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Cambiare il mondo con un vaso di fiori
L’Esposizione itinerante della IV Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea approda alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti di Camogli (nel 2011 sarà al mudac di Losanna) per presentare la collezione di vasi prodotta dal laboratorio di progettazione e prototipazione di Attese Edizioni a partire dal territorio di antica tradizione ceramica di Albisola in Liguria (Italia), in collaborazione con artisti e designer di fama internazionale.
Comunicato stampa
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L’Esposizione itinerante della IV Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea approda alla Fondazione Pier Luigi e
Natalina Remotti di Camogli (nel 2011 sarà al mudac di Losanna) per presentare la collezione di vasi prodotta dal laboratorio
di progettazione e prototipazione di Attese Edizioni a partire dal territorio di antica tradizione ceramica di Albisola in Liguria
(Italia), in collaborazione con artisti e designer di fama internazionale.
Albisola è un centro dalla secolare tradizione artigianale, nota come piccola capitale europea della ceramica grazie alla storica
ospitalità e alla proficua collaborazione offerta agli artisti che nel corso del Novecento l’hanno resa famosa nel mondo, tra
i quali Filippo Tommaso Marinetti, Nicolaj Diulgheroff, Bruno Munari, Arturo Martini, Lucio Fontana, Piero Manzoni,
Guy Debord, Asger Jorn, Pinot Gallizio e Wifredo Lam.
Il titolo scelto per questa esposizione itinerante della IV Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, Cambiare il mondo
con un vaso di fiori, funge da principio-guida e apre a molteplici possibilità creative, ribadendo “un destino dell’arte e del design
fra le piccole cose e le grandi trasformazioni che si possono provocare anche con il battito d’ali di una farfalla”, come scrive in
catalogo Roberto Costantino, direttore artistico dell’esposizione.
L’eccezionale relazione fra la ceramica e le avanguardie artistiche del Novecento appare costitutiva del patrimonio culturale
locale che oggi viene sviluppato dal laboratorio di progettazione e prototipazione della Biennale di Ceramica nell’Arte
Vedovamazzei, Reset, 2009
Contemporanea, incorporando nella terra i beni immateriali del design, dell’arte contemporanea e dell’artigianato digitale,
attraverso la combinazione delle tradizionali prassi sapienti delle botteghe artigiane con le più avanzate tecniche di produzione
high tech.
Gli artisti e i designer di fama internazionale che sono stati invitati hanno reagito in modo innovativo e radicale alla proposta,
rispondendo ognuno a suo modo all’appello di cambiamento attraverso interpretazioni insolite e tecnicamente ingegnose
che spostano e sovvertono il senso del vaso.
Tutti gli artisti e i designer coinvolti hanno ripensato l’identità dell’oggetto e il suo potenziale valore artistico, concettuale e
simbolico, proponendo inedite costruzioni scultoree che ridefiniscono e rinnovano il nostro rapporto col suo utilizzo, l’architettura
stessa del vaso e la sua relazione con lo spazio.
Florence Doléac, ad esempio, con i suoi progetti XLS e Lolo, trasferisce i vasi dal consueto piano orizzontale dei tavoli alle
verticali pareti dello spazio che li accoglie. Anche Adrien Rovero riflette sulla relazione fra i vasi e i loro abituali contesti di
esposizione e con sottile humor progetta il vaso Borderline, dotato di un morsetto per poterlo posizionare ovunque, a partire
dai bordi periferici dei tavoli. Andrea Branzi, invece, con i suoi Cocci manipola i riferimenti storici riprendendo e combinando
in modo straniante antichi modelli morfologici greci con immagini tratte dal campionario iconografico delle avanguardie
del Novecento. Fernando e Humberto Campana con Tile Vase fanno propria la tradizione del ready-made attraverso il
riciclo di semplici tegole che vengono modificate e congiunte con il midollino per creare inedite forme di vasi. Alessandro
Mendini, con i vasi Tre sfere, realizzati in preziosi materiali come l’oro, il bronzo e il lustro nero, evoca le bolle di sapone che
si compenetrano e si stagliano nello spazio come abnormi e fragili presenze. Linde Burkhardt in Tre per due divide i suoi vasi
in due metà - ogni singola parte di vaso è come se fosse “il doppio” dell’altra – per dare luogo a libere composizioni nello
spazio di competenza del fruitore che le può disporre secondo ordini provvisori e mutevoli. Alberto Garutti invita gli spettatori
a chiedersi “Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno?” e decora la Giara, la Idria e la Tulipaniera
della secolare tradizione ceramica di Albisola con la maiolica e il silicato di zinco – il colore bianco fosforescente che si vede
solo al buio, quando lo spazio espositivo è chiuso al pubblico – per attualizzare questi vasi come dei fantasmi del passato.
Martì Guixè porta in superficie la pratica combinatoria e innovativa degli elementi compositivi, già affrontata con successo
nel suo food-design, usando le pareti esterne del proprio vaso Surfvase come superfici da decorare con i fiori che si inerpicano
fra i manici e le corde di canapa che lo avvolgono. Simone Berti con le sue spettacolari sculture dedicate ai vasi da fiori, Pipe
Dream, assembla tubi di terracotta, lastre di alluminio e polvere di marmo, presentando un mondo visionario che evoca una
fantasmatica archeologia industriale. Luca Vitone con Eppur si muove guarda alle culture di minoranza restie a far propri i
modelli dominanti, recuperando il simbolo identitario delle comunità Rom - la ruota del carro – che viene trasfigurato in un
vaso ondulato come una bandiera dai colori dell’ottocentesco movimento anarchico. Michelangelo Pistoletto promuove
la progettazione collettiva dei Vasi-Specchio del Terzo Paradiso – una moltitudine di vasi che si riflettono gli uni negli altri per
perdere i propri contorni e assumere nuove e infinite forme che celebrano la migrazione delle identità e la proliferazione delle
differenze. Paolo Ulian per dare forma al Vaso Rosae arrotola su se stessi dei fogli di terracotta, miniaturizzando in un vaso, a
forma di rosa, la monumentale tradizione scultorea minimalista, mentre Vedovamazzei in Reset azzera il vaso bucandolo in
due punti, sul suo asse diagonale, per poi trafiggerlo con un fiore, così come una freccia un cuore.
I prototipi presentati dall’esposizione itinerante della IV Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, Cambiare il mondo
con un vaso di fiori, sono prodotti da Attese Edizioni in piccole serie numerate e firmate dagli autori.
L’espozione itinerante della IV Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea viene ospitata dalla Fondazione Pier Luigi
e Natalina Remotti a Camogli dal 25 settembre 2010 al 9 gennai0 2011, dopo essere stata presentata presso l’Istituto Italiano
di Cultura di Madrid-Ambasciata d’Italia in Spagna, per concludersi nel 2011 al mudac – Museo di Design e Arti Applicate
Contemporanee di Losanna.
Natalina Remotti di Camogli (nel 2011 sarà al mudac di Losanna) per presentare la collezione di vasi prodotta dal laboratorio
di progettazione e prototipazione di Attese Edizioni a partire dal territorio di antica tradizione ceramica di Albisola in Liguria
(Italia), in collaborazione con artisti e designer di fama internazionale.
Albisola è un centro dalla secolare tradizione artigianale, nota come piccola capitale europea della ceramica grazie alla storica
ospitalità e alla proficua collaborazione offerta agli artisti che nel corso del Novecento l’hanno resa famosa nel mondo, tra
i quali Filippo Tommaso Marinetti, Nicolaj Diulgheroff, Bruno Munari, Arturo Martini, Lucio Fontana, Piero Manzoni,
Guy Debord, Asger Jorn, Pinot Gallizio e Wifredo Lam.
Il titolo scelto per questa esposizione itinerante della IV Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, Cambiare il mondo
con un vaso di fiori, funge da principio-guida e apre a molteplici possibilità creative, ribadendo “un destino dell’arte e del design
fra le piccole cose e le grandi trasformazioni che si possono provocare anche con il battito d’ali di una farfalla”, come scrive in
catalogo Roberto Costantino, direttore artistico dell’esposizione.
L’eccezionale relazione fra la ceramica e le avanguardie artistiche del Novecento appare costitutiva del patrimonio culturale
locale che oggi viene sviluppato dal laboratorio di progettazione e prototipazione della Biennale di Ceramica nell’Arte
Vedovamazzei, Reset, 2009
Contemporanea, incorporando nella terra i beni immateriali del design, dell’arte contemporanea e dell’artigianato digitale,
attraverso la combinazione delle tradizionali prassi sapienti delle botteghe artigiane con le più avanzate tecniche di produzione
high tech.
Gli artisti e i designer di fama internazionale che sono stati invitati hanno reagito in modo innovativo e radicale alla proposta,
rispondendo ognuno a suo modo all’appello di cambiamento attraverso interpretazioni insolite e tecnicamente ingegnose
che spostano e sovvertono il senso del vaso.
Tutti gli artisti e i designer coinvolti hanno ripensato l’identità dell’oggetto e il suo potenziale valore artistico, concettuale e
simbolico, proponendo inedite costruzioni scultoree che ridefiniscono e rinnovano il nostro rapporto col suo utilizzo, l’architettura
stessa del vaso e la sua relazione con lo spazio.
Florence Doléac, ad esempio, con i suoi progetti XLS e Lolo, trasferisce i vasi dal consueto piano orizzontale dei tavoli alle
verticali pareti dello spazio che li accoglie. Anche Adrien Rovero riflette sulla relazione fra i vasi e i loro abituali contesti di
esposizione e con sottile humor progetta il vaso Borderline, dotato di un morsetto per poterlo posizionare ovunque, a partire
dai bordi periferici dei tavoli. Andrea Branzi, invece, con i suoi Cocci manipola i riferimenti storici riprendendo e combinando
in modo straniante antichi modelli morfologici greci con immagini tratte dal campionario iconografico delle avanguardie
del Novecento. Fernando e Humberto Campana con Tile Vase fanno propria la tradizione del ready-made attraverso il
riciclo di semplici tegole che vengono modificate e congiunte con il midollino per creare inedite forme di vasi. Alessandro
Mendini, con i vasi Tre sfere, realizzati in preziosi materiali come l’oro, il bronzo e il lustro nero, evoca le bolle di sapone che
si compenetrano e si stagliano nello spazio come abnormi e fragili presenze. Linde Burkhardt in Tre per due divide i suoi vasi
in due metà - ogni singola parte di vaso è come se fosse “il doppio” dell’altra – per dare luogo a libere composizioni nello
spazio di competenza del fruitore che le può disporre secondo ordini provvisori e mutevoli. Alberto Garutti invita gli spettatori
a chiedersi “Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno?” e decora la Giara, la Idria e la Tulipaniera
della secolare tradizione ceramica di Albisola con la maiolica e il silicato di zinco – il colore bianco fosforescente che si vede
solo al buio, quando lo spazio espositivo è chiuso al pubblico – per attualizzare questi vasi come dei fantasmi del passato.
Martì Guixè porta in superficie la pratica combinatoria e innovativa degli elementi compositivi, già affrontata con successo
nel suo food-design, usando le pareti esterne del proprio vaso Surfvase come superfici da decorare con i fiori che si inerpicano
fra i manici e le corde di canapa che lo avvolgono. Simone Berti con le sue spettacolari sculture dedicate ai vasi da fiori, Pipe
Dream, assembla tubi di terracotta, lastre di alluminio e polvere di marmo, presentando un mondo visionario che evoca una
fantasmatica archeologia industriale. Luca Vitone con Eppur si muove guarda alle culture di minoranza restie a far propri i
modelli dominanti, recuperando il simbolo identitario delle comunità Rom - la ruota del carro – che viene trasfigurato in un
vaso ondulato come una bandiera dai colori dell’ottocentesco movimento anarchico. Michelangelo Pistoletto promuove
la progettazione collettiva dei Vasi-Specchio del Terzo Paradiso – una moltitudine di vasi che si riflettono gli uni negli altri per
perdere i propri contorni e assumere nuove e infinite forme che celebrano la migrazione delle identità e la proliferazione delle
differenze. Paolo Ulian per dare forma al Vaso Rosae arrotola su se stessi dei fogli di terracotta, miniaturizzando in un vaso, a
forma di rosa, la monumentale tradizione scultorea minimalista, mentre Vedovamazzei in Reset azzera il vaso bucandolo in
due punti, sul suo asse diagonale, per poi trafiggerlo con un fiore, così come una freccia un cuore.
I prototipi presentati dall’esposizione itinerante della IV Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, Cambiare il mondo
con un vaso di fiori, sono prodotti da Attese Edizioni in piccole serie numerate e firmate dagli autori.
L’espozione itinerante della IV Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea viene ospitata dalla Fondazione Pier Luigi
e Natalina Remotti a Camogli dal 25 settembre 2010 al 9 gennai0 2011, dopo essere stata presentata presso l’Istituto Italiano
di Cultura di Madrid-Ambasciata d’Italia in Spagna, per concludersi nel 2011 al mudac – Museo di Design e Arti Applicate
Contemporanee di Losanna.
25
settembre 2010
Cambiare il mondo con un vaso di fiori
Dal 25 settembre 2010 al 27 febbraio 2011
design
fotografia
arte contemporanea
fotografia
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE PIERLUIGI E NATALINA REMOTTI
Camogli, Via Castagneto, 52, (Genova)
Camogli, Via Castagneto, 52, (Genova)
Orario di apertura
giovedì e venerdì 15–18 sabato e domenica 10.30-12.30 / 15-18 e su appuntamento
Vernissage
25 Settembre 2010, Ore 18.00-20.00
Editore
CORRAINI
Ufficio stampa
CRISTINA PARISET
Autore