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Cantiere D.F.I.G.
La collettiva, “CANTIERE D.F.I.G. “, rappresenta una panoramica degli artisti che per cinque anni hanno lavorato intorno a quella sorta di officina della fotografia bolognese che era lo spazio di via Zanardi 31, che ha visto crescere ed affermarsi molti giovani autori.
Comunicato stampa
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" Il mondo è quello che è"*
La fotografia non è solo quello che è: un pezzo di carta emulsionata su cui la luce ha lasciato delle tracce. E’ archivio della memoria, ready made, significante di ogni significato, dislocamento della percezione, feticcio, creazione di mondi, realtà artificiale che si sovrappone alla realtà reale. E’ proprio su questo fronte, di indagine della complessità del mezzo fotografico, che si schierano gli artisti che Daniela Facchinato Image Gallery ha presentato al pubblico in questi anni e che ora ripropone, ospite Metropolis Photogallery, negli esiti più significativi. La collettiva, "CANTIERE D.F.I.G. ", rappresenta una panoramica degli artisti che per cinque anni hanno lavorato intorno a quella sorta di officina della fotografia bolognese che era lo spazio di via Zanardi 31, che ha visto crescere ed affermarsi molti giovani autori.
*Ludwig Wittgenstein, "Tractatus logico-philosophicus"1922
ARTISTI :
Paola Binante,
"Paralipòmeni" 2002/2004
Ritratti di oggetti, evanescenti insegne della nostra esistenza immersa in una dimensione di artificialità. Ed è la plastica che indossiamo, col cui tramite comunichiamo, e con cui mangiamo e giochiamo. Alle eteree luci delle "Plastiche", si oppone la corposa materia dei "Legni", ormai scomparsa, negativa e priva di luminosità. Oggetti omessi, tralasciati che ricordano il legame delle loro origini: la terra. Sospesi nel nulla, bloccati nel tempo dove l’unica forza è il loro passato denunciato o celebrato.
Mirella Bentivoglio
Manuel Dall’Erba
"Periferie", 2001
Ripete e clona spazi assoluti della metropoli senza luogo. In ogni volume si sente una stessa volontà di non dare nessun giudizio morale, ..di ergersi a giudice della vivibilità di questi spazi, tutto si sposta dichiaratamente e provocatoriamente sul piano formale. Nessuna presunzione di dire cosa è definitivamente la metropoli…solo l’ironica volontà di spostare gli edifici da una dimensione di contenitori (dalle persone ai presunti valori sociologico-morali) a una dimensione ironica, leggera alla Calvino di "Lezioni Americane".
Viviana Gravano
Andrea Degli Esposti,"Finestre" 2004
Le finestre sono aperture nelle pareti che consentono di porre in contatto l’interno con l’esterno, che non ci sarebbe altrimenti consentito vedere. In questi lavori indico un possibile rapporto di continuità tra ciò che si trova al di qua ed al di là di un muro, metaforico o reale, aggirando, tramite un’operazione volutamente visibile, l’impossibilità della visione umana, come di quella fotografica, di fondere in un’unica immagine la leggibilità di due distinti ma contemporanei momenti dell’essere.
Anna Rosa Faina Gavazzi
"Tre al cubo", 2004
Si tratta del ritratto psicologico della Galimberti vista come lei stessa si presenta lasciando indovinare solo la parte di sé purchè esposta alla luce. La ricomposizione dei tre dettagli consente una visione globale, ovviamente illusoria. Solo chi scruta con attenzione indovina.
Philippe Daverio
Flavio Favelli "Con interpretazioni inadeguate della realtà", 2000
I luoghi di Favelli sono come sacri recinti della memoria, musei testamentari in cui il tempo è scandito dai ricordi sottratti all’oblio…Questi luoghi sono evocati e definiti dalla presenza di oggetti, persone, ambienti che presentano, più che rappresentare, oggetti, persone, ambienti trapassati e abbandonati alle proprie spalle, là dove ciò che è non è più. Presentandosi come spoglie di un disastro, questi oggetti celebrano ad un tempo l’assenza del proprio mondo, di cui sopportano il peso, e la presenza di un nuovo tempo, del quale marcano il limite.
Sergio Risaliti
Alice Fiorilli
"Foto di famiglia", 1999
All’interno di un percorso reportagistico vengono isolati dettagli di manichini in modo tale da riprodurre una sorta di unità familiare riflessa e ricomposta in un simulacro. L’occhio freddo e disincantato ricalca modelli e stili di vita e una specie di indagine antropologica trasversale. Mentre le diversità e le differenze assumono un sembiante quasi intercambiabile e le identità fittizie riscrivono ed elevano a potenza quelle reali e legittimate dalla consuetudine.
Roberto Daolio
Vittori Gui
"Feahters", 2000
Non vuole raccontare, divertire o scioccare. Le sue fotografie, dalla severa eleganza compositiva, non sono nemmeno esercizi di stile, ma scavano nell’essenza più riposta della realtà per denunciare la sua natura illusoria e l’inadeguatezza dei nostri sensi.
Licia Spagnesi
Mattia Insolera
"Havana 2002","Ziann 2003" "Viet-nam 2004"
C’è una frase di Proust che mi piace spesso citare: "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi" e nel caso del lavoro di Mattia Insolera questa citazione è più che mai vera. Egli si nutre della propria indomita curiosità e di una notevole capacità di sintesi per creare atmosfere fatte di sensazioni, non di informazioni. La tecnica con cui doma il colore ai suoi scopi, allineandolo con il suo animo, conferisce al risultato una personalità riconoscibile e una dichiarazione di intenti ben precisa.
Enrica Viganò
Clemens Kisselbach
" Capitol theatre Köln" 2001
Il lavoro di Kisselbach non nasce per fare l’elogio di un passato che non tornerà più, nasce dalla voglia di raccontare l’evoluzione di un luogo che ha rappresentato ed è stato nell’immaginario collettivo la fabbrica dei sogni e della modernità. Nasce dalla consapevolezza che i luoghi e la loro forma fanno parte della nostra vita e ne orientano il gusto.
Walter Veltroni
Nino Migliori
"Fiera di Milano" 1954
Migliori respinge l’idea stessa di una foto formalista, di una foto estetizzante, di una foto da contemplare; per lui la foto è sempre, e resta sempre, uno strumento, un mezzo per analizzare la realtà secondo una prospettiva certo molto particolare, ma comunque è la realtà quella con la quale ci si deve confrontare, non la contemplazione del bello, di un paesaggio o delle figure… Dentro queste fotografie carica una consapevolezza della realtà, una esigenza di documentazione, una volontà civile di analisi dei fatti e delle persone che non è mai formalismo.
Arturo Carlo Quintavalle
Yoshie Nishikawa,
"Rossana" 1997, "Effimero" 1997
Il rosso magnetico e magmatico della serie La mia rossa sembra solidificarsi e rapprendersi sui petali indefinibili delle rose. Naturale e artificiale si fondono e si annullano nella sola affermazione possibile( di steiniana memoria): "a rose is a rose, is a rose.."
Roberto Daolio
Francesco Nonino,
" Atmosfere"2001
L’artista stabilisce un legame tra cielo e terra, aggiungendo una inquietante e vertiginosa dimensione cosmica alle sue fotografie e rivelando una sottile relazione tra i due paesaggi, come se i rilievi influissero sulle nuvole, generando forme complementari. Si svela così un ordine naturale che viene quasi spontaneo chiamare soprannaturale, in quanto il volume di queste nuvole tempestose sembra piuttosto condizionato da eventi terreni, e viceversa.
Charles-Henri Favrod
Agata Osti
"Sospensioni"2000
Pontili sul lago Trasimeno. Prima e dopo, qualcosa è accaduto o deve succedere…L’artista sembra avere la serenità di chi vede tutto e tutti senza spostarsi, salvo tremare impercettibilmente nel corpo o nel pensiero…Il suo sguardo non si limita ad assorbire e raccontare spiriti; pretende di farlo con estremo rigore di armonia compositiva e di qualità dell’immagine. Ne scaturiscono figure di compunto equilibrio ed una leggerezza pur capace di forza, che rimanda alla scultura di Fausto Melotti.
Giulio Volpe
Elisa Pavan,
"Il giardino delle delizie" 2004
Chi, nell’intimo di certe angosce, in fondo a taluni sogni non ha conosciuto la morte con sensazione dirompente e meravigliosa impossibile da confondersi con altro nella dimensione dello spirito?… E’ il corpo stesso che, giunto al limite estremo dell’abbandono delle forze, deve comunque spingersi più lontano. E’ una specie di ventosa posta sull’anima, la cui asprezza scorre come un vetriolo fino agli ultimi confini del sensibile.
Antonin Artaud
da : L’anima e la morte.
Stefania Ricci,
"Insieme naturale" 2004 Rayografie a contatto
Le mie opere si ispirano al sentimento per il Naturale, che ritengo essere fondamentale, non solo nelle arti figurative. La Natura trasmette messaggi che investono la nostra percezione con suggestioni magiche, che si fissano sulla carta sensibile come tracce semplici e misteriose. ( Stefania Ricci è recentemente entrata a far parte dei 100 migliori artisti italiani degli ultimi 40 anni).
Marco Sanges,
"Omaggio a Egon Schiele" 2002
L’autore costruisce piccole fiction, di taglio cinematografico, ambientate in luoghi evocativi e aree dismesse, che giocano microstorie frammentarie… Non c’è evento da sviluppare, la sceneggiatura non richiede consequenzialità, non si inizia e non c’è un happy end, semplicemente perché non c’è storia nel senso sequenziale del termine. Sembra di aver raccolto quelle piccole porzioni di pellicola con pochi fotogrammi che si trovavano ai piedi del montatore quando ancora si montava in moviola.
Viviana Gravano
Davide Tranchina
, " Artificiale" 2000
Il mio lavoro ruota intorno all’universo delle rappresentazioni. Non mi interessa la fotografia della realtà, ma una fotografia all’interno della quale ci sia anche una rappresentazione del reale. Semplificando, una fotografia dentro la fotografia. Nel mio modo di vedere e di fotografare, le cose si mescolano: la realtà e la rappresentazione del reale vivono sullo stesso piano.
Da una intervista di Antonio Ria
La fotografia non è solo quello che è: un pezzo di carta emulsionata su cui la luce ha lasciato delle tracce. E’ archivio della memoria, ready made, significante di ogni significato, dislocamento della percezione, feticcio, creazione di mondi, realtà artificiale che si sovrappone alla realtà reale. E’ proprio su questo fronte, di indagine della complessità del mezzo fotografico, che si schierano gli artisti che Daniela Facchinato Image Gallery ha presentato al pubblico in questi anni e che ora ripropone, ospite Metropolis Photogallery, negli esiti più significativi. La collettiva, "CANTIERE D.F.I.G. ", rappresenta una panoramica degli artisti che per cinque anni hanno lavorato intorno a quella sorta di officina della fotografia bolognese che era lo spazio di via Zanardi 31, che ha visto crescere ed affermarsi molti giovani autori.
*Ludwig Wittgenstein, "Tractatus logico-philosophicus"1922
ARTISTI :
Paola Binante,
"Paralipòmeni" 2002/2004
Ritratti di oggetti, evanescenti insegne della nostra esistenza immersa in una dimensione di artificialità. Ed è la plastica che indossiamo, col cui tramite comunichiamo, e con cui mangiamo e giochiamo. Alle eteree luci delle "Plastiche", si oppone la corposa materia dei "Legni", ormai scomparsa, negativa e priva di luminosità. Oggetti omessi, tralasciati che ricordano il legame delle loro origini: la terra. Sospesi nel nulla, bloccati nel tempo dove l’unica forza è il loro passato denunciato o celebrato.
Mirella Bentivoglio
Manuel Dall’Erba
"Periferie", 2001
Ripete e clona spazi assoluti della metropoli senza luogo. In ogni volume si sente una stessa volontà di non dare nessun giudizio morale, ..di ergersi a giudice della vivibilità di questi spazi, tutto si sposta dichiaratamente e provocatoriamente sul piano formale. Nessuna presunzione di dire cosa è definitivamente la metropoli…solo l’ironica volontà di spostare gli edifici da una dimensione di contenitori (dalle persone ai presunti valori sociologico-morali) a una dimensione ironica, leggera alla Calvino di "Lezioni Americane".
Viviana Gravano
Andrea Degli Esposti,"Finestre" 2004
Le finestre sono aperture nelle pareti che consentono di porre in contatto l’interno con l’esterno, che non ci sarebbe altrimenti consentito vedere. In questi lavori indico un possibile rapporto di continuità tra ciò che si trova al di qua ed al di là di un muro, metaforico o reale, aggirando, tramite un’operazione volutamente visibile, l’impossibilità della visione umana, come di quella fotografica, di fondere in un’unica immagine la leggibilità di due distinti ma contemporanei momenti dell’essere.
Anna Rosa Faina Gavazzi
"Tre al cubo", 2004
Si tratta del ritratto psicologico della Galimberti vista come lei stessa si presenta lasciando indovinare solo la parte di sé purchè esposta alla luce. La ricomposizione dei tre dettagli consente una visione globale, ovviamente illusoria. Solo chi scruta con attenzione indovina.
Philippe Daverio
Flavio Favelli "Con interpretazioni inadeguate della realtà", 2000
I luoghi di Favelli sono come sacri recinti della memoria, musei testamentari in cui il tempo è scandito dai ricordi sottratti all’oblio…Questi luoghi sono evocati e definiti dalla presenza di oggetti, persone, ambienti che presentano, più che rappresentare, oggetti, persone, ambienti trapassati e abbandonati alle proprie spalle, là dove ciò che è non è più. Presentandosi come spoglie di un disastro, questi oggetti celebrano ad un tempo l’assenza del proprio mondo, di cui sopportano il peso, e la presenza di un nuovo tempo, del quale marcano il limite.
Sergio Risaliti
Alice Fiorilli
"Foto di famiglia", 1999
All’interno di un percorso reportagistico vengono isolati dettagli di manichini in modo tale da riprodurre una sorta di unità familiare riflessa e ricomposta in un simulacro. L’occhio freddo e disincantato ricalca modelli e stili di vita e una specie di indagine antropologica trasversale. Mentre le diversità e le differenze assumono un sembiante quasi intercambiabile e le identità fittizie riscrivono ed elevano a potenza quelle reali e legittimate dalla consuetudine.
Roberto Daolio
Vittori Gui
"Feahters", 2000
Non vuole raccontare, divertire o scioccare. Le sue fotografie, dalla severa eleganza compositiva, non sono nemmeno esercizi di stile, ma scavano nell’essenza più riposta della realtà per denunciare la sua natura illusoria e l’inadeguatezza dei nostri sensi.
Licia Spagnesi
Mattia Insolera
"Havana 2002","Ziann 2003" "Viet-nam 2004"
C’è una frase di Proust che mi piace spesso citare: "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi" e nel caso del lavoro di Mattia Insolera questa citazione è più che mai vera. Egli si nutre della propria indomita curiosità e di una notevole capacità di sintesi per creare atmosfere fatte di sensazioni, non di informazioni. La tecnica con cui doma il colore ai suoi scopi, allineandolo con il suo animo, conferisce al risultato una personalità riconoscibile e una dichiarazione di intenti ben precisa.
Enrica Viganò
Clemens Kisselbach
" Capitol theatre Köln" 2001
Il lavoro di Kisselbach non nasce per fare l’elogio di un passato che non tornerà più, nasce dalla voglia di raccontare l’evoluzione di un luogo che ha rappresentato ed è stato nell’immaginario collettivo la fabbrica dei sogni e della modernità. Nasce dalla consapevolezza che i luoghi e la loro forma fanno parte della nostra vita e ne orientano il gusto.
Walter Veltroni
Nino Migliori
"Fiera di Milano" 1954
Migliori respinge l’idea stessa di una foto formalista, di una foto estetizzante, di una foto da contemplare; per lui la foto è sempre, e resta sempre, uno strumento, un mezzo per analizzare la realtà secondo una prospettiva certo molto particolare, ma comunque è la realtà quella con la quale ci si deve confrontare, non la contemplazione del bello, di un paesaggio o delle figure… Dentro queste fotografie carica una consapevolezza della realtà, una esigenza di documentazione, una volontà civile di analisi dei fatti e delle persone che non è mai formalismo.
Arturo Carlo Quintavalle
Yoshie Nishikawa,
"Rossana" 1997, "Effimero" 1997
Il rosso magnetico e magmatico della serie La mia rossa sembra solidificarsi e rapprendersi sui petali indefinibili delle rose. Naturale e artificiale si fondono e si annullano nella sola affermazione possibile( di steiniana memoria): "a rose is a rose, is a rose.."
Roberto Daolio
Francesco Nonino,
" Atmosfere"2001
L’artista stabilisce un legame tra cielo e terra, aggiungendo una inquietante e vertiginosa dimensione cosmica alle sue fotografie e rivelando una sottile relazione tra i due paesaggi, come se i rilievi influissero sulle nuvole, generando forme complementari. Si svela così un ordine naturale che viene quasi spontaneo chiamare soprannaturale, in quanto il volume di queste nuvole tempestose sembra piuttosto condizionato da eventi terreni, e viceversa.
Charles-Henri Favrod
Agata Osti
"Sospensioni"2000
Pontili sul lago Trasimeno. Prima e dopo, qualcosa è accaduto o deve succedere…L’artista sembra avere la serenità di chi vede tutto e tutti senza spostarsi, salvo tremare impercettibilmente nel corpo o nel pensiero…Il suo sguardo non si limita ad assorbire e raccontare spiriti; pretende di farlo con estremo rigore di armonia compositiva e di qualità dell’immagine. Ne scaturiscono figure di compunto equilibrio ed una leggerezza pur capace di forza, che rimanda alla scultura di Fausto Melotti.
Giulio Volpe
Elisa Pavan,
"Il giardino delle delizie" 2004
Chi, nell’intimo di certe angosce, in fondo a taluni sogni non ha conosciuto la morte con sensazione dirompente e meravigliosa impossibile da confondersi con altro nella dimensione dello spirito?… E’ il corpo stesso che, giunto al limite estremo dell’abbandono delle forze, deve comunque spingersi più lontano. E’ una specie di ventosa posta sull’anima, la cui asprezza scorre come un vetriolo fino agli ultimi confini del sensibile.
Antonin Artaud
da : L’anima e la morte.
Stefania Ricci,
"Insieme naturale" 2004 Rayografie a contatto
Le mie opere si ispirano al sentimento per il Naturale, che ritengo essere fondamentale, non solo nelle arti figurative. La Natura trasmette messaggi che investono la nostra percezione con suggestioni magiche, che si fissano sulla carta sensibile come tracce semplici e misteriose. ( Stefania Ricci è recentemente entrata a far parte dei 100 migliori artisti italiani degli ultimi 40 anni).
Marco Sanges,
"Omaggio a Egon Schiele" 2002
L’autore costruisce piccole fiction, di taglio cinematografico, ambientate in luoghi evocativi e aree dismesse, che giocano microstorie frammentarie… Non c’è evento da sviluppare, la sceneggiatura non richiede consequenzialità, non si inizia e non c’è un happy end, semplicemente perché non c’è storia nel senso sequenziale del termine. Sembra di aver raccolto quelle piccole porzioni di pellicola con pochi fotogrammi che si trovavano ai piedi del montatore quando ancora si montava in moviola.
Viviana Gravano
Davide Tranchina
, " Artificiale" 2000
Il mio lavoro ruota intorno all’universo delle rappresentazioni. Non mi interessa la fotografia della realtà, ma una fotografia all’interno della quale ci sia anche una rappresentazione del reale. Semplificando, una fotografia dentro la fotografia. Nel mio modo di vedere e di fotografare, le cose si mescolano: la realtà e la rappresentazione del reale vivono sullo stesso piano.
Da una intervista di Antonio Ria
27
novembre 2004
Cantiere D.F.I.G.
Dal 27 novembre 2004 al 15 gennaio 2005
fotografia
Location
METROPOLIS PHOTOGALLERY
Bologna, Viale Pietro Pietramellara, 3/a, (Bologna)
Bologna, Viale Pietro Pietramellara, 3/a, (Bologna)
Vernissage
27 Novembre 2004, Ore 18,30
Curatore