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Camere #6: Teatralità Nomade
In questa mostra possiamo parlare di una combinazione di riferimenti dove la messa in scena diventa l’essere privato dell’artista. Dove si può manifestare meglio questa dimensione privata se non a RAM radioartemobile, in cui ogni artista possiede uno suo specifico spazio privato?
Comunicato stampa
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Durante tutto il modernismo e molto oltre l'arte è stata una sincera occasione autoreferenziale nel quale non solo l'artista, ma anche il visitatore stesso si è focalizzato sull'autonomia dell'arte. L'opera d'arte era legata allo sviluppo dell'arte in modo causale. Nel frattempo, soprattutto dagli anni Settanta, ci sono dei grandi cambiamenti nel concetto dell'arte e nei suoi processi. L'artista da quel momento avrebbe preso una posizione dell'arte nel contesto. Per esempio Guillaume Bijl sul concetto della situazione, o Walter De Maria sulla negazione dello spazio. Altri artisti si ribellarono contro l'istituzione e contro l'autorità del museo. L'importanza data al contesto diventa dunque una reazione all'istituzione stessa. Una decostruzione dove i confini tra pubblico e privato vengono messi in discussione.
Durante il postmodernismo abbiamo visto che l'artista porta le sue ispirazioni sempre più in là. Accanto alla storia dell'arte e al contesto l'artista è anche interessato alla politica, alla sociologia, alla filosofia, e alla psicologia e sempre con la sfida del confronto tra arte e vita, dal quale l'avventura sperimentale dell'artista cerca di raggiungere un processo di identificazione in cui l'arte viene sempre determinata dalle sue attitudini.
Qui gioca un ruolo fondamentale il corpo in cui il teatro consente all'artista nuovi impulsi. Da una pura necessità di autodefinirsi come opera d'arte. O come ricerca di una scena coreografica all'interno dello spazio.
In questa mostra possiamo parlare di una combinazione di riferimenti dove la messa in scena diventa l'essere privato dell'artista. Dove si può manifestare meglio questa dimensione privata se non a RAM radioartemobile, in cui ogni artista possiede uno suo specifico spazio privato?
Dove il visitatore crea un rapporto speciale con lo spazio privato e lo interpreta come il piedistallo dell'opera e perciò lo spettatore si identifica con l'esperienza personale di casa. Sono esperienze dirette in relazione allo spazio e alla sua vita.
Ci possiamo aspettare una mostra con tre identità che si possono leggere come opere contestualizzate che diventano il modello dell'arte come comunicazione. Ci aiutano ad attivare la comunicabilità. E vedremo che ognuno dei tre avrà dei significati diversi dell'arte come rappresentazione.
Oggi siamo costantemente confrontati in un mondo duale e in un'opera ci sono invece diversi significati. Sempre come rappresentazione e mai come risposta. Per esempio ManfreDu Schu accanto alle sue decostruzioni fa uso di testo, di parole e vocaboli in cui appare una sicura attitudine dadaista. E' come se fossero rituali arcaici e una narrazione dell'assurdo, come un vaso che si spezza in frammenti e in cui ogni scheggia ricorda l'armonia dell'insieme, alcune sono strutturali altre incomprensibili. In Jimmie Durham siamo confrontati con una contrapposizione di una visione soggettiva e di una oggettiva in cui humour e serietà entrano in dialogo. Nelle sue opere si crea una relazione tra i concetti di laboratorio, Eureka e l'uovo di Colombo. Durham trova nel semplice oggetto un intero e complesso universo. In Luca Maria Patella tutto diventa ready-made, anzi, attraverso il suo effetto di specularità lo si potrebbe definire un ready-made reciproco. Nella sua opera si crea quindi un effetto tautologico in cui l'artista scopre un universo dentro un altro universo.
Jan Hoet
Durante il postmodernismo abbiamo visto che l'artista porta le sue ispirazioni sempre più in là. Accanto alla storia dell'arte e al contesto l'artista è anche interessato alla politica, alla sociologia, alla filosofia, e alla psicologia e sempre con la sfida del confronto tra arte e vita, dal quale l'avventura sperimentale dell'artista cerca di raggiungere un processo di identificazione in cui l'arte viene sempre determinata dalle sue attitudini.
Qui gioca un ruolo fondamentale il corpo in cui il teatro consente all'artista nuovi impulsi. Da una pura necessità di autodefinirsi come opera d'arte. O come ricerca di una scena coreografica all'interno dello spazio.
In questa mostra possiamo parlare di una combinazione di riferimenti dove la messa in scena diventa l'essere privato dell'artista. Dove si può manifestare meglio questa dimensione privata se non a RAM radioartemobile, in cui ogni artista possiede uno suo specifico spazio privato?
Dove il visitatore crea un rapporto speciale con lo spazio privato e lo interpreta come il piedistallo dell'opera e perciò lo spettatore si identifica con l'esperienza personale di casa. Sono esperienze dirette in relazione allo spazio e alla sua vita.
Ci possiamo aspettare una mostra con tre identità che si possono leggere come opere contestualizzate che diventano il modello dell'arte come comunicazione. Ci aiutano ad attivare la comunicabilità. E vedremo che ognuno dei tre avrà dei significati diversi dell'arte come rappresentazione.
Oggi siamo costantemente confrontati in un mondo duale e in un'opera ci sono invece diversi significati. Sempre come rappresentazione e mai come risposta. Per esempio ManfreDu Schu accanto alle sue decostruzioni fa uso di testo, di parole e vocaboli in cui appare una sicura attitudine dadaista. E' come se fossero rituali arcaici e una narrazione dell'assurdo, come un vaso che si spezza in frammenti e in cui ogni scheggia ricorda l'armonia dell'insieme, alcune sono strutturali altre incomprensibili. In Jimmie Durham siamo confrontati con una contrapposizione di una visione soggettiva e di una oggettiva in cui humour e serietà entrano in dialogo. Nelle sue opere si crea una relazione tra i concetti di laboratorio, Eureka e l'uovo di Colombo. Durham trova nel semplice oggetto un intero e complesso universo. In Luca Maria Patella tutto diventa ready-made, anzi, attraverso il suo effetto di specularità lo si potrebbe definire un ready-made reciproco. Nella sua opera si crea quindi un effetto tautologico in cui l'artista scopre un universo dentro un altro universo.
Jan Hoet
31
maggio 2008
Camere #6: Teatralità Nomade
Dal 31 maggio al 31 luglio 2008
arte contemporanea
Location
RAM – RADIO ARTE MOBILE
Roma, Via Conte Verde, 15, (Roma)
Roma, Via Conte Verde, 15, (Roma)
Vernissage
31 Maggio 2008, ore 19
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