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Bruno Pozzi – Onora il volto del vecchio
Mostra personale
Comunicato stampa
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Le pagine degli ostacoli Bruno Pozzi ci racconta di un simile viaggio in una metropoli infernale di oggi. Non serve conoscere la sua storia personale per intuire che c'è una buona parte autobiografica, nel viaggio
attraverso l'ombra che il personaggio, quasi sempre di spalle, compie nelle sue grandi tavole. Immaginate: un mondo ridotto a una lavagna nera, dove pochi graficissimi tratti bianchi ci
raccontano di un uomo dall'anima color inchiostro. L'uomo è ostacolato da corde come vipere, da lunghe ma innegabili manette, da gallerie perigliose, da prigioni piranesiane. Ci colpiscono però due immagini più di altre. Due immagini parallele, certo, ma, a mio parere, interessanti per differenti ragioni:
nella prima, un'onda mostruosa e sensuale avviluppa l'uomo. Egli si impaurisce, alza una mano - forse arrendendosi, forse imprecando - e si piega. Ma solo un pò. Perché? Perché mai lo tzunami non stende la figura? Perché non l'annega? Anzi, nella sua violenza distruttrice, la spirale d'acqua solleva l'uomo,
sopra il livello della strada: fa paura, sì, ma anche affascina, questa forza devastatrice, questa natura immensa e senza pietà, di Leopardiana memoria. E davanti al personaggio? Davanti a lui due
splendidi grattacieli design. La città bellissima - immacolata - irraggiungibile. Il secondo disegno, notevole anch'esso, ma più filmico e meno romanzesco, racconta di una sorta di cityclimber, uno di quegli arditi scalatori di palazzi che ogni tanto fanno clamore in qualche tg. Questo personaggio compie un'azione coraggiosa: abbandona il suo tempo, simboleggiato da un orologio da polso e argutamente - da un cellulare, e s'incammina verso una luna che lo osserva come l'occhio di un gatto. Rinuncia al suo tempo e allora il suo moderno zaino si trasforma in un cesto da legna, mentre si appoggia a un bastone da pastore. Qual è l'ostacolo scelto e narrato in questo disegno? Grossi massi spigolosi, quasi le "pietre dello scandalo" così ben descritte nella Bibbia. Luci, pastori, inconsce citazioni sacre: un caso? Non direi. I riferimenti a una conversione, seppur, all'epoca di una vita fra le ombre, probabilmente di là da venire, non possono essere solo coincidenze. Ci rimane una domanda - a cui forse l'autore risponderà in altre sequenze di opere - quest'uomo nero, dall'anima d'inchiostro, supererà gli ostacoli e raggiungerà la luce? Se la raggiungerà lo farà con il proprio volto sul quale il tempo ha disegnato le sue rughe con le luci e le ombre della vita, nella ricerca di una posizione chiara di fronte alla superficialità. I volti dei vecchi alzano le mani sul capo e si difendono aiutandoci ad affrontare i pesi che giorno per giorno trasportiamo.
Giuliana Falciola
Note biografiche:
Bruno Pozzi inizia la sua attività come assistente nello studio A. Casati. Studia presso la cattedra di decorazione di Gianfilippo Usellini, termina gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Fonda lo Studio g28 a Milano con Tullio Brunone, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi.
1971, “gli ultimi”, mostra all’eunomia finarte di Porro presentata da G. Ballo e recensita da Gillo Dorfles.
1972, “forme primarie”, mostra a novara con alik cavaliere. Dal 1973 al 1983 ha una collaborazione con lo studio De Pas, d’Urbino e Lomazzi.
Nel 1982 scolpisce un tavolo per Misani in lapislazzulo azzurro.
Dal 2004 al 2006 partecipa alla Christian Art a Loano. Giugno 2009 mostra, “tenebres”, a Parigi .
attraverso l'ombra che il personaggio, quasi sempre di spalle, compie nelle sue grandi tavole. Immaginate: un mondo ridotto a una lavagna nera, dove pochi graficissimi tratti bianchi ci
raccontano di un uomo dall'anima color inchiostro. L'uomo è ostacolato da corde come vipere, da lunghe ma innegabili manette, da gallerie perigliose, da prigioni piranesiane. Ci colpiscono però due immagini più di altre. Due immagini parallele, certo, ma, a mio parere, interessanti per differenti ragioni:
nella prima, un'onda mostruosa e sensuale avviluppa l'uomo. Egli si impaurisce, alza una mano - forse arrendendosi, forse imprecando - e si piega. Ma solo un pò. Perché? Perché mai lo tzunami non stende la figura? Perché non l'annega? Anzi, nella sua violenza distruttrice, la spirale d'acqua solleva l'uomo,
sopra il livello della strada: fa paura, sì, ma anche affascina, questa forza devastatrice, questa natura immensa e senza pietà, di Leopardiana memoria. E davanti al personaggio? Davanti a lui due
splendidi grattacieli design. La città bellissima - immacolata - irraggiungibile. Il secondo disegno, notevole anch'esso, ma più filmico e meno romanzesco, racconta di una sorta di cityclimber, uno di quegli arditi scalatori di palazzi che ogni tanto fanno clamore in qualche tg. Questo personaggio compie un'azione coraggiosa: abbandona il suo tempo, simboleggiato da un orologio da polso e argutamente - da un cellulare, e s'incammina verso una luna che lo osserva come l'occhio di un gatto. Rinuncia al suo tempo e allora il suo moderno zaino si trasforma in un cesto da legna, mentre si appoggia a un bastone da pastore. Qual è l'ostacolo scelto e narrato in questo disegno? Grossi massi spigolosi, quasi le "pietre dello scandalo" così ben descritte nella Bibbia. Luci, pastori, inconsce citazioni sacre: un caso? Non direi. I riferimenti a una conversione, seppur, all'epoca di una vita fra le ombre, probabilmente di là da venire, non possono essere solo coincidenze. Ci rimane una domanda - a cui forse l'autore risponderà in altre sequenze di opere - quest'uomo nero, dall'anima d'inchiostro, supererà gli ostacoli e raggiungerà la luce? Se la raggiungerà lo farà con il proprio volto sul quale il tempo ha disegnato le sue rughe con le luci e le ombre della vita, nella ricerca di una posizione chiara di fronte alla superficialità. I volti dei vecchi alzano le mani sul capo e si difendono aiutandoci ad affrontare i pesi che giorno per giorno trasportiamo.
Giuliana Falciola
Note biografiche:
Bruno Pozzi inizia la sua attività come assistente nello studio A. Casati. Studia presso la cattedra di decorazione di Gianfilippo Usellini, termina gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Fonda lo Studio g28 a Milano con Tullio Brunone, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi.
1971, “gli ultimi”, mostra all’eunomia finarte di Porro presentata da G. Ballo e recensita da Gillo Dorfles.
1972, “forme primarie”, mostra a novara con alik cavaliere. Dal 1973 al 1983 ha una collaborazione con lo studio De Pas, d’Urbino e Lomazzi.
Nel 1982 scolpisce un tavolo per Misani in lapislazzulo azzurro.
Dal 2004 al 2006 partecipa alla Christian Art a Loano. Giugno 2009 mostra, “tenebres”, a Parigi .
20
marzo 2010
Bruno Pozzi – Onora il volto del vecchio
Dal 20 marzo al 25 aprile 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO ALFREDO D’ANDRADE
Pavone Canavese, Via Giuseppe Quilico, 5, (Torino)
Pavone Canavese, Via Giuseppe Quilico, 5, (Torino)
Vernissage
20 Marzo 2010, ore 18
Sito web
www.brunopozzi.com
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