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Camouflage I
Il mimetismo, nella sua forma più appropriata e agguerrita di camouflage, è una chiave di lettura differente dei modelli artistici astratti del 900 (e ovviamente contemporanei), compreso quelle esperienze radicali come il monocromo, situato tra addio e sospensione dell’idea stessa di pittura
Comunicato stampa
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La parola “camouflage” divenne in Europa di uso corrente durante la prima guerra mondiale.
La sua origine etimologica, risalente al 700, pare si riferisse al “soffiare una folata di fumo in faccia a qualcuno per disorientarlo”.
In Inghilterra il primo ad adoperare il termine camouflage fu il Daily News il 25 maggio del 1917 per indicare l’azione o l’atto di nascondere qualcosa al proprio nemico. Dagli usi militari immediatamente la parola si trasferì alla vita quotidiana nell’espressione “eggs camouflaged in a scramble” o persino per denunciare ironicamente un bluff: “he is nothing but camouflage”.
La volontà o la necessità di divenire “fumosi” o invisibili ha, in campo artistico, una sua curiosa ma, nello stesso tempo significativa, origine in una espressione adoperata da Franz Marc in una lettera dal fronte alla moglie ( citata in “Transformations: Camouflage and Land Art” di Helmut Friedel). In questa lettera l’artista scriveva della necessità di costruire alcuni “Kandinskys” per rendere invisibili dall’alto le trincee in cui riparava lui stesso con i suoi soldati.
Esattamente 70 anni dopo, prima di cominciare la sua serie dei “Camouflages” così Andy Warhol interrogava un suo assistente:” What can I do that is abstract, but not really abstract?”
In altre parole, sembra che il mimetismo, nella sua forma più appropriata e agguerrita di camouflage, possa essere una chiave di lettura differente dei modelli artistici astratti del 900 (e ovviamente contemporanei), compreso quelle esperienze radicali come il monocromo, situato tra addio e sospensione dell’idea stessa di pittura.
Camouflage è il titolo di una mostra che si articolerà in 2 fasi presso la Galleria Gentili di Prato.
Curata da Helmut Friedel e Giovanni Iovane, nella sua prima esposizione presenterà opere di Enrico Castellani, Isa Genzken e Imi Knoebel.
Le opere di Enrico Castellani da decenni esprimono rigorosamente ( e senza misticismo) questa condizione sospesa della pittura come “promessa” di uno spazio autonomo e autentico ( al di là delle tautologie minimaliste).
Agli inizi degli anni 80, invece, Isa Genzken realizza una serie di dipinti monocromi (intitolati “Basic Research”) e di sculture in cemento che senz’altro hanno rappresentato una efficace risposta al Minimalismo e alla sua fenomenologica neutralità.
Le opere e le installazioni di Imi Knoebel, da alcuni decenni, “destrutturano”, scompongono l’idea di monocromo come presentazione di “strutture primarie
La sua origine etimologica, risalente al 700, pare si riferisse al “soffiare una folata di fumo in faccia a qualcuno per disorientarlo”.
In Inghilterra il primo ad adoperare il termine camouflage fu il Daily News il 25 maggio del 1917 per indicare l’azione o l’atto di nascondere qualcosa al proprio nemico. Dagli usi militari immediatamente la parola si trasferì alla vita quotidiana nell’espressione “eggs camouflaged in a scramble” o persino per denunciare ironicamente un bluff: “he is nothing but camouflage”.
La volontà o la necessità di divenire “fumosi” o invisibili ha, in campo artistico, una sua curiosa ma, nello stesso tempo significativa, origine in una espressione adoperata da Franz Marc in una lettera dal fronte alla moglie ( citata in “Transformations: Camouflage and Land Art” di Helmut Friedel). In questa lettera l’artista scriveva della necessità di costruire alcuni “Kandinskys” per rendere invisibili dall’alto le trincee in cui riparava lui stesso con i suoi soldati.
Esattamente 70 anni dopo, prima di cominciare la sua serie dei “Camouflages” così Andy Warhol interrogava un suo assistente:” What can I do that is abstract, but not really abstract?”
In altre parole, sembra che il mimetismo, nella sua forma più appropriata e agguerrita di camouflage, possa essere una chiave di lettura differente dei modelli artistici astratti del 900 (e ovviamente contemporanei), compreso quelle esperienze radicali come il monocromo, situato tra addio e sospensione dell’idea stessa di pittura.
Camouflage è il titolo di una mostra che si articolerà in 2 fasi presso la Galleria Gentili di Prato.
Curata da Helmut Friedel e Giovanni Iovane, nella sua prima esposizione presenterà opere di Enrico Castellani, Isa Genzken e Imi Knoebel.
Le opere di Enrico Castellani da decenni esprimono rigorosamente ( e senza misticismo) questa condizione sospesa della pittura come “promessa” di uno spazio autonomo e autentico ( al di là delle tautologie minimaliste).
Agli inizi degli anni 80, invece, Isa Genzken realizza una serie di dipinti monocromi (intitolati “Basic Research”) e di sculture in cemento che senz’altro hanno rappresentato una efficace risposta al Minimalismo e alla sua fenomenologica neutralità.
Le opere e le installazioni di Imi Knoebel, da alcuni decenni, “destrutturano”, scompongono l’idea di monocromo come presentazione di “strutture primarie
30
maggio 2008
Camouflage I
Dal 30 maggio al 30 giugno 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA GENTILI (SEDE DEFINITIVAMENTE CHIUSA)
Prato, Via Del Carmine, 11, (Prato)
Prato, Via Del Carmine, 11, (Prato)
Vernissage
30 Maggio 2008, ore 18
Autore
Curatore