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Carlo Marzuttini – Sculture
Al castello di Lendava (SLO)personale di scultura di Carlo Marzuttini.
Comunicato stampa
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Si trasferisce al castello di Lendava (SLO) la personale di scultura di Carlo Marzuttini ospitata nel mese di Giugno al Castello Battiany di Kormend (Ungheria). L'artista continua la serie di esposizioni in Europa che va realizzando da alcuni anni. Nella sala sotterranea di Lendava saranno esposte le sue sculture policrome a partire dal 6 settembre 2013. La mostra sarà presentata, in sloveno, da Mario Berdic; in ungherese, da Zsuzsana Paloski e, in italiano, da Enzo di Grazia.
Enzo Di Grazia for Galleria La Roggia in Pordenone (Italia)
A prima vista, diventa automatico ma anche semplicistico “catalogare” Carlo Marzuttini nella schiera dei “neopoveristi”, dal momento che l’uso che egli fa di materiali di scarto industriale lo riconduce certamente nell’ambito di quel genere; ma una lunga e importante serie di elementi ne consente una lettura più articolata e varia; così come l’indicazione, per la “paternità culturale” di Tinguely – per quanto gratificante – risulta limitante e parziale.
Infatti, se il tronco solido della sua struttura artistica si é alimentato della lezione del nouveau realisme e dell’arte povera, le radici prime e più profonde vanno invece ricercate nella terra natia, il Friuli, e nelle grandi emozioni che, nell’arte, ne hanno tratto i “grandi padri” (questi1 si, forse per molti aspetti riconoscibili come tali) dai Basaldella che, tra i primi in Italia, colsero le grandi suggestioni dei nuovi materiali e alle generazioni successive seppero trasmettere il gusto sensuale della manipolazione di materiali “forti” (il ferro o il legno) in sintonia con la prorompente vitalità della terra; attraverso le esperienze poetiche che stimolarono, a metà secolo, Pasolini o i fotografi friulani (da Zanier ai Borghesan) a ricercare nel quotidiano il senso della poesia; fino alla personalità incisiva di Alviani teso a cogliere, per percorsi totalmente diversi, le potenzialità espressive del metallo industriale.
Di suo, poi, Marzuttini ci aggiunge un senso quasi barocco della composizione e del colore, non limitandosi a cogliere degli oggetti le forme presenti, ma plasmandole e piegandole ad una sua allucinata visione a delle “macchine inutili” (i cui antenati oltre che in Tinguely sono anche per molti versi in Munari ed altri).
Il primo momento della sua attività é costituito dalla raccolta dei materiali metallici più disparati, dai semplici scarti di lavorazione ai più complicati macchinari dismessi o fuori uso: una particolare predilezione per i congegni elettrici ed elettronici é suggerita solo dalla tensione a realizzare, nella fase finale, architetture delicate e sottili, eleganti e slanciate, apparentemente in perenne equilibrio provvisorio.
Dalla massa spesso finanche caotica degli oggetti ricavati da ogni dove – trovati, regalati, richiesti, ricercati – e accumulati poi in funzione dell’implicito valore formale (spesso intuito o avvertito piuttosto che esplicitamente riconosciuto) Marzuttini preleva di volta in volta quelli che più opportunamente risultano adattarsi al progetto che la sua visionaria immaginazione ha suggerito.
Comincia, allora, il processo amoroso tra l’artista e i materiali che gli sono davanti (inanimati all’apparenza e per gli occhi del profano; vitali, evocativi e ricchi di suggestioni, per l’artista); e le creature nuove – sorte, come l’Araba fenice, dalle macerie delle vecchie macchine – prendono vita via via che le rondelle, i filamenti, le lamiere – tutto quello che serve a conferire corpo e spessore, eleganza e snellezza, forma e colore – si va a collocare opportunamente come in un mosaico sognato, intuito, meditato, progettato e coccolato per tutto l’arco della sua definizione.
Poi, da un serbatoio di motorino nasce una bestia aliena, tutta trampoli e collo, che si accampa nello spazio in aggressiva eleganza; una vecchia macchina per cucire si anima – rovesciata – di angelica dolcezza, di ammiccamenti ambigui, delle suggestioni di lancette e filamenti, di improbabili aeree evoluzioni.
In questa prima fase, la suggestione della ludicità dadaista sollecita la fantasia compositiva, prevale il gusto del ready made, dell’oggetto che “semplicemente é: questa é la sua forza”: la liricità che ne promana sembra non aver bisogno d’altro; e l’artista sembra seguire, docile e condiscendente, le linee che guidano la sua mano.
Su questo basilare “poverismo” si avvia la seconda fase del progetto, quella della sensibilità, in qualche modo, pittorica dello scultore, che comincia a manipolare la sua creatura, per ridurla alla sua intenzione, sia che ne esalti i valori impliciti e nascosti di cromia, di poeticità, sia che ne trasformi la struttura stessa per creare un uccello, un drago impossibile, un guardiano o sentinella del vuoto, un cannone che spara fiori contro le nuvole.
La costante dominante é sempre e solo quella della ricerca dell’armonia conclusa attraverso i materiali, fino ai giochi cromatici più arditi che possono derivare dal semplice accostamento dei metalli diversi, dal ferro e dal rame, dall’alluminio o dalla semplice ruggine; oppure, come più di frequente avviene negli ultimi lavori, realizzandoli apposta con tecniche particolari di pittura dei metalli, a costruire lingue lunghissime e policrome su supporti a loro volta manipolati col colore fino a perdere ogni primitiva consistenza ed attestarsi alla fine alla soglia della pittura.
Ne deriva un linguaggio originale, che le esperienze vitali, della terra e della storia, del passato e del presente, riassume insieme e le proietta, tutte intere, in una dimensione nuova che sembra già futuro.
Mario Berdic for Galerija Dlum in Maribor (Slovenija)
Samostojna mednarodna kiparska razstava Carla Marzuttininija Stroj in/ali Clovek je organizirana ob sodelovanju z Associazione culturale “La Roggia” iz Pordenona, pod vodstvom Giovanne Lise in Enza di Grazie, kot uspešno nadaljevanje dolgoletnega kulturnega sodelovanja. La Roggia je pomemben partner tako pri promociji italijanskih likovnikov v Sloveniji kot slovenskih v Italiji, za kar je prejela Groharjevo nagrado ZDSLU. Carlo Marzuttini se že vrsto let ukvarja z zanimivo tehniko konstruiranja nadrealisticno obcutenih kiparskih objektov iz najdenih odpadnih materialov, predvsem plastike in razlicnih kovin, ki jih med seboj bodisi zleplja, vari ali spajka, posvecujoc se hkrati raziskovanju specificnih tehnoloških postopkov in možnosti reciklaže. Pri izbiri tematike ga pogosto navdihuje ljubezen do znanstvene fantastike, predvsem pri robotom ali vesoljskim bitjem podobnih likih, ali pa nagnjenje do tehnicnih naprav, kot so motorji, avtomobili, letala, rakete ipd., pri cemer zeraj postavlja tehnološki napredek pod vprašaj. Tako ucinkujejo njegova bitja in stroji po eni strani nevarno, po drugi pa so polni humorja, a jih hkrati prežema skrivnostna atmosfera izumrlih civilizacij, ki jih je ocitno zapeljal znanstveno tehnološki napredek. Ekološko angažiran umetnik tako opozarja na katastrofalne posledice nekontrolirane industrijalizacije, ki globalno unicevalno neposredno vpliva na postindustrijsko dobo.
Zsuzsanna Pálóczi director of Körmendi Kulturális Központ (H)
A Körmendi Kulturális Központ kiállításaival igyekszik bemutatni a közönségnek a hagyományos szobrászati stílusok mellett a legmodernebb kísérleti törekvéseket is. Ezek sorában láthatók június 1-től Carlo Marzuttini olasz szobrászművész alkotásai a Sala Terrena Galériában. A kiállítás a La Roggia Galéria (Pordenone, Olaszország) és a Körmendi Kulturális Központ több éve tartó sikeres együttműködésének legfrissebb eredménye. A kiállítás gondozói Enzo di Grazia művészetkritikus és Giovanna Lisa, a La Roggia Egyesület elnöke, valamint Pálóczi Zsuzsanna.
Az 1956-ban Udene-ben született művész harmónia keresése az anyagokon, a merészebb színekkel való játékon, vagy a különböző fémek, vas és réz, alumínium, illetve ezek rozsdás változatai, vagy éppen színes műanyag és zománc használatán keresztül valósul meg.
A képzelet segítségével kombinálja a különböző elemeket, egyensúlyt épít, majd megtöri. Különböző méretű, többnyire mechanikus tárgyakat használ (szelepek, karburátor, vezeték, tranzisztor darabok, elektronikai áramkörök, plexi, tükrök, csavarok, anyák). Van valami pszichikai energia ezekben az újra hasznosított „talált” tárgyakban. Marzuttini ironikusan vallja: öröm felismerni valamit, mindegy, hogy mit. Mechanikus rovar, mentális terek bizarr lakója, speciális kínzóeszköz, vagy egyszerűen csak egy idegen civilizáció fantázia szülte masinája. Minél többféle felismerés, annál eredményesebb a kompozíció. Egyfajta ördögűzés ez a rettenetes kortárs technológia ellen, ami az élet minden területére betör.
Fenyegető tárgyak ezek egyrészt, másrészt új „fajok” keletkeznek. Carlo Marzuttini rehabilitálja a tárgyakat, amelyek az ipari hasznosítás 21. századi szabályai szerint csak pár év működésre készültek, majd hamar hulladéklerakóban végzik. Marzuttini teljesen új objektumot hoz létre, méltóságot ad az alkotásokban az anyagnak. A haszonelvűséget félretéve szórakoztató és játékos találmányokat alkot.
Múlt és jövő összefoglalásai ezek a szobrok. Bizonyos szempontból ideológiai, etikai kérdéseket vetnek fel a szemlélőben. Az egész 20. század központi eleme: kapcsolat a művészet és az ipari termelés között (Duchamp ready-made ötlete), kapcsolat a vizuális kifejezés és a társadalmi valóság között.
Ma, amikor naponta kerülnek piacra technikai újdonságok „ezrei” és a világ egyik legnagyobb gondja a hulladék újrahasznosítása (mert különben eláraszt bennünket), különösen figyelemre méltó Carlo Marzuttini művészete, mondanivalója, amellyel lehet egyetérteni vagy egyet nem érteni. Ennek eldöntéséhez azonban feltétlenül el kell jönni június 28-ig Körmendre a Sala Terrena Galériába. Várjuk Önöket!
Enzo Di Grazia for Galleria La Roggia in Pordenone (Italia)
A prima vista, diventa automatico ma anche semplicistico “catalogare” Carlo Marzuttini nella schiera dei “neopoveristi”, dal momento che l’uso che egli fa di materiali di scarto industriale lo riconduce certamente nell’ambito di quel genere; ma una lunga e importante serie di elementi ne consente una lettura più articolata e varia; così come l’indicazione, per la “paternità culturale” di Tinguely – per quanto gratificante – risulta limitante e parziale.
Infatti, se il tronco solido della sua struttura artistica si é alimentato della lezione del nouveau realisme e dell’arte povera, le radici prime e più profonde vanno invece ricercate nella terra natia, il Friuli, e nelle grandi emozioni che, nell’arte, ne hanno tratto i “grandi padri” (questi1 si, forse per molti aspetti riconoscibili come tali) dai Basaldella che, tra i primi in Italia, colsero le grandi suggestioni dei nuovi materiali e alle generazioni successive seppero trasmettere il gusto sensuale della manipolazione di materiali “forti” (il ferro o il legno) in sintonia con la prorompente vitalità della terra; attraverso le esperienze poetiche che stimolarono, a metà secolo, Pasolini o i fotografi friulani (da Zanier ai Borghesan) a ricercare nel quotidiano il senso della poesia; fino alla personalità incisiva di Alviani teso a cogliere, per percorsi totalmente diversi, le potenzialità espressive del metallo industriale.
Di suo, poi, Marzuttini ci aggiunge un senso quasi barocco della composizione e del colore, non limitandosi a cogliere degli oggetti le forme presenti, ma plasmandole e piegandole ad una sua allucinata visione a delle “macchine inutili” (i cui antenati oltre che in Tinguely sono anche per molti versi in Munari ed altri).
Il primo momento della sua attività é costituito dalla raccolta dei materiali metallici più disparati, dai semplici scarti di lavorazione ai più complicati macchinari dismessi o fuori uso: una particolare predilezione per i congegni elettrici ed elettronici é suggerita solo dalla tensione a realizzare, nella fase finale, architetture delicate e sottili, eleganti e slanciate, apparentemente in perenne equilibrio provvisorio.
Dalla massa spesso finanche caotica degli oggetti ricavati da ogni dove – trovati, regalati, richiesti, ricercati – e accumulati poi in funzione dell’implicito valore formale (spesso intuito o avvertito piuttosto che esplicitamente riconosciuto) Marzuttini preleva di volta in volta quelli che più opportunamente risultano adattarsi al progetto che la sua visionaria immaginazione ha suggerito.
Comincia, allora, il processo amoroso tra l’artista e i materiali che gli sono davanti (inanimati all’apparenza e per gli occhi del profano; vitali, evocativi e ricchi di suggestioni, per l’artista); e le creature nuove – sorte, come l’Araba fenice, dalle macerie delle vecchie macchine – prendono vita via via che le rondelle, i filamenti, le lamiere – tutto quello che serve a conferire corpo e spessore, eleganza e snellezza, forma e colore – si va a collocare opportunamente come in un mosaico sognato, intuito, meditato, progettato e coccolato per tutto l’arco della sua definizione.
Poi, da un serbatoio di motorino nasce una bestia aliena, tutta trampoli e collo, che si accampa nello spazio in aggressiva eleganza; una vecchia macchina per cucire si anima – rovesciata – di angelica dolcezza, di ammiccamenti ambigui, delle suggestioni di lancette e filamenti, di improbabili aeree evoluzioni.
In questa prima fase, la suggestione della ludicità dadaista sollecita la fantasia compositiva, prevale il gusto del ready made, dell’oggetto che “semplicemente é: questa é la sua forza”: la liricità che ne promana sembra non aver bisogno d’altro; e l’artista sembra seguire, docile e condiscendente, le linee che guidano la sua mano.
Su questo basilare “poverismo” si avvia la seconda fase del progetto, quella della sensibilità, in qualche modo, pittorica dello scultore, che comincia a manipolare la sua creatura, per ridurla alla sua intenzione, sia che ne esalti i valori impliciti e nascosti di cromia, di poeticità, sia che ne trasformi la struttura stessa per creare un uccello, un drago impossibile, un guardiano o sentinella del vuoto, un cannone che spara fiori contro le nuvole.
La costante dominante é sempre e solo quella della ricerca dell’armonia conclusa attraverso i materiali, fino ai giochi cromatici più arditi che possono derivare dal semplice accostamento dei metalli diversi, dal ferro e dal rame, dall’alluminio o dalla semplice ruggine; oppure, come più di frequente avviene negli ultimi lavori, realizzandoli apposta con tecniche particolari di pittura dei metalli, a costruire lingue lunghissime e policrome su supporti a loro volta manipolati col colore fino a perdere ogni primitiva consistenza ed attestarsi alla fine alla soglia della pittura.
Ne deriva un linguaggio originale, che le esperienze vitali, della terra e della storia, del passato e del presente, riassume insieme e le proietta, tutte intere, in una dimensione nuova che sembra già futuro.
Mario Berdic for Galerija Dlum in Maribor (Slovenija)
Samostojna mednarodna kiparska razstava Carla Marzuttininija Stroj in/ali Clovek je organizirana ob sodelovanju z Associazione culturale “La Roggia” iz Pordenona, pod vodstvom Giovanne Lise in Enza di Grazie, kot uspešno nadaljevanje dolgoletnega kulturnega sodelovanja. La Roggia je pomemben partner tako pri promociji italijanskih likovnikov v Sloveniji kot slovenskih v Italiji, za kar je prejela Groharjevo nagrado ZDSLU. Carlo Marzuttini se že vrsto let ukvarja z zanimivo tehniko konstruiranja nadrealisticno obcutenih kiparskih objektov iz najdenih odpadnih materialov, predvsem plastike in razlicnih kovin, ki jih med seboj bodisi zleplja, vari ali spajka, posvecujoc se hkrati raziskovanju specificnih tehnoloških postopkov in možnosti reciklaže. Pri izbiri tematike ga pogosto navdihuje ljubezen do znanstvene fantastike, predvsem pri robotom ali vesoljskim bitjem podobnih likih, ali pa nagnjenje do tehnicnih naprav, kot so motorji, avtomobili, letala, rakete ipd., pri cemer zeraj postavlja tehnološki napredek pod vprašaj. Tako ucinkujejo njegova bitja in stroji po eni strani nevarno, po drugi pa so polni humorja, a jih hkrati prežema skrivnostna atmosfera izumrlih civilizacij, ki jih je ocitno zapeljal znanstveno tehnološki napredek. Ekološko angažiran umetnik tako opozarja na katastrofalne posledice nekontrolirane industrijalizacije, ki globalno unicevalno neposredno vpliva na postindustrijsko dobo.
Zsuzsanna Pálóczi director of Körmendi Kulturális Központ (H)
A Körmendi Kulturális Központ kiállításaival igyekszik bemutatni a közönségnek a hagyományos szobrászati stílusok mellett a legmodernebb kísérleti törekvéseket is. Ezek sorában láthatók június 1-től Carlo Marzuttini olasz szobrászművész alkotásai a Sala Terrena Galériában. A kiállítás a La Roggia Galéria (Pordenone, Olaszország) és a Körmendi Kulturális Központ több éve tartó sikeres együttműködésének legfrissebb eredménye. A kiállítás gondozói Enzo di Grazia művészetkritikus és Giovanna Lisa, a La Roggia Egyesület elnöke, valamint Pálóczi Zsuzsanna.
Az 1956-ban Udene-ben született művész harmónia keresése az anyagokon, a merészebb színekkel való játékon, vagy a különböző fémek, vas és réz, alumínium, illetve ezek rozsdás változatai, vagy éppen színes műanyag és zománc használatán keresztül valósul meg.
A képzelet segítségével kombinálja a különböző elemeket, egyensúlyt épít, majd megtöri. Különböző méretű, többnyire mechanikus tárgyakat használ (szelepek, karburátor, vezeték, tranzisztor darabok, elektronikai áramkörök, plexi, tükrök, csavarok, anyák). Van valami pszichikai energia ezekben az újra hasznosított „talált” tárgyakban. Marzuttini ironikusan vallja: öröm felismerni valamit, mindegy, hogy mit. Mechanikus rovar, mentális terek bizarr lakója, speciális kínzóeszköz, vagy egyszerűen csak egy idegen civilizáció fantázia szülte masinája. Minél többféle felismerés, annál eredményesebb a kompozíció. Egyfajta ördögűzés ez a rettenetes kortárs technológia ellen, ami az élet minden területére betör.
Fenyegető tárgyak ezek egyrészt, másrészt új „fajok” keletkeznek. Carlo Marzuttini rehabilitálja a tárgyakat, amelyek az ipari hasznosítás 21. századi szabályai szerint csak pár év működésre készültek, majd hamar hulladéklerakóban végzik. Marzuttini teljesen új objektumot hoz létre, méltóságot ad az alkotásokban az anyagnak. A haszonelvűséget félretéve szórakoztató és játékos találmányokat alkot.
Múlt és jövő összefoglalásai ezek a szobrok. Bizonyos szempontból ideológiai, etikai kérdéseket vetnek fel a szemlélőben. Az egész 20. század központi eleme: kapcsolat a művészet és az ipari termelés között (Duchamp ready-made ötlete), kapcsolat a vizuális kifejezés és a társadalmi valóság között.
Ma, amikor naponta kerülnek piacra technikai újdonságok „ezrei” és a világ egyik legnagyobb gondja a hulladék újrahasznosítása (mert különben eláraszt bennünket), különösen figyelemre méltó Carlo Marzuttini művészete, mondanivalója, amellyel lehet egyetérteni vagy egyet nem érteni. Ennek eldöntéséhez azonban feltétlenül el kell jönni június 28-ig Körmendre a Sala Terrena Galériába. Várjuk Önöket!
06
settembre 2013
Carlo Marzuttini – Sculture
Dal 06 settembre al 25 ottobre 2013
arte contemporanea
Location
LA ROGGIA
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 08.00 - 17.00
sabato e domenica 10.00 - 16.00
Vernissage
6 Settembre 2013, ore 18.00
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