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Bruno Martinazzi – Sculture
In mostra 50 sculture che vanno dal 1964 al 1989 dove l’artista continua la sua ricerca di un senso nell’esistenza dell’uomo
Comunicato stampa
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Il 15 marzo 2008 il Castello di Rivalta di Torino rinasce come preziosa sede espositiva e riapre le proprie stanze al pubblico. Il Castello, sulla cui base medievale si sono stratificati interventi di epoche successive che vanno dallo stile settecentesco al neogotico, racconta la costante attenzione e relazione col territorio che lo circonda confermandola con questa nuova vocazione di sede espositiva per mostre di arte contemporanea di respiro nazionale e internazionale.
Il direttore artistico, Alberto Weber, in accordo con la municipalità, ha selezionato una programmazione particolarmente attenta alla qualità delle opere esposte e al progetto artistico che le sottende.
Gli artisti ospitati al Castello sono infatti contraddistinti da una ricerca costante sul valore del fare arte, ma sono altrettanto interessati a dialogare col proprio pubblico. Troppo spesso l’arte contemporanea rischia di essere un’espressione autoreferenziale, di nicchia; il Castello di Rivalta si propone invece come luogo dove può avvenire uno scambio tra l’artista e il pubblico, un luogo che conserva la propria identità e legame con il territorio e la sua storia. E con questa solida identità entra a far parte di un circuito di istituzioni italiane ed estere dedicate all’arte contemporanea.
Bruno Martinazzi
Sculture
In mostra 50 sculture che vanno dal 1964 al 1989. Ciò che ha sempre mosso e tuttora muove quest’artista che i musei stranieri si contendono e ci invidiano è la ricerca di un senso nell’esistenza dell’uomo. Lui che ha attraversato la seconda guerra mondiale combattendo da partigiano si interroga sul senso della violenza e progetta nel 1964 il Monumento alla resistenza, la stessa violenza che lo colpisce nei massacri di Sabra e Chatila ai quali nel 1982 dedica il Monumento contro le guerre.
La sua indagine si sposta quindi sulla ricerca di un sistema di misura che sia comune a tutti, per capirsi è necessario avere un linguaggio comune, un punto di partenza concordato; ecco dunque le opere del 1975 Metro, Peso, Pollice.
Alla ricerca di un qualcosa che unisca invece di separare Martinazzi si concentra poi sul particolare, sul frammento dal quale ripartire per ricomporre il tutto; è dei primi anni Ottanta il ciclo Venus, dove gambe, braccia, ventre sono particolari di una madre che ha generato tutta l’umanità e alla quale ritornare per ricostruire il gene comune, il gene della fratellanza.
Bruno Martinazzi ha avuto una vita appassionata e movimentata, non ha potuto seguire la passione per la musica che lo divorava e l’ha sostituita con la passione per la scultura, attirato dalla sua tridimensionalità “dove trovavo corrispondenza con l’equilibrio e l’armonia proprie della musica”. Ha condiviso negli anni tempo e ideali con artisti e intellettuali come Beppe Fenoglio, Primo Levi (studenti in Chimica negli stessi anni), Natalia Ginzburg, Galante Garrone, i fratelli Pomodoro, Giò Ponti, Carol Rama e numerosissimi altri. Ha attraversato ad oggi 85 anni di storia italiana ed è rimasto identico ai materiali che lavora: incorruttibile come i metalli che plasma, resistente fuori con un morbido nucleo come la pietra che scolpisce e che “col tempo sembra acquisire un’anima”. Sono materiali che esulano dal tempo umano, quel tempo che Martinazzi sfida mosso da una frase del Talmud che egli porta scolpita dentro di sé: Non ti è concesso portare a compimento l’opera ma non ti è concesso esimerti. E dunque la ricerca continua, mentre le sue opere sono richieste ovunque: a Torino campeggiano i due grandi pugni in serpentina realizzati per la Fiat e il monolite installato nel 2006 che reca il profilo di un uomo e si colloca in un percorso sensibile per non vedenti, percorribile e leggibile con le mani; sue opere sono state esposte ed acquisite negli Stati Uniti e in praticamente tutte le grandi capitali dell’arte europee.
Oggi una consistente parte dei suo lavori è raccolta nelle stanze del Castello di Rivalta dove i pezzi di piccole e medie dimensioni –“non mi interessa la spettacolarità”, suggeriscono al visitatore attento una riflessione sui temi cruciali della vita.
Il direttore artistico, Alberto Weber, in accordo con la municipalità, ha selezionato una programmazione particolarmente attenta alla qualità delle opere esposte e al progetto artistico che le sottende.
Gli artisti ospitati al Castello sono infatti contraddistinti da una ricerca costante sul valore del fare arte, ma sono altrettanto interessati a dialogare col proprio pubblico. Troppo spesso l’arte contemporanea rischia di essere un’espressione autoreferenziale, di nicchia; il Castello di Rivalta si propone invece come luogo dove può avvenire uno scambio tra l’artista e il pubblico, un luogo che conserva la propria identità e legame con il territorio e la sua storia. E con questa solida identità entra a far parte di un circuito di istituzioni italiane ed estere dedicate all’arte contemporanea.
Bruno Martinazzi
Sculture
In mostra 50 sculture che vanno dal 1964 al 1989. Ciò che ha sempre mosso e tuttora muove quest’artista che i musei stranieri si contendono e ci invidiano è la ricerca di un senso nell’esistenza dell’uomo. Lui che ha attraversato la seconda guerra mondiale combattendo da partigiano si interroga sul senso della violenza e progetta nel 1964 il Monumento alla resistenza, la stessa violenza che lo colpisce nei massacri di Sabra e Chatila ai quali nel 1982 dedica il Monumento contro le guerre.
La sua indagine si sposta quindi sulla ricerca di un sistema di misura che sia comune a tutti, per capirsi è necessario avere un linguaggio comune, un punto di partenza concordato; ecco dunque le opere del 1975 Metro, Peso, Pollice.
Alla ricerca di un qualcosa che unisca invece di separare Martinazzi si concentra poi sul particolare, sul frammento dal quale ripartire per ricomporre il tutto; è dei primi anni Ottanta il ciclo Venus, dove gambe, braccia, ventre sono particolari di una madre che ha generato tutta l’umanità e alla quale ritornare per ricostruire il gene comune, il gene della fratellanza.
Bruno Martinazzi ha avuto una vita appassionata e movimentata, non ha potuto seguire la passione per la musica che lo divorava e l’ha sostituita con la passione per la scultura, attirato dalla sua tridimensionalità “dove trovavo corrispondenza con l’equilibrio e l’armonia proprie della musica”. Ha condiviso negli anni tempo e ideali con artisti e intellettuali come Beppe Fenoglio, Primo Levi (studenti in Chimica negli stessi anni), Natalia Ginzburg, Galante Garrone, i fratelli Pomodoro, Giò Ponti, Carol Rama e numerosissimi altri. Ha attraversato ad oggi 85 anni di storia italiana ed è rimasto identico ai materiali che lavora: incorruttibile come i metalli che plasma, resistente fuori con un morbido nucleo come la pietra che scolpisce e che “col tempo sembra acquisire un’anima”. Sono materiali che esulano dal tempo umano, quel tempo che Martinazzi sfida mosso da una frase del Talmud che egli porta scolpita dentro di sé: Non ti è concesso portare a compimento l’opera ma non ti è concesso esimerti. E dunque la ricerca continua, mentre le sue opere sono richieste ovunque: a Torino campeggiano i due grandi pugni in serpentina realizzati per la Fiat e il monolite installato nel 2006 che reca il profilo di un uomo e si colloca in un percorso sensibile per non vedenti, percorribile e leggibile con le mani; sue opere sono state esposte ed acquisite negli Stati Uniti e in praticamente tutte le grandi capitali dell’arte europee.
Oggi una consistente parte dei suo lavori è raccolta nelle stanze del Castello di Rivalta dove i pezzi di piccole e medie dimensioni –“non mi interessa la spettacolarità”, suggeriscono al visitatore attento una riflessione sui temi cruciali della vita.
15
marzo 2008
Bruno Martinazzi – Sculture
Dal 15 marzo al 31 maggio 2008
arte contemporanea
Location
CASTELLO DI RIVALTA
Rivalta Di Torino, Via Giuseppe Orsini, 1, (Torino)
Rivalta Di Torino, Via Giuseppe Orsini, 1, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 15-19; sabato, domenica e festivi 10-20;lunedì chiuso
Vernissage
15 Marzo 2008, ore 17
Ufficio stampa
EMANUELA BERNASCONE
Autore