMENTO. COLLEZIONE VOK” proposta ai Civici Musei nella sede di piazza Eremitani, dal 20 novembre 2004 al 6 febbraio 2005, è uno degli appuntamenti culturali più attesi della stagione espositiva.
La Collezione, frutto delle acquisizioni di tre generazioni di una famiglia mitteleuropea (i Vok vivono tra Slovenia, Austria e Italia), concentra una cinquantina di bronzi di qualità elevatissima, spesso pezzi unici di protagonisti della superba stagione rinascimentale della scultura bronzea inaugurata a Padova dalle opere di Donatello per la Basilica di Sant’Antonio.
La mostra viene proposta negli spazi per esposizioni temporanee del museo, attigui all’importantissimo complesso di bronzi padovani del Museo d’Arte-Musei Civici, proprio per invitare a un confronto tra due raccolte di assoluta qualità e bellezza.
La Collezione Vok, pur incentrata sulla produzione rinascimentale, spazia anche prima e dopo l’epoca d’oro del bronzetto. Precedente, ad esempio, è l’Acquamanile gotico in bronzo dorato che stupisce per la perfezione dei particolari.
Copre l’arco di tre secoli una “collezione nella collezione”, quella dei mortai, di cui i Vok hanno raccolto esemplari d’eccezione per qualità e dimensioni dal Quattrocento al Settecento.
Appartiene alla categoria degli oggetti d’uso anche il Bruciaprofumi veneziano del Cinquecento, opera che, più che alla mano di uno scultore/fonditore, sembra riferibile a quella di un orafo.
Padova fu uno dei principali centri dell’arte fusoria nel Rinascimento e i bronzetti qui prodotti sono connotati da un vivace naturalismo, forti componenti espressionistiche, un originale recupero dell’Antico. Bartolomeo Bellano, allievo di Donatello, ne viene considerato il capostipite. Del Bellano, nella Collezione compare un irruente Cavallo, mentre un altro importante artista di poco successivo, Severo Calzetta da Ravenna, è rappresentato da una Lupa Capitolina e da un Satiro inginocchiato con calamaio, opere dove l’impronta classicistica si unisce, con grande fantasia, a un forte realismo. Dello stesso periodo, un interessante confronto con il gusto veneziano è l’Ercole (o Atlante) di Vittore Gambello detto il Camelio.
Curiose le fusioni di piccoli animali qui presentate, come le rane, di norma eseguite direttamente tramite calco dall’animale morto che poteva venire così sistemato nella posizione desiderata. La loro fortuna nel corso del Cinquecento fu enorme e, dati i significati simbolici loro connessi, pezzi siffatti furono realizzati in un notevolissimo numero di repliche. La Collezione presenta due lucertole in lotta che si rifanno a modelli abbastanza frequenti, ma sono forse l’unico esemplare sinora noto a essere rappresentato su di uno sfondo di terreno.
Dopo la morte del Briosco (del quale la Collezione Vok presenta pezzi di continuatori, come Agostino Zoppo), Padova continuò a essere un importante centro di produzione ma, poco a poco, il primato passò a Venezia. L’elegante Cavallo, databile ancora nei primi decenni del secolo XVI, risente di un gusto classicistico veneziano combinato a un immediato naturalismo di origine padovana. Nella collezione trovano adeguata documentazione le principali personalità della bronzistica veneta del maturo Cinquecento. Del padovano Francesco Segala, le cui opere sono piuttosto rare, è un San Girolamo nel quale sono ancora vive le idee trasmesse ai veneti dal Sansovino. Autografi del Campagna, e di straordinaria qualità, sono due Alari da camino con Giove e Giunone. Si tratta di un caso piuttosto raro che simili oggetti di arredamento e di uso pratico, nei quali la dimensione scultorea diviene di importanza principale, siano giunti nella loro integrità fino ai nostri giorni; spesso, nei secoli passati, venivano smembrati e se ne conservavano prevalentemente solo le statuette poste alla sommità.
Tra i protagonisti dell’ultima stagione del bronzetto veneto, quello meglio rappresentato nella raccolta è sicuramente il padovano Tiziano Aspetti. Sue, o di bottega, sono due imponenti figure di Guerriero e una singolare figura di Guerriero a cavallo costituita da quattro diverse parti assemblabili. Sue ancora l’eccellente coppia di figure allegoriche della Fede e della Fortezza.
Capolavoro autentico della produzione “di utilità” del Cinquecento è un Picchiotto in forma di basilisco, uno dei più begli esempi di oggetti di tale tipo creati a Venezia in quell’epoca e per questo scelto quale immagine guida della mostra.
La Collezione testimonia, con pezzi di notevole importanza, anche la tendenza al recupero dell’Antico, vera e propria tipologia produttiva formatasi a causa del desiderio dei antichi collezionisti di possedere copie di sculture classiche.
A confronto con le produzioni padovane e venete, la famiglia Vok ha raccolto anche numerosi esemplari di diversa provenienza come il Cristo morto attribuibile a uno dei migliori allievi del Giambologna, Antonio Susini, o un Torello, lavoro probabilmente di un bronzista fiammingo o l’Orfeo che suona la viola da gamba, opera di ambiente praghese di sontuosa eleganza formale, dalla finitura di una minuzia degna di un orafo.
Per seguire, con alcuni esempi, l’evoluzione di questo tipo di espressione artistica, sono stati raccolti bronzetti seicenteschi, settecenteschi e persino alcuni esemplari più tardi, legati alla riscoperta accademica ottocentesca del mondo del bronzetto rinascimentale.
Si tratta di un insieme personale di opere che è raro vedere insieme. Poche altre collezioni, fra le non molte formatesi negli ultimi decenni, possono vantare un simile livello qualitativo. E’ per questo che la Collezione Vok, dopo la “prima” padovana, conoscerà altre tappe di rilievo a Lubiana, in Germania, in Inghilterra.
20
novembre 2004
Bronzi del Rinascimento. Collezione Vok
Dal 20 novembre 2004 al 06 gennaio 2005
arte antica
Location
MUSEI CIVICI AGLI EREMITANI
Padova, Piazza Eremitani, 8, (Padova)
Padova, Piazza Eremitani, 8, (Padova)
Biglietti
intero (per mostra e museo) euro 10; cumulativo (mostra, museo e Cappella degli Scrovegni) euro 12; ridotto euro 8, scuole euro 5
Orario di apertura
9 – 19, lunedì chiuso
Sito web
www.padovanet.it/padovacultura