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Bruno Pinto – Carte
Una selezione di oltre cinquanta opere su carta di piccolo medio e grande formato, mai esposte fino ad ora, in un percorso allestito con criterio rigorosamente non cronologico e non convenzionale
Comunicato stampa
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Una mostra/evento. Una selezione di oltre cinquanta opere su carta di piccolo medio e grande formato, mai esposte fino ad ora, in un percorso allestito con criterio rigorosamente non cronologico e non convenzionale. Opere che testimoniano una volta ancora la più assoluta non collocabilità del genio artistico di Bruno Pinto all’interno di schemi o scenari critici definitivi. Una produzione preziosa e ricchissima che riprende il suo cammino inesauribile di ricerca e torna a sorprendere, a incantare, testimondiando con grande forza la necessità di un rapporto non semplificabile e non rassicurante con le interrogazioni cruciali dell’esistenza .
“...i lavori di Pinto su carta non sono una pratica secondaria e temporanea ma una vera e propria pratica artistica quotidiana, un’indagine nel e col segno. E se “estrema” può apparire la sua pittura, nei grandi disegni esposti in mostra, soprattutto quelli in bianco e nero, si nota una armonia meno sofferta, un equilibrio raggiunto seppur precario, una continua scoperta. In questi lavori su carta non c’è lotta tra momento ideativo ed esecutivo, al contrario i due momenti si incontrano nel gesto dell’artista, nel movimento della mano che fa nascere l’immagine. Perché dietro a questi segni e forme c’è il gesto corporeo: le mani, quando disegnano, pensano e si muovono; il segno è collegato all’esperienza manuale, è una necessità profondamente fisica, non solo una necessità di pensiero. Viene in mente quello che diceva Artaud: “ un disegno è una macchina che ha respirato...”.
DALLA PRESENTAZIONE DI MAURA POZZATI
quello che emoziona in queste opere è una singolare fisicità frontale - viscerale e immediata che impone al respiro e allo sguardo un’attenzione nuova e nuovamente silenziosa - una volta intercettati si è come obbligati a seguire ogni minimo segno - ogni passaggio di questo inesausto lavoro di scavo e sottrazione - all’interno di una materia che sta rivelando la sua luce - la sua e la nostra origine - la sua e la nostra matrice . non vi è esperienza artistica accostabile a questa unicità radicale disobbediente e pericolosa - bruno pinto rappresenta una vera e salutare anomalia per intensità - autenticità - rigore e consapevolezza del proprio fare arte .
STEFANO MASSARI
BIOGRAFIA BRUNO PINTO
Bruno Pinto nasce a Roma il 20 agosto 1935. Insofferente verso ogni forma di vita eccessivamente istituzionalizzata, da adolescente abbandona gli studi regolari per apprendere tecniche pubblicitarie, pittura e incisione dal maestro Francesco Cretara, direttore della scuola “Rinascita” di Roma e per frequentare i corsi dell’Accademia di Francia. Lavora per un breve periodo come pubblicitario presso l’American Advertising Agency, ma poi segue gli incoraggiamenti di Renato Guttuso e si dedica esclusivamente alla pittura. Durante i soggiorni a Londra e a Parigi frequenta Gino Severini, Henry Moore, Augustus John e l’asceta-filosofo siciliano Giuseppe Giovanni Lanza Del Vasto, di cui è ospite per alcuni mesi presso la Communauté de l’Arche, nel sud della Francia. Tornato in Italia, l’esigenza di liberarsi di ogni forma di psicologismo e di narcisistica inutilità lo spinge, agli inizi degli anni Sessanta, ad abbandonare la pittura e la città per vivere in una sperduta valle tra i monti di Arezzo, un’esperienza tanto estrema quanto singolare, quella de “La Valle”, narrata anche in un libro di successo, che dura circa tre anni, durante i quali vive in grandi ristrettezze economiche e in un radicale isolamento esistenziale, ma che si rivela preziosa per la sua ricerca filosofica e antropologica.
Pone fine a questo periodo l’incontro, nel 1964, con Don Giuseppe Dossetti che lo invita a trasferirsi nel borgo dell’Abbazia di Monteveglio. Qui ricomincia a dipingere ed è protagonista di mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. A metà degli anni Settanta l’incontro con Lorenzo Sassoli de’ Bianchi inaugura un lungo e proficuo sodalizio, che s’interromperà bruscamente nel 1995.
Tra il 1980 e il 1982 soggiorna per vari periodi a New York, ospite nello studio dello scultore Mark Di Suvero. Qui conosce Dore Ashton e Lucio Pozzi, con cui nasce un profondo scambio artistico-intellettuale.
Per Pinto la pittura, così come la scrittura, non è semplicemente un “fatto”, ma piuttosto una condizione che lo accompagna in tutto ciò che lo riguarda, nella ricerca di ragioni più valide di esistenza. Neppure i problemi dell’arte sono percepiti come tali, cioè come semplici questioni formali e di linguaggio, ma sono sempre legati ad altre ricerche: dalla filosofia alla psicoanalisi, dall’esoterismo alla fenomenologia, delle esperienze mistiche e ascetiche di varie tradizioni arcaiche ai loro rapporti con la modernità. Sollecitato dall’esigenza di approfondire il proprio lavoro di “artista totale”, Pinto interrompe negli ultimi due decenni del Novecento ogni relazione con il mondo ufficiale dell’arte e riappare pubblicamente solo nel 2003 con una grande mostra curata da Peter Weiermair alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, “Bruno Pinto. Dopo il silenzio”. Nel 2005 espone per la prima volta ad Arte Fiera.
Dello stesso anno è la grande antologica che gli dedica la Fondazione Mazzotta a Milano, “Bruno Pinto. Di fronte e attraverso”, curata da Pietro Bellasi e Bruno Corà, cui segue una dolorosa vicenda giudiziaria per opere di sua proprietà ingiustamente sequestrate.
Dopo un lungo periodo di meditazione, conclusasi nel frattempo la controversia giuridica e riacquistata la proprietà di tutto il suo lavoro, nel dicembre 2009 un’imprevista esposizione presso l’antiquario “I Volpini” di via d’Azeglio gli permette di ripartire proprio da Bologna. Nell’ottobre 2010 è la volta della personale “Discorsi a tavola. Arte e vita in Bruno Pinto”, curata da Emanuela Agnoli, allo showroom Spazio Strato di Milano. Nel 2011 espone presso La Porta - San Lazzaro Studios di Bologna con la personale “Bruno Pinto - resistenza e ospitalità”; sempre nel 2011 ha altre due personali una a Bologna presso la Galleria d’Arte La Piccola “Spazio - Tempo: luci ed ombre dell’informale” e l’altra all’Abbazia di Monteveglio (Bo) “Il Re è nudo! – esperienza artistica e contemplazione religiosa come frammenti di autenticità conoscitiva della realtà”.
Nel gennaio del 2012 Bologna rende omaggio al Maestro Bruno Pinto. Un incontro partecipato ed emozionante, scaturito dalla donazione all’Alma Mater Studiorum di Bologna del quadro di Pinto “La Cena in Emmaus – Discorsi a tavola”, alla presenza del rettore Ivano Dionigi, del teologo e Preside dell’Istituto Universitario “Sophia” Piero Coda e di Lorenzo Sassoli de’ Bianchi, presidente del Mambo, Museo d’Arte Moderna di Bologna; evento che li vede di nuovo insieme dopo molti anni di distanza, un evento nell’evento. In occassione di tale celebrazione è stato anticipato il suo coinvolgimento nel proggetto di film in 3D “Nei territori del diavolo e della grazia” curato dal regista e sceneggiatore Eugenio Melloni, già al fianco di Wim Wenders, il cui ultimo film, “Settecento anni per vedere il mare”, ha ottenuto il riconoscimento della Presidenza della Repubblica.
Nel 2012 l’incontro con il poeta regista e artista visivo Stefano Massari dà inizio a una nuova collaborazione artistica e intellettuale che porta alla realizzazione di una mostra nello SPAZIOARTE CARTA|BIANCA a Bazzano (BO), e di un video “Bruno Pinto Conoscenza e Destino” in conversazione con lo scrittore e critico d’arte Pier Damiano Ori. Collaborazione che inaugura una nuova serie di progetti culturali ed espositivi intorno all’opera di Bruno Pinto, che vedranno la luce da luglio 2012.
Info Stefano Massari 328.0221069
“...i lavori di Pinto su carta non sono una pratica secondaria e temporanea ma una vera e propria pratica artistica quotidiana, un’indagine nel e col segno. E se “estrema” può apparire la sua pittura, nei grandi disegni esposti in mostra, soprattutto quelli in bianco e nero, si nota una armonia meno sofferta, un equilibrio raggiunto seppur precario, una continua scoperta. In questi lavori su carta non c’è lotta tra momento ideativo ed esecutivo, al contrario i due momenti si incontrano nel gesto dell’artista, nel movimento della mano che fa nascere l’immagine. Perché dietro a questi segni e forme c’è il gesto corporeo: le mani, quando disegnano, pensano e si muovono; il segno è collegato all’esperienza manuale, è una necessità profondamente fisica, non solo una necessità di pensiero. Viene in mente quello che diceva Artaud: “ un disegno è una macchina che ha respirato...”.
DALLA PRESENTAZIONE DI MAURA POZZATI
quello che emoziona in queste opere è una singolare fisicità frontale - viscerale e immediata che impone al respiro e allo sguardo un’attenzione nuova e nuovamente silenziosa - una volta intercettati si è come obbligati a seguire ogni minimo segno - ogni passaggio di questo inesausto lavoro di scavo e sottrazione - all’interno di una materia che sta rivelando la sua luce - la sua e la nostra origine - la sua e la nostra matrice . non vi è esperienza artistica accostabile a questa unicità radicale disobbediente e pericolosa - bruno pinto rappresenta una vera e salutare anomalia per intensità - autenticità - rigore e consapevolezza del proprio fare arte .
STEFANO MASSARI
BIOGRAFIA BRUNO PINTO
Bruno Pinto nasce a Roma il 20 agosto 1935. Insofferente verso ogni forma di vita eccessivamente istituzionalizzata, da adolescente abbandona gli studi regolari per apprendere tecniche pubblicitarie, pittura e incisione dal maestro Francesco Cretara, direttore della scuola “Rinascita” di Roma e per frequentare i corsi dell’Accademia di Francia. Lavora per un breve periodo come pubblicitario presso l’American Advertising Agency, ma poi segue gli incoraggiamenti di Renato Guttuso e si dedica esclusivamente alla pittura. Durante i soggiorni a Londra e a Parigi frequenta Gino Severini, Henry Moore, Augustus John e l’asceta-filosofo siciliano Giuseppe Giovanni Lanza Del Vasto, di cui è ospite per alcuni mesi presso la Communauté de l’Arche, nel sud della Francia. Tornato in Italia, l’esigenza di liberarsi di ogni forma di psicologismo e di narcisistica inutilità lo spinge, agli inizi degli anni Sessanta, ad abbandonare la pittura e la città per vivere in una sperduta valle tra i monti di Arezzo, un’esperienza tanto estrema quanto singolare, quella de “La Valle”, narrata anche in un libro di successo, che dura circa tre anni, durante i quali vive in grandi ristrettezze economiche e in un radicale isolamento esistenziale, ma che si rivela preziosa per la sua ricerca filosofica e antropologica.
Pone fine a questo periodo l’incontro, nel 1964, con Don Giuseppe Dossetti che lo invita a trasferirsi nel borgo dell’Abbazia di Monteveglio. Qui ricomincia a dipingere ed è protagonista di mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. A metà degli anni Settanta l’incontro con Lorenzo Sassoli de’ Bianchi inaugura un lungo e proficuo sodalizio, che s’interromperà bruscamente nel 1995.
Tra il 1980 e il 1982 soggiorna per vari periodi a New York, ospite nello studio dello scultore Mark Di Suvero. Qui conosce Dore Ashton e Lucio Pozzi, con cui nasce un profondo scambio artistico-intellettuale.
Per Pinto la pittura, così come la scrittura, non è semplicemente un “fatto”, ma piuttosto una condizione che lo accompagna in tutto ciò che lo riguarda, nella ricerca di ragioni più valide di esistenza. Neppure i problemi dell’arte sono percepiti come tali, cioè come semplici questioni formali e di linguaggio, ma sono sempre legati ad altre ricerche: dalla filosofia alla psicoanalisi, dall’esoterismo alla fenomenologia, delle esperienze mistiche e ascetiche di varie tradizioni arcaiche ai loro rapporti con la modernità. Sollecitato dall’esigenza di approfondire il proprio lavoro di “artista totale”, Pinto interrompe negli ultimi due decenni del Novecento ogni relazione con il mondo ufficiale dell’arte e riappare pubblicamente solo nel 2003 con una grande mostra curata da Peter Weiermair alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, “Bruno Pinto. Dopo il silenzio”. Nel 2005 espone per la prima volta ad Arte Fiera.
Dello stesso anno è la grande antologica che gli dedica la Fondazione Mazzotta a Milano, “Bruno Pinto. Di fronte e attraverso”, curata da Pietro Bellasi e Bruno Corà, cui segue una dolorosa vicenda giudiziaria per opere di sua proprietà ingiustamente sequestrate.
Dopo un lungo periodo di meditazione, conclusasi nel frattempo la controversia giuridica e riacquistata la proprietà di tutto il suo lavoro, nel dicembre 2009 un’imprevista esposizione presso l’antiquario “I Volpini” di via d’Azeglio gli permette di ripartire proprio da Bologna. Nell’ottobre 2010 è la volta della personale “Discorsi a tavola. Arte e vita in Bruno Pinto”, curata da Emanuela Agnoli, allo showroom Spazio Strato di Milano. Nel 2011 espone presso La Porta - San Lazzaro Studios di Bologna con la personale “Bruno Pinto - resistenza e ospitalità”; sempre nel 2011 ha altre due personali una a Bologna presso la Galleria d’Arte La Piccola “Spazio - Tempo: luci ed ombre dell’informale” e l’altra all’Abbazia di Monteveglio (Bo) “Il Re è nudo! – esperienza artistica e contemplazione religiosa come frammenti di autenticità conoscitiva della realtà”.
Nel gennaio del 2012 Bologna rende omaggio al Maestro Bruno Pinto. Un incontro partecipato ed emozionante, scaturito dalla donazione all’Alma Mater Studiorum di Bologna del quadro di Pinto “La Cena in Emmaus – Discorsi a tavola”, alla presenza del rettore Ivano Dionigi, del teologo e Preside dell’Istituto Universitario “Sophia” Piero Coda e di Lorenzo Sassoli de’ Bianchi, presidente del Mambo, Museo d’Arte Moderna di Bologna; evento che li vede di nuovo insieme dopo molti anni di distanza, un evento nell’evento. In occassione di tale celebrazione è stato anticipato il suo coinvolgimento nel proggetto di film in 3D “Nei territori del diavolo e della grazia” curato dal regista e sceneggiatore Eugenio Melloni, già al fianco di Wim Wenders, il cui ultimo film, “Settecento anni per vedere il mare”, ha ottenuto il riconoscimento della Presidenza della Repubblica.
Nel 2012 l’incontro con il poeta regista e artista visivo Stefano Massari dà inizio a una nuova collaborazione artistica e intellettuale che porta alla realizzazione di una mostra nello SPAZIOARTE CARTA|BIANCA a Bazzano (BO), e di un video “Bruno Pinto Conoscenza e Destino” in conversazione con lo scrittore e critico d’arte Pier Damiano Ori. Collaborazione che inaugura una nuova serie di progetti culturali ed espositivi intorno all’opera di Bruno Pinto, che vedranno la luce da luglio 2012.
Info Stefano Massari 328.0221069
01
luglio 2012
Bruno Pinto – Carte
Dal primo luglio al 26 agosto 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIE CIVICHE DI PALAZZO DUCALE
Pavullo Nel Frignano, Via Giardini, 3, (Modena)
Pavullo Nel Frignano, Via Giardini, 3, (Modena)
Orario di apertura
sabato domenica e festivi 15-19
Vernissage
1 Luglio 2012, ore 11
Autore
Curatore