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Bruno Marcelloni – Quadrato2
La poetica di Bruno Marcelloni si afferma con un dato persistente: una regolarità assoluta.
Comunicato stampa
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La poetica di Bruno Marcelloni si afferma con un dato persistente: una regolarità assoluta. Regolarità che trova i suoi punti fermi innanzitutto nelle certezze della geometria: i suoi lavori ricorrono ad una misurazione dello spazio che sottostà a ciascuna composizione, ne è l’anima invisibile, ma certa, misura che diviene riflessione sul mondo, sull’universo del caos a cui si tenta, sommessamente ma con convinzione e costanza, di dare un ordine. Inoltre il colore. Con serenità, ma decisamente, gli accostamenti e i contrasti sono ospitati sulla superficie pittorica dando vita ad un insieme organico che è parte integrante della struttura compositiva, ne diventa il deuteragonista ineludibile, necessario, a stabilire una forma che rivela certezze quasi assolute. Infine un velo che impregna l’acrilico e traduce, con il vago offuscamento delle saturazioni cromatiche, l’improbabilità dell’essere e della sua rappresentazione.
Un’opera diafana, frutto di meditazioni profonde sia sulle tematiche proposte, sia sul fare artistico che si serve di informalità espressive per tradurre concetti, principi, emozioni, dati mentali, che sarebbero inesprimibili con altri procedimenti, in quanto impastoiati sul contingente.
Rapporti geometrici, pesi cromatici, velature e schermi sintetizzano una dimensione astratta, che tenta di condensare significati, catturati tramite un percorso intellettivo, dove le emozioni sono sottoposte ad un controllo e ad un vaglio spietato. L’attività di analista che Bruno Marcelloni esercita, forse in questa scelta aiuta. Le stesse forme dell’opera sono geometricamente perfette: cerchi, quadrati di piccole e grandi dimensioni, rettangoli e in questi vengono inscritti triangoli come piccoli petali, strisce colorate come nastri di colore puro.
L’ informale e l’astratto, come ci ha dimostrato Mark Rothko, addentrandosi nella profondità vertiginosa e abissale del colore e del tono, sono linguaggi artistici in cui la mente spazia e intende meglio l’arte stessa. Ma soprattutto sono linguaggi attuali in cui il nostro tempo, anche mentale, si legge in modo migliore, più intenso e più alto.
Da ciò deriva una comunicazione che, pur vedendo prevalente il controllo, la razionalità la misura, ciononostante lascia trapelare squarci di sentimento. Non tanto una rivelazione individuale, bensì una sorta di approdo ad una simbologia cosmica in cui si tenta di tracciare un dato che sveli la cifra della sensibilità dell’uomo occidentale. A conoscere la storia pittorica di Bruno Marcelloni si vede che la regolarità, l’equilibrio, rappresentano un ritorno, dopo esperienze che lo hanno visto realizzare incursioni in ambiti linguistici tra i più disparati. Dimostrando sempre, oltre ad un grande senso di libertà, una forte ispirazione e un mestiere ineccepibile.
Il sistema espressivo è l’acrilico su tavola, che ne è il processo pittorico privilegiato, in quanto consente più agevolmente di accedere a certe determinate forme in cui tutti i dati estetici: la costruzione, il tratto, la texture, i colori e loro accostamenti, gli impasti, si addensano, trovando una consistenza che dà l’impressione di una maggiore certezza, divenendo quasi assertivo: così e nient’altro.
Per meglio chiarire, non si pensi a d una pittura “arrogante”, né alla pretesa di essere depositaria di verità assolute, bensì portatrice di una serenità dovuta alla consapevolezza di aver individuato delle certezze e del modo più congruente per esprimerle. Il risultato è una lirica controllata, che attrae per il suo fascino, non si abbandona a sentimentalismi o sdilinquimenti, ma resta su un registro di efficace intonazione.
Un’opera diafana, frutto di meditazioni profonde sia sulle tematiche proposte, sia sul fare artistico che si serve di informalità espressive per tradurre concetti, principi, emozioni, dati mentali, che sarebbero inesprimibili con altri procedimenti, in quanto impastoiati sul contingente.
Rapporti geometrici, pesi cromatici, velature e schermi sintetizzano una dimensione astratta, che tenta di condensare significati, catturati tramite un percorso intellettivo, dove le emozioni sono sottoposte ad un controllo e ad un vaglio spietato. L’attività di analista che Bruno Marcelloni esercita, forse in questa scelta aiuta. Le stesse forme dell’opera sono geometricamente perfette: cerchi, quadrati di piccole e grandi dimensioni, rettangoli e in questi vengono inscritti triangoli come piccoli petali, strisce colorate come nastri di colore puro.
L’ informale e l’astratto, come ci ha dimostrato Mark Rothko, addentrandosi nella profondità vertiginosa e abissale del colore e del tono, sono linguaggi artistici in cui la mente spazia e intende meglio l’arte stessa. Ma soprattutto sono linguaggi attuali in cui il nostro tempo, anche mentale, si legge in modo migliore, più intenso e più alto.
Da ciò deriva una comunicazione che, pur vedendo prevalente il controllo, la razionalità la misura, ciononostante lascia trapelare squarci di sentimento. Non tanto una rivelazione individuale, bensì una sorta di approdo ad una simbologia cosmica in cui si tenta di tracciare un dato che sveli la cifra della sensibilità dell’uomo occidentale. A conoscere la storia pittorica di Bruno Marcelloni si vede che la regolarità, l’equilibrio, rappresentano un ritorno, dopo esperienze che lo hanno visto realizzare incursioni in ambiti linguistici tra i più disparati. Dimostrando sempre, oltre ad un grande senso di libertà, una forte ispirazione e un mestiere ineccepibile.
Il sistema espressivo è l’acrilico su tavola, che ne è il processo pittorico privilegiato, in quanto consente più agevolmente di accedere a certe determinate forme in cui tutti i dati estetici: la costruzione, il tratto, la texture, i colori e loro accostamenti, gli impasti, si addensano, trovando una consistenza che dà l’impressione di una maggiore certezza, divenendo quasi assertivo: così e nient’altro.
Per meglio chiarire, non si pensi a d una pittura “arrogante”, né alla pretesa di essere depositaria di verità assolute, bensì portatrice di una serenità dovuta alla consapevolezza di aver individuato delle certezze e del modo più congruente per esprimerle. Il risultato è una lirica controllata, che attrae per il suo fascino, non si abbandona a sentimentalismi o sdilinquimenti, ma resta su un registro di efficace intonazione.
20
maggio 2010
Bruno Marcelloni – Quadrato2
Dal 20 maggio al 25 giugno 2010
arte contemporanea
Location
S. CRISPINO ASSISI WELLNESS
Assisi, (Perugia)
Assisi, (Perugia)
Vernissage
20 Maggio 2010, ore 19.30
Autore
Curatore