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Carlo Cioni – Nostalgia dell’energia
Scuola Permanente dell’Abitare, con il patrocinio del Comune di Montalcino, presenta Nostalgia dell’energia, una mostra antologica che si propone di testimoniare il processo evolutivo di una conoscenza ottenuta praticando l’arte alla maniera degli antichi alchimisti, che trasformavano se stessi men
Comunicato stampa
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Da venerdì 27 luglio a venerdì 17 agosto 2018 OCRA Montalcino ospita le opere di Carlo Cioni, un'immersione nei sensi attraverso la sua produzione artistica disposta in cicli d'interesse che rappresentano altrettanti periodi temporali, espressione di una sensibilità curiosa, attenta e intelligentemente contemporanea.
L'esposizione riassume le tappe della ricerca e della produzione artistica di Carlo Cioni
proponendone una lettura scandita in periodi. Non si può semplicemente pensare di osservare le opere di Cioni: bisogna immergervisi, lasciarsi coinvolgere e trasportare nel viaggio di scoperta in cui ci si sente trascinati. Lo scopo? Raggiungere una visione quanto più completa del mondo in cui viviamo, per ottenere una conoscenza che ci permetta di vivere la vita con maggiore consapevolezza e motivare le nostre azioni. Per capire le motivazioni che hanno spinto Cioni a dedicare la propria vita alla ricerca artistica, dobbiamo leggerne gli scritti e le riflessioni, poiché la valenza semantica delle parole riveste per lui un ruolo primario, essenziale. La sua ricerca ha origine da interrogativi archetipi, alla base della conoscenza umana.
… Lungo è il viaggio che conduce / al dolce avvento / abisso di silenzio / Il tempo è fermo / scompare / se ne va / non si sa dove / La luce abbaglia / risplende la gioia / senza un perché
[Carlo Cioni, Un attimo eterno, 2017]
L’opera di Carlo Cioni, frutto di sessant’anni di attività, è come una foresta tropicale, densa e piena di sorprese, i moduli e le forme sono le più varie, come afferma l’artista, “La visione si presenta meravigliosamente disponibile ad ogni progetto libero da restrizioni di logica e di coerenza. Lo sguardo si lascia accarezzare da un’estetica nuova dove i bisogni e il piacere non dipendono da necessità suggerite da convenzioni sociali… (Appunti del viaggio di ritorno alle origini, 2015), ma da una coltivazione di curiosità e conoscenza che muovono la nostra partecipazione allo spettacolo della vita".
…Assumendo i modi necessari / per avere accesso / alle vere ragioni della vita / Questo sì che è un progetto appetibile. [C. Cioni, id.]
Come ha osservato il filosofo Ernest Bloch, “quando il mondo visibile sembra crollare e svuotarsi, proprio allora le risonanze del mondo invisibile cercano di diventare immagini… nella selva di cristallo dell’Io". Cioni va in cerca di morfologie visive e di archetipi, ritma numeri, segni e misure. In molte sue superfici, programmaticamente monocrome, l’artista fiorentino interpella la potenza dell’oscuro, del buio, vale a dire il generarsi delle forme dal “vuoto”, corrispondendo così, senza saperlo, a quanto scritto nel 2008 da Giorgio Agamben "essere contemporaneo significa essere in grado di fissare lo sguardo sull’oscurità, ma anche di percepire in essa una luce che, puntata su di noi, si dilegua indefinitamente".
Uno dei temi preferiti che si è imposto a Cioni, è sempre stato la ricerca di un “linguaggio diverso”, a volte più tangente la grafica e la letteratura che non la pittura, per questo ho sostenuto spesso che nell’artista fiorentino, la scrittura e la pittura sono due polarità peculiari alla sua opera. Più in particolare, come nell’Orazio dell’ut pictura poesis, per Cioni la pittura-poema muto e la poesia- pittura parlante, come in un chiasmo, si scambiano le parti, dando forma a “tracce tangibili”, ad un sentimento invisibile che ci cattura facendo valere il tracciato figurativo di ogni sua opera come una sorta di “flusso energetico”. Dall’invisibile si produce il visibile proprio al modo della Natura naturans di Spinoza e di tutti gli alchimisti amati dall’artista. È così che Cioni approda al racconto visivo del suo viaggio, in cui come nell’Aleph borgesiano, si posson vedere milioni di atti gradevoli ed atroci nello stesso punto. “Ogni punto” infatti, come scrisse Francesco Bartoli, “ogni pulsazione è un labirinto in miniatura.” Dialogo con l’altrove, rapporto col tempo alimentano la caratteristica “fantasia grafematica” dell’artista fiorentino. Lettere e alfabeti provenienti dai “semi” della mente. Le sue tele, spesso simili a schermi, soprattutto nella serie denominata “delle cose fuori”,(dal suggestivo ed enigmatico frammento di Anassimandro) spalancano l’abisso della contemplazione dentro la muratura delle effigi che vengono rimodellate nella lingua sospesa del geroglifico. (cfr. F. Bartoli, La forma dell’invisibile, catalogo per la mostra di C. Cioni a Ferrara, 1983, p.8).
È così che il racconto dei viaggi intrapresi da Cioni sulla tela, sulla carta, sul legno e sui metalli, si presenta spesso intersecato da inserti verbali, per mantenere aperta una pur illusoria comunicazione a fianco di esperienze che tuttavia restano ineffabili, affidabili unicamente a stenogrammi dell’indicibile, perché, come disse Henri Bergson, citato dallo stesso artista, vi sono due modi diversi di conoscere una cosa, il primo gira intorno ad essa (e produce per Cioni, solo simulacri), il secondo invece implica che si entri nella cosa stessa.
Marco Montori.
Chi è | Carlo Cioni
Classe 1930, nato a Firenze, ha operato in quella città fino al 1993, anno in cui si è trasferito nel Chianti, sempre alla ricerca di condizioni più favorevoli ad un processo “alternativo” in cui arte e meditazione potessero coesistere al servizio della conoscenza. La sua formazione artistica risale agli anni Cinquanta, periodo in cui l’artista frequenta la galleria fiorentina Numero, diretta da Fiamma Vigo, e dove si respirava un’atmosfera internazionale e di apertura a nuove esperienze. In seguito Cioni stabilisce un rapporto assiduo con alcuni giovani artisti e letterati fiorentini, fra cui Sergio Salvi, Antonio Bueno, Silvio Ramat, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari e Lamberto Pignotti, con i quali parteciperà poi alla formazione del primo “gruppo settanta”.
Inizia ad esporre nel 1961 (ad oggi l’artista ha realizzato oltre 60 mostre personali) e da questo momento in poi sarà presente a tutte le iniziative della galleria Numero. Nel 1965 partecipa alla redazione della rivista Documenti di Numero, e fa parte del gruppo Set di Numero.
Nel 1966-67 partecipa alle rassegne del gruppo espresso dalla rivista romana Arte Oggi diretta da Guido Montana. Alla fine degli anni Sessanta, inizia un rapporto di lavoro con la galleria Il Fiore di Corrado Del Conte, che da allora si dedicherà in modo appassionato alle nuove proposte artistiche. Sempre in quegli anni, Cioni espone alla galleria milanese Arte Centro, con la quale manterrà per molti anni un rapporto di collaborazione. Intorno al 1975 riprende a lavorare su tela con una ricerca imperniata sulla natura del tempo (Il pendolo immobile). Nel 1977 e 1978 siede nella redazione della rivista fiorentina Visual e nel 1979 partecipa al primo convegno internazionale degli artisti a Bologna. Di questi anni sono i quadri delle serie denominate “I semi della mente” e “Le cose fuori“.Nel 1985 espone, con un a mostra antologica, al Palazzo Vecchio di Firenze e, nel 1986 è presente con un gruppo di opere alla mostra su Arte e Alchimia curata da Arturo Schwarz alla Biennale di Venezia.
www.ilpendoloimmobile.blogspot.com
L'esposizione riassume le tappe della ricerca e della produzione artistica di Carlo Cioni
proponendone una lettura scandita in periodi. Non si può semplicemente pensare di osservare le opere di Cioni: bisogna immergervisi, lasciarsi coinvolgere e trasportare nel viaggio di scoperta in cui ci si sente trascinati. Lo scopo? Raggiungere una visione quanto più completa del mondo in cui viviamo, per ottenere una conoscenza che ci permetta di vivere la vita con maggiore consapevolezza e motivare le nostre azioni. Per capire le motivazioni che hanno spinto Cioni a dedicare la propria vita alla ricerca artistica, dobbiamo leggerne gli scritti e le riflessioni, poiché la valenza semantica delle parole riveste per lui un ruolo primario, essenziale. La sua ricerca ha origine da interrogativi archetipi, alla base della conoscenza umana.
… Lungo è il viaggio che conduce / al dolce avvento / abisso di silenzio / Il tempo è fermo / scompare / se ne va / non si sa dove / La luce abbaglia / risplende la gioia / senza un perché
[Carlo Cioni, Un attimo eterno, 2017]
L’opera di Carlo Cioni, frutto di sessant’anni di attività, è come una foresta tropicale, densa e piena di sorprese, i moduli e le forme sono le più varie, come afferma l’artista, “La visione si presenta meravigliosamente disponibile ad ogni progetto libero da restrizioni di logica e di coerenza. Lo sguardo si lascia accarezzare da un’estetica nuova dove i bisogni e il piacere non dipendono da necessità suggerite da convenzioni sociali… (Appunti del viaggio di ritorno alle origini, 2015), ma da una coltivazione di curiosità e conoscenza che muovono la nostra partecipazione allo spettacolo della vita".
…Assumendo i modi necessari / per avere accesso / alle vere ragioni della vita / Questo sì che è un progetto appetibile. [C. Cioni, id.]
Come ha osservato il filosofo Ernest Bloch, “quando il mondo visibile sembra crollare e svuotarsi, proprio allora le risonanze del mondo invisibile cercano di diventare immagini… nella selva di cristallo dell’Io". Cioni va in cerca di morfologie visive e di archetipi, ritma numeri, segni e misure. In molte sue superfici, programmaticamente monocrome, l’artista fiorentino interpella la potenza dell’oscuro, del buio, vale a dire il generarsi delle forme dal “vuoto”, corrispondendo così, senza saperlo, a quanto scritto nel 2008 da Giorgio Agamben "essere contemporaneo significa essere in grado di fissare lo sguardo sull’oscurità, ma anche di percepire in essa una luce che, puntata su di noi, si dilegua indefinitamente".
Uno dei temi preferiti che si è imposto a Cioni, è sempre stato la ricerca di un “linguaggio diverso”, a volte più tangente la grafica e la letteratura che non la pittura, per questo ho sostenuto spesso che nell’artista fiorentino, la scrittura e la pittura sono due polarità peculiari alla sua opera. Più in particolare, come nell’Orazio dell’ut pictura poesis, per Cioni la pittura-poema muto e la poesia- pittura parlante, come in un chiasmo, si scambiano le parti, dando forma a “tracce tangibili”, ad un sentimento invisibile che ci cattura facendo valere il tracciato figurativo di ogni sua opera come una sorta di “flusso energetico”. Dall’invisibile si produce il visibile proprio al modo della Natura naturans di Spinoza e di tutti gli alchimisti amati dall’artista. È così che Cioni approda al racconto visivo del suo viaggio, in cui come nell’Aleph borgesiano, si posson vedere milioni di atti gradevoli ed atroci nello stesso punto. “Ogni punto” infatti, come scrisse Francesco Bartoli, “ogni pulsazione è un labirinto in miniatura.” Dialogo con l’altrove, rapporto col tempo alimentano la caratteristica “fantasia grafematica” dell’artista fiorentino. Lettere e alfabeti provenienti dai “semi” della mente. Le sue tele, spesso simili a schermi, soprattutto nella serie denominata “delle cose fuori”,(dal suggestivo ed enigmatico frammento di Anassimandro) spalancano l’abisso della contemplazione dentro la muratura delle effigi che vengono rimodellate nella lingua sospesa del geroglifico. (cfr. F. Bartoli, La forma dell’invisibile, catalogo per la mostra di C. Cioni a Ferrara, 1983, p.8).
È così che il racconto dei viaggi intrapresi da Cioni sulla tela, sulla carta, sul legno e sui metalli, si presenta spesso intersecato da inserti verbali, per mantenere aperta una pur illusoria comunicazione a fianco di esperienze che tuttavia restano ineffabili, affidabili unicamente a stenogrammi dell’indicibile, perché, come disse Henri Bergson, citato dallo stesso artista, vi sono due modi diversi di conoscere una cosa, il primo gira intorno ad essa (e produce per Cioni, solo simulacri), il secondo invece implica che si entri nella cosa stessa.
Marco Montori.
Chi è | Carlo Cioni
Classe 1930, nato a Firenze, ha operato in quella città fino al 1993, anno in cui si è trasferito nel Chianti, sempre alla ricerca di condizioni più favorevoli ad un processo “alternativo” in cui arte e meditazione potessero coesistere al servizio della conoscenza. La sua formazione artistica risale agli anni Cinquanta, periodo in cui l’artista frequenta la galleria fiorentina Numero, diretta da Fiamma Vigo, e dove si respirava un’atmosfera internazionale e di apertura a nuove esperienze. In seguito Cioni stabilisce un rapporto assiduo con alcuni giovani artisti e letterati fiorentini, fra cui Sergio Salvi, Antonio Bueno, Silvio Ramat, Eugenio Miccini, Giuseppe Chiari e Lamberto Pignotti, con i quali parteciperà poi alla formazione del primo “gruppo settanta”.
Inizia ad esporre nel 1961 (ad oggi l’artista ha realizzato oltre 60 mostre personali) e da questo momento in poi sarà presente a tutte le iniziative della galleria Numero. Nel 1965 partecipa alla redazione della rivista Documenti di Numero, e fa parte del gruppo Set di Numero.
Nel 1966-67 partecipa alle rassegne del gruppo espresso dalla rivista romana Arte Oggi diretta da Guido Montana. Alla fine degli anni Sessanta, inizia un rapporto di lavoro con la galleria Il Fiore di Corrado Del Conte, che da allora si dedicherà in modo appassionato alle nuove proposte artistiche. Sempre in quegli anni, Cioni espone alla galleria milanese Arte Centro, con la quale manterrà per molti anni un rapporto di collaborazione. Intorno al 1975 riprende a lavorare su tela con una ricerca imperniata sulla natura del tempo (Il pendolo immobile). Nel 1977 e 1978 siede nella redazione della rivista fiorentina Visual e nel 1979 partecipa al primo convegno internazionale degli artisti a Bologna. Di questi anni sono i quadri delle serie denominate “I semi della mente” e “Le cose fuori“.Nel 1985 espone, con un a mostra antologica, al Palazzo Vecchio di Firenze e, nel 1986 è presente con un gruppo di opere alla mostra su Arte e Alchimia curata da Arturo Schwarz alla Biennale di Venezia.
www.ilpendoloimmobile.blogspot.com
27
luglio 2018
Carlo Cioni – Nostalgia dell’energia
Dal 27 luglio al 17 agosto 2018
arte contemporanea
Location
OCRA – OFFICINA CREATIVA DELL’ABITARE
Montalcino, Via Boldrini, 4, (Siena)
Montalcino, Via Boldrini, 4, (Siena)
Orario di apertura
da venerdì 27 luglio a venerdì 17 agosto 2018
dalle 10.00 alle 18.00 (esclusi festivi)
Vernissage
27 Luglio 2018, ore 19.00
Autore
Curatore