Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Captivi. I giovani e il disagio
Captivi è un progetto che tiene conto dell¹attività di un laboratorio fotografico svolta nella Seconda Casa di Reclusione di Bollate (promossa dall’Acof), con giovani dai 18 ai 25 anni italiani e stranieri e condotto da Gigliola Foschi, da Sergio Lovati e da Andrea dall’Asta S. I.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Autori in mostra:
Corsisti - laboratorio fotografico, dalla Seconda Casa di Reclusione di Bollate
Gin Angri
Fabio Boni
Marco Bulgarelli
Donatella di Cicco
Cristina Omenetto
Francesco Raffaelli
Patrizia Riviera
Filippo Romano
Massimo Sciacca
organizzata da
Direzione Casa di Reclusione di Bollate
Sesta Opera S. Fedele - Dignitas, Milano
Galleria San Fedele, Milano
con il contributo di
Provincia di Milano
Città di Bollate
Curatori della mostra
Gigliola Foschi, critico e storico della fotografia
Andrea Dall¹Asta S. I., Direttore Galleria San Fedele
Opere esposte: 120 fotografie circa
Coordinatore:
Ornella Mignone, San Fedele Arte
testi in catalogo di:
Lucia Castellano, Direttrice Casa di Reclusione di Bollate
Corso Francesca, Assessora agli affari generali, diritti dei cittadini, tutela dei consumatori, bilancio sociale, casa, protezione civile, integrazione sociale per le persone in carcere o ristrette nelle libertà, Provincia di Milano
Francesco Borroni, Presidente Sesta Opera San Fedele, Milano
Gigliola Foschi, Critico e storico della fotografia
Andrea Dall¹Asta S. I., Direttore Galleria San Fedele, Milano
Roberta Rossolini, Educatrice presso l'Istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano
sponsor tecnici:
Kodak Italia
Fotomagiche, Milano
La mostra "Captivi. I giovani e il disagio" è promossa dalla Galleria San Fedele, dalla Seconda Casa di Reclusione di Bollate, dalla Sesta Opera San Fedele, con il contributo della Provincia di Milano e del Comune di Bollate.
Captivi è un progetto che tiene conto dell¹attività di un laboratorio fotografico svolta nella Seconda Casa di Reclusione di Bollate (promossa dall'Acof), con giovani dai 18 ai 25 anni italiani e stranieri e condotto da Gigliola Foschi, da Sergio Lovati e da Andrea dall'Asta S. I.
Per i giovani detenuti, il corso ha rappresentato un¹occasione per vivere un momento di auto-riflessione e di auto-comprensione, in vista di apprendimenti utili a un possibile reinserimento all¹interno della società. Non si è dunque trattato tanto o solo di fornire indicazioni di carattere tecnico-professionale, aspetto d¹altronde non trascurabile all¹interno di un laboratorio fotografico, quanto piuttosto di dare loro la possibilità di esprimere il vissuto, sogni, desideri, ansie e vulnerabilità. Un momento di interiorizzazione e di comunicazione raccontato grazie alla fotografia.
Attraverso Captivi, abbiamo cercato di mostrare il mondo giovanile, in modo tale da lasciare al linguaggio fotografico il compito di raccontare questo universo nei suoi molteplici aspetti, non limitandoci alla condizione carceraria. Infatti, l¹esperienza in carcere con i detenuti ha suscitato in noi molteplici interrogativi sulle ragioni che avevano condotto questi giovani a compiere azioni anti-sociali il cui esito era stata la detenzione. Attraverso quali percorsi di vita erano finiti qui? Quali le cause del loro disagio? Da dove la loro violenza? Alle narrazioni che ne sono scaturite, abbiamo voluto aggiungere altri racconti, altre storie, in modo tale da mostrare, senza giudizi e senza pre-giudizi, il mondo giovanile nelle sue diverse sfaccettature, nei suoi molteplici chiaroscuri. Il mondo del carcere, dunque, come porta di accesso al mondo giovanile.
Accanto alle fotografie dei detenuti, abbiamo così accostato il lavoro fotografico di alcuni professionisti che hanno riflettuto su questo tema.
Gigliola Foschi
La mostra Captivi. I giovani e il disagio, nata da un laboratorio fotografico che si è tenuto nella Seconda Casa di Reclusione di Bollate con giovani dai 18 ai 25 anni, intende riflettere sulla vita dei giovani senza esprimere giudizi, cercando di comprenderne le ansie, i disagi intimi e comportamentali, la voglia d’amicizia, la sofferenza e al contempo la vitalità. Una realtà, quella dei giovani, che questa mostra racconta sia attraverso gli scatti degli stessi detenuti che hanno partecipato al laboratorio fotografico, sia attraverso le immagini di alcuni autori (Gin Angri, Fabio Boni, Marco Bulgarelli, Donatella Di Cicco, Cristina Omenetto, Francesco Raffaelli, Patrizia Riviera, Filippo Romano e Massimo Sciacca) che hanno lavorato approfonditamente su questo tema.
I giovani detenuti come hanno voluto raccontare la loro vita dentro il carcere? La vitalità, la voglia di positività hanno spesso prevalso, forse a scapito di riflessioni più dolorose e intimamente vissute. Quasi volesse esorcizzare il mondo del carcere Mehdi Zaafrani, grazie alle possibilità offerte dal photoshop, ha utilizzato la fotografia non per raccontare la sua personale condizione ma per dar vita e consistenza ai propri sogni. Lui si sente solo e privo di una presenza femminile? Ed eccolo creare un¹immagine in cui lo vediamo in cella, magicamente circondato da magnifiche fanciulle con calici di champagne. Gli manca la natura? E voilà, ecco un¹altra immagine coloratissima dove un profluvio di fiori invade il carcere fino a trasformarlo in un luogo di delizie. Sempre all¹insegna del ³vedere positivo² è anche il lavoro di altro corsista che - lungi dal documentare sbarre e celle - concentra la sua attenzione sull¹unica cosa che non ricorda il carcere: i fiori coltivati in primavera ed estate nella serra del cortile di Bollate. Fiori che, ripresi da molteplici punti di vista, trasformano le sue immagini in una visione paradisiaca e colorata. Ironico e scanzonato è al contrario il lavoro Mi vida di Paco, il quale sceneggia una finta vendita di coca, con relativa corsa allo shopping - Se no cosa si spaccia a fare - ci ha spiegato), e finale malinconico dietro le sbarre, riscattato dopo un momento di scoramento dalla voglia di imparare cose nuove e di ³mettere la testa a posto² per evitare di finire nuovamente in carcere. Altri detenuti, invece, hanno sottolineato la loro solitudine e il loro disagio creando immagini spesso metaforiche, dove ai pochi animaletti (come lucertole e bruchi) che conducono nel carcere una vita stenta e sofferente viene demandato il compito di evocare la loro condizione di reclusi. Tutti, ma veramente tutti, hanno però fatto emergere quella che è ormai riconosciuta come una caratteristica positiva dei giovani contemporanei: la voglia di amicizia. Non appena hanno avuta in mano una macchina fotografica, infatti, si sono voluti subito ritrarre in atteggiamenti socievoli e scherzosi, rivelando come le amicizie nate dentro il carcere siano per loro fondamentali.
I lavori degli autori che sono stati qui affiancati a quelli dei detenuti s¹impegnano invece a raccontare il mondo sfaccettato e complesso dei giovani, utilizzando linguaggi che spaziano dal reportage alla fotografia di ricerca. Le loro immagini ci fanno entrare nelle case dei giovani, tra feste e pomeriggi dedicati faticosamente allo studio (come in Teenagers di Marco Bulgarelli); ci accompagnano durante le loro serate passate nel ³divertimentificio² del Ticinese a Milano (come nel reportage realizzato appositamente per la mostra da Filippo Romano); ci portano tra i condominî della periferia milanese dove l¹amicizia di gruppo può salvare dal degrado oppure trascinare verso la violenza (Patrizia Riviera); o ancora ci mostrano giornate qualsiasi di due giovani normali(Cristina Omenetto). Con il reportage ³Squattin’Bo (B42K)² di Massimo Sciacca entriamo invece nel mondo della cultura underground bolognese, dove i giovani costruiscono una propria società parallela, fatta di occupazioni abusive e rave party, ma anche di intensa e vitale creatività artistica. I ritratti di Fabio Boni, di Donatella Di Cicco e di Francesco Raffaelli rivelano fragilità esistenziali e solitudini emotive, ma anche vulnerabilità e impacci adolescenziali nascosti dietro look aggressivi o fintamente scafati. Infine, con la ricerca di Gin Angri dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, ci avviciniamo a un altro aspetto del disagio giovanile: quello di chi non compie nessuna effrazione verso il prossimo, ma solo verso se stesso. In definitiva, un quadro non certo esaustivo ma sufficientemente variegato per farci avvicinare e riflettere sulla complessa e difficile condizione giovanile.
Corsisti - laboratorio fotografico, dalla Seconda Casa di Reclusione di Bollate
Gin Angri
Fabio Boni
Marco Bulgarelli
Donatella di Cicco
Cristina Omenetto
Francesco Raffaelli
Patrizia Riviera
Filippo Romano
Massimo Sciacca
organizzata da
Direzione Casa di Reclusione di Bollate
Sesta Opera S. Fedele - Dignitas, Milano
Galleria San Fedele, Milano
con il contributo di
Provincia di Milano
Città di Bollate
Curatori della mostra
Gigliola Foschi, critico e storico della fotografia
Andrea Dall¹Asta S. I., Direttore Galleria San Fedele
Opere esposte: 120 fotografie circa
Coordinatore:
Ornella Mignone, San Fedele Arte
testi in catalogo di:
Lucia Castellano, Direttrice Casa di Reclusione di Bollate
Corso Francesca, Assessora agli affari generali, diritti dei cittadini, tutela dei consumatori, bilancio sociale, casa, protezione civile, integrazione sociale per le persone in carcere o ristrette nelle libertà, Provincia di Milano
Francesco Borroni, Presidente Sesta Opera San Fedele, Milano
Gigliola Foschi, Critico e storico della fotografia
Andrea Dall¹Asta S. I., Direttore Galleria San Fedele, Milano
Roberta Rossolini, Educatrice presso l'Istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano
sponsor tecnici:
Kodak Italia
Fotomagiche, Milano
La mostra "Captivi. I giovani e il disagio" è promossa dalla Galleria San Fedele, dalla Seconda Casa di Reclusione di Bollate, dalla Sesta Opera San Fedele, con il contributo della Provincia di Milano e del Comune di Bollate.
Captivi è un progetto che tiene conto dell¹attività di un laboratorio fotografico svolta nella Seconda Casa di Reclusione di Bollate (promossa dall'Acof), con giovani dai 18 ai 25 anni italiani e stranieri e condotto da Gigliola Foschi, da Sergio Lovati e da Andrea dall'Asta S. I.
Per i giovani detenuti, il corso ha rappresentato un¹occasione per vivere un momento di auto-riflessione e di auto-comprensione, in vista di apprendimenti utili a un possibile reinserimento all¹interno della società. Non si è dunque trattato tanto o solo di fornire indicazioni di carattere tecnico-professionale, aspetto d¹altronde non trascurabile all¹interno di un laboratorio fotografico, quanto piuttosto di dare loro la possibilità di esprimere il vissuto, sogni, desideri, ansie e vulnerabilità. Un momento di interiorizzazione e di comunicazione raccontato grazie alla fotografia.
Attraverso Captivi, abbiamo cercato di mostrare il mondo giovanile, in modo tale da lasciare al linguaggio fotografico il compito di raccontare questo universo nei suoi molteplici aspetti, non limitandoci alla condizione carceraria. Infatti, l¹esperienza in carcere con i detenuti ha suscitato in noi molteplici interrogativi sulle ragioni che avevano condotto questi giovani a compiere azioni anti-sociali il cui esito era stata la detenzione. Attraverso quali percorsi di vita erano finiti qui? Quali le cause del loro disagio? Da dove la loro violenza? Alle narrazioni che ne sono scaturite, abbiamo voluto aggiungere altri racconti, altre storie, in modo tale da mostrare, senza giudizi e senza pre-giudizi, il mondo giovanile nelle sue diverse sfaccettature, nei suoi molteplici chiaroscuri. Il mondo del carcere, dunque, come porta di accesso al mondo giovanile.
Accanto alle fotografie dei detenuti, abbiamo così accostato il lavoro fotografico di alcuni professionisti che hanno riflettuto su questo tema.
Gigliola Foschi
La mostra Captivi. I giovani e il disagio, nata da un laboratorio fotografico che si è tenuto nella Seconda Casa di Reclusione di Bollate con giovani dai 18 ai 25 anni, intende riflettere sulla vita dei giovani senza esprimere giudizi, cercando di comprenderne le ansie, i disagi intimi e comportamentali, la voglia d’amicizia, la sofferenza e al contempo la vitalità. Una realtà, quella dei giovani, che questa mostra racconta sia attraverso gli scatti degli stessi detenuti che hanno partecipato al laboratorio fotografico, sia attraverso le immagini di alcuni autori (Gin Angri, Fabio Boni, Marco Bulgarelli, Donatella Di Cicco, Cristina Omenetto, Francesco Raffaelli, Patrizia Riviera, Filippo Romano e Massimo Sciacca) che hanno lavorato approfonditamente su questo tema.
I giovani detenuti come hanno voluto raccontare la loro vita dentro il carcere? La vitalità, la voglia di positività hanno spesso prevalso, forse a scapito di riflessioni più dolorose e intimamente vissute. Quasi volesse esorcizzare il mondo del carcere Mehdi Zaafrani, grazie alle possibilità offerte dal photoshop, ha utilizzato la fotografia non per raccontare la sua personale condizione ma per dar vita e consistenza ai propri sogni. Lui si sente solo e privo di una presenza femminile? Ed eccolo creare un¹immagine in cui lo vediamo in cella, magicamente circondato da magnifiche fanciulle con calici di champagne. Gli manca la natura? E voilà, ecco un¹altra immagine coloratissima dove un profluvio di fiori invade il carcere fino a trasformarlo in un luogo di delizie. Sempre all¹insegna del ³vedere positivo² è anche il lavoro di altro corsista che - lungi dal documentare sbarre e celle - concentra la sua attenzione sull¹unica cosa che non ricorda il carcere: i fiori coltivati in primavera ed estate nella serra del cortile di Bollate. Fiori che, ripresi da molteplici punti di vista, trasformano le sue immagini in una visione paradisiaca e colorata. Ironico e scanzonato è al contrario il lavoro Mi vida di Paco, il quale sceneggia una finta vendita di coca, con relativa corsa allo shopping - Se no cosa si spaccia a fare - ci ha spiegato), e finale malinconico dietro le sbarre, riscattato dopo un momento di scoramento dalla voglia di imparare cose nuove e di ³mettere la testa a posto² per evitare di finire nuovamente in carcere. Altri detenuti, invece, hanno sottolineato la loro solitudine e il loro disagio creando immagini spesso metaforiche, dove ai pochi animaletti (come lucertole e bruchi) che conducono nel carcere una vita stenta e sofferente viene demandato il compito di evocare la loro condizione di reclusi. Tutti, ma veramente tutti, hanno però fatto emergere quella che è ormai riconosciuta come una caratteristica positiva dei giovani contemporanei: la voglia di amicizia. Non appena hanno avuta in mano una macchina fotografica, infatti, si sono voluti subito ritrarre in atteggiamenti socievoli e scherzosi, rivelando come le amicizie nate dentro il carcere siano per loro fondamentali.
I lavori degli autori che sono stati qui affiancati a quelli dei detenuti s¹impegnano invece a raccontare il mondo sfaccettato e complesso dei giovani, utilizzando linguaggi che spaziano dal reportage alla fotografia di ricerca. Le loro immagini ci fanno entrare nelle case dei giovani, tra feste e pomeriggi dedicati faticosamente allo studio (come in Teenagers di Marco Bulgarelli); ci accompagnano durante le loro serate passate nel ³divertimentificio² del Ticinese a Milano (come nel reportage realizzato appositamente per la mostra da Filippo Romano); ci portano tra i condominî della periferia milanese dove l¹amicizia di gruppo può salvare dal degrado oppure trascinare verso la violenza (Patrizia Riviera); o ancora ci mostrano giornate qualsiasi di due giovani normali(Cristina Omenetto). Con il reportage ³Squattin’Bo (B42K)² di Massimo Sciacca entriamo invece nel mondo della cultura underground bolognese, dove i giovani costruiscono una propria società parallela, fatta di occupazioni abusive e rave party, ma anche di intensa e vitale creatività artistica. I ritratti di Fabio Boni, di Donatella Di Cicco e di Francesco Raffaelli rivelano fragilità esistenziali e solitudini emotive, ma anche vulnerabilità e impacci adolescenziali nascosti dietro look aggressivi o fintamente scafati. Infine, con la ricerca di Gin Angri dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, ci avviciniamo a un altro aspetto del disagio giovanile: quello di chi non compie nessuna effrazione verso il prossimo, ma solo verso se stesso. In definitiva, un quadro non certo esaustivo ma sufficientemente variegato per farci avvicinare e riflettere sulla complessa e difficile condizione giovanile.
15
gennaio 2005
Captivi. I giovani e il disagio
Dal 15 gennaio al 12 febbraio 2005
giovane arte
Location
GALLERIA SAN FEDELE
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Milano, Via Ulrico Hoepli, 3A-B, (Milano)
Autore