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Bye bye baby Marylin
Un omaggio al simbolo della femminilità: Marylin Monroe, circa 80 immagini dalla collezione privata di Giuliana Scimé.
Comunicato stampa
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BYE, BYE BABY MARILYN
“Remember you’re my baby”
a cura di Giuliana Scimè
Quasi un sospiro, quella voce.
Adorata dagli uomini, e amata dalle donne, ma come è possibile? Le donne provano gelosie mortali per la donna che : “…rappresenta un qualcosa che noi tutti vogliamo nei nostri sogni irrealizzati. ” disse Jean Negulesco che la diresse in
Come sposare un milionario.
Impersonava, ed impersona, il desiderio e il sogno.
“Marilyn Monroe, sullo schermo, era un’immagine di pura, innocente, infantile gioia di vivere…Disarmante nella fiducia, la benevolenza e la gioiosa ostentazione di un bambino o di un cucciolo che è felice di mostrare le proprie attrattive come il miglior regalo che può offrire agli altri, e che si aspetta di essere ammirato, non ferito.” Così scrisse Ayn Rand sul Los Angeles Times il 19 agosto del 1962. Un ritratto che tratteggia – a distanza di quasi mezzo secolo – un personaggio intramontabile nell’immaginario collettivo.
Un personaggio che riconosciamo autentico, e non di artefatta costruzione.
Le sue dichiarazioni confermano la rarità di una diva che nega il proprio ruolo pubblico per affermare se stessa: “Voglio invecchiare senza interventi di plastica facciale. Voglio avere il coraggio di essere leale con il mio volto. A volte penso che sarebbe più facile evitare l’anzianità, morire giovane, ma così non si completerebbe mai la vita. Vorreste voi? Non conoscereste mai completamente voi stessi.”
Il destino le ha impedito di conoscere se stessa.
Tanti fotografi hanno ripreso Marilyn, però soltanto pochissimi hanno seguito la sua carriera e la sua vita privata con costanza e per lunghi periodi.
Sono le loro immagini che hanno contribuito alla nascita del mito e lo hanno tramandato nel tempo. Questi autori sono gli interpreti del fascino e della personalità di una grande donna e indimenticabile attrice.
Andre de Dienes, nel 1945, crede nella giovane Norma Jeane come modella. Per cinque settimane viaggiano in California, Nevada e New Mexico. Le fotografie saranno pubblicate da varie riviste nel mondo.
Tom Kelley ha firmato la celebre fotografia che, nel 1949, apparve sul calendario Miss Golden Dreams e, in seguito, fu pubblicata da Playboy come poster. La ‘scandalosa’ immagine aprì a Marilyn le porte del successo.
Bruno Bernard, fotografo professionale, è considerato lo scopritore di Marilyn, colui che attraverso le sue immagini iniziò a imporre la straordinaria personalità dell’attrice.
George Barris, fotografo personale della diva, seguì le riprese di uno dei suoi più celebri film, Quando la moglie è in vacanza. Sono di Barris le popolarissime riprese di Marilyn con la gonna bianca sollevata dall’aria della metropolitana.
Philippe Halsman, fra i più inventivi ritrattisti della storia della fotografia, Il suo lavoro su Marilyn è uno studio del volto e del corpo dell’attrice: fotografie bizzarre, esaltazione dell’armonia, momenti privati.
Richard Avedon esalta la sensualità della donna in pochissime fotografie a colori. In una serie, si serve di Marilyn Monroe per interpretare ‘femmine fatali’ del cinema: Clara Bow, Theda Bara, Jean Harlow, Marlene Dietrich, Lillian Russell. Divertenti travestimenti che svelano l’aspetto ludico del rigoroso Avedon e la duttile capacità di Marilyn. È il 1958 e il servizio era stato commissionato dalla rivista Life.
Bert Stern, il suo lavoro noto come ‘The last Sitting’ è l’ultima testimonianza su Marilyn Monroe. Le riprese furono eseguite nel giugno del 1962, sei settimane prima che l’attrice morisse. In immagini di una bellezza rara, Stern tramanda il mito intramontabile.
E la vita privata, e i set cinematografici? Non mancava mai almeno un fotografo per testimoniare il suo brevissimo percorso da quando era una fresca bellezza di provincia alla sua partecipazione agli spettacoli per le truppe americane in Corea; dalle immagini delle case cinematografiche per il suo lancio alle photo still per la pubblicità dei film.
Sopravvissuta al tempo e alle mode, impietosi nella cancellazione della memoria e della fama, Marilyn ebbe davvero una carriera brevissima. Nel 1947 recita una particina in un film, non compare nemmeno fra gli interpreti; Niagara, che la rende popolare, è del 1953. L’ultimo, rimasto incompleto, Something's Got To Give è del 1962.
“Remember you’re my baby”
a cura di Giuliana Scimè
Quasi un sospiro, quella voce.
Adorata dagli uomini, e amata dalle donne, ma come è possibile? Le donne provano gelosie mortali per la donna che : “…rappresenta un qualcosa che noi tutti vogliamo nei nostri sogni irrealizzati. ” disse Jean Negulesco che la diresse in
Come sposare un milionario.
Impersonava, ed impersona, il desiderio e il sogno.
“Marilyn Monroe, sullo schermo, era un’immagine di pura, innocente, infantile gioia di vivere…Disarmante nella fiducia, la benevolenza e la gioiosa ostentazione di un bambino o di un cucciolo che è felice di mostrare le proprie attrattive come il miglior regalo che può offrire agli altri, e che si aspetta di essere ammirato, non ferito.” Così scrisse Ayn Rand sul Los Angeles Times il 19 agosto del 1962. Un ritratto che tratteggia – a distanza di quasi mezzo secolo – un personaggio intramontabile nell’immaginario collettivo.
Un personaggio che riconosciamo autentico, e non di artefatta costruzione.
Le sue dichiarazioni confermano la rarità di una diva che nega il proprio ruolo pubblico per affermare se stessa: “Voglio invecchiare senza interventi di plastica facciale. Voglio avere il coraggio di essere leale con il mio volto. A volte penso che sarebbe più facile evitare l’anzianità, morire giovane, ma così non si completerebbe mai la vita. Vorreste voi? Non conoscereste mai completamente voi stessi.”
Il destino le ha impedito di conoscere se stessa.
Tanti fotografi hanno ripreso Marilyn, però soltanto pochissimi hanno seguito la sua carriera e la sua vita privata con costanza e per lunghi periodi.
Sono le loro immagini che hanno contribuito alla nascita del mito e lo hanno tramandato nel tempo. Questi autori sono gli interpreti del fascino e della personalità di una grande donna e indimenticabile attrice.
Andre de Dienes, nel 1945, crede nella giovane Norma Jeane come modella. Per cinque settimane viaggiano in California, Nevada e New Mexico. Le fotografie saranno pubblicate da varie riviste nel mondo.
Tom Kelley ha firmato la celebre fotografia che, nel 1949, apparve sul calendario Miss Golden Dreams e, in seguito, fu pubblicata da Playboy come poster. La ‘scandalosa’ immagine aprì a Marilyn le porte del successo.
Bruno Bernard, fotografo professionale, è considerato lo scopritore di Marilyn, colui che attraverso le sue immagini iniziò a imporre la straordinaria personalità dell’attrice.
George Barris, fotografo personale della diva, seguì le riprese di uno dei suoi più celebri film, Quando la moglie è in vacanza. Sono di Barris le popolarissime riprese di Marilyn con la gonna bianca sollevata dall’aria della metropolitana.
Philippe Halsman, fra i più inventivi ritrattisti della storia della fotografia, Il suo lavoro su Marilyn è uno studio del volto e del corpo dell’attrice: fotografie bizzarre, esaltazione dell’armonia, momenti privati.
Richard Avedon esalta la sensualità della donna in pochissime fotografie a colori. In una serie, si serve di Marilyn Monroe per interpretare ‘femmine fatali’ del cinema: Clara Bow, Theda Bara, Jean Harlow, Marlene Dietrich, Lillian Russell. Divertenti travestimenti che svelano l’aspetto ludico del rigoroso Avedon e la duttile capacità di Marilyn. È il 1958 e il servizio era stato commissionato dalla rivista Life.
Bert Stern, il suo lavoro noto come ‘The last Sitting’ è l’ultima testimonianza su Marilyn Monroe. Le riprese furono eseguite nel giugno del 1962, sei settimane prima che l’attrice morisse. In immagini di una bellezza rara, Stern tramanda il mito intramontabile.
E la vita privata, e i set cinematografici? Non mancava mai almeno un fotografo per testimoniare il suo brevissimo percorso da quando era una fresca bellezza di provincia alla sua partecipazione agli spettacoli per le truppe americane in Corea; dalle immagini delle case cinematografiche per il suo lancio alle photo still per la pubblicità dei film.
Sopravvissuta al tempo e alle mode, impietosi nella cancellazione della memoria e della fama, Marilyn ebbe davvero una carriera brevissima. Nel 1947 recita una particina in un film, non compare nemmeno fra gli interpreti; Niagara, che la rende popolare, è del 1953. L’ultimo, rimasto incompleto, Something's Got To Give è del 1962.
19
novembre 2010
Bye bye baby Marylin
Dal 19 novembre 2010 al 30 gennaio 2011
fotografia
Location
PALAZZO DUCALE
Lucca, Via Francesco Carrara, 1, (Lucca)
Lucca, Via Francesco Carrara, 1, (Lucca)
Orario di apertura
Apertura: 20 novembre – 12 dicembre 2010
Orari: lun – dom 10,00 – 19,30
Apertura: 13 dicembre 2010 – 30 gennaio 2011
Orari: lun – ven 15,00 – 19,30 / sab – dom 10,00 – 19,30
NB: 25 dicembre 2010 e 01 gennaio 2011 CHIUSO
Sito web
www.ldpf.it
Autore
Curatore