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Carlo Dell’Amico – Croce Vie
La pietra come elemento primordiale-fondatore e le radici di un albero rivolte in alto sono le forme usate per l’installazione all’interno della Chiesa di San Giacomo
Comunicato stampa
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La pietra come elemento primordiale-fondatore e le radici di un albero rivolte in alto sono le forme usate per l'installazione all'interno della Chiesa di San Giacomo. La "pietra" che Carlo Dell'Amico ci mostra è cubica, tagliata ai due estremi opposti, dalla forma grezza originaria essa rappresenta il lavoro interiore dell'uomo. Le 22 pietre sono collocate sul pavimento e formano un grande ellisse che attraversa l'intera superficie; sono rivestite di specchi che inglobano e restituiscono la luce, le immagini e lo spazio architettonico circostante in un gioco di rimandi diventano anch’essi parte integrante dell’opera. Le forme solide e le radici agiscono qui come spinte opposte che scuotono l'occhio. Sulle pareti laterali della navata l'artista proietta due radici rivolte in alto la cui linfa simbolicamente discendendo nutre la pietra. L'artista ci suggerisce che la radice delle cose ci guarda e va ben aldilà del loro senso immediato. La mostra già in precedenza esposta nella Chiesa di San Carlo a Spoleto nasce come "Passione" il cui titolo "CROCE / VIE" trovava corrispondenza nella collocazione di immagini di radici (come atti combinatori) sui grandi spazi pubblicitari del percorso cittadino. Nell'allestimento orvietano il "percorso" è riassunto all'interno dello spazio della Chiesa di San Giacomo dove attraverso l’aspetto simbolico si ricompone l'unitarietà dell'origine.
Notizie biografiche
CARLO DELL’AMICO
Nato a Perugia nel 1954.
Carlo Dell’Amico rappresenta un aspetto di autoanalisi del ricercatore di memoria e di sintesi, verso la percezione delle “radici”. Quest’idea di misura trova nella narrazione e nell’opera attuale dell’artista il dispiegarsi di un tema: tornare ciclicamente a scrutare l’imponderabile destino dell’umanità. Il lavoro di Dell’Amico sfugge alle classificazioni, ponendosi in un instabile equilibrio e al contempo esercitando un rigore nel rendere manifeste le condizioni e i valori antropologici dell’estetico. La moltitudine di segni e stratificazioni che caratterizzano le sue opere veicolano la mente all’interno di un processo conoscitivo nelle diverse aree dell’attività umana, talvolta una fuga a ritroso sempre in bilico sulle intersezioni di una griglia tra il reale e il potenziale, mai illusorio, costantemente alla ricerca di quel fluido sensoriale/scambio di energia tra opera e spettatore, dentro un mondo magico e rituale dimenticato. Dalla seconda metà degli anni Settanta lo sconfinamento nella tradizione, non in quanto formalismo ma nel significato di accettare la condizione storica-umana - si condensa in un corpus di oggetti e frammenti come un bizzarro manuale di archeologia: creando cortocircuiti linguistici tra strutture archetipe sepolte dentro di noi e le cose racchiuse nel perimetro del quotidiano. L’artista manifesta così la possibilità di una cultura arcaica, l’espressione di un rituale quasi mistico in un contesto di necessità contemporanee immutate ipotizzando l’opportunità di una coincidenza sull’orma dell’uomo presente. Sulle tracce primordiali e fino al contemporaneo, l’artista ha sempre elaborato lo spazio di una linea di confine con il dicibile ricorrendo alle forme espressive più diverse, in una grande libertà tecnica e creativa, attraverso la manipolazione dei segni ricompone l’immagine nella disintegrazione temporale. Lo sconfinamento dei mezzi espressivi tradizionali in altri linguaggi mediali si contaminano e fondono opera e ambiente. Ha elaborato azioni con attori di strada in cui l’uso del mimo e dei suoi gesti silenziosi si trasformano in segni, memoria, significato, con l’obiettivo di cogliere gli stretti legami che si creano tra la forma e l’espressione culturale, una realtà pre-iconica che muta il senso dello spazio in modo assolutamente statico. Nel 2006, al Museo Laboratorio dell’Università La Sapienza di Roma, un personaggio analogo coinvolgeva il pubblico femminile offrendo una torta al cioccolato, innescando così il meccanismo processuale dell’happening. Il magmatismo segnico tra simulacri e immagine reale da sempre caratterizza il lavoro dell’artista, mentre l’ambivalenza tra superficie e sommerso rivela l’enigmatica staticità dei simboli, che trascendono la parola subordinata a una specie di soggiacente necessità “architettonica”.
Recenti mostre personali dell’artista:
2006 / Città Trafitta, a cura di Ada Lombardi, testi di Simonetta Lux e Domenico Scudero.
Università “La Sapienza” Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Roma.
2006 / Straniati Reperti, a cura di Ada Lombardi, Miriam Mirolla, Maria D’Alesio, Museo Tuscolano, Scuderie Aldobrandini per l’Arte, Frascati.
2003 / Zerovirgolatreperiodico, (Mater Simulatione) a cura di Luca Beatrice, Padiglione D’Arte Contemporanea Palazzo Massari, Ferrara.
Notizie biografiche
CARLO DELL’AMICO
Nato a Perugia nel 1954.
Carlo Dell’Amico rappresenta un aspetto di autoanalisi del ricercatore di memoria e di sintesi, verso la percezione delle “radici”. Quest’idea di misura trova nella narrazione e nell’opera attuale dell’artista il dispiegarsi di un tema: tornare ciclicamente a scrutare l’imponderabile destino dell’umanità. Il lavoro di Dell’Amico sfugge alle classificazioni, ponendosi in un instabile equilibrio e al contempo esercitando un rigore nel rendere manifeste le condizioni e i valori antropologici dell’estetico. La moltitudine di segni e stratificazioni che caratterizzano le sue opere veicolano la mente all’interno di un processo conoscitivo nelle diverse aree dell’attività umana, talvolta una fuga a ritroso sempre in bilico sulle intersezioni di una griglia tra il reale e il potenziale, mai illusorio, costantemente alla ricerca di quel fluido sensoriale/scambio di energia tra opera e spettatore, dentro un mondo magico e rituale dimenticato. Dalla seconda metà degli anni Settanta lo sconfinamento nella tradizione, non in quanto formalismo ma nel significato di accettare la condizione storica-umana - si condensa in un corpus di oggetti e frammenti come un bizzarro manuale di archeologia: creando cortocircuiti linguistici tra strutture archetipe sepolte dentro di noi e le cose racchiuse nel perimetro del quotidiano. L’artista manifesta così la possibilità di una cultura arcaica, l’espressione di un rituale quasi mistico in un contesto di necessità contemporanee immutate ipotizzando l’opportunità di una coincidenza sull’orma dell’uomo presente. Sulle tracce primordiali e fino al contemporaneo, l’artista ha sempre elaborato lo spazio di una linea di confine con il dicibile ricorrendo alle forme espressive più diverse, in una grande libertà tecnica e creativa, attraverso la manipolazione dei segni ricompone l’immagine nella disintegrazione temporale. Lo sconfinamento dei mezzi espressivi tradizionali in altri linguaggi mediali si contaminano e fondono opera e ambiente. Ha elaborato azioni con attori di strada in cui l’uso del mimo e dei suoi gesti silenziosi si trasformano in segni, memoria, significato, con l’obiettivo di cogliere gli stretti legami che si creano tra la forma e l’espressione culturale, una realtà pre-iconica che muta il senso dello spazio in modo assolutamente statico. Nel 2006, al Museo Laboratorio dell’Università La Sapienza di Roma, un personaggio analogo coinvolgeva il pubblico femminile offrendo una torta al cioccolato, innescando così il meccanismo processuale dell’happening. Il magmatismo segnico tra simulacri e immagine reale da sempre caratterizza il lavoro dell’artista, mentre l’ambivalenza tra superficie e sommerso rivela l’enigmatica staticità dei simboli, che trascendono la parola subordinata a una specie di soggiacente necessità “architettonica”.
Recenti mostre personali dell’artista:
2006 / Città Trafitta, a cura di Ada Lombardi, testi di Simonetta Lux e Domenico Scudero.
Università “La Sapienza” Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Roma.
2006 / Straniati Reperti, a cura di Ada Lombardi, Miriam Mirolla, Maria D’Alesio, Museo Tuscolano, Scuderie Aldobrandini per l’Arte, Frascati.
2003 / Zerovirgolatreperiodico, (Mater Simulatione) a cura di Luca Beatrice, Padiglione D’Arte Contemporanea Palazzo Massari, Ferrara.
07
giugno 2008
Carlo Dell’Amico – Croce Vie
Dal 07 al 29 giugno 2008
arte contemporanea
Location
EX CHIESA DI SAN GIACOMO
Orvieto, Piazza Duomo, (Terni)
Orvieto, Piazza Duomo, (Terni)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10-13 e 16-19
Vernissage
7 Giugno 2008, ore 18
Sito web
www.acaservices.it
Autore
Curatore