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Camillo Di Tullio – Il bambino nello specchio
“Di nuovo Camillo Di Tullio invita lo spettatore a riflettere sugli aspetti più torbidi e inquietanti della personalità dell’uomo occidentale contemporaneo.” (Carlo Gallerati)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Galleria Gallerati presenta Il bambino nello specchio, una videoinstallazione site specific di Camillo Di Tullio, a cura di Mauro Smocovich.
L’opera, inaugurata martedì 8 luglio 2008, resta allestita fino a venerdì 5 settembre (proroga rispetto all’iniziale indicazione del 31 luglio).
Giovedì 4 settembre 2008, in presenza dell’autore, si celebra il finissage dell’evento espositivo.
“Era il 1966. Nasceva Camillo Di Tullio e nascevano le Fiabe sonore incise su vinile, a 45 giri. Come a dire che Camillo Di Tullio è nato con la fiaba sonora? Sicuramente ne è stato influenzato. Nei dischi, il cantastorie dolce ci accompagnava nel regno fatato e parlava di cuore e di sogni... un cantastorie di cui ci si fidava. Ma una voce dolce, soave, può risultare molto inquietante se non si ha fiducia che ci porti in un luogo tranquillo. La sonorità della favola Camillo Di Tullio l’ha subito fatta sua per distorcerla in incubo. Diffidate subito se una sua opera inizia con melodia di fiaba: vi aspettano sicuramente crudeltà, spietatezza, rappresentazione della vita nei suoi aspetti più miseri. Anche le favole dei Grimm o di Andersen erano dipinte da pennellate scure, crudeli, però quelle finivano bene. Il finale era catartico. Camillo Di Tullio preferisce raccontarci storie disturbanti, che implodono, che si gonfiano pronte a scoppiare. Si augura che siamo noi a trattare la nostra vita e quella degli altri come una favola. A rispettarla. Il suo è come un avvertimento. Come se ci volesse avvertire che una fiaba è tale se si sta attenti a far andare la puntina lungo i solchi. Basterebbe poco, una distrazione, per raschiare la superficie della musica con lo stridio mostruoso della puntina che graffia il disco. Nell’opera di Camillo Di Tullio la musica si fa subito più angosciosa, alle note di pianoforte che vogliono indicare la tranquillità della casa si sovrappone un incalzante ritmo che ci fa salire un groppo in gola. Le foto che ritraggono la porta bianca, le piastrelle limpide, i vetri smerigliati, subito si tingono di rosso, le voci si slabbrano, l’atmosfera ci fa salire brividi lungo la schiena. La serratura splendente, la porta candida, fatta di semplice legno, cercano di fermare una violenza, ma cedono. La ceramica si imbrunisce. Il legno si scheggia. Arrivano colpi che segnano un viso, passano il confine. Non c’è riparo che tenga quando l’orco è in famiglia. Le favole di Camillo Di Tullio hanno sempre un finale bastardo.” (Mauro Smocovich)
“Di nuovo Camillo Di Tullio invita lo spettatore a riflettere sugli aspetti più torbidi e inquietanti della personalità dell’uomo occidentale contemporaneo. Lo fa, nei quasi cinque minuti di Il bambino nello specchio, mettendo in campo la complessità dei percorsi psicologici che sottendono il delicato ruolo di genitore. Montaggio e impaginazione musicale determinano, come l’autore riesce a fare in modo inimitabile, un climax di ideale tensione emotiva, con l’impetuoso esito ancora una volta orrido e insieme liberatorio. La metafora della rappresentazione – in effetti solo allusiva, pur nell’incisività scenica – risveglia paure e istinti sopiti e nascosti, funzionando a pennello come baluardo verso il loro essere comunque e sempre in insidioso agguato. Per di più, nell’occasione attuale, Di Tullio confeziona lo show in un involucro d’eccezione: l’intero spazio della galleria è trasformato in una sorta di scatola riflettente, che contribuisce ad arricchire di inedite suggestioni l’afflato drammatico dello stare a guardare, e la possibile sorpresa, quanto mai spiazzante, dell’autoidentificazione.” (Carlo Gallerati)
L’opera, inaugurata martedì 8 luglio 2008, resta allestita fino a venerdì 5 settembre (proroga rispetto all’iniziale indicazione del 31 luglio).
Giovedì 4 settembre 2008, in presenza dell’autore, si celebra il finissage dell’evento espositivo.
“Era il 1966. Nasceva Camillo Di Tullio e nascevano le Fiabe sonore incise su vinile, a 45 giri. Come a dire che Camillo Di Tullio è nato con la fiaba sonora? Sicuramente ne è stato influenzato. Nei dischi, il cantastorie dolce ci accompagnava nel regno fatato e parlava di cuore e di sogni... un cantastorie di cui ci si fidava. Ma una voce dolce, soave, può risultare molto inquietante se non si ha fiducia che ci porti in un luogo tranquillo. La sonorità della favola Camillo Di Tullio l’ha subito fatta sua per distorcerla in incubo. Diffidate subito se una sua opera inizia con melodia di fiaba: vi aspettano sicuramente crudeltà, spietatezza, rappresentazione della vita nei suoi aspetti più miseri. Anche le favole dei Grimm o di Andersen erano dipinte da pennellate scure, crudeli, però quelle finivano bene. Il finale era catartico. Camillo Di Tullio preferisce raccontarci storie disturbanti, che implodono, che si gonfiano pronte a scoppiare. Si augura che siamo noi a trattare la nostra vita e quella degli altri come una favola. A rispettarla. Il suo è come un avvertimento. Come se ci volesse avvertire che una fiaba è tale se si sta attenti a far andare la puntina lungo i solchi. Basterebbe poco, una distrazione, per raschiare la superficie della musica con lo stridio mostruoso della puntina che graffia il disco. Nell’opera di Camillo Di Tullio la musica si fa subito più angosciosa, alle note di pianoforte che vogliono indicare la tranquillità della casa si sovrappone un incalzante ritmo che ci fa salire un groppo in gola. Le foto che ritraggono la porta bianca, le piastrelle limpide, i vetri smerigliati, subito si tingono di rosso, le voci si slabbrano, l’atmosfera ci fa salire brividi lungo la schiena. La serratura splendente, la porta candida, fatta di semplice legno, cercano di fermare una violenza, ma cedono. La ceramica si imbrunisce. Il legno si scheggia. Arrivano colpi che segnano un viso, passano il confine. Non c’è riparo che tenga quando l’orco è in famiglia. Le favole di Camillo Di Tullio hanno sempre un finale bastardo.” (Mauro Smocovich)
“Di nuovo Camillo Di Tullio invita lo spettatore a riflettere sugli aspetti più torbidi e inquietanti della personalità dell’uomo occidentale contemporaneo. Lo fa, nei quasi cinque minuti di Il bambino nello specchio, mettendo in campo la complessità dei percorsi psicologici che sottendono il delicato ruolo di genitore. Montaggio e impaginazione musicale determinano, come l’autore riesce a fare in modo inimitabile, un climax di ideale tensione emotiva, con l’impetuoso esito ancora una volta orrido e insieme liberatorio. La metafora della rappresentazione – in effetti solo allusiva, pur nell’incisività scenica – risveglia paure e istinti sopiti e nascosti, funzionando a pennello come baluardo verso il loro essere comunque e sempre in insidioso agguato. Per di più, nell’occasione attuale, Di Tullio confeziona lo show in un involucro d’eccezione: l’intero spazio della galleria è trasformato in una sorta di scatola riflettente, che contribuisce ad arricchire di inedite suggestioni l’afflato drammatico dello stare a guardare, e la possibile sorpresa, quanto mai spiazzante, dell’autoidentificazione.” (Carlo Gallerati)
04
settembre 2008
Camillo Di Tullio – Il bambino nello specchio
Dal 04 al 05 settembre 2008
fotografia
serata - evento
serata - evento
Location
GALLERIA GALLERATI
Roma, Via Apuania, 55, (Roma)
Roma, Via Apuania, 55, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00 / sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento
Vernissage
4 Settembre 2008, ore 19.00 – 22.00
Autore
Curatore