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Caprice. Group show
Le opere degli otto artisti selezionati per la mostra “Caprice” creano in chiave contemporanea un percorso che raggiunge momenti di contatto con le diverse declinazioni del tema del Capriccio, dall’aspetto fantastico a quello onirico, fino ad indagare l’estetica del sensuale e del lezioso.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La galleria Paolo Curti / Annamaria Gambuzzi & Co. è lieta di annunciare la mostra CAPRICE
a cura di Marco Tagliafierro e Davide Tomaiuolo con la partecipazione di:
Lorenza Boisi (1972, vive e lavora a Milano, Italia)
Ruth Claxton (1971, vive e lavora a Birmingham, Gran Bretagna)
André Ethier (1977, vive e lavora a Toronto, Canada)
Alessandro Gioiello (1982, vive e lavora a Racconigi, (TO), Italia)
Bénédicte Peyrat (1967, vive e lavora a Karlsruhe, Germania)
Andrea Salvatori (1975, vive e lavora a Solarolo, (RA), Italia)
Felice Serreli (1974, vive e lavora a Milano, Italia)
Rachel Thorlby (1973, vive e lavora a Londra, Gran Bretagna)
Nel campo delle arti figurative, “Capriccio” era un aggettivo che si usava per definire certe bizzarrie, certe stranezze pari a scherzi che la società godeva come “licenze”. Si trattava di opere dove il gusto goliardico rompeva gli schemi, dove il sacro si sostituiva al profano, quel profano per il quale il corpo fiorisce o s’avvizzisce, dove gli elementi si confondono, i ruoli si scambiano ed un segno si trova proprio dove mai si sarebbe immaginato potesse essere. Il gioco nasce dove le regole si possono cambiare ed ecco che, nel Settecento, il Capriccio diviene un genere pittorico in cui il cultore della materia, o il collezionista esercita le sue abilità in tal senso. Come sempre in arte, il significato contenutistico si nutre dell’invenzione ed il virtuosismo appare un nuovo metodo, una libera ricostruzione della forma.
In quest’ottica le opere degli otto artisti selezionati per la mostra “Caprice” creano in chiave contemporanea un percorso che raggiunge momenti di contatto con le diverse declinazioni del tema, dall’aspetto fantastico a quello onirico, fino ad indagare l’estetica del sensuale e del lezioso, quasi come un Manierista avrebbe fatto in altri tempi.
La scena en plein air della tela di grande formato intitolata Le Vent di Bénédicte Peyrat mette in risalto, attraverso l’uso delle pennellate dense di materia, il gioco divertito di una giovane donna, dove un nastro rosa oscilla nel paesaggio, contornato da animali e rari cimeli, questi ultimi sarcasticamente accostati a oggetti del nostro quotidiano.
Una visione del mondo dominata dal senso del “mostruoso” è quella di André Ethier che ci accompagna nei suoi dipinti, dall’esuberante tavolozza cromatica, in una raffigurazione complessa di inquietanti fantasie oniriche. Suggestioni ricche di implicazioni dai risvolti grotteschi nella gestualità del segno, anche quelli che Lorenza Boisi ci propone nelle sue opere, dove la scultura dialoga con la pittura alla ricerca di una natura alterata di forte espressività materica.
Un segno incisivo invece quello di Felice Serreli i cui panorami artificiali ripropongono in chiave astratta e simbolica la tematica del paesaggio e delle vedute settecentesche, dove la natura familiare è qui sostituita dal senso d’ignoto proiettato in una dimensione futuristica.
Il gusto per la novella e la scena galante sono gli spunti di Alessandro Gioiello che attraverso i personaggi e gli scorci bucolici delle sue opere, ci racconta divertenti aneddoti dal sapore antico. Stravaganze estetiche anche quelle di Andrea Salvatori che con le sue ceramiche dallo stridore di una cinica ironia, spiazza lo sguardo dello spettatore, come nell’opera ritraente il corteggiamento di una donna che, raffigurata con grosse corna, è già macchiata dal tradimento.
La manipolazione delle immagini, quella di antiche nobildonne, principi, lord ed eleganti dame, viene realizzata da Ruth Claxton sulle cartoline che riproducono questi ritratti storici. L’artista interviene modificando l’espressione dei volti attraverso un’incisione che crea nella figura dei protagonisti curiose cicatrici e riccioli decorativi. Il richiamo all’antico è prerogativa anche della ricerca di Rachel Thorlby, che attingendo il suo immaginario dal passato, rompe le dinamiche della bellezza canonica, creando figure umane e scorci di paesaggio, offuscati dall’uso di materiali di recupero.
Questa mostra vuole offrire allo spettatore un punto di vista estroso sul tema del Capriccio. Una composizione bizzarra e ricca di virtuosismi e di divagazioni sul tema. Gli accostamenti apparentemente slegati danno vita a una sorta di “carnevale macabro”, dove sfilano uno dopo l’altro, uomini, animali e creature ambigue. Il tutto, sembra essere la rappresentazione di un mondo carnale e ferino, in cui non c’è più spazio per il “normale”.
a cura di Marco Tagliafierro e Davide Tomaiuolo con la partecipazione di:
Lorenza Boisi (1972, vive e lavora a Milano, Italia)
Ruth Claxton (1971, vive e lavora a Birmingham, Gran Bretagna)
André Ethier (1977, vive e lavora a Toronto, Canada)
Alessandro Gioiello (1982, vive e lavora a Racconigi, (TO), Italia)
Bénédicte Peyrat (1967, vive e lavora a Karlsruhe, Germania)
Andrea Salvatori (1975, vive e lavora a Solarolo, (RA), Italia)
Felice Serreli (1974, vive e lavora a Milano, Italia)
Rachel Thorlby (1973, vive e lavora a Londra, Gran Bretagna)
Nel campo delle arti figurative, “Capriccio” era un aggettivo che si usava per definire certe bizzarrie, certe stranezze pari a scherzi che la società godeva come “licenze”. Si trattava di opere dove il gusto goliardico rompeva gli schemi, dove il sacro si sostituiva al profano, quel profano per il quale il corpo fiorisce o s’avvizzisce, dove gli elementi si confondono, i ruoli si scambiano ed un segno si trova proprio dove mai si sarebbe immaginato potesse essere. Il gioco nasce dove le regole si possono cambiare ed ecco che, nel Settecento, il Capriccio diviene un genere pittorico in cui il cultore della materia, o il collezionista esercita le sue abilità in tal senso. Come sempre in arte, il significato contenutistico si nutre dell’invenzione ed il virtuosismo appare un nuovo metodo, una libera ricostruzione della forma.
In quest’ottica le opere degli otto artisti selezionati per la mostra “Caprice” creano in chiave contemporanea un percorso che raggiunge momenti di contatto con le diverse declinazioni del tema, dall’aspetto fantastico a quello onirico, fino ad indagare l’estetica del sensuale e del lezioso, quasi come un Manierista avrebbe fatto in altri tempi.
La scena en plein air della tela di grande formato intitolata Le Vent di Bénédicte Peyrat mette in risalto, attraverso l’uso delle pennellate dense di materia, il gioco divertito di una giovane donna, dove un nastro rosa oscilla nel paesaggio, contornato da animali e rari cimeli, questi ultimi sarcasticamente accostati a oggetti del nostro quotidiano.
Una visione del mondo dominata dal senso del “mostruoso” è quella di André Ethier che ci accompagna nei suoi dipinti, dall’esuberante tavolozza cromatica, in una raffigurazione complessa di inquietanti fantasie oniriche. Suggestioni ricche di implicazioni dai risvolti grotteschi nella gestualità del segno, anche quelli che Lorenza Boisi ci propone nelle sue opere, dove la scultura dialoga con la pittura alla ricerca di una natura alterata di forte espressività materica.
Un segno incisivo invece quello di Felice Serreli i cui panorami artificiali ripropongono in chiave astratta e simbolica la tematica del paesaggio e delle vedute settecentesche, dove la natura familiare è qui sostituita dal senso d’ignoto proiettato in una dimensione futuristica.
Il gusto per la novella e la scena galante sono gli spunti di Alessandro Gioiello che attraverso i personaggi e gli scorci bucolici delle sue opere, ci racconta divertenti aneddoti dal sapore antico. Stravaganze estetiche anche quelle di Andrea Salvatori che con le sue ceramiche dallo stridore di una cinica ironia, spiazza lo sguardo dello spettatore, come nell’opera ritraente il corteggiamento di una donna che, raffigurata con grosse corna, è già macchiata dal tradimento.
La manipolazione delle immagini, quella di antiche nobildonne, principi, lord ed eleganti dame, viene realizzata da Ruth Claxton sulle cartoline che riproducono questi ritratti storici. L’artista interviene modificando l’espressione dei volti attraverso un’incisione che crea nella figura dei protagonisti curiose cicatrici e riccioli decorativi. Il richiamo all’antico è prerogativa anche della ricerca di Rachel Thorlby, che attingendo il suo immaginario dal passato, rompe le dinamiche della bellezza canonica, creando figure umane e scorci di paesaggio, offuscati dall’uso di materiali di recupero.
Questa mostra vuole offrire allo spettatore un punto di vista estroso sul tema del Capriccio. Una composizione bizzarra e ricca di virtuosismi e di divagazioni sul tema. Gli accostamenti apparentemente slegati danno vita a una sorta di “carnevale macabro”, dove sfilano uno dopo l’altro, uomini, animali e creature ambigue. Il tutto, sembra essere la rappresentazione di un mondo carnale e ferino, in cui non c’è più spazio per il “normale”.
15
settembre 2011
Caprice. Group show
Dal 15 settembre al 04 novembre 2011
arte contemporanea
Location
PAOLO CURTI / ANNAMARIA GAMBUZZI & CO.
Milano, Via Pontaccio, 19, (Milano)
Milano, Via Pontaccio, 19, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 11–19, escluso festivi
sabato su appuntamento
Vernissage
15 Settembre 2011, ore 18.30
Autore
Curatore