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Bruno Saetti
Saetti è tra coloro che con coerenza hanno seguito uno sviluppo personale, indenne da mode o da condizionamenti del gusto corrente
Comunicato stampa
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BRUNO SAETTI ALLA LIBRERIA FERRARIN MONDADORI
La Libreria Ferrarin Mondadori di Legnago riapre la programmazione degli “incontri d’Arte” Sabato 11 ottobre alle ore 18 con la Mostra dedicata a Bruno Saetti. Le opere esposte sono tutte a catalogo, pubblicato dalla Libreria Ferrarin per l’occasione e corredato dagli scritti critici di Toni Toniato che presenterà l’inaugurazione. Nato a Bologna nel 1902, Saetti compì gli studi all'Accademia delle Belle Arti di Bologna, diplomandosi nel 1924. Nel '27 organizzò la sua prima mostra personale. L'anno successivo esordì con l'opera "Il giudizio di Paride" alla Biennale di Venezia, dove sará ammesso a esporre in numerose altre occasioni. Nel '29 vinse il premio Baruzzi e partecipò alla Mostra internazionale di Barcellona, con l’opera "Bagnanti". Nel 1930 a Venezia fu insegnante dell'Accademia, dove dal 1950 al 1956 assunse la carica di direttore. Dal '31 al '72 prese parte alla Quadriennale romana; mentre l'anno dopo, assieme a Bucci e Montanarini vinse il Premio Firenze, con "Donna con bambina". Partecipò alla grandi rassegne internazionali organizzate dalla Biennale veneziana a Praga, Varsavia, Cracovia, Budapest, Vienna, Sofia, Bucarest. Nel '39 fu invitato con mostra personale, ottenendo anche il primo premio, alla Quadriennale romana. Negli anni successivi, realizzò affreschi in molti edifici pubblici e fu insignito di prestigiosi premi, fra i quali il Salsomaggiore, il Michetti, il Fiorino. Fu anche pittore d'arte sacra, invitato a numerose rassegne a tema. A Firenze, nella chiesa di San Giovanni Battista, conosciuta anche come la chiesa dell’Autostrada di Michelucci, ricordiamo il suo intervento sul fondo della galleria, che collega la chiesa al battistero, con un bassorilievo a tessere vitree raffigurante gli Angeli. Nel 1975 tenne una antologica a Venezia nell'Ala Napoleonica e nel '79 concluse la sua carriera pubblica con un'altra antologica a Firenze, a Palazzo Strozzi. Morì a Bologna nel 1984.
Come osserva il professor Toniato nell'introduzione al catalogo, "l'importanza storica dell'artista non sembra ancora del tutto riconosciuta come merita, nel senso che la grandezza della sua pittura rimane purtroppo condizionata da un pregiudizio dovuto principalmente al fatto che egli non appartiene ad alcuna delle tendenze del suo tempo emergenti se non poi egemoni nel contesto italiano. Saetti è piuttosto tra coloro che con coerenza hanno seguito uno sviluppo personale, indenne da mode o da condizionamenti del gusto corrente. Appartiene per nascita ad una generazione che non è quella dei "maestri" accreditati del primo Novecento come Balla e Boccioni, Carrà e De Chirico, Morandi e Sironi, Casorati e Guidi e nemmeno a quella a lui cronologicamente più prossima, definita "di mezzo", che comprende ad esempio Guttuso e Birolli, Afro e Santomaso, Morlotti e Vedova, Turcato e Burri. Si colloca su una linea per certi aspetti di più breve transizione tra tali determinanti polarità, entro le quali si è soliti individuare le tappe culminanti della nostra cultura artistica. Nella Bologna del suo tempo la sua ricerca si orientò nella direzione di una rinnovata primarietà, riproponendo addirittura echi di remoti etimi, risalendo nientemeno che ai primordi della pittura compendiaria classica, mutuata e rigenerata attraverso una particolare sensibilità personale ed una straordinaria perizia relativamente esercitata sia nell'antica pratica dell'affresco che del mosaico. Subì l'influsso di un pittore come Spadini, a conferma della disposizione verso una concezione delle forme quale necessario esito di una dominante plasticità della materia-colore, di una fisicità naturale dell'immagine nel senso di una concretezza sensuosa, carica di pienezze vitali e dello sguardo e dell'animo. Le giovanili prove figurative preludono del resto a risoluzioni che dovranno sempre più caratterizzare l'evoluzione della singolare modernità del suo linguaggio pittorico, pur nei numerosi imprestiti, di volta in volta acquisiti, prima dal 500-600 emiliano, poi da Giotto e dalla pittura pompeiana, da Goya e da Renoir, fino a quella dizione di realismo magico anticipata da certi protagonisti del gruppo del "Novecento", quali Casorati e Guidi".
"Non si deve in ogni caso - continua Toniato - privilegiare più di tanto la componente tematica di Saetti caratterizzata da soggetti di intimismo familiare con le mirabili immagini e gli ambienti del suo mondo privato, quali i magnifici ritratti della moglie e dei figli, le rinomate maestose maternità, le succose composizioni di nudi femminili e di atleti in riposo, le ieratiche raffigurazioni sacre, le sintetiche e corpose nature morte. Tutto questo corrisponde piuttosto ad un repertorio tipico per tutti coloro che si sono provati con questi generi abituali della pittura, proponendo raffigurazioni in sostanza variamente poi elaborate sia dai linguaggi sperimentali delle avanguardie che da quelli ancòra ancorati a tradizioni naturalistiche locali, aspetti che appunto si distinguono non sul piano tematico ma su quello delle loro prospezioni concettuali ed espressive.
Negli anni '30 Saetti arriva a Venezia per intraprendere l'insegnamento all' Accedemia, in una realtà ambientale e culturale quanto mai diversa rispetto a quella della Bologna della sua formazione e dei suoi esordi artistici. La città con le sue atmosfere, la magia dei luoghi con i suoi incantevoli scorci, saranno il viatico per alimentare incipienti linfe della fervorosa creatività dell'artista bolognese, indotto perciò a sperimentare nuove e preziose sottigliezze immaginative poi focalizzate sulla rappresentazione dello stesso paesaggio veneziano, e in particolare nella sontuosa decantazione sull'iterato motivo del disco solare che costituisce il referente emblema di una misteriosa inesauribile potenza, naturale e soprannaturale. Dunque una pittura, quella di Saetti, che senza negare un patrimonio di per sè inesauribile della nostra grande tradizione figurativa, ha saputo manifestare una propria idea di modernità, forse meno precaria di quella tracciata dai sovvertimenti prodotti da certe più eversive avanguardie, e da lui rappresentata per l'appunto tramite una visione quanto mai singolare della forma-colore, capace di costruire immagini di una suadente concretezza fisica ed ideale, ossia intrise di una materia-colore che nel rivelarsi sulla superficie, nel configurarsi come assoluta emozione, si declina e si decanta in una incantevole riflessione spirituale e poetica. Nella magia di una pittura senza tempo".
La Libreria Ferrarin Mondadori di Legnago riapre la programmazione degli “incontri d’Arte” Sabato 11 ottobre alle ore 18 con la Mostra dedicata a Bruno Saetti. Le opere esposte sono tutte a catalogo, pubblicato dalla Libreria Ferrarin per l’occasione e corredato dagli scritti critici di Toni Toniato che presenterà l’inaugurazione. Nato a Bologna nel 1902, Saetti compì gli studi all'Accademia delle Belle Arti di Bologna, diplomandosi nel 1924. Nel '27 organizzò la sua prima mostra personale. L'anno successivo esordì con l'opera "Il giudizio di Paride" alla Biennale di Venezia, dove sará ammesso a esporre in numerose altre occasioni. Nel '29 vinse il premio Baruzzi e partecipò alla Mostra internazionale di Barcellona, con l’opera "Bagnanti". Nel 1930 a Venezia fu insegnante dell'Accademia, dove dal 1950 al 1956 assunse la carica di direttore. Dal '31 al '72 prese parte alla Quadriennale romana; mentre l'anno dopo, assieme a Bucci e Montanarini vinse il Premio Firenze, con "Donna con bambina". Partecipò alla grandi rassegne internazionali organizzate dalla Biennale veneziana a Praga, Varsavia, Cracovia, Budapest, Vienna, Sofia, Bucarest. Nel '39 fu invitato con mostra personale, ottenendo anche il primo premio, alla Quadriennale romana. Negli anni successivi, realizzò affreschi in molti edifici pubblici e fu insignito di prestigiosi premi, fra i quali il Salsomaggiore, il Michetti, il Fiorino. Fu anche pittore d'arte sacra, invitato a numerose rassegne a tema. A Firenze, nella chiesa di San Giovanni Battista, conosciuta anche come la chiesa dell’Autostrada di Michelucci, ricordiamo il suo intervento sul fondo della galleria, che collega la chiesa al battistero, con un bassorilievo a tessere vitree raffigurante gli Angeli. Nel 1975 tenne una antologica a Venezia nell'Ala Napoleonica e nel '79 concluse la sua carriera pubblica con un'altra antologica a Firenze, a Palazzo Strozzi. Morì a Bologna nel 1984.
Come osserva il professor Toniato nell'introduzione al catalogo, "l'importanza storica dell'artista non sembra ancora del tutto riconosciuta come merita, nel senso che la grandezza della sua pittura rimane purtroppo condizionata da un pregiudizio dovuto principalmente al fatto che egli non appartiene ad alcuna delle tendenze del suo tempo emergenti se non poi egemoni nel contesto italiano. Saetti è piuttosto tra coloro che con coerenza hanno seguito uno sviluppo personale, indenne da mode o da condizionamenti del gusto corrente. Appartiene per nascita ad una generazione che non è quella dei "maestri" accreditati del primo Novecento come Balla e Boccioni, Carrà e De Chirico, Morandi e Sironi, Casorati e Guidi e nemmeno a quella a lui cronologicamente più prossima, definita "di mezzo", che comprende ad esempio Guttuso e Birolli, Afro e Santomaso, Morlotti e Vedova, Turcato e Burri. Si colloca su una linea per certi aspetti di più breve transizione tra tali determinanti polarità, entro le quali si è soliti individuare le tappe culminanti della nostra cultura artistica. Nella Bologna del suo tempo la sua ricerca si orientò nella direzione di una rinnovata primarietà, riproponendo addirittura echi di remoti etimi, risalendo nientemeno che ai primordi della pittura compendiaria classica, mutuata e rigenerata attraverso una particolare sensibilità personale ed una straordinaria perizia relativamente esercitata sia nell'antica pratica dell'affresco che del mosaico. Subì l'influsso di un pittore come Spadini, a conferma della disposizione verso una concezione delle forme quale necessario esito di una dominante plasticità della materia-colore, di una fisicità naturale dell'immagine nel senso di una concretezza sensuosa, carica di pienezze vitali e dello sguardo e dell'animo. Le giovanili prove figurative preludono del resto a risoluzioni che dovranno sempre più caratterizzare l'evoluzione della singolare modernità del suo linguaggio pittorico, pur nei numerosi imprestiti, di volta in volta acquisiti, prima dal 500-600 emiliano, poi da Giotto e dalla pittura pompeiana, da Goya e da Renoir, fino a quella dizione di realismo magico anticipata da certi protagonisti del gruppo del "Novecento", quali Casorati e Guidi".
"Non si deve in ogni caso - continua Toniato - privilegiare più di tanto la componente tematica di Saetti caratterizzata da soggetti di intimismo familiare con le mirabili immagini e gli ambienti del suo mondo privato, quali i magnifici ritratti della moglie e dei figli, le rinomate maestose maternità, le succose composizioni di nudi femminili e di atleti in riposo, le ieratiche raffigurazioni sacre, le sintetiche e corpose nature morte. Tutto questo corrisponde piuttosto ad un repertorio tipico per tutti coloro che si sono provati con questi generi abituali della pittura, proponendo raffigurazioni in sostanza variamente poi elaborate sia dai linguaggi sperimentali delle avanguardie che da quelli ancòra ancorati a tradizioni naturalistiche locali, aspetti che appunto si distinguono non sul piano tematico ma su quello delle loro prospezioni concettuali ed espressive.
Negli anni '30 Saetti arriva a Venezia per intraprendere l'insegnamento all' Accedemia, in una realtà ambientale e culturale quanto mai diversa rispetto a quella della Bologna della sua formazione e dei suoi esordi artistici. La città con le sue atmosfere, la magia dei luoghi con i suoi incantevoli scorci, saranno il viatico per alimentare incipienti linfe della fervorosa creatività dell'artista bolognese, indotto perciò a sperimentare nuove e preziose sottigliezze immaginative poi focalizzate sulla rappresentazione dello stesso paesaggio veneziano, e in particolare nella sontuosa decantazione sull'iterato motivo del disco solare che costituisce il referente emblema di una misteriosa inesauribile potenza, naturale e soprannaturale. Dunque una pittura, quella di Saetti, che senza negare un patrimonio di per sè inesauribile della nostra grande tradizione figurativa, ha saputo manifestare una propria idea di modernità, forse meno precaria di quella tracciata dai sovvertimenti prodotti da certe più eversive avanguardie, e da lui rappresentata per l'appunto tramite una visione quanto mai singolare della forma-colore, capace di costruire immagini di una suadente concretezza fisica ed ideale, ossia intrise di una materia-colore che nel rivelarsi sulla superficie, nel configurarsi come assoluta emozione, si declina e si decanta in una incantevole riflessione spirituale e poetica. Nella magia di una pittura senza tempo".
11
ottobre 2008
Bruno Saetti
Dall'undici ottobre all'undici novembre 2008
arte contemporanea
Location
FERRARINARTE
Legnago, Via De Massari, 10, (Verona)
Legnago, Via De Massari, 10, (Verona)
Vernissage
11 Ottobre 2008, ore 18
Autore