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Bruno Locci – Fermo immagine
Mostra antologica in doveroso ed affettuoso omaggio al generoso amico e poliedrico artista Bruno Locci, nato il 18 ottobre 1937 a Cagliari, savonese di adozione, ad un anno dalla scomparsa.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 22 gennaio, ore 18, la galleria Puntodue di Calice Ligure inaugura fermo immagine, antologica in doveroso ed affettuoso omaggio al generoso amico e poliedrico artista Bruno Locci, nato il 18 ottobre 1937 a Cagliari, savonese di adozione, ad un anno dalla scomparsa.
La mostra presenta una piccola ma esaustiva rassegna del suo percorso che, dagli anni cinquanta, infaticabilmente, genialmente ed elegantemente proseguì, tra
fotografie scattate o recuperate, rielaborate concettualmente o tecnicamente, installazioni, video, performances, dipinti su tela, cartone o scarti della civiltà industriale, fino all'ultimo. Ma al mutare dei soggetti della sua ricerca non corrisponde una alterazione dell'anima delle sue opere colte e poetiche che, per nostalgia e disincantata ironia, ci emozionano nel profondo. Non a caso strettissimo era il sodalizio con Giancarlo Politi, editore di Flash Art, nato nel 1967 da un incontro milanese e consolidato nelle frequentazioni estive anche a Calice, dove Bruno espose, con personali sia al Punto di Remo Pastori che alla lp.220 di Franz Paludetto, che ora, al castello di Rivara, ospita il suo archivio ed una sala a lui dedicata.
Jute, rivisitate e con doppia datazione: la sua prima personale (1961), “patrocinata” dall'amico, esponente dello Spazialismo, Roberto Crippa, al Circolo degli Artisti di Albisola, si intitolava “Hiroshima”. Guardando all'arte nucleare di Bay e Dangelo (suo “compagno” di spiaggia fino all'estate del 2009), sposata anche dai “calicesi” Dova e Bertini, Locci riusciva ad elaborare, attraverso sgargianti idropitture, collage e bruciature su sacchi, una livida riflessione su una realtà terribile, sposando velocità (il vento atomico) ed immobilità (reperti umani), temi che lo accompagneranno sempre.
Lampade, un'opera assolutamente inedita, un attento studio della luce: Locci si appropriava di una campionatura fotografica in bianco e nero, esaltando, tramite la distaccata catalogazione di complementi d'arredo, l'aspetto freddo dell'arte concettuale.
Fermo immagine: le pitture sembrano fotogrammi ed i fotogrammi pitture. Bruno scattava, con l'obiettivo o il pennello, istantanee di paesaggi in prima battuta semplicemente piacevoli, ma eruditi ad una più attenta lettura, nel distinguere tra i colori vivacissimi gli alberi abbandonati dal tempo che fugge.
Usa e getta, un frammento dell'installazione presentata alla galleria 41 di Torino, in allora costituita da 506 macchinette fotografiche esauste, dipinte una ad una, oggetto di performance: il collezionista, acquistandole, modificava la composizione divenendo parte attiva nell'inscenare il consumismo, anche in campo artistico.
Io credo fermamente che ora il nostro Bruno, vulcanico e sorridente, trasferita la sua fantasmagorica factory in un imprecisato non-luogo, continui a lavorare, church's e lacoste schizzate dai colori, su nuove ricerche.
La mostra presenta una piccola ma esaustiva rassegna del suo percorso che, dagli anni cinquanta, infaticabilmente, genialmente ed elegantemente proseguì, tra
fotografie scattate o recuperate, rielaborate concettualmente o tecnicamente, installazioni, video, performances, dipinti su tela, cartone o scarti della civiltà industriale, fino all'ultimo. Ma al mutare dei soggetti della sua ricerca non corrisponde una alterazione dell'anima delle sue opere colte e poetiche che, per nostalgia e disincantata ironia, ci emozionano nel profondo. Non a caso strettissimo era il sodalizio con Giancarlo Politi, editore di Flash Art, nato nel 1967 da un incontro milanese e consolidato nelle frequentazioni estive anche a Calice, dove Bruno espose, con personali sia al Punto di Remo Pastori che alla lp.220 di Franz Paludetto, che ora, al castello di Rivara, ospita il suo archivio ed una sala a lui dedicata.
Jute, rivisitate e con doppia datazione: la sua prima personale (1961), “patrocinata” dall'amico, esponente dello Spazialismo, Roberto Crippa, al Circolo degli Artisti di Albisola, si intitolava “Hiroshima”. Guardando all'arte nucleare di Bay e Dangelo (suo “compagno” di spiaggia fino all'estate del 2009), sposata anche dai “calicesi” Dova e Bertini, Locci riusciva ad elaborare, attraverso sgargianti idropitture, collage e bruciature su sacchi, una livida riflessione su una realtà terribile, sposando velocità (il vento atomico) ed immobilità (reperti umani), temi che lo accompagneranno sempre.
Lampade, un'opera assolutamente inedita, un attento studio della luce: Locci si appropriava di una campionatura fotografica in bianco e nero, esaltando, tramite la distaccata catalogazione di complementi d'arredo, l'aspetto freddo dell'arte concettuale.
Fermo immagine: le pitture sembrano fotogrammi ed i fotogrammi pitture. Bruno scattava, con l'obiettivo o il pennello, istantanee di paesaggi in prima battuta semplicemente piacevoli, ma eruditi ad una più attenta lettura, nel distinguere tra i colori vivacissimi gli alberi abbandonati dal tempo che fugge.
Usa e getta, un frammento dell'installazione presentata alla galleria 41 di Torino, in allora costituita da 506 macchinette fotografiche esauste, dipinte una ad una, oggetto di performance: il collezionista, acquistandole, modificava la composizione divenendo parte attiva nell'inscenare il consumismo, anche in campo artistico.
Io credo fermamente che ora il nostro Bruno, vulcanico e sorridente, trasferita la sua fantasmagorica factory in un imprecisato non-luogo, continui a lavorare, church's e lacoste schizzate dai colori, su nuove ricerche.
22
gennaio 2011
Bruno Locci – Fermo immagine
Dal 22 gennaio al 16 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
PUNTO DUE
Calice Ligure, IV novembre, 7, (Savona)
Calice Ligure, IV novembre, 7, (Savona)
Orario di apertura
dal lunedì alla domenica 16-20 sabato fino alle 23.00
Vernissage
22 Gennaio 2011, ore 18
Autore