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Can’t Stop, Can’t Let Go
Can’t Stop, Can’t Let Go è una bipersonale degli artisti inglesi Daddy Bears e Daniel Burley. I due artisti hanno realizzato le due istallazioni nel loro periodo di residenza presso Palazzo Monti. Si tratta di due opere immersive che conducono l’osservatore in un unico viaggio ricco di significati.
Comunicato stampa
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Can’t Stop, Can’t Let Go è una bipersonale degli artisti inglesi Daddy Bears e Daniel Burley. Due opere immersive, un unico viaggio.
Nella prima sala troviamo “And to whomever you may seduce, I hope they soon realize your agony” (“E a chiunque tu possa sedurre, spero che presto comprendano la tua agonia”), installazione di Daniel Burley realizzata nei mesi di luglio e agosto 2022 in residenza.
Il lavoro utilizza l’idea del vampiro come punto di ancoraggio tra lo status del Post Imperialismo, il senso di angoscia schiacciante e il bisogno di amore che guida le decisioni relazionali e malsane. I vampiri come una figura romantica parassitaria del passato hanno legami con l’antichità e l’aristocrazia. Nell’immaginario di Burley, i vampiri adolescenti sono figure tristi che hanno costantemente bisogno di sangue e sono ossessiona- te da un essere umano che amano ma che hanno paura di ferire. Lo specchio, posizionato centralmente sulla mensola del camino, smentisce o mette in dubbio l’autenticità della figura del vampiro: mostra un riflesso quando non dovrebbe. Ma oltre a ciò, lo specchio si collega all’interior design, al kitsch e al cattivo gusto. Riecheggiano dettagli dell’architettura romana o greca - un’imitazione di un’imitazione di un’imitazione.
Sulla toppa posteriore del mantello della figura che si protrae sul letto è presente il simbolo araldico dell’imperialismo: l’aquila a due teste, posta a testa in giù con un finto fondale Burberry (mancano le linee rosse), è capovolta e impigliata in una corda dorata, un anello infinito, e dai suoi occhi cadono gocce di sangue. In araldica, posizionare una cresta capovolta significa mostrare disonore o tradimento.
Il vampiro si dirige verso la figura sul letto, nonostante le diverse modalità atte a respingerla. La croce e i fiori d’aglio che escono dalla bocca respingono il vampiro, che tuttavia appare inalterato, indicando potenzialmente una falsità nel mito dei vampiri o dell’autenticità di questo individuo come un vero vampiro. Forse sta semplicemente fingendo di esserlo.
Gli abiti non sono quelli di un vampiro tradizionale: la maglietta indossata sopra ad una camicia e la grafica stampata vengono solitamente associate alle culture adolescenziali. Questo colloca il vampiro in un lasso di tempo più contemporaneo, invece di trovarsi all’in- terno di un’ambientazione ottocentesca, come le figure presenti in Dracula di Bram Stoker (1897) o Il Vampiro di John William Polidori (1819), o successive iterazioni gotiche nella letteratura e nella cultura popolare, come indicato dal mantello. La t-shirt lo collega tuttavia più strettamente con i vampiri adolescenti più contemporanei, come nella Twilight Saga (2008-2012), Vampire Diaries (2009-2017) o Buffy L’ammazza-vampiri (1993-2007). Queste due forme culturali si fondono nell’opera, attraverso riferimenti nell’uso del tessuto increspato delle lenzuola e degli indumenti di sculture classiche, pensiamo a Bernini o Raffaello, e la posa formale che ricorda Gesù e Maria.
I fiocchi e la struttura del sipario sono associati contemporaneamente ad un tavolo da ballo di fine anno o ad un altare in una chiesa, collocandosi quindi a cavallo tra le due forme di vampirismo a cui l’opera fa riferimento a seconda di come viene percepita. Simbolo ora contemporaneo, ora antico. Non è chiaro se il vampiro sia davvero un vampiro o se sia un adolescente che indossa un costume ad Halloween.
Il riferimento agli adolescenti offre il potenziale per una lettura di una relazione d’amore complessa e genuina, sessualmente carica, mentre i tratti gotici fanno riferimento alle strutture aristocratiche imperiali avvizzite del passato, che ancora oggi modellano le strutture della cultura all’ombra del Post Imperialismo. Vuole essere un confronto e una metafora per entrambe queste cose: un amore perduto e un impero caduto, che guidano entrambi una compulsione al controllo.
L’espressione del vampiro è triste e risoluta, leggermente arrabbiata e disgustata, premurosa e ansiosa. Sembra controllare o canalizzare alcune emozio- ni, è intensamente preoccupato. Pare immerso nel pensiero. Non è chiaro se sia disgustato, triste o arrabbiato con se stesso o con la persona che ha di fronte, o per qualcos’altro che non vediamo. Non succhia il sangue, ma c’è un’implicazione della dinamica del potere. Il vampiro è in alto a guardare in basso, mentre la persona sdraiata è in basso, contorcendosi per l’agonia o il piacere. Non è chiaro se il vampiro sia o meno responsabile di questa condizione, ma tiene una mano in avanti, come per accarezzare i capelli, o cogliere i fiori, o stringere il collo. In entrambi i casi c’è una vulnerabilità della persona sdraiata e al controllo del potere pare essere il vampiro.
I vampiri sono presumibilmente non morti, o meglio individui deceduti che sfidano la Morte stessa, imitando la vita. Sono un’imitazione di se stessi quando erano vivi, ma ora sono attratti dal bere il sangue degli umani, senza il quale si indeboliscono e perdono il loro potere. Hanno paura della luce e quindi devono nascondersi nell’oscurità.
La grafica sulla maglietta è di un fantasma coperto da un lenzuolo – fantasma inteso come una forma che è tenuta in stasi – incapace di morire completamente e che perseguita i vivi, come la creatura che indossa la maglia. Tuttavia esiste anche, in gergo social media, il termine ‘ghosting’ – ignorare le chiamate o i messaggi di qualcuno - che fa riferimento a una forma di rifiuto e alla potenziale perdita di una relazione.
Sulla grafica c’è anche un simbolo rosso, un adattamento del velo nero “ankr” (i veli neri derivano da ankr, un antico geroglifico egizio che significa “vita”, interpretato come immortalità, che fu adattato per la prima volta a rappresentare il vampirismo nel film del 1983 The Hunger, e da allora è stato utilizzato nella comunità dei vampiri e in alcune culture popolari come simbolo dei vampiri). Il velo sulla maglietta è stato leggermente modificato per rappresentare un’eclissi, fenomeno naturale che si collega al vampirismo nell’incapacità dei vampiri di essere alla luce del giorno.
La scritta “Can’t Stop Can’t Let Go” sporge dall’estremità della scultura, tronca. Si solleva dalla superficie: sporge come una CGI dei film horror degli anni ’80 e ’90 realizzata con approssimazione. È scritto con una calligrafia infantile e instabile, che fa riferimento alla scrittura in film come Shining (1980) o Donnie Darko (2001), dove il design infantile della scrittura stessa dà un senso di inquietante. L’interruzione improvvisa della gamba della figura sdraiata ricorda allo spettatore la qualità della scultura come oggetto: mina il potenziale della scultura per tentare il realismo.
La posizione elevata del testo potrebbe fornire un riferimento di fluidità - come se fosse appena uscito dal vuoto e potesse spostarsi o scomparire, oppure potrebbe fare riferimento a una stampa industriale o al titolo impresso su un oggetto fabbricato in massa.
Nella seconda sala troviamo l’imponente installazione “Pickle Teeth in Heaven”, di Daddy Bears.
L’opera è dedicata alla perdita, alla sepoltura e al viaggio verso una possibile vita nell’aldilà.
In Sud America, durante il periodo mesoamericano, il popolo della civiltà Tolteca allevava piccoli cani per la caccia e la compagnia: credevano che questi cani possedessero poteri soprannaturali. Ciò significava che i piccoli cani venivano spesso sacrificati poco prima della morte del proprietario come un modo per guidarli nell’aldilà.
Una delle quattro piccole strutture all’interno dell’installazione contiene un tesoro sepolto. Il tesoro è un modello in scala satinata di alcuni denti da cucciolo perduti.
Daddy Bears, forte del Master in Menswear Design presso il Royal College of Art, usa la sua conoscenza del taglio dei modelli per gli indumenti per creare oggetti 3D, dall’apparenza familiare e allo stesso tempo immaginaria. Riempie lo spazio con sculture di fantasia contorte dando una nuova interpretazione di tecniche tradizionali che raramente vengono applicate in questo modo.
L’uso del tratto cucito a mano, presente in tutta la sua pratica, è una testimonianza del “lavoro delle donne” e un lavoro d’amore. Queste tecniche intime vengono utilizzate per aiutare a trasmettere sentimenti di romanticismo, evasione e umorismo. Il suo lavoro fa riferimento anche a idee di oggetti di transizione, forme di gioco dell’infanzia e dell’adulto e una nostalgia per le ossessive collezioni di giocattoli.
“Per immergersi nell’installazione ultraterrena, immaginate di essere minuscoli e attraversare un fantastico mondo sotterraneo alla ricerca di preziosi denti da latte che aiuteranno a guidarvi nell’aldilà.”
Nella prima sala troviamo “And to whomever you may seduce, I hope they soon realize your agony” (“E a chiunque tu possa sedurre, spero che presto comprendano la tua agonia”), installazione di Daniel Burley realizzata nei mesi di luglio e agosto 2022 in residenza.
Il lavoro utilizza l’idea del vampiro come punto di ancoraggio tra lo status del Post Imperialismo, il senso di angoscia schiacciante e il bisogno di amore che guida le decisioni relazionali e malsane. I vampiri come una figura romantica parassitaria del passato hanno legami con l’antichità e l’aristocrazia. Nell’immaginario di Burley, i vampiri adolescenti sono figure tristi che hanno costantemente bisogno di sangue e sono ossessiona- te da un essere umano che amano ma che hanno paura di ferire. Lo specchio, posizionato centralmente sulla mensola del camino, smentisce o mette in dubbio l’autenticità della figura del vampiro: mostra un riflesso quando non dovrebbe. Ma oltre a ciò, lo specchio si collega all’interior design, al kitsch e al cattivo gusto. Riecheggiano dettagli dell’architettura romana o greca - un’imitazione di un’imitazione di un’imitazione.
Sulla toppa posteriore del mantello della figura che si protrae sul letto è presente il simbolo araldico dell’imperialismo: l’aquila a due teste, posta a testa in giù con un finto fondale Burberry (mancano le linee rosse), è capovolta e impigliata in una corda dorata, un anello infinito, e dai suoi occhi cadono gocce di sangue. In araldica, posizionare una cresta capovolta significa mostrare disonore o tradimento.
Il vampiro si dirige verso la figura sul letto, nonostante le diverse modalità atte a respingerla. La croce e i fiori d’aglio che escono dalla bocca respingono il vampiro, che tuttavia appare inalterato, indicando potenzialmente una falsità nel mito dei vampiri o dell’autenticità di questo individuo come un vero vampiro. Forse sta semplicemente fingendo di esserlo.
Gli abiti non sono quelli di un vampiro tradizionale: la maglietta indossata sopra ad una camicia e la grafica stampata vengono solitamente associate alle culture adolescenziali. Questo colloca il vampiro in un lasso di tempo più contemporaneo, invece di trovarsi all’in- terno di un’ambientazione ottocentesca, come le figure presenti in Dracula di Bram Stoker (1897) o Il Vampiro di John William Polidori (1819), o successive iterazioni gotiche nella letteratura e nella cultura popolare, come indicato dal mantello. La t-shirt lo collega tuttavia più strettamente con i vampiri adolescenti più contemporanei, come nella Twilight Saga (2008-2012), Vampire Diaries (2009-2017) o Buffy L’ammazza-vampiri (1993-2007). Queste due forme culturali si fondono nell’opera, attraverso riferimenti nell’uso del tessuto increspato delle lenzuola e degli indumenti di sculture classiche, pensiamo a Bernini o Raffaello, e la posa formale che ricorda Gesù e Maria.
I fiocchi e la struttura del sipario sono associati contemporaneamente ad un tavolo da ballo di fine anno o ad un altare in una chiesa, collocandosi quindi a cavallo tra le due forme di vampirismo a cui l’opera fa riferimento a seconda di come viene percepita. Simbolo ora contemporaneo, ora antico. Non è chiaro se il vampiro sia davvero un vampiro o se sia un adolescente che indossa un costume ad Halloween.
Il riferimento agli adolescenti offre il potenziale per una lettura di una relazione d’amore complessa e genuina, sessualmente carica, mentre i tratti gotici fanno riferimento alle strutture aristocratiche imperiali avvizzite del passato, che ancora oggi modellano le strutture della cultura all’ombra del Post Imperialismo. Vuole essere un confronto e una metafora per entrambe queste cose: un amore perduto e un impero caduto, che guidano entrambi una compulsione al controllo.
L’espressione del vampiro è triste e risoluta, leggermente arrabbiata e disgustata, premurosa e ansiosa. Sembra controllare o canalizzare alcune emozio- ni, è intensamente preoccupato. Pare immerso nel pensiero. Non è chiaro se sia disgustato, triste o arrabbiato con se stesso o con la persona che ha di fronte, o per qualcos’altro che non vediamo. Non succhia il sangue, ma c’è un’implicazione della dinamica del potere. Il vampiro è in alto a guardare in basso, mentre la persona sdraiata è in basso, contorcendosi per l’agonia o il piacere. Non è chiaro se il vampiro sia o meno responsabile di questa condizione, ma tiene una mano in avanti, come per accarezzare i capelli, o cogliere i fiori, o stringere il collo. In entrambi i casi c’è una vulnerabilità della persona sdraiata e al controllo del potere pare essere il vampiro.
I vampiri sono presumibilmente non morti, o meglio individui deceduti che sfidano la Morte stessa, imitando la vita. Sono un’imitazione di se stessi quando erano vivi, ma ora sono attratti dal bere il sangue degli umani, senza il quale si indeboliscono e perdono il loro potere. Hanno paura della luce e quindi devono nascondersi nell’oscurità.
La grafica sulla maglietta è di un fantasma coperto da un lenzuolo – fantasma inteso come una forma che è tenuta in stasi – incapace di morire completamente e che perseguita i vivi, come la creatura che indossa la maglia. Tuttavia esiste anche, in gergo social media, il termine ‘ghosting’ – ignorare le chiamate o i messaggi di qualcuno - che fa riferimento a una forma di rifiuto e alla potenziale perdita di una relazione.
Sulla grafica c’è anche un simbolo rosso, un adattamento del velo nero “ankr” (i veli neri derivano da ankr, un antico geroglifico egizio che significa “vita”, interpretato come immortalità, che fu adattato per la prima volta a rappresentare il vampirismo nel film del 1983 The Hunger, e da allora è stato utilizzato nella comunità dei vampiri e in alcune culture popolari come simbolo dei vampiri). Il velo sulla maglietta è stato leggermente modificato per rappresentare un’eclissi, fenomeno naturale che si collega al vampirismo nell’incapacità dei vampiri di essere alla luce del giorno.
La scritta “Can’t Stop Can’t Let Go” sporge dall’estremità della scultura, tronca. Si solleva dalla superficie: sporge come una CGI dei film horror degli anni ’80 e ’90 realizzata con approssimazione. È scritto con una calligrafia infantile e instabile, che fa riferimento alla scrittura in film come Shining (1980) o Donnie Darko (2001), dove il design infantile della scrittura stessa dà un senso di inquietante. L’interruzione improvvisa della gamba della figura sdraiata ricorda allo spettatore la qualità della scultura come oggetto: mina il potenziale della scultura per tentare il realismo.
La posizione elevata del testo potrebbe fornire un riferimento di fluidità - come se fosse appena uscito dal vuoto e potesse spostarsi o scomparire, oppure potrebbe fare riferimento a una stampa industriale o al titolo impresso su un oggetto fabbricato in massa.
Nella seconda sala troviamo l’imponente installazione “Pickle Teeth in Heaven”, di Daddy Bears.
L’opera è dedicata alla perdita, alla sepoltura e al viaggio verso una possibile vita nell’aldilà.
In Sud America, durante il periodo mesoamericano, il popolo della civiltà Tolteca allevava piccoli cani per la caccia e la compagnia: credevano che questi cani possedessero poteri soprannaturali. Ciò significava che i piccoli cani venivano spesso sacrificati poco prima della morte del proprietario come un modo per guidarli nell’aldilà.
Una delle quattro piccole strutture all’interno dell’installazione contiene un tesoro sepolto. Il tesoro è un modello in scala satinata di alcuni denti da cucciolo perduti.
Daddy Bears, forte del Master in Menswear Design presso il Royal College of Art, usa la sua conoscenza del taglio dei modelli per gli indumenti per creare oggetti 3D, dall’apparenza familiare e allo stesso tempo immaginaria. Riempie lo spazio con sculture di fantasia contorte dando una nuova interpretazione di tecniche tradizionali che raramente vengono applicate in questo modo.
L’uso del tratto cucito a mano, presente in tutta la sua pratica, è una testimonianza del “lavoro delle donne” e un lavoro d’amore. Queste tecniche intime vengono utilizzate per aiutare a trasmettere sentimenti di romanticismo, evasione e umorismo. Il suo lavoro fa riferimento anche a idee di oggetti di transizione, forme di gioco dell’infanzia e dell’adulto e una nostalgia per le ossessive collezioni di giocattoli.
“Per immergersi nell’installazione ultraterrena, immaginate di essere minuscoli e attraversare un fantastico mondo sotterraneo alla ricerca di preziosi denti da latte che aiuteranno a guidarvi nell’aldilà.”
29
ottobre 2022
Can’t Stop, Can’t Let Go
Dal 29 ottobre al 20 novembre 2022
arte contemporanea
Location
PALAZZO MONTI
Brescia, Piazza Tebaldo Brusato , 22, (Brescia)
Brescia, Piazza Tebaldo Brusato , 22, (Brescia)
Orario di apertura
lunedì-venerdì 10.00-18.00 previo appuntamento scrivendo a ciao@palazzomonti.org
sabato-domenica previo appuntamento scrivendo a ciao@palazzomonti.org
Vernissage
29 Ottobre 2022, 18.00-21.00 ingresso libero
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