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Carlo della Zorza – La tenerezza del colore
L’artista, nato a Venezia nel 1903, appartiene alla seconda generazione della “Scuola di Burano”; a Burano, così come Mazzorbo e Torcello lavorò intensamente con Semeghini, Vellani Marchi, Novello, Tallone, Sei-bezzi ed altri fino al dopoguerra. Nel 1946 ottenne il prestigioso riconoscimento del Premio Burano di Pittu-ra. La grande rassegna internazionale della Biennale Veneziana lo vide presente per ben dodici edizioni, dal 1924 al 1954, anno in cui fu invitato ad esporre con una mostra personale
Comunicato stampa
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La mostra, corredata da catalogo con presentazione di Elena Pontiggia, presenta trentacinque dipinti a olio (in prevalenza paesaggi ma anche ritratti e nature morte) realizzati dall’artista dagli anni quaranta agli anni settanta a Burano, lungo il Brenta e sulle colline di Asolo e Teolo, suoi luoghi pittorici prediletti; la mostra è arricchita da una selezione di acquerelli e disegni e da una preziosa serie di dipinti di piccolo formato.
L’artista, nato a Venezia nel 1903, appartiene alla seconda generazione della “Scuola di Burano”; a Burano, così come Mazzorbo e Torcello lavorò intensamente con Semeghini, Vellani Marchi, Novello, Tallone, Sei-bezzi ed altri fino al dopoguerra. Nel 1946 ottenne il prestigioso riconoscimento del Premio Burano di Pittu-ra. La grande rassegna internazionale della Biennale Veneziana lo vide presente per ben dodici edizioni, dal 1924 al 1954, anno in cui fu invitato ad esporre con una mostra personale.
Negli anni successivi preferì spostare la sua attenzione dalla laguna veneta ai paesaggi collinari di Asolo e Teolo. Nella sua casa veneziana, però, mantenne vivo un colloquio religioso non manifesto che fu matrice di una serie di dipinti a carattere sacro di grande interesse.
Dalla Zorza morì improvvisamente, assistito dalla moglie Teresa Sensi, nel gennaio del 1977.
La Galleria Ponte Rosso, in ricordo dell’artista veneziano, ha promosso nel 1995 un Premio Nazionale Biennale di Pittura intitolato a Carlo Dalla Zorza, premio riservato ai pittori italiani delle nuove genera-zioni .
Dalla presentazione in catalogo: CARLO DALLA ZORZA “La tenerezza del colore” di Elena Pontiggia
(...) Dalla Zorza non è un artista dai toni violenti o esasperati. Il visitatore di questa mostra riconoscerà, nella famiglia dei suoi paesaggi, un modo accorato e lieve di osservare la natura, di sentirne il respiro, le vibrazio-ni, il mormorio.
Tutto si muove, nei suoi orti e nei suoi campi, ma il movimento è cauto, mai aggressivo. Si sente, guardando dalle finestre delle sue tele, che l'artista è commosso da quello che vede: da un filare di viti appena corrugato dal carico di uve; da un imbarcadero di legno che sembra intagliato nell'alabastro, tanto è bagnato dalla luce; da un cenacolo di galline che razzolano pigramente sulla riva del canale; da un campo di pannocchie involute e gelose.
E la commozione (una commozione non sentimentale ma, per così dire, esistenziale, perché quanto più si ama qualcosa, tanto più si teme di poterla perdere, e tanto più si intuisce che potrebbe scomparire, anzi che non possiamo impedirle di scomparire. Ecco allora emergere, nel veneziano Dalla Zorza, tutta la malinconia della civiltà veneta: civiltà di luci e di splendori, certo, ma dominata anche dal senso elegiaco del divenire, dalla percezione della fuggevolezza del tempo); la commozione, dicevamo, si tramuta in scrittura.
La natura diventa segno. Non siamo di fronte alla punteggiatura stenografica di De Pisis, di cui Dalla Zorza non imita mai il volatile nervosismo, ma a una trama inquieta, a un ricamo disordinato, intessuto ansiosa-mente sul tombolo della tela. I paesaggi di Asolo, di Mazzorbo, di Burano, sono visti come un arazzo al con-trario, come se i fili del merletto si agitassero e si scompigliassero inaspettatamente sul cuscino del dipinto. (...)
L’artista, nato a Venezia nel 1903, appartiene alla seconda generazione della “Scuola di Burano”; a Burano, così come Mazzorbo e Torcello lavorò intensamente con Semeghini, Vellani Marchi, Novello, Tallone, Sei-bezzi ed altri fino al dopoguerra. Nel 1946 ottenne il prestigioso riconoscimento del Premio Burano di Pittu-ra. La grande rassegna internazionale della Biennale Veneziana lo vide presente per ben dodici edizioni, dal 1924 al 1954, anno in cui fu invitato ad esporre con una mostra personale.
Negli anni successivi preferì spostare la sua attenzione dalla laguna veneta ai paesaggi collinari di Asolo e Teolo. Nella sua casa veneziana, però, mantenne vivo un colloquio religioso non manifesto che fu matrice di una serie di dipinti a carattere sacro di grande interesse.
Dalla Zorza morì improvvisamente, assistito dalla moglie Teresa Sensi, nel gennaio del 1977.
La Galleria Ponte Rosso, in ricordo dell’artista veneziano, ha promosso nel 1995 un Premio Nazionale Biennale di Pittura intitolato a Carlo Dalla Zorza, premio riservato ai pittori italiani delle nuove genera-zioni .
Dalla presentazione in catalogo: CARLO DALLA ZORZA “La tenerezza del colore” di Elena Pontiggia
(...) Dalla Zorza non è un artista dai toni violenti o esasperati. Il visitatore di questa mostra riconoscerà, nella famiglia dei suoi paesaggi, un modo accorato e lieve di osservare la natura, di sentirne il respiro, le vibrazio-ni, il mormorio.
Tutto si muove, nei suoi orti e nei suoi campi, ma il movimento è cauto, mai aggressivo. Si sente, guardando dalle finestre delle sue tele, che l'artista è commosso da quello che vede: da un filare di viti appena corrugato dal carico di uve; da un imbarcadero di legno che sembra intagliato nell'alabastro, tanto è bagnato dalla luce; da un cenacolo di galline che razzolano pigramente sulla riva del canale; da un campo di pannocchie involute e gelose.
E la commozione (una commozione non sentimentale ma, per così dire, esistenziale, perché quanto più si ama qualcosa, tanto più si teme di poterla perdere, e tanto più si intuisce che potrebbe scomparire, anzi che non possiamo impedirle di scomparire. Ecco allora emergere, nel veneziano Dalla Zorza, tutta la malinconia della civiltà veneta: civiltà di luci e di splendori, certo, ma dominata anche dal senso elegiaco del divenire, dalla percezione della fuggevolezza del tempo); la commozione, dicevamo, si tramuta in scrittura.
La natura diventa segno. Non siamo di fronte alla punteggiatura stenografica di De Pisis, di cui Dalla Zorza non imita mai il volatile nervosismo, ma a una trama inquieta, a un ricamo disordinato, intessuto ansiosa-mente sul tombolo della tela. I paesaggi di Asolo, di Mazzorbo, di Burano, sono visti come un arazzo al con-trario, come se i fili del merletto si agitassero e si scompigliassero inaspettatamente sul cuscino del dipinto. (...)
27
novembre 2003
Carlo della Zorza – La tenerezza del colore
Dal 27 novembre 2003 all'undici gennaio 2004
Location
GALLERIA PONTE ROSSO
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-12.30 e 15.30-19 / domenica 15.30-19
Nel mese di dicembre aperto anche domenica e festivi
Vernissage
27 Novembre 2003, ore 18