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Bruno Daniele – Hopes
Installazione di 35 opere di piccolo formato (cm. 20×20) che dialogano fra di loro, che fa da contraltare ad un’opera di grandi dimensioni senza telaio in cui, pur evidenziando il carattere informale, si indovina un movimento di onde con risacca
Comunicato stampa
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SPAZIO MOUV’
Connessioni Creative
Spazio Mouv’ Arte
nuovo spazio creativo di Torino in San Salvario, via Silvio Pellico 3
“Hopes” la nuova mostra di Bruno Daniele
dal 21 Febbraio al 22 Marzo 2014
Orario 10-20 chiuso la domenica.
Inaugurazione Venerdì 21 Febbraio 2014 alle ore 18.30
Bruno Daniele “Hopes”:
“Presento una installazione di 35 opere di piccolo formato (cm. 20x20) che dialogano fra di loro, che fa da contraltare ad un’opera di grandi dimensioni senza telaio in cui, pur evidenziando il carattere informale, si indovina un movimento di onde con risacca. E’ un’opera dinamica in cui si può leggere il desiderio e la volontà di affrontare il futuro. Ecco perché ho voluto identificare questa mostra nella parola Hopes. Avevo pensato ad Hope
al singolare, ma mi pareva troppo generico, mentre al plurale sento che ha un significato più universale, che abbraccia più argomenti. Quindi le “Speranze” si identificano meglio nelle mie opere che sono sempre un po’ drammatiche, ma che presentano sempre delle aperture di luce chiara: per il futuro, che possa soddisfare gli affetti, il lavoro, le nostre esigenze artistiche e culturali, con il desiderio di andare sempre avanti. Mai arrendersi. Sarebbe troppo banale dire: domani è un altro giorno?”
Brevi Note biografiche
Bruno Daniele nasce ad Alba nel 1948, dove vive ed opera tuttora. Si diploma a Torino in grafica pubblicitaria e segue i corsi di nudo presso lo studio di Pippo Bercetti. In seguito, per la sua attività di incisore, frequenta la scuola di calcografia presso l’Accademia Raffaello di Urbino. Dopo le opere figurative degli esordi (anni ‘60/’70) rivolte ad una pittura di “impegno sociale” ed ecologico, in cui le figure di emarginati erano elevate al ruolo di protagonisti, Daniele, nei primi anni ’80 si orienta verso una pittura informale di materia. Inizia un cammino di ricerca (Terre esauste) che sotto l’influenza di Burri e del concittadino Gallizio, lo spinge ad avvalersi dei materiali più disparati, dalla iuta al cartone, dal catrame al polistirolo, dagli ossidi alle resine epossidiche. L’inizio degli anni ’90 coincide con la piena maturità del pittore. Daniele, sostanzialmente, è un irrequieto, ama la ricerca ed è spinto dalla necessità di sperimentare. Ritiene che il ciclo che va dal 1980 ai primissimi anni ’90 sia esaurito. Non rinnega certamente la materia ma il modo di operare cambia. Non si avvale più di collages di cartone, iuta e polistirolo, che ritiene limitanti nel gesto ed opera in modo meno “artigianale” . Le sue opere partono sempre da un progetto, ma lascia più spazio all’azione.
Avvia un nuovo percorso definito “Movimenti di materia” in cui sperimenta anche l’uso di formati
tondi e di trittici. Saranno proprio i movimenti di materia, la pittura fortemente gestuale, il
colore dissacrato dalle sciabolate di nero e, tuttavia, esaltato da piccole aperture di speranza, rappresentate dalle fessure, dagli spazi bianchi, che caratterizzeranno il lavoro dell’artista. La stampa si è spesso occupata del suo lavoro in occasione dell’allestimento di numerose mostre personali in Italia ed all’estero.
HANNO SCRITTO DI LUI:
Albino Galvano
Presentazione in catalogo, Galleria Studio arte 56, Alba - 1987
L’incontro con Bruno Daniele si è svolto nel ricordo di un comune amico: Pippo Bercetti, che gli fu maestro e il cui ricordo – dell’uomo e dell’artista – non può non risvegliarsi con commozione e rimpianto in chi lo conobbe e lo frequentò. Da quell’insegnamento fu forse stimolata, in Daniele, quella irrequieta tendenza che della sua pittura è propria, a coniugare l’interesse per i contenuti ideologici ed emotivi del quadro con la passione per la materia, densa, operata, scavata e graffiata, sentita quasi come fine a se stessa, come l’essenziale del fatto pittorico.
Paolo Levi
La Repubblica, 18 gennaio 1992
C’è in questo pittore un sentore di autobiografia non a livello di scrittura personale, ma di atmosfera interiore. Nel suo modo di operare c’è, infatti, tutto uno stato d’animo, un bisogno di
scandagliare dentro la propria realtà ancora sconosciuta. La sua scelta espressiva, infatti, è quella di portare alla superficie della tela forme informi. Della pittura informale, egli è, per l’appunto, un messaggero dall’avisionarietà tutta interiorizzata. Il titolo dell’esposizione è: “Terre esauste”. In questa suggestione invitante si percepisce il percorso da cui emerge una densa materia scavata, graffiata. L’autobiografia sta, quindi, nella paura interiore, non ecologica, ma cosmica. Bruno Daniele offre questa ed altre chiavi di lettura, lasciando che il visitatore ripercorra i propri “sentieri, solchi grafitici”.
Giorgetto Giugiaro
Presentazione in catalogo, Galleria Porta Rose, Garessio – 1998
Pianeti, mondi, pennellate profonde scolpiscono con la forza dello scultore; colori forti contrastati dal nero che li fa roteare senza lasciare un punto di riferimento. L’insieme, visto da lontano, ti fa ricordare i colori di Velazquez, dei grandi pittori spagnoli. Tondi che ti trasportano in mondi lontani, pianeti della fantasia, dell’emozione. Senti il bisogno di
usare un “telescopio” per scoprire la profondità di queste emozioni.
Francesco Lodola
Catalogo Galleria Ipazia, Ottobre 2012
Dipingere “informale” oggi, seguendo i dettami della corrente pittorica che si è sviluppata negli
anni ’50 e che ha segnato molti dei protagonisti dell’arte del secondo dopoguerra e dei movimenti
successivi, è un vero e proprio azzardo. Tanto più rischioso in un ambito culturale “di provincia”,
nel quale l’opzione informale, dagli esiti stilistici spesso stridenti e cacofonici, perché mal digeriti, è quella in molti casi più consona ai “dopolavoristi della pittura”. Bruno Daniele, in quasi trent’anni di seria e motivata militanza artistica l’azzardo lo ha domato e vinto, ponendosi come uno dei rari esempi di pittura “neo-informale” stilisticamente risolta e poeticamente autentica. Perché le sue radici, come succede a quelle delle secolari viti di Langa nel terreno marnoso delle sue colline, affondano nell’indagine critica di quel linguaggio e il nutrimento, che la pittura ne trae, Bruno lo
sostanzia di contenuti pregnanti e contemporanei.
Bruno Daniele – Opere
http://www.brunodaniele.arsvalue.com/webapp/ars_artisti/sites/sites_opere/index.aspx?st=98
Sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private (Torino, Milano, Genova, Bologna, Roma, Parigi, Monaco, Melbourne, Boblingen, Norimberga).
Lettura critica di Giulia Sillato
Bruno Daniele www.arsvalue.com
Il Metaformismo 2010 – Editoriale Giorgio Mondadori
Vive e opera ad Alba (Cuneo)
Negli anni ’60 consegue il diploma in Grafica Pubblicitaria e consolida la sua manualità artistica nello studio di Pippo Bercetti, sottoponendosi alla disciplina figurativa del ritratto di nudo, ma la sua attitudine primaria si rivelava l’incisione, nel cui ambito intendeva essere attivo: decise quindi di frequentare la Scuola di Calcografia presso l’Accademia Raffaello di Urbino. È inevitabile la partenza figurativa, che caratterizza tutta la produzione degli anni ’60 e ’70, incentrata su temi sociali (l’alienazione metropolitana, l’inquinamento urbano, l’emarginazione umana e affini).
La svolta lo coglie negli anni ’80, mentre negli anni ’90 si può dire giunto a una buona
maturazione artistica. È una sostanziale trasformazione che avviene nei modi pittorici, inizialmente osservanti il modello reale, come si è detto, poi, e all’improvviso, dediti ad una disinibita espressione di materie frantumanti il colore, che non prevede costruzioni o programmi iconografici, una sorta di espressionismo che però, diversamente da come esso solitamente si intende, non è determinato, ancora una volta, da quella forza che spinge dall’interno, come qualcuno ha scritto di lui, bensì, dalla forza stessa della materia, da un’energia intrinseca alla materia stessa, quella di cui si vale
per “rompere” le paste cromatiche.
Nel segno di Burri, divenuto esemplare per gli artisti dell’ultimo Novecento, si è scritto, egli ha sempre utilizzato, come piani di supporto, cartone e tela di juta e come integratori del colore catrame e resine epossidiche, ma quando ho appreso che ha avuto contatti con Pinot Gallizio,
morto nel 1964, con cui il nostro artista di Alba è riuscito a mantenere per un tratto rapporti di
frequentazione, mi è stata subito chiara la natura di quella “deviazione” artistica, che lo avrebbe
imbrigliato molto presto.
Istanze distruttive ispirarono il teorema di Gallizio e forse per questo progredì solamente quel tanto che gli bastò per essere chiamato, è vero, alla Biennale di Venezia da Maurizio Calvesi, ma quando ormai sopraggiungeva la morte.
Nel 1956 Pinot aveva fondato, proprio ad Alba, il Primo Laboratorio Sperimentale per una Bauhaus
Immaginista, sulla tesi della morte dell’Arte come valore, esigendo di dimostrarlo con la pittura a
metro e con la pittura industriale, espressione, quest’ultima, dell’azzeramento dell’Arte.
Artisti, divenuti poi famosi, si strinsero attorno lui, molti dei quali stranieri. Egli, in realtà, gettò le basi internazionali per le vie che l’arte avrebbe intrapreso successivamente, tant’è che proprio dai suoi assunti nacquero Piero Manzoni, Enrico Castellani e Agostino Bonalumi, introducendo nell’equipaggiamento del “buon artista” materie plastiche ed estroflesse, lavorabili appunto con procedure di fabbrica.
La risposta a quest’invasione di campo di prodotti provenienti dall’industria fu la Transavanguardia
di Achille Bonito Oliva, datata 1980, con il dichiarato ritorno alla sana pittura. Bruno Daniele queste vicende le ha vissute interamente, nonostante all’epoca fosse ancora molto giovane, ma, potendo vantare esposizioni risalenti al 1970, la sua presenza sul campo non è da trascurare.
In quegli anni roventi, quando gli stessi amici si lanciano in imprese, talvolta senza via d’uscita, la sua posizione critica è chiara, discreta, intima, quasi appartata, e si fa scudo di quell’autonomia intellettuale, che non tarderà egli stesso a manifestare. Non farà scelte istintive, convogliando questa energia nel colore, ma, assolutamente certo della mutevolezza e della camaleonticità dell’arte contemporanea, sarà vigile nell’aggiornamento continuo di tecniche e materiali e nell’elaborazione di un linguaggio artistico che gli permetta di sviluppare il tessuto ispirativo, concepito nelle opere giovanili. Il dramma urbano non sarà mai
abbandonato, ma trasfigurato nei suoi estremi espressivi, resi ancora più virulenti dalla presenza di resine e catrami, veicolo di gestualità cristallizzate e bizantine: fasci di luce che brecciano varchi tra boati, squarci e lingue di fuoco; tsunami perpetui che travolgono le maglie sottili di un dripping lontano. Questa non è solo pittura, è anche esistenza.
SPAZIO MOUV’
Connessioni Creative
Spazio Mouv' Arte
Spazio Mouv' Design
Spazio Mouv' Natural Bistrot
Spazio Mouv’ è ora una realtà viva a Torino nel quartiere di San Salvario, in Via Silvio Pellico, 3.
Spazio, inscindibile dal tempo. Impulso creativo, moto, movimento. Spazio Mouv’, con l' Arte e il Design,e con il suo Natural Bistrot, ha scelto di essere autentico in tutte le sue espressioni: dagli artisti che ospita, all’oggettistica che propone tra merchandising artistico e di design, e la possibilità di gustare cibi e bevande all'insegna della genuinità.
Allo Spazio Mouv' Arte si è scelto di dedicare uno spazio proprio, affidando ad una direzione artistica la programmazione delle mostre annuali che tenga conto anche dei giovani talenti, perché “sono l’arte e la cultura che dovrebbero far girare il mondo”. Spazio Mouv’ Arte ospiterà dal 13 Dicembre al 10 Gennaio 2014 l’artista
Anna Valla che si è formata nell’ambiente culturale dell’avanguardia torinese degli
anni ’70. Due sono essenzialmente le dimensioni che caratterizzano la sua opera: il colore
e il segno (gestuale).
Spazio Mouv' Natural Bistrot: Natural perchè i cibi e le bevande sono stati selezionati dallo
Spazio Mouv’ nelle colline di Langa, tra contadini, contadini poeti, piccoli allevatori, artisti del pane e della terra. L’autenticità dei cibi offerti, con le ricette recuperate principalmente dalla cultura piemontese, si può gustare a qualsiasi ora della giornata: dalle 10 alle 24 tutti i giorni, escluso la domenica.
Spazio Mouv' è il sogno realizzato da quattro donne, ognuna proveniente da differenti esperienze professionali: dalla comunicazione all’arte, dal floral design alla cucina che hanno voluto " creare uno spazio che non c’era, che è sempre stato nei nostri sogni e che dedichiamo a tutti”.
SPAZIO MOUV’ - Via Silvio Pellico 3 - 10125 Torino – facebook: Spazio Mouv’ - info@spaziomouv.it -
www.spaziomouv.it - cell. 331 5828996
Connessioni Creative
Spazio Mouv’ Arte
nuovo spazio creativo di Torino in San Salvario, via Silvio Pellico 3
“Hopes” la nuova mostra di Bruno Daniele
dal 21 Febbraio al 22 Marzo 2014
Orario 10-20 chiuso la domenica.
Inaugurazione Venerdì 21 Febbraio 2014 alle ore 18.30
Bruno Daniele “Hopes”:
“Presento una installazione di 35 opere di piccolo formato (cm. 20x20) che dialogano fra di loro, che fa da contraltare ad un’opera di grandi dimensioni senza telaio in cui, pur evidenziando il carattere informale, si indovina un movimento di onde con risacca. E’ un’opera dinamica in cui si può leggere il desiderio e la volontà di affrontare il futuro. Ecco perché ho voluto identificare questa mostra nella parola Hopes. Avevo pensato ad Hope
al singolare, ma mi pareva troppo generico, mentre al plurale sento che ha un significato più universale, che abbraccia più argomenti. Quindi le “Speranze” si identificano meglio nelle mie opere che sono sempre un po’ drammatiche, ma che presentano sempre delle aperture di luce chiara: per il futuro, che possa soddisfare gli affetti, il lavoro, le nostre esigenze artistiche e culturali, con il desiderio di andare sempre avanti. Mai arrendersi. Sarebbe troppo banale dire: domani è un altro giorno?”
Brevi Note biografiche
Bruno Daniele nasce ad Alba nel 1948, dove vive ed opera tuttora. Si diploma a Torino in grafica pubblicitaria e segue i corsi di nudo presso lo studio di Pippo Bercetti. In seguito, per la sua attività di incisore, frequenta la scuola di calcografia presso l’Accademia Raffaello di Urbino. Dopo le opere figurative degli esordi (anni ‘60/’70) rivolte ad una pittura di “impegno sociale” ed ecologico, in cui le figure di emarginati erano elevate al ruolo di protagonisti, Daniele, nei primi anni ’80 si orienta verso una pittura informale di materia. Inizia un cammino di ricerca (Terre esauste) che sotto l’influenza di Burri e del concittadino Gallizio, lo spinge ad avvalersi dei materiali più disparati, dalla iuta al cartone, dal catrame al polistirolo, dagli ossidi alle resine epossidiche. L’inizio degli anni ’90 coincide con la piena maturità del pittore. Daniele, sostanzialmente, è un irrequieto, ama la ricerca ed è spinto dalla necessità di sperimentare. Ritiene che il ciclo che va dal 1980 ai primissimi anni ’90 sia esaurito. Non rinnega certamente la materia ma il modo di operare cambia. Non si avvale più di collages di cartone, iuta e polistirolo, che ritiene limitanti nel gesto ed opera in modo meno “artigianale” . Le sue opere partono sempre da un progetto, ma lascia più spazio all’azione.
Avvia un nuovo percorso definito “Movimenti di materia” in cui sperimenta anche l’uso di formati
tondi e di trittici. Saranno proprio i movimenti di materia, la pittura fortemente gestuale, il
colore dissacrato dalle sciabolate di nero e, tuttavia, esaltato da piccole aperture di speranza, rappresentate dalle fessure, dagli spazi bianchi, che caratterizzeranno il lavoro dell’artista. La stampa si è spesso occupata del suo lavoro in occasione dell’allestimento di numerose mostre personali in Italia ed all’estero.
HANNO SCRITTO DI LUI:
Albino Galvano
Presentazione in catalogo, Galleria Studio arte 56, Alba - 1987
L’incontro con Bruno Daniele si è svolto nel ricordo di un comune amico: Pippo Bercetti, che gli fu maestro e il cui ricordo – dell’uomo e dell’artista – non può non risvegliarsi con commozione e rimpianto in chi lo conobbe e lo frequentò. Da quell’insegnamento fu forse stimolata, in Daniele, quella irrequieta tendenza che della sua pittura è propria, a coniugare l’interesse per i contenuti ideologici ed emotivi del quadro con la passione per la materia, densa, operata, scavata e graffiata, sentita quasi come fine a se stessa, come l’essenziale del fatto pittorico.
Paolo Levi
La Repubblica, 18 gennaio 1992
C’è in questo pittore un sentore di autobiografia non a livello di scrittura personale, ma di atmosfera interiore. Nel suo modo di operare c’è, infatti, tutto uno stato d’animo, un bisogno di
scandagliare dentro la propria realtà ancora sconosciuta. La sua scelta espressiva, infatti, è quella di portare alla superficie della tela forme informi. Della pittura informale, egli è, per l’appunto, un messaggero dall’avisionarietà tutta interiorizzata. Il titolo dell’esposizione è: “Terre esauste”. In questa suggestione invitante si percepisce il percorso da cui emerge una densa materia scavata, graffiata. L’autobiografia sta, quindi, nella paura interiore, non ecologica, ma cosmica. Bruno Daniele offre questa ed altre chiavi di lettura, lasciando che il visitatore ripercorra i propri “sentieri, solchi grafitici”.
Giorgetto Giugiaro
Presentazione in catalogo, Galleria Porta Rose, Garessio – 1998
Pianeti, mondi, pennellate profonde scolpiscono con la forza dello scultore; colori forti contrastati dal nero che li fa roteare senza lasciare un punto di riferimento. L’insieme, visto da lontano, ti fa ricordare i colori di Velazquez, dei grandi pittori spagnoli. Tondi che ti trasportano in mondi lontani, pianeti della fantasia, dell’emozione. Senti il bisogno di
usare un “telescopio” per scoprire la profondità di queste emozioni.
Francesco Lodola
Catalogo Galleria Ipazia, Ottobre 2012
Dipingere “informale” oggi, seguendo i dettami della corrente pittorica che si è sviluppata negli
anni ’50 e che ha segnato molti dei protagonisti dell’arte del secondo dopoguerra e dei movimenti
successivi, è un vero e proprio azzardo. Tanto più rischioso in un ambito culturale “di provincia”,
nel quale l’opzione informale, dagli esiti stilistici spesso stridenti e cacofonici, perché mal digeriti, è quella in molti casi più consona ai “dopolavoristi della pittura”. Bruno Daniele, in quasi trent’anni di seria e motivata militanza artistica l’azzardo lo ha domato e vinto, ponendosi come uno dei rari esempi di pittura “neo-informale” stilisticamente risolta e poeticamente autentica. Perché le sue radici, come succede a quelle delle secolari viti di Langa nel terreno marnoso delle sue colline, affondano nell’indagine critica di quel linguaggio e il nutrimento, che la pittura ne trae, Bruno lo
sostanzia di contenuti pregnanti e contemporanei.
Bruno Daniele – Opere
http://www.brunodaniele.arsvalue.com/webapp/ars_artisti/sites/sites_opere/index.aspx?st=98
Sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private (Torino, Milano, Genova, Bologna, Roma, Parigi, Monaco, Melbourne, Boblingen, Norimberga).
Lettura critica di Giulia Sillato
Bruno Daniele www.arsvalue.com
Il Metaformismo 2010 – Editoriale Giorgio Mondadori
Vive e opera ad Alba (Cuneo)
Negli anni ’60 consegue il diploma in Grafica Pubblicitaria e consolida la sua manualità artistica nello studio di Pippo Bercetti, sottoponendosi alla disciplina figurativa del ritratto di nudo, ma la sua attitudine primaria si rivelava l’incisione, nel cui ambito intendeva essere attivo: decise quindi di frequentare la Scuola di Calcografia presso l’Accademia Raffaello di Urbino. È inevitabile la partenza figurativa, che caratterizza tutta la produzione degli anni ’60 e ’70, incentrata su temi sociali (l’alienazione metropolitana, l’inquinamento urbano, l’emarginazione umana e affini).
La svolta lo coglie negli anni ’80, mentre negli anni ’90 si può dire giunto a una buona
maturazione artistica. È una sostanziale trasformazione che avviene nei modi pittorici, inizialmente osservanti il modello reale, come si è detto, poi, e all’improvviso, dediti ad una disinibita espressione di materie frantumanti il colore, che non prevede costruzioni o programmi iconografici, una sorta di espressionismo che però, diversamente da come esso solitamente si intende, non è determinato, ancora una volta, da quella forza che spinge dall’interno, come qualcuno ha scritto di lui, bensì, dalla forza stessa della materia, da un’energia intrinseca alla materia stessa, quella di cui si vale
per “rompere” le paste cromatiche.
Nel segno di Burri, divenuto esemplare per gli artisti dell’ultimo Novecento, si è scritto, egli ha sempre utilizzato, come piani di supporto, cartone e tela di juta e come integratori del colore catrame e resine epossidiche, ma quando ho appreso che ha avuto contatti con Pinot Gallizio,
morto nel 1964, con cui il nostro artista di Alba è riuscito a mantenere per un tratto rapporti di
frequentazione, mi è stata subito chiara la natura di quella “deviazione” artistica, che lo avrebbe
imbrigliato molto presto.
Istanze distruttive ispirarono il teorema di Gallizio e forse per questo progredì solamente quel tanto che gli bastò per essere chiamato, è vero, alla Biennale di Venezia da Maurizio Calvesi, ma quando ormai sopraggiungeva la morte.
Nel 1956 Pinot aveva fondato, proprio ad Alba, il Primo Laboratorio Sperimentale per una Bauhaus
Immaginista, sulla tesi della morte dell’Arte come valore, esigendo di dimostrarlo con la pittura a
metro e con la pittura industriale, espressione, quest’ultima, dell’azzeramento dell’Arte.
Artisti, divenuti poi famosi, si strinsero attorno lui, molti dei quali stranieri. Egli, in realtà, gettò le basi internazionali per le vie che l’arte avrebbe intrapreso successivamente, tant’è che proprio dai suoi assunti nacquero Piero Manzoni, Enrico Castellani e Agostino Bonalumi, introducendo nell’equipaggiamento del “buon artista” materie plastiche ed estroflesse, lavorabili appunto con procedure di fabbrica.
La risposta a quest’invasione di campo di prodotti provenienti dall’industria fu la Transavanguardia
di Achille Bonito Oliva, datata 1980, con il dichiarato ritorno alla sana pittura. Bruno Daniele queste vicende le ha vissute interamente, nonostante all’epoca fosse ancora molto giovane, ma, potendo vantare esposizioni risalenti al 1970, la sua presenza sul campo non è da trascurare.
In quegli anni roventi, quando gli stessi amici si lanciano in imprese, talvolta senza via d’uscita, la sua posizione critica è chiara, discreta, intima, quasi appartata, e si fa scudo di quell’autonomia intellettuale, che non tarderà egli stesso a manifestare. Non farà scelte istintive, convogliando questa energia nel colore, ma, assolutamente certo della mutevolezza e della camaleonticità dell’arte contemporanea, sarà vigile nell’aggiornamento continuo di tecniche e materiali e nell’elaborazione di un linguaggio artistico che gli permetta di sviluppare il tessuto ispirativo, concepito nelle opere giovanili. Il dramma urbano non sarà mai
abbandonato, ma trasfigurato nei suoi estremi espressivi, resi ancora più virulenti dalla presenza di resine e catrami, veicolo di gestualità cristallizzate e bizantine: fasci di luce che brecciano varchi tra boati, squarci e lingue di fuoco; tsunami perpetui che travolgono le maglie sottili di un dripping lontano. Questa non è solo pittura, è anche esistenza.
SPAZIO MOUV’
Connessioni Creative
Spazio Mouv' Arte
Spazio Mouv' Design
Spazio Mouv' Natural Bistrot
Spazio Mouv’ è ora una realtà viva a Torino nel quartiere di San Salvario, in Via Silvio Pellico, 3.
Spazio, inscindibile dal tempo. Impulso creativo, moto, movimento. Spazio Mouv’, con l' Arte e il Design,e con il suo Natural Bistrot, ha scelto di essere autentico in tutte le sue espressioni: dagli artisti che ospita, all’oggettistica che propone tra merchandising artistico e di design, e la possibilità di gustare cibi e bevande all'insegna della genuinità.
Allo Spazio Mouv' Arte si è scelto di dedicare uno spazio proprio, affidando ad una direzione artistica la programmazione delle mostre annuali che tenga conto anche dei giovani talenti, perché “sono l’arte e la cultura che dovrebbero far girare il mondo”. Spazio Mouv’ Arte ospiterà dal 13 Dicembre al 10 Gennaio 2014 l’artista
Anna Valla che si è formata nell’ambiente culturale dell’avanguardia torinese degli
anni ’70. Due sono essenzialmente le dimensioni che caratterizzano la sua opera: il colore
e il segno (gestuale).
Spazio Mouv' Natural Bistrot: Natural perchè i cibi e le bevande sono stati selezionati dallo
Spazio Mouv’ nelle colline di Langa, tra contadini, contadini poeti, piccoli allevatori, artisti del pane e della terra. L’autenticità dei cibi offerti, con le ricette recuperate principalmente dalla cultura piemontese, si può gustare a qualsiasi ora della giornata: dalle 10 alle 24 tutti i giorni, escluso la domenica.
Spazio Mouv' è il sogno realizzato da quattro donne, ognuna proveniente da differenti esperienze professionali: dalla comunicazione all’arte, dal floral design alla cucina che hanno voluto " creare uno spazio che non c’era, che è sempre stato nei nostri sogni e che dedichiamo a tutti”.
SPAZIO MOUV’ - Via Silvio Pellico 3 - 10125 Torino – facebook: Spazio Mouv’ - info@spaziomouv.it -
www.spaziomouv.it - cell. 331 5828996
21
febbraio 2014
Bruno Daniele – Hopes
Dal 21 febbraio al 22 marzo 2014
arte contemporanea
Location
SPAZIO MOUV’
Torino, Via Silvio Pellico, 3, (Torino)
Torino, Via Silvio Pellico, 3, (Torino)
Orario di apertura
10-20 chiuso la domenica
Vernissage
21 Febbraio 2014, ore 18.30
Autore