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Carlo Fornara – Autoritratti
L’esposizione, organizzata in collaborazione con la Collezione Poscio di Domodossola, presenta dieci dei tredici autoritratti del maestro divisionista, a cinquant’anni dalla sua scomparsa
Comunicato stampa
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Dal 12 al 29 settembre 2018, le Gallerie Maspes di Milano (via Manzoni 45) ospitano un omaggio a Carlo Fornara (1871-1968), protagonista del Divisionismo, a cinquant’anni dalla sua scomparsa.
La mostra, curata da Annie-Paule Quinsac, organizzata in collaborazione con la Collezione Poscio di Domodossola, presenta dieci dei tredici autoritratti, finora conosciuti, di uno dei maggiori interpreti dell’arte italiana della prima metà del XX secolo.
L’iniziativa segna idealmente l’inizio delle celebrazioni dedicate nel 2019 al maestro vigezzino, che si concluderanno con la grande antologica, in programma la prossima estate a Casa De Rodis di Domodossola.
I lavori esposti provengono, quasi totalmente, dalla collezione formata da Alessandro Poscio, amico e cultore dell’opera di Fornara, e ricoprono l’intero arco di una vita; da quelli giovanili, i più numerosi, a quelli realizzati pochi mesi prima della morte, che l’autore novantenne, con impietosa consapevolezza del degrado senile, lascia alle persone care, quasi a riaffermare la funzione primaria del ritratto quale sfida al tempo e custode degli affetti.
In tal senso i dipinti permettono di seguire lo sguardo introspettivo di un uomo che aveva fatto della conoscenza di se stesso una filosofia di vita, tanto da consegnare ai diari intimi, mai interrotti, un’autoanalisi lucida, a volte dura, che va oltre le riflessioni o i dubbi sulla propria arte.
Dall’8 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019, la mostra sarà ospitata da Casa De Rodis, sede della Collezione Poscio, a Domodossola (Piazza Mercato 8).
Carlo Fornara (Prestinone, VB,1871-1968). Note biografiche
Pur senza tradizioni alle spalle ─ il padre era ramaio e la madre contadina ─, nel 1883 si iscrisse alla scuola di pittura "Rossetti Valentini" di Santa Maria Maggiore.
Qui, per sei anni, studiò sotto la guida di Enrico Cavalli, che orientò le sue ricerche verso l'indagine sulla luce e sul colore, spronandolo alle esercitazioni dal vero e fornendogli fondamentali insegnamenti sulle tendenze avanzate dell'arte francese. Nelle prove giovanili di Fornara sono altresì evidenti le suggestioni della scapigliatura lombarda.
Terminati gli studi, nel 1891, partecipò alla prima Triennale di Brera con La bottega del calderaio e con Ricordanze. Quest’ultima opera venne collocata nella sala in cui erano esposti Maternità di Gaetano Previati e Le due madri di Giovanni Segantini. Fu questo il primo contatto di Fornara con il divisionismo.
Nel 1894 partì per la Francia, fermandosi a Lione, dove frequentò la locale pinacoteca; soggiornò poi a Marsiglia, ma non poté proseguire per Parigi a causa dei tumulti scoppiati per l'uccisione del presidente Sadi Carnot. Nel 1896 Fornara tornò a Lione e, finalmente, raggiunse Parigi. Vide al Louvre i grandi del Rinascimento e conobbe da vicino le opere di Jean-François Millet, Gustave Courbet, Théodore Rousseau e degli impressionisti.
Nel 1897, il rifiuto di En plein air alla Terza Triennale di Brera si rivelò fondamentale. Il dibattito con cui la decisione fu contestata dagli antiaccademici gli valse l’interessamento di Alberto Grubicy e l’ingresso nella sua Galleria. L’anno dopo, anche grazie a Grubicy, fu chiamato da Segantini a Maloja per collaborare al progetto che avrebbe dovuto sostituire il Panorama dell’Engadina all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Purtroppo, improvvisamente, Segantini morì il 28 settembre 1899. L’incontro con Segantini, reso forse ancor più determinante dalla repentina scomparsa, cambiò il rapporto di Fornara con l’iconografia e il modo di fare pittura. A partire dal 1899, la figura e, dunque, anche il ritratto, divennero secondari e fu il paesaggio, inteso come natura, a prendere il sopravvento. Il rapporto colore-luce-disegno, impostato alla Monticelli sull’equilibrio tra forme e cromatismo, è scavalcato dall’adozione della tecnica divisionista, a grandi filamenti di matrice segantiniana, che creano i contorni e catturano la luce ambientale.
Alberto Grubicy gli imponeva una presenza assillante alle mostre nazionali e internazionali e lo condannava, volente o nolente, a recitare la parte di pontifex maximus del divisionismo. Tra i due, comunque, s’instaurò un profondo sodalizio, tanto che alla morte di Grubicy nel 1920, Fornara ne fu esecutore testamentario.
Ma da allora, iniziò una lenta rimessa in questione di se stesso e dell’arte contemporanea, che lo condusse a un percorso controcorrente e solitario. Sostenuto da pochi ma fedeli collezionisti, decise irrevocabilmente di non partecipare più ad alcuna mostra.
La mostra, curata da Annie-Paule Quinsac, organizzata in collaborazione con la Collezione Poscio di Domodossola, presenta dieci dei tredici autoritratti, finora conosciuti, di uno dei maggiori interpreti dell’arte italiana della prima metà del XX secolo.
L’iniziativa segna idealmente l’inizio delle celebrazioni dedicate nel 2019 al maestro vigezzino, che si concluderanno con la grande antologica, in programma la prossima estate a Casa De Rodis di Domodossola.
I lavori esposti provengono, quasi totalmente, dalla collezione formata da Alessandro Poscio, amico e cultore dell’opera di Fornara, e ricoprono l’intero arco di una vita; da quelli giovanili, i più numerosi, a quelli realizzati pochi mesi prima della morte, che l’autore novantenne, con impietosa consapevolezza del degrado senile, lascia alle persone care, quasi a riaffermare la funzione primaria del ritratto quale sfida al tempo e custode degli affetti.
In tal senso i dipinti permettono di seguire lo sguardo introspettivo di un uomo che aveva fatto della conoscenza di se stesso una filosofia di vita, tanto da consegnare ai diari intimi, mai interrotti, un’autoanalisi lucida, a volte dura, che va oltre le riflessioni o i dubbi sulla propria arte.
Dall’8 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019, la mostra sarà ospitata da Casa De Rodis, sede della Collezione Poscio, a Domodossola (Piazza Mercato 8).
Carlo Fornara (Prestinone, VB,1871-1968). Note biografiche
Pur senza tradizioni alle spalle ─ il padre era ramaio e la madre contadina ─, nel 1883 si iscrisse alla scuola di pittura "Rossetti Valentini" di Santa Maria Maggiore.
Qui, per sei anni, studiò sotto la guida di Enrico Cavalli, che orientò le sue ricerche verso l'indagine sulla luce e sul colore, spronandolo alle esercitazioni dal vero e fornendogli fondamentali insegnamenti sulle tendenze avanzate dell'arte francese. Nelle prove giovanili di Fornara sono altresì evidenti le suggestioni della scapigliatura lombarda.
Terminati gli studi, nel 1891, partecipò alla prima Triennale di Brera con La bottega del calderaio e con Ricordanze. Quest’ultima opera venne collocata nella sala in cui erano esposti Maternità di Gaetano Previati e Le due madri di Giovanni Segantini. Fu questo il primo contatto di Fornara con il divisionismo.
Nel 1894 partì per la Francia, fermandosi a Lione, dove frequentò la locale pinacoteca; soggiornò poi a Marsiglia, ma non poté proseguire per Parigi a causa dei tumulti scoppiati per l'uccisione del presidente Sadi Carnot. Nel 1896 Fornara tornò a Lione e, finalmente, raggiunse Parigi. Vide al Louvre i grandi del Rinascimento e conobbe da vicino le opere di Jean-François Millet, Gustave Courbet, Théodore Rousseau e degli impressionisti.
Nel 1897, il rifiuto di En plein air alla Terza Triennale di Brera si rivelò fondamentale. Il dibattito con cui la decisione fu contestata dagli antiaccademici gli valse l’interessamento di Alberto Grubicy e l’ingresso nella sua Galleria. L’anno dopo, anche grazie a Grubicy, fu chiamato da Segantini a Maloja per collaborare al progetto che avrebbe dovuto sostituire il Panorama dell’Engadina all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Purtroppo, improvvisamente, Segantini morì il 28 settembre 1899. L’incontro con Segantini, reso forse ancor più determinante dalla repentina scomparsa, cambiò il rapporto di Fornara con l’iconografia e il modo di fare pittura. A partire dal 1899, la figura e, dunque, anche il ritratto, divennero secondari e fu il paesaggio, inteso come natura, a prendere il sopravvento. Il rapporto colore-luce-disegno, impostato alla Monticelli sull’equilibrio tra forme e cromatismo, è scavalcato dall’adozione della tecnica divisionista, a grandi filamenti di matrice segantiniana, che creano i contorni e catturano la luce ambientale.
Alberto Grubicy gli imponeva una presenza assillante alle mostre nazionali e internazionali e lo condannava, volente o nolente, a recitare la parte di pontifex maximus del divisionismo. Tra i due, comunque, s’instaurò un profondo sodalizio, tanto che alla morte di Grubicy nel 1920, Fornara ne fu esecutore testamentario.
Ma da allora, iniziò una lenta rimessa in questione di se stesso e dell’arte contemporanea, che lo condusse a un percorso controcorrente e solitario. Sostenuto da pochi ma fedeli collezionisti, decise irrevocabilmente di non partecipare più ad alcuna mostra.
11
settembre 2018
Carlo Fornara – Autoritratti
Dall'undici al 29 settembre 2018
arte moderna
Location
GALLERIE MASPES
Milano, Via Alessandro Manzoni, 45, (Milano)
Milano, Via Alessandro Manzoni, 45, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato, 10.00-13.00; 15.00-19.00
Vernissage
11 Settembre 2018, ore 18
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore