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Bruno Raspanti – Il canto della libertà
L’esposizione presenta una ventina di opere, realizzate con l’estrema eterogeneità di materiali e di moduli espressivi propri di Raspanti. Tra i materiali, non ci sono solo quelli “nobili”, quali il bronzo, l’ottone, la terracotta o il legno, ma fili di ferro, minuscole pietre, tegole curve o “coppi”, lacerti di stoffe, giocattoli dell’infanzia in plastica, frammenti di vetro, corde e spaghi, lastre di gesso, lampadine, bottiglie, fiori artificiali, disegni su carta collocati come se fossero “memento” di una visione che non può essere perduta
Comunicato stampa
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La Galleria Radium Artis (San Martino in Rio, Reggio Emilia), prosegue la propria stagione espositiva a Pietrasanta con una mostra personale di sculture di Bruno Raspanti, che reca il titolo di Il canto della libertà. La formazione di Raspanti (Ozzano Emilia, Bologna, 1938) è all’Accademia di Belle Arti di Bologna, con Quinto Ghermandi e Umberto Mastroianni; nella stessa Accademia è, per molti anni, docente, e inizia a esporre, in mostre personali e di gruppo, fin dagli anni Sessanta, riscuotendo consensi e apprezzamenti da quei settori della critica e del collezionismo interessati a una ricerca, come la sua, nella quale si dispiegano, insieme, poesia, ironia e disincanto, con continui riferimenti culturali e artistici tra i più sottili e intriganti.
Curata da Graziano Campanini, l’esposizione di Pietrasanta presenta una ventina di opere, realizzate con l’estrema eterogeneità di materiali e di moduli espressivi propri di Raspanti. Tra i materiali, non ci sono solo quelli “nobili”, quali il bronzo, l’ottone, la terracotta o il legno, ma fili di ferro, minuscole pietre, tegole curve o “coppi”, lacerti di stoffe, giocattoli dell’infanzia in plastica, frammenti di vetro, corde e spaghi, lastre di gesso, lampadine, bottiglie, fiori artificiali, disegni su carta collocati come se fossero “memento” di una visione che non può essere perduta. Non mancano, tuttavia, le forme del rigore e della geometria (cerchi, ellissi in vetro in ottone), e piccole opere in terracotta e in gesso modellate da Raspanti stesso e da lui disseminate qua e là. Queste sommarie indicazioni ci dicono che nelle opere di Raspanti si fondono felicemente “cultura alta” e “cultura bassa”; numerosi sono, del resto, i rimandi che si possono rintracciare nei suoi lavori: i bagliori di verità di Medardo Rosso fusi con l’espressionismo popolare dei creatori di burattini; ed ancora, echi di Julio Gonzáles e delle fulminanti scoperte di Picasso quando “giocava” con le piccole creazioni tridimensionali, di Alexander Calder e di Fausto Melotti (un nome che non si può dimenticare davanti alle opere di Raspanti), di Germaine Richier e di Alberto Giacometti, di Leoncillo e di Alik Cavaliere, fino alle visioni oniriche di Louise Bourgeois – il tutto, comunque, fuso in un persistente spirito dissacratorio che ovunque s’insinua. E continuamente emerge l’autentica tensione pittorica che Raspanti deposita sulle sue opere: non solo negli interventi sulla terracotta o sui reperti che allestisce (alcuni fondi esterni dei baccelli diventano citazioni di una testa alla Malevich), ma anche quando l’artista dipinge su una superficie piatta, dando vita, come nei “giardini”, a una sorta di pulsazione ottica che fa da contrappunto ai numerosi oggetti esibiti davanti ad essa. Ha scritto Sandro Parmiggiani nel testo in catalogo della mostra tenutasi al Museo Magi ‘900 di Pieve di Cento nel 2014: “nell’opera di Raspanti tutto si condensa e si amalgama: forme rigorose e armoniche, svelamenti della materia, pali che s’alzano a scandire la profondità, scimmie e volti che paiono urlare di fronte alla rivelazione della vita, Pinocchi e burattini, teschi ammonitori, teste con nasi che diventano becchi e crani di civette, pipistrelli e mostri che irrompono a turbare i sogni della notte – un “avviso ai naviganti” che stanno percorrendo le rotte dell’umana esistenza”.
Sarebbe arduo dare conto di tutte le opere in mostra, accuratamente scelte tanto da farne una sorta di ideale esposizione antologica, dalla splendida “La tenda paesaggio” del 1965 al “Paesaggio giallo” e a “Il mattino”, entrambi del 2015: cinquant’anni di scultura declinata all’insegna del rigore e della libertà, dell’armonia e della dissonanza, dell’ironia e dell’abbandono alla poesia, che fanno di Bruno Raspanti – uno “scultore inattuale”, come lui ama definirsi – uno degli eredi autentici di una tradizione che si ostina a concepire l’arte come strumento per pensare e per viaggiare dentro il tempo e la memoria.
Bruno Raspanti, Il canto della libertà
Galleria Radium Artis
Via del Marzocco,39
Pietrasanta (Lucca)
11 giugno – 8 luglio 2016
Orari di apertura 17.00 – 23.00
oppure su appuntamento:
Tel. 0039 3494958166; 0522-695132
www.radiumartis.com
email: info@radiumartis.com
Curata da Graziano Campanini, l’esposizione di Pietrasanta presenta una ventina di opere, realizzate con l’estrema eterogeneità di materiali e di moduli espressivi propri di Raspanti. Tra i materiali, non ci sono solo quelli “nobili”, quali il bronzo, l’ottone, la terracotta o il legno, ma fili di ferro, minuscole pietre, tegole curve o “coppi”, lacerti di stoffe, giocattoli dell’infanzia in plastica, frammenti di vetro, corde e spaghi, lastre di gesso, lampadine, bottiglie, fiori artificiali, disegni su carta collocati come se fossero “memento” di una visione che non può essere perduta. Non mancano, tuttavia, le forme del rigore e della geometria (cerchi, ellissi in vetro in ottone), e piccole opere in terracotta e in gesso modellate da Raspanti stesso e da lui disseminate qua e là. Queste sommarie indicazioni ci dicono che nelle opere di Raspanti si fondono felicemente “cultura alta” e “cultura bassa”; numerosi sono, del resto, i rimandi che si possono rintracciare nei suoi lavori: i bagliori di verità di Medardo Rosso fusi con l’espressionismo popolare dei creatori di burattini; ed ancora, echi di Julio Gonzáles e delle fulminanti scoperte di Picasso quando “giocava” con le piccole creazioni tridimensionali, di Alexander Calder e di Fausto Melotti (un nome che non si può dimenticare davanti alle opere di Raspanti), di Germaine Richier e di Alberto Giacometti, di Leoncillo e di Alik Cavaliere, fino alle visioni oniriche di Louise Bourgeois – il tutto, comunque, fuso in un persistente spirito dissacratorio che ovunque s’insinua. E continuamente emerge l’autentica tensione pittorica che Raspanti deposita sulle sue opere: non solo negli interventi sulla terracotta o sui reperti che allestisce (alcuni fondi esterni dei baccelli diventano citazioni di una testa alla Malevich), ma anche quando l’artista dipinge su una superficie piatta, dando vita, come nei “giardini”, a una sorta di pulsazione ottica che fa da contrappunto ai numerosi oggetti esibiti davanti ad essa. Ha scritto Sandro Parmiggiani nel testo in catalogo della mostra tenutasi al Museo Magi ‘900 di Pieve di Cento nel 2014: “nell’opera di Raspanti tutto si condensa e si amalgama: forme rigorose e armoniche, svelamenti della materia, pali che s’alzano a scandire la profondità, scimmie e volti che paiono urlare di fronte alla rivelazione della vita, Pinocchi e burattini, teschi ammonitori, teste con nasi che diventano becchi e crani di civette, pipistrelli e mostri che irrompono a turbare i sogni della notte – un “avviso ai naviganti” che stanno percorrendo le rotte dell’umana esistenza”.
Sarebbe arduo dare conto di tutte le opere in mostra, accuratamente scelte tanto da farne una sorta di ideale esposizione antologica, dalla splendida “La tenda paesaggio” del 1965 al “Paesaggio giallo” e a “Il mattino”, entrambi del 2015: cinquant’anni di scultura declinata all’insegna del rigore e della libertà, dell’armonia e della dissonanza, dell’ironia e dell’abbandono alla poesia, che fanno di Bruno Raspanti – uno “scultore inattuale”, come lui ama definirsi – uno degli eredi autentici di una tradizione che si ostina a concepire l’arte come strumento per pensare e per viaggiare dentro il tempo e la memoria.
Bruno Raspanti, Il canto della libertà
Galleria Radium Artis
Via del Marzocco,39
Pietrasanta (Lucca)
11 giugno – 8 luglio 2016
Orari di apertura 17.00 – 23.00
oppure su appuntamento:
Tel. 0039 3494958166; 0522-695132
www.radiumartis.com
email: info@radiumartis.com
11
giugno 2016
Bruno Raspanti – Il canto della libertà
Dall'undici giugno all'otto luglio 2016
arte contemporanea
Location
GALLERIA RADIUM ARTIS
Pietrasanta, Via Marzocco, 39, (Lucca)
Pietrasanta, Via Marzocco, 39, (Lucca)
Orario di apertura
17.00 – 23.00
Vernissage
11 Giugno 2016, ore 18
Autore
Curatore