Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Carlo Mattioli
La mostra è la vibrante traccia di un lavoro durato un’esistenza, vissuta nel tentativo di attraversare quel varco che soprintende al miracolo e al mistero della vita.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Carlo Mattioli
ha praticamente trascorso la sua vita a Parma, cogliendone sapientemente l’aura elegante e intimista. Nel contempo è riuscito a far sì che la sua pittura non diventasse il calco della città. Parma, tuttavia, è stata il luogo privilegiato della sua originalissima creatività.
La mostra, aperta alla Galleria Nazionale, non è un itinerario antologico che dia ragione della evoluzione estetica del pittore; e neppure un riassunto della sua attività. È piuttosto un viaggio dentro all’opera di un artista che tentò di far "parlare i sensi alti". La mostra è la vibrante traccia di un lavoro durato un’esistenza, vissuta nel tentativo di attraversare quel varco che soprintende al miracolo e al mistero della vita.
Nei dipinti di Mattioli la sospensione temporale si associa alla raffigurazione di un mondo quasi impercepibile, diventandone l’inquietante espressione, autentica natura dell’opera d’arte: un meraviglioso racconto dell’attimo fuggente per immagini.
Mattioli ha percepito il paesaggio nelle sue forme più variabili. Il paesaggio, come noto, è assolutamente indifferente alla nostra contemplazione. Ristà oltre ogni tentativo di racconto o raffigurazione. Esisterebbe anche se nessuno lo guardasse, nessuno desse testimonianza delle sue essenze, di quei ritmi che aiutano a comprendere i "sovrumani silenzi" e gli infiniti cui la mente umana ambisce senza riuscire a coglierli fino in fondo. Ci si ferma sovente allo stato di illusoria bellezza.
In questa contemplazione c’è però "altro", un fruscìo che spesso sfugge. Un "resto" che sta al di là e al di qua dello spettacolo apparentemente visibile. Mattioli si è appostato per cogliere quel "resto": al di là delle pianure, delle colline, delle montagne, dei fiumi e della rumorosa e silenziosa vitalità della natura.
Dopo l’esplorazione dell’ineffabilmente grande subentra quella dell’infinitamente piccolo. È il rumore del silenzio delle nature morte, chiamate così per consuetudine, ma che in realtà sono paesaggi ancora più dettagliatamente indagati, privati e intimi. La natura vi implode, creando universi da cassetto, ritrovando se stessa negli angoli dove gli oggetti assumono il carattere di forme illusoriamente compiute, sommerse da polveri millenarie.
Nessuna differenza, tuttavia, tra una galassia interstellare e un granello di polvere: due forze fatte della medesima sostanza, contemplate da Mattioli con il suo interiore cannocchiale universale. Dipende soltanto dal punto di vista: la galassia adesso è un granello di polvere, e questi è di imprendibile grandezza.
La mostra potrebbe sembrare un procedere per temi: la visione del cielo, delle acque, dei soprassalti botanici, dell’esplosioni onuste, dei colori negli stordenti campi di papaveri. Sono le sinopie di un mondo misterico, iniziatico. Le tele di Mattioli vanno oltre ogni contingente significato: si combustionano, si "sacrificano" fino a scolorirsi per giungere all’essenza, alle forme dell’ombra, ai sussurri degli alberi congelati, alle cose abbandonate, pur di trasmettere qualche segnale percepito nei garbugliosi cerchi di mappe geografiche sconfinate.
Quello di Mattioli è un viaggio poetico in un’altra dimensione, oltre la tela. Si è trattato di una caccia magica. Si può star certi che sognando una rosa, Mattioli avesse gioito di quell’illusione. Sognava la rosa. E al risveglio "quella" rosa stava tra le sue mani.
La mostra che la città di Parma dedica a Carlo Mattioli, presenta circa 140 opere di Carlo Mattioli e vuole essere un omaggio ad un artista tra i più importanti del secondo Novecento italiano ma, anche, diventare occasione per una riconsiderazione della sua opera.
Il catalogo edito da Mazzotta contiene i testi di Giuseppe Marcenaro, Piero Boragina, Lucia Fornari Schianchi, Philippe Daverio, Anna Zaniboni Mattioli.
Carlo Mattioli nacque a Modena 1’8 maggio del 1911. Trasferitosi a Parma con la famiglia, compì gli studi al locale Istituto d’Arte. A Parma frequentò un circolo di letterati fra i quali Mario Luzi, Oreste Macrì, Giacinto Spagnoletti, Attilio Bertolucci, l’editore Guanda. Altri, soprattutto tra il 1930 e il ‘40, si aggiungeranno alla schiera dei suoi amici: Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Piero Bigongiari. Letterati cui Mattioli, appassionato indagatore dell’animo umano, del paesaggio e innamorato della poesia, rivolse le sue attenzioni (memorabili sono i vibranti piccoli ritratti che fece degli amici) ricevendone in cambio ammirazione e rispetto per l’intensità e per l’alta qualità della sua pittura. Nel 1940 venne invitato, per la prima volta (altre ne seguiranno) alla Biennale di Venezia e tre anni più tardi, per interessamento di Ottone Rosai e con la presentazione di Alessandro Parronchi, tenne a Firenze la prima importante mostra personale.
Negli anni seguenti la sua passione per la poesia che la frequentazione dei letterati sviluppò ulteriormente, lo portò a "illustrare" opere di poeti e scrittori che percepiva più vicini alla sua sensibilità. Nacquero così le tavole dedicate alla poesia di Federico Garcia Lorca, ai Canti dell’amatissimo Leopardi, a La Certosa di Parma di Stendhal, Belfagor di Machiavelli, il Canzoniere di Petrarca per arrivare alle Illuminations di Arthur Rimbaud.
Nel contempo continua a dipingere e viene riconosciuto come uno dei pittori più rappresentativi del momento. Illustri critici e letterati ne commentano l’opera. Scrivono di lui con entusiasmo Roberto Longhi, Luigi Carluccio, Carlo Ludovico Raggianti, Roberto Tassi, Giovanni Testori, Cesare Garboli, Vittorio Sereni, Giorgio Soavi, Vittorio Sgarbi, ecc.
Mattioli frequentò i maggiori pittori del suo tempo di cui fu amico e che rappresentò in una originale galleria di ritratti: Giorgio Morandi, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico. Morì a Parma il 12 luglio de1 1994.
ha praticamente trascorso la sua vita a Parma, cogliendone sapientemente l’aura elegante e intimista. Nel contempo è riuscito a far sì che la sua pittura non diventasse il calco della città. Parma, tuttavia, è stata il luogo privilegiato della sua originalissima creatività.
La mostra, aperta alla Galleria Nazionale, non è un itinerario antologico che dia ragione della evoluzione estetica del pittore; e neppure un riassunto della sua attività. È piuttosto un viaggio dentro all’opera di un artista che tentò di far "parlare i sensi alti". La mostra è la vibrante traccia di un lavoro durato un’esistenza, vissuta nel tentativo di attraversare quel varco che soprintende al miracolo e al mistero della vita.
Nei dipinti di Mattioli la sospensione temporale si associa alla raffigurazione di un mondo quasi impercepibile, diventandone l’inquietante espressione, autentica natura dell’opera d’arte: un meraviglioso racconto dell’attimo fuggente per immagini.
Mattioli ha percepito il paesaggio nelle sue forme più variabili. Il paesaggio, come noto, è assolutamente indifferente alla nostra contemplazione. Ristà oltre ogni tentativo di racconto o raffigurazione. Esisterebbe anche se nessuno lo guardasse, nessuno desse testimonianza delle sue essenze, di quei ritmi che aiutano a comprendere i "sovrumani silenzi" e gli infiniti cui la mente umana ambisce senza riuscire a coglierli fino in fondo. Ci si ferma sovente allo stato di illusoria bellezza.
In questa contemplazione c’è però "altro", un fruscìo che spesso sfugge. Un "resto" che sta al di là e al di qua dello spettacolo apparentemente visibile. Mattioli si è appostato per cogliere quel "resto": al di là delle pianure, delle colline, delle montagne, dei fiumi e della rumorosa e silenziosa vitalità della natura.
Dopo l’esplorazione dell’ineffabilmente grande subentra quella dell’infinitamente piccolo. È il rumore del silenzio delle nature morte, chiamate così per consuetudine, ma che in realtà sono paesaggi ancora più dettagliatamente indagati, privati e intimi. La natura vi implode, creando universi da cassetto, ritrovando se stessa negli angoli dove gli oggetti assumono il carattere di forme illusoriamente compiute, sommerse da polveri millenarie.
Nessuna differenza, tuttavia, tra una galassia interstellare e un granello di polvere: due forze fatte della medesima sostanza, contemplate da Mattioli con il suo interiore cannocchiale universale. Dipende soltanto dal punto di vista: la galassia adesso è un granello di polvere, e questi è di imprendibile grandezza.
La mostra potrebbe sembrare un procedere per temi: la visione del cielo, delle acque, dei soprassalti botanici, dell’esplosioni onuste, dei colori negli stordenti campi di papaveri. Sono le sinopie di un mondo misterico, iniziatico. Le tele di Mattioli vanno oltre ogni contingente significato: si combustionano, si "sacrificano" fino a scolorirsi per giungere all’essenza, alle forme dell’ombra, ai sussurri degli alberi congelati, alle cose abbandonate, pur di trasmettere qualche segnale percepito nei garbugliosi cerchi di mappe geografiche sconfinate.
Quello di Mattioli è un viaggio poetico in un’altra dimensione, oltre la tela. Si è trattato di una caccia magica. Si può star certi che sognando una rosa, Mattioli avesse gioito di quell’illusione. Sognava la rosa. E al risveglio "quella" rosa stava tra le sue mani.
La mostra che la città di Parma dedica a Carlo Mattioli, presenta circa 140 opere di Carlo Mattioli e vuole essere un omaggio ad un artista tra i più importanti del secondo Novecento italiano ma, anche, diventare occasione per una riconsiderazione della sua opera.
Il catalogo edito da Mazzotta contiene i testi di Giuseppe Marcenaro, Piero Boragina, Lucia Fornari Schianchi, Philippe Daverio, Anna Zaniboni Mattioli.
Carlo Mattioli nacque a Modena 1’8 maggio del 1911. Trasferitosi a Parma con la famiglia, compì gli studi al locale Istituto d’Arte. A Parma frequentò un circolo di letterati fra i quali Mario Luzi, Oreste Macrì, Giacinto Spagnoletti, Attilio Bertolucci, l’editore Guanda. Altri, soprattutto tra il 1930 e il ‘40, si aggiungeranno alla schiera dei suoi amici: Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Piero Bigongiari. Letterati cui Mattioli, appassionato indagatore dell’animo umano, del paesaggio e innamorato della poesia, rivolse le sue attenzioni (memorabili sono i vibranti piccoli ritratti che fece degli amici) ricevendone in cambio ammirazione e rispetto per l’intensità e per l’alta qualità della sua pittura. Nel 1940 venne invitato, per la prima volta (altre ne seguiranno) alla Biennale di Venezia e tre anni più tardi, per interessamento di Ottone Rosai e con la presentazione di Alessandro Parronchi, tenne a Firenze la prima importante mostra personale.
Negli anni seguenti la sua passione per la poesia che la frequentazione dei letterati sviluppò ulteriormente, lo portò a "illustrare" opere di poeti e scrittori che percepiva più vicini alla sua sensibilità. Nacquero così le tavole dedicate alla poesia di Federico Garcia Lorca, ai Canti dell’amatissimo Leopardi, a La Certosa di Parma di Stendhal, Belfagor di Machiavelli, il Canzoniere di Petrarca per arrivare alle Illuminations di Arthur Rimbaud.
Nel contempo continua a dipingere e viene riconosciuto come uno dei pittori più rappresentativi del momento. Illustri critici e letterati ne commentano l’opera. Scrivono di lui con entusiasmo Roberto Longhi, Luigi Carluccio, Carlo Ludovico Raggianti, Roberto Tassi, Giovanni Testori, Cesare Garboli, Vittorio Sereni, Giorgio Soavi, Vittorio Sgarbi, ecc.
Mattioli frequentò i maggiori pittori del suo tempo di cui fu amico e che rappresentò in una originale galleria di ritratti: Giorgio Morandi, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico. Morì a Parma il 12 luglio de1 1994.
19
novembre 2004
Carlo Mattioli
Dal 19 novembre 2004 al 16 gennaio 2005
arte contemporanea
Location
PILOTTA
Parma, Piazzale della Pilotta, 15, (PR)
Parma, Piazzale della Pilotta, 15, (PR)
Orario di apertura
tutti i giorni 9,30 – 17,30
Vernissage
19 Novembre 2004, ore 17,30