Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Bruno Ceccobelli – Emidio
Una quindicina opere recenti, alcune di grandi dimensioni, realizzate in tecnica mista
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 5 marzo 2005 alle ore 18.00 si inaugura, nella doppia sede della Chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio e della Galleria «L’idioma», ad Ascoli Piceno, la mostra «E MI DIO», personale di Bruno Ceccobelli che sarà aperta fino al 31 marzo. La mostra, che nel titolo vede una sorta di omaggio al santo patrono di Ascoli Piceno, Sant’Emidio, presenta una quindicina opere recenti, alcune di grandi dimensioni, realizzate in tecnica mista. L’opera dell’artista umbro, da sempre incentrata su una grande spiritualità ed una ricca simbologia, anche religiosa, trova nel fatto di essere esposta, oltre che nella galleria L’Idioma, nella stupenda Chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio, del 1200, un motivo di ulteriore arricchimento e di grande suggestione.
********
Delle due l’uno
Massimo Mattioli
La cultura occidentale, mediterranea, specie di tradizione cattolica, ha sempre guardato con scetticismo alle dottrine esoteriche; la nozione dell'alchimia in particolare è rimasta, almeno nel sentire comune, confinata in un territorio indefinito, ma spesso associata a credulità popolare, ciarlataneria, «magia». Ciò è dovuto evidentemente alla superficiale semplificazione teoretica, che ha voluto in sostanza volgarizzare la figura dell'alchimista nel proto-chimico, alla ricerca della pietra filosofale capace di mutare il piombo in oro. In realtà le civiltà che hanno maggiormente approfondito le dottrine alchemiche, e pensiamo alle culture orientali, mediorientali ed ebraiche, ne hanno sempre praticato un'accezione metaforica, individuando in questo processo di trasmutazione la crescita spirituale dell'uomo non iniziato (il piombo) in uomo illuminato dalla conoscenza (l'oro). Un percorso iniziatico, una tensione conoscitiva che vedono nell'attività artistica, nella pulsione creativa la loro espressione elettiva, con influssi nella letteratura, nella poesia, nelle arti visive. Basti pensare a quanto nel novecento il magistero alchemico abbia informato il Surrealismo, specie con Andre Breton, o alle reminiscenze in certo concettualismo tedesco, da Joseph Beuys ad Anselm Kiefer, dove poi si contamina con lo sciamanesimo nordico celtico.
Anche nell'opera di Bruno Ceccobelli le suggestioni di matrice alchemica hanno un ruolo centrale, declinate in aspetti filosofico-spirituali, semantici, linguistici, formali.
Quando ho potuto vedere le opere presentate in questa mostra, un aspetto su tutti si è posto alla mia attenzione, prepotente: la costante presenza, nella costruzione dei lavori di Ceccobelli, nella loro architettura, anche mentale, di un elemento «binario», che di volta in volta potremmo assumere nel senso di duplicità, simmetria, dualità: due volti, due corpi, due campi cromatici, due simboli significanti. Cercando una motivazione profonda in questa che per l'artista è quasi una necessità, un postulato, credo che vada individuata proprio nel senso ultimo, nella sintesi del pensiero alchemico: la presenza dei due elementi in un contesto porta al confronto, che poi diventa relazione, connessione, processo; nella lezione dell'Artista-Maestro, il paradigma della metaforica transustanziazione materiale-spirituale, di questa elevazione, arricchimento trascendente.
Afferrando i termini di questo procedimento, che gli esegeti rifiuteranno nella sua brutale sintesi, molte sollecitazioni del lavoro di Ceccobelli sveleranno le loro motivazioni intrinseche. A cominciare dal titolo scelto per questa mostra, dove al nome «Emidio», nella sua accezione letterale, «terrena», un omaggio al santo patrono di Ascoli Piceno, l'artista oppone la sua rielaborazione linguistica, «E Mi Dio», che introduce l'osservatore in una dimensione metafisica, spirituale, superiore. Calembour, anagramma, doppio senso, infingimento, soluzioni frequenti proprio nella tradizione surrealista. E MI DIO: l'artista si fa Dio, nel senso di Creatore, Maestro, Demiurgo. Il Demiurgo introdotto da Platone nel Timeo per spiegare l'origine del mondo, del mondo fisico, del cosmo sensibile: tutto ciò che nasce deve avere una causa, deve essere stato fatto da qualcuno. Il Demiurgo, l'artefice, l'artigiano, che plasma una materia già data sul modello delle sue idee.
Ed ecco nelle opere di Ceccobelli la presenza di un elemento centrale, il fulcro creatore, che è poi la proiezione dello stesso artista, a volte il suo autoritratto, il motore immobile che organizza queste geografie celesti.
Nel dipinto «Risplende su di te» troviamo una felice trasposizione di queste dinamiche: l'uomo è posto al centro del suo microcosmo terreno, ma deve sottostare alla forza superiore del macrocosmo trascendente, simboleggiato dal Tau, ed anela alla propria elevazione interiore, crescita spirituale, conoscenza aurea.
Nell'opera «Segni dell'unicità» torna il tema della duplicità, simbolo dell'elevazione, della crescita: l'elemento scuro, terreno, notturno, torbido, posto in posizione inferiore, contrapposto al suo omologo radioso, luminoso, mistico, in posizione elevata; «la simmetria», ha scritto Ceccobelli, «è rispecchiamento, la simmetria è uno specchio e lo specchio porta alla coscienza, così come la coscienza porta all'unione».
Unione mistica, come in «Dal loro nido eterno», dove la giustapposizione (ancora un elemento di binarietà) maschile/femminile introduce il tema dell'androginia, intesa come sintesi di sensibilità maschili e femminili, in cui il magistero alchemico, sempre in un'accezione metaforica, di androginia psichica, vede la perfezione del percorso conoscitivo, la coscienza della natura intima.
Ma è forse negli aspetti formali dell'opera di Bruno Ceccobelli che troviamo la sua più evidente adesione a queste sollecitazioni esoteriche. Fin dai suoi esordi l'artista utilizza per i suoi lavori materiali di recupero, di scarto, comunque materiali poveri: il piombo stesso, e poi pezzi di legno, ritagli di tessuto, cartoni industriali, imballaggi. Materiali vili, che il Demiurgo sublima in poesia, in emozione, in turbamento, in suggestione, in bellezza. In oro celeste.
********
Bruno Ceccobelli (Montecastello Vibio, Perugia, 1952) frequenta a Roma l’Accademia di Belle Arti; nel 1980 partecipa alla Biennale des Jeunes di Parigi. Nel 1984 e nel 1986 partecipa alla Biennale di Venezia, nell’88 espone a New York, presso la Jack Shainman Gallery, e a Madrid, presso la galleria Mar Estrada. Nel ‘93 Vengono allestite ampie personali al Museum Centre Saydie Bronfman di Montreal e alla Galleria d’arte Moderna di Rimini; nel 1996 è alla Quadriennale di Roma, e nel Marzo 2000 ha una grande personale al Museo d’Arte Contemporanea di Riccione. Nel 2001 espone in Austria presso la Contemporary Art Gallery a Villach; nel 2003 esce il volume "Color Bellezza", selezione dei suoi scritti, e presenta la personale "Classico Eclettico", presso il Museo Archeologico di Villa Adriana a Tivoli.
********
Delle due l’uno
Massimo Mattioli
La cultura occidentale, mediterranea, specie di tradizione cattolica, ha sempre guardato con scetticismo alle dottrine esoteriche; la nozione dell'alchimia in particolare è rimasta, almeno nel sentire comune, confinata in un territorio indefinito, ma spesso associata a credulità popolare, ciarlataneria, «magia». Ciò è dovuto evidentemente alla superficiale semplificazione teoretica, che ha voluto in sostanza volgarizzare la figura dell'alchimista nel proto-chimico, alla ricerca della pietra filosofale capace di mutare il piombo in oro. In realtà le civiltà che hanno maggiormente approfondito le dottrine alchemiche, e pensiamo alle culture orientali, mediorientali ed ebraiche, ne hanno sempre praticato un'accezione metaforica, individuando in questo processo di trasmutazione la crescita spirituale dell'uomo non iniziato (il piombo) in uomo illuminato dalla conoscenza (l'oro). Un percorso iniziatico, una tensione conoscitiva che vedono nell'attività artistica, nella pulsione creativa la loro espressione elettiva, con influssi nella letteratura, nella poesia, nelle arti visive. Basti pensare a quanto nel novecento il magistero alchemico abbia informato il Surrealismo, specie con Andre Breton, o alle reminiscenze in certo concettualismo tedesco, da Joseph Beuys ad Anselm Kiefer, dove poi si contamina con lo sciamanesimo nordico celtico.
Anche nell'opera di Bruno Ceccobelli le suggestioni di matrice alchemica hanno un ruolo centrale, declinate in aspetti filosofico-spirituali, semantici, linguistici, formali.
Quando ho potuto vedere le opere presentate in questa mostra, un aspetto su tutti si è posto alla mia attenzione, prepotente: la costante presenza, nella costruzione dei lavori di Ceccobelli, nella loro architettura, anche mentale, di un elemento «binario», che di volta in volta potremmo assumere nel senso di duplicità, simmetria, dualità: due volti, due corpi, due campi cromatici, due simboli significanti. Cercando una motivazione profonda in questa che per l'artista è quasi una necessità, un postulato, credo che vada individuata proprio nel senso ultimo, nella sintesi del pensiero alchemico: la presenza dei due elementi in un contesto porta al confronto, che poi diventa relazione, connessione, processo; nella lezione dell'Artista-Maestro, il paradigma della metaforica transustanziazione materiale-spirituale, di questa elevazione, arricchimento trascendente.
Afferrando i termini di questo procedimento, che gli esegeti rifiuteranno nella sua brutale sintesi, molte sollecitazioni del lavoro di Ceccobelli sveleranno le loro motivazioni intrinseche. A cominciare dal titolo scelto per questa mostra, dove al nome «Emidio», nella sua accezione letterale, «terrena», un omaggio al santo patrono di Ascoli Piceno, l'artista oppone la sua rielaborazione linguistica, «E Mi Dio», che introduce l'osservatore in una dimensione metafisica, spirituale, superiore. Calembour, anagramma, doppio senso, infingimento, soluzioni frequenti proprio nella tradizione surrealista. E MI DIO: l'artista si fa Dio, nel senso di Creatore, Maestro, Demiurgo. Il Demiurgo introdotto da Platone nel Timeo per spiegare l'origine del mondo, del mondo fisico, del cosmo sensibile: tutto ciò che nasce deve avere una causa, deve essere stato fatto da qualcuno. Il Demiurgo, l'artefice, l'artigiano, che plasma una materia già data sul modello delle sue idee.
Ed ecco nelle opere di Ceccobelli la presenza di un elemento centrale, il fulcro creatore, che è poi la proiezione dello stesso artista, a volte il suo autoritratto, il motore immobile che organizza queste geografie celesti.
Nel dipinto «Risplende su di te» troviamo una felice trasposizione di queste dinamiche: l'uomo è posto al centro del suo microcosmo terreno, ma deve sottostare alla forza superiore del macrocosmo trascendente, simboleggiato dal Tau, ed anela alla propria elevazione interiore, crescita spirituale, conoscenza aurea.
Nell'opera «Segni dell'unicità» torna il tema della duplicità, simbolo dell'elevazione, della crescita: l'elemento scuro, terreno, notturno, torbido, posto in posizione inferiore, contrapposto al suo omologo radioso, luminoso, mistico, in posizione elevata; «la simmetria», ha scritto Ceccobelli, «è rispecchiamento, la simmetria è uno specchio e lo specchio porta alla coscienza, così come la coscienza porta all'unione».
Unione mistica, come in «Dal loro nido eterno», dove la giustapposizione (ancora un elemento di binarietà) maschile/femminile introduce il tema dell'androginia, intesa come sintesi di sensibilità maschili e femminili, in cui il magistero alchemico, sempre in un'accezione metaforica, di androginia psichica, vede la perfezione del percorso conoscitivo, la coscienza della natura intima.
Ma è forse negli aspetti formali dell'opera di Bruno Ceccobelli che troviamo la sua più evidente adesione a queste sollecitazioni esoteriche. Fin dai suoi esordi l'artista utilizza per i suoi lavori materiali di recupero, di scarto, comunque materiali poveri: il piombo stesso, e poi pezzi di legno, ritagli di tessuto, cartoni industriali, imballaggi. Materiali vili, che il Demiurgo sublima in poesia, in emozione, in turbamento, in suggestione, in bellezza. In oro celeste.
********
Bruno Ceccobelli (Montecastello Vibio, Perugia, 1952) frequenta a Roma l’Accademia di Belle Arti; nel 1980 partecipa alla Biennale des Jeunes di Parigi. Nel 1984 e nel 1986 partecipa alla Biennale di Venezia, nell’88 espone a New York, presso la Jack Shainman Gallery, e a Madrid, presso la galleria Mar Estrada. Nel ‘93 Vengono allestite ampie personali al Museum Centre Saydie Bronfman di Montreal e alla Galleria d’arte Moderna di Rimini; nel 1996 è alla Quadriennale di Roma, e nel Marzo 2000 ha una grande personale al Museo d’Arte Contemporanea di Riccione. Nel 2001 espone in Austria presso la Contemporary Art Gallery a Villach; nel 2003 esce il volume "Color Bellezza", selezione dei suoi scritti, e presenta la personale "Classico Eclettico", presso il Museo Archeologico di Villa Adriana a Tivoli.
05
marzo 2005
Bruno Ceccobelli – Emidio
Dal 05 al 31 marzo 2005
arte contemporanea
Location
L’IDIOMA CENTRO D’ARTE
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Orario di apertura
feriali 18-20, festivi 10,30-12
Vernissage
5 Marzo 2005, ore 18
Autore