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Carlo Fornara – Il colore della valle
XXXVII Mostra Antologica
Comunicato stampa
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Fornara, Carlo Prestinone di Val Vigezzo 1871-1968. Le date e la geografia dicono molto.
Un percorso di novantasette anni non é fatto consueto, specie per l'epoca, e per di piú ‘dentro la pittura’ dai dodici, da quando cioè risulta iscritto alla Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore, in quella Val Vigezzo passata alla cronaca come "valle dei pittori" proprio per la secolare tradizione di dinastie di affreschisti e ritrattisti, richiesti in tutta Europa. E in questa sua valle Fornara trascorrerà l'intera esistenza - a parte i soggiorni francesi, le brevi puntate in Olanda e Belgio del 1909 e il tour sudamericano del 1911-12 -, eleggendola a 'luogo dell'anima', scelta di vita e fonte primaria d'ispirazione per un'opera in cui la consapevole e ostinata certezza delle proprie radici, operative e umane, viene via via sempre più assumendo il significato di una strada alternativa, rispetto sia alle categoriche posizioni ufficiali sia alla burrasca delle avanguardie, con cui, nell'arco di un secolo, dovrà confrontarsi, e in qualche modo difendersi per coerenza.
L' odierna mostra giunge, quale approfondimento arricchito da proposte inedite, in una sede altrettanto idonea, a otto anni dall'antologica tenutasi in Palazzo delle Albere a Trento e alla Permanente di Milano. Curata da Annie-Paule Quinsac come la precedente, intende riannodare il lunghissimo itinerario di Fornara per momenti esemplari.
Gli inizi (1885-1898), già modernisti e di stampo francese, alla guida di Enrico Cavalli, vigezzino, trapiantato oltralpe da piccolo e tornato alle origini ormai artista maturo, insegnante alla citata Scuola Rossetti Valentini (con lui, l'allievo Fornara compie il suo primo viaggio a Lione nel 1894, prendendo diretta visione della locale Scuola realista, improntata sulla risoluzione cromatica della luminosità e resa dello spazio).
L'adesione al Divisionismo, con l'arruolamento nella galleria milanese di Vittore Grubicy, ideologo della nuova tecnica in Italia, e sotto l'influsso di Giovanni Segantini (nel 1898 collabora - "umile aiutatore" si definisce – al grandioso progetto segantiniano del Panorama dell'Engadina per l'Esposizione di Parigi). Infine, lo sviluppo cadenzato e fortemente intimista di un personale naturalismo, attraverso il quale, per oltre cinque decenni, rielabora l'universo amato della valle, arrivando a sintetizzarne i tratti sino all'essenziale. Un processo non alieno da messaggi simbolisti né dagli eventi vitali della cultura nazionale - tra Futurismo, Metafisica, Valori Plastici, Informale...-, ma segnato da una sorta di angoscia dell'estraneità, di una sindrome da sopravvivenza, che, nel 1920, porta all'irrevocabile decisione di non partecipare più a rassegne ufficiali. Nonostante un curriculum di prestigio che, dopo l'esordio alla Triennale di Brera del 1891 (pubblica `uscita' del Divisionismo), annovera tre Biennali di Venezia, con personale nel 1914; una medaglia d'argento alla "Universal Intemational Exhibition" di San Francisco del 1900; tre edizioni dell’”Intemationale Kunstausstellung”di Monaco (1901, 1903, 1905); la prima Quadriennale romana del 1902; il "Salon d'Automne" al Grand Palais parigino del 1909; la Societá Amatori e Cultori di Roma, 1915...
Si presentano cinquanta dipinti circa, di cui almeno trenta noti grazie alle riproduzioni - alcuni persino degli anni Venti -, ma non più visti dalla scomparsa di Fornara nel 1968, che recenti svolte del collezionismo hanno reso disponibili. L'itinerario si articola idealmente in tre sezioni, organizzate iconograficamente - paesaggi, ritratti, autoritratti - e attorno all'evoluzione del linguaggio pittorico. Inoltre, a corredo, la ricca scelta di opere grafiche é testimone di una forte indole emotiva che, a volte, negli oli viene subordinata a una resa più canonicamente classica.
Un percorso di novantasette anni non é fatto consueto, specie per l'epoca, e per di piú ‘dentro la pittura’ dai dodici, da quando cioè risulta iscritto alla Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore, in quella Val Vigezzo passata alla cronaca come "valle dei pittori" proprio per la secolare tradizione di dinastie di affreschisti e ritrattisti, richiesti in tutta Europa. E in questa sua valle Fornara trascorrerà l'intera esistenza - a parte i soggiorni francesi, le brevi puntate in Olanda e Belgio del 1909 e il tour sudamericano del 1911-12 -, eleggendola a 'luogo dell'anima', scelta di vita e fonte primaria d'ispirazione per un'opera in cui la consapevole e ostinata certezza delle proprie radici, operative e umane, viene via via sempre più assumendo il significato di una strada alternativa, rispetto sia alle categoriche posizioni ufficiali sia alla burrasca delle avanguardie, con cui, nell'arco di un secolo, dovrà confrontarsi, e in qualche modo difendersi per coerenza.
L' odierna mostra giunge, quale approfondimento arricchito da proposte inedite, in una sede altrettanto idonea, a otto anni dall'antologica tenutasi in Palazzo delle Albere a Trento e alla Permanente di Milano. Curata da Annie-Paule Quinsac come la precedente, intende riannodare il lunghissimo itinerario di Fornara per momenti esemplari.
Gli inizi (1885-1898), già modernisti e di stampo francese, alla guida di Enrico Cavalli, vigezzino, trapiantato oltralpe da piccolo e tornato alle origini ormai artista maturo, insegnante alla citata Scuola Rossetti Valentini (con lui, l'allievo Fornara compie il suo primo viaggio a Lione nel 1894, prendendo diretta visione della locale Scuola realista, improntata sulla risoluzione cromatica della luminosità e resa dello spazio).
L'adesione al Divisionismo, con l'arruolamento nella galleria milanese di Vittore Grubicy, ideologo della nuova tecnica in Italia, e sotto l'influsso di Giovanni Segantini (nel 1898 collabora - "umile aiutatore" si definisce – al grandioso progetto segantiniano del Panorama dell'Engadina per l'Esposizione di Parigi). Infine, lo sviluppo cadenzato e fortemente intimista di un personale naturalismo, attraverso il quale, per oltre cinque decenni, rielabora l'universo amato della valle, arrivando a sintetizzarne i tratti sino all'essenziale. Un processo non alieno da messaggi simbolisti né dagli eventi vitali della cultura nazionale - tra Futurismo, Metafisica, Valori Plastici, Informale...-, ma segnato da una sorta di angoscia dell'estraneità, di una sindrome da sopravvivenza, che, nel 1920, porta all'irrevocabile decisione di non partecipare più a rassegne ufficiali. Nonostante un curriculum di prestigio che, dopo l'esordio alla Triennale di Brera del 1891 (pubblica `uscita' del Divisionismo), annovera tre Biennali di Venezia, con personale nel 1914; una medaglia d'argento alla "Universal Intemational Exhibition" di San Francisco del 1900; tre edizioni dell’”Intemationale Kunstausstellung”di Monaco (1901, 1903, 1905); la prima Quadriennale romana del 1902; il "Salon d'Automne" al Grand Palais parigino del 1909; la Societá Amatori e Cultori di Roma, 1915...
Si presentano cinquanta dipinti circa, di cui almeno trenta noti grazie alle riproduzioni - alcuni persino degli anni Venti -, ma non più visti dalla scomparsa di Fornara nel 1968, che recenti svolte del collezionismo hanno reso disponibili. L'itinerario si articola idealmente in tre sezioni, organizzate iconograficamente - paesaggi, ritratti, autoritratti - e attorno all'evoluzione del linguaggio pittorico. Inoltre, a corredo, la ricca scelta di opere grafiche é testimone di una forte indole emotiva che, a volte, negli oli viene subordinata a una resa più canonicamente classica.
30
giugno 2007
Carlo Fornara – Il colore della valle
Dal 30 giugno al 02 settembre 2007
arte contemporanea
Location
PALAZZO LICEO SARACCO
Acqui Terme, Corso Bagni, 1, (Alessandria)
Acqui Terme, Corso Bagni, 1, (Alessandria)
Biglietti
intero € 6,50 ridotto € 4
Orario di apertura
10–12.30 /15.30 –19.30 Lunedì chiuso
Vernissage
30 Giugno 2007, ore 18,30
Editore
MAZZOTTA
Autore
Curatore