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Bruno Caruso – Le opere e i giorni
In tutto 340 opere, per un avvenimento d’eccezione, un doveroso omaggio della città ad uno dei suoi artisti più rappresentativi, noto in tutto il mondo
Comunicato stampa
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Sarà la prima mostra antologica delle sue pubblicazioni, dove c’è, in pratica, tutta la vita, d’artista e di uomo, di Bruno Caruso. S’intitola Le opere e i giorni e s’inaugura il 19 dicembre alla Civica Galleria d’arte moderna, promossa dall’assessorato comunale alla Cultura e curata da Leonardo La Rocca: nel secondo Salone pompeiano saranno esposti 220 libri illustrati (suoi o di altri) e 10 cartelle con opere grafiche; ma ci saranno anche 10 dipinti, 50 tra disegni e acquarelli e 50 acqueforti.
In tutto 340 opere, per un avvenimento d’eccezione, un doveroso omaggio della città ad uno dei suoi artisti più rappresentativi, noto in tutto il mondo, «tra i più grandi – come sostiene Natale Tedesco – che si siano rivelati negli ultimi trent’anni» e che ha attraversato quasi mezzo secolo con una produzione sterminata, svariando dai temi di grande impegno sociale ai suoi amori per la natura, la letteratura, la storia siciliana, la psicanalisi, l’eros. Ma non c’è campo in cui Bruno Caruso non si sia avventurato, esplorandoli tutti con rigore e passione, respirandone le profondità e restituendoli nella sua accesa tavolozza cromatica.
Disegnatore impeccabile, straordinario incisore, pittore colto e di gran gusto, dai toni di rara intensità espressiva, Caruso – nato a Palermo nel 1927 – ha sempre avuto una vorace attrazione per il giornalismo e l’editoria, illustrando una quantità incredibile di libri e riviste e perfino quotidiani (appassionata la sua collaborazione a “L’Ora” fin dagli anni ’60).
Imbevuto della sua terra e viaggiatore del mondo, con le lacerazioni e le solarità di Palermo nel cuore, ha conosciuto, fra i tanti, Thomas Mann e Picasso, Max Ernst e Magritte, Camus e Chagall, Stravinskij e Sartre, Malcom X e il Generale Giap, Tennessee Williams e Ben Shahn, Quasimodo e Vittorini, orchestrando nel tempo questo patrimonio d’esperienze nella sua sensibilità d’acuto indagatore e di fantasioso interprete del reale. Ha illustrato il testamento di Ho Chi Minh, l’occupazione delle terre in Sicilia, la terrificante realtà dei manicomi, gli orrori del nazismo, le atrocità della mafia e le sue collusioni politiche negli anni ’60; ma ha illustrato anche le opere di Machiavelli e Manzoni, Mallarmè e Ungaretti, Verga e Ibn Giubair; per dar vita, poi, a degli straordinari bestiari, all’Orto botanico di Palermo e alle sue “fanciulle di pesco”, oltre a dedicarsi ai suoi autori più amati: Antonello da Messina, Baudelaire, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Brancati, Sciascia, col quale era legato da una grande amicizia.
E in ogni opera, in ogni tema, Caruso «vive in bilico – come scriveva Leonardo Sinisgalli nel ’54 – tra un’acutezza e una freddezza di gusto geometrico e l’appetito del reale, quasi del sensazionale. (…) Sconta la sua natura di saraceno sempre esitante tra astrattezza e documento». Ma è anche vero che, spesso, ci s’imbatte in un Caruso che, nella sua apparente chiarezza classica, nasconde un che di pudicamente sfuggente. Sostiene Dario Micacchi: «Se si impara a vedere un disegno anche il più politico e violento, si scopre che, mentre disegna, Caruso è un umanista lirico e malinconico, che cova un suo rimpianto per una vita e una storia che dovevano essere altre e non sono state».
Fra le cartelle di grafica che potremo vedere nella mostra della Civica galleria, ci sono Sei incisioni di Bruno Caruso, con testo di Libero De Libero, del ’55; Poesie di Ibn Hamdis, con testo di Sciasca, del ’65; Acqua Forte del ’65, con i ritratti di Dürer, Rembrandt, Goya, Ensor e Chagall e una poesia di Raphael Alberti; I grandi giardini del ’68, con testo di Sciascia; L’aquila e il falco, dedicato a Federico II, del ’71; Tre acqueforti per Giovanni Verga del ’76, con testo di Natale Tedesco; Sigmund Freud: mitologia e arte del ’78, con testo di Emilio Servadio.
Fra i disegni, ce n’è uno eccezionale, specie sotto il profilo storico, eseguito da Caruso a 22 anni: Occupazione del ghetto di Praga, l’unico superstite dei dodici che illustravano “Deuchland über Alless”, un libro pubblicato a Praga nel ’49 e ormai perduto. E un altro, emblematico, del ’61, La mafia dei fiori, con la prima pagina de “L’Ora” che annunciava un omicidio, pubblicato nei “Disegni siciliani” del ’72, con testo di Sciascia. E tra i libri illustrati esposti, basterà citare Manoscritto sulle meraviglie della natura (’69) e Mitologia dell’arte moderna (’77), entrambi con testi dello stesso Caruso: considerazioni sul mondo visibile, il primo; una lettura sul fare artistico oggi, il secondo.
Fra gli oli che potremo ammirare, ricordiamo le splendide Magnolie appassite dell’82, l’enigmatico Ragazzo con la cassetta miracolosa dell’83 e la Natura morta sulla balaustra dell’86. Fra gli acquarelli, ci saranno anche gli ultimi dedicati al centenario del Teatro Biondo.
Le opere e i giorni resterà aperta fino a tutto febbraio 2004. Il catalogo, curato da Leonardo La Rocca, conterrà testi di Natale tedesco e Aurelio Pes, oltre ad estratti di brani critici, e 140 illustrazioni (40 a colori e 50 in bianco e nero), con un’appendice che si annuncia assolutamente completa su tutte le pubblicazioni di Bruno Caruso.
In tutto 340 opere, per un avvenimento d’eccezione, un doveroso omaggio della città ad uno dei suoi artisti più rappresentativi, noto in tutto il mondo, «tra i più grandi – come sostiene Natale Tedesco – che si siano rivelati negli ultimi trent’anni» e che ha attraversato quasi mezzo secolo con una produzione sterminata, svariando dai temi di grande impegno sociale ai suoi amori per la natura, la letteratura, la storia siciliana, la psicanalisi, l’eros. Ma non c’è campo in cui Bruno Caruso non si sia avventurato, esplorandoli tutti con rigore e passione, respirandone le profondità e restituendoli nella sua accesa tavolozza cromatica.
Disegnatore impeccabile, straordinario incisore, pittore colto e di gran gusto, dai toni di rara intensità espressiva, Caruso – nato a Palermo nel 1927 – ha sempre avuto una vorace attrazione per il giornalismo e l’editoria, illustrando una quantità incredibile di libri e riviste e perfino quotidiani (appassionata la sua collaborazione a “L’Ora” fin dagli anni ’60).
Imbevuto della sua terra e viaggiatore del mondo, con le lacerazioni e le solarità di Palermo nel cuore, ha conosciuto, fra i tanti, Thomas Mann e Picasso, Max Ernst e Magritte, Camus e Chagall, Stravinskij e Sartre, Malcom X e il Generale Giap, Tennessee Williams e Ben Shahn, Quasimodo e Vittorini, orchestrando nel tempo questo patrimonio d’esperienze nella sua sensibilità d’acuto indagatore e di fantasioso interprete del reale. Ha illustrato il testamento di Ho Chi Minh, l’occupazione delle terre in Sicilia, la terrificante realtà dei manicomi, gli orrori del nazismo, le atrocità della mafia e le sue collusioni politiche negli anni ’60; ma ha illustrato anche le opere di Machiavelli e Manzoni, Mallarmè e Ungaretti, Verga e Ibn Giubair; per dar vita, poi, a degli straordinari bestiari, all’Orto botanico di Palermo e alle sue “fanciulle di pesco”, oltre a dedicarsi ai suoi autori più amati: Antonello da Messina, Baudelaire, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Brancati, Sciascia, col quale era legato da una grande amicizia.
E in ogni opera, in ogni tema, Caruso «vive in bilico – come scriveva Leonardo Sinisgalli nel ’54 – tra un’acutezza e una freddezza di gusto geometrico e l’appetito del reale, quasi del sensazionale. (…) Sconta la sua natura di saraceno sempre esitante tra astrattezza e documento». Ma è anche vero che, spesso, ci s’imbatte in un Caruso che, nella sua apparente chiarezza classica, nasconde un che di pudicamente sfuggente. Sostiene Dario Micacchi: «Se si impara a vedere un disegno anche il più politico e violento, si scopre che, mentre disegna, Caruso è un umanista lirico e malinconico, che cova un suo rimpianto per una vita e una storia che dovevano essere altre e non sono state».
Fra le cartelle di grafica che potremo vedere nella mostra della Civica galleria, ci sono Sei incisioni di Bruno Caruso, con testo di Libero De Libero, del ’55; Poesie di Ibn Hamdis, con testo di Sciasca, del ’65; Acqua Forte del ’65, con i ritratti di Dürer, Rembrandt, Goya, Ensor e Chagall e una poesia di Raphael Alberti; I grandi giardini del ’68, con testo di Sciascia; L’aquila e il falco, dedicato a Federico II, del ’71; Tre acqueforti per Giovanni Verga del ’76, con testo di Natale Tedesco; Sigmund Freud: mitologia e arte del ’78, con testo di Emilio Servadio.
Fra i disegni, ce n’è uno eccezionale, specie sotto il profilo storico, eseguito da Caruso a 22 anni: Occupazione del ghetto di Praga, l’unico superstite dei dodici che illustravano “Deuchland über Alless”, un libro pubblicato a Praga nel ’49 e ormai perduto. E un altro, emblematico, del ’61, La mafia dei fiori, con la prima pagina de “L’Ora” che annunciava un omicidio, pubblicato nei “Disegni siciliani” del ’72, con testo di Sciascia. E tra i libri illustrati esposti, basterà citare Manoscritto sulle meraviglie della natura (’69) e Mitologia dell’arte moderna (’77), entrambi con testi dello stesso Caruso: considerazioni sul mondo visibile, il primo; una lettura sul fare artistico oggi, il secondo.
Fra gli oli che potremo ammirare, ricordiamo le splendide Magnolie appassite dell’82, l’enigmatico Ragazzo con la cassetta miracolosa dell’83 e la Natura morta sulla balaustra dell’86. Fra gli acquarelli, ci saranno anche gli ultimi dedicati al centenario del Teatro Biondo.
Le opere e i giorni resterà aperta fino a tutto febbraio 2004. Il catalogo, curato da Leonardo La Rocca, conterrà testi di Natale tedesco e Aurelio Pes, oltre ad estratti di brani critici, e 140 illustrazioni (40 a colori e 50 in bianco e nero), con un’appendice che si annuncia assolutamente completa su tutte le pubblicazioni di Bruno Caruso.
19
dicembre 2003
Bruno Caruso – Le opere e i giorni
Dal 19 dicembre 2003 al 28 febbraio 2004
arte moderna e contemporanea
Location
TEATRO POLITEAMA GARIBALDI
Palermo, Via Castrofilippo, 90, (Palermo)
Palermo, Via Castrofilippo, 90, (Palermo)