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Carlo Nonnis – Ignis inferioris naturae
E’ un legame forte quello che allaccia l’artista alle cose terrene, ma nell’arte il desiderio di sublimare la bellezza può essere tale da rendere l’individuo in grado di compiere un atto di trascendenza senza ritorno, definitivo, ultimo.
Comunicato stampa
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Ignis inferioris Naturae
E’ un legame forte quello che allaccia l’artista alle cose terrene, ma nell’arte il desiderio di sublimare la bellezza può essere tale da rendere l’individuo in grado di compiere un atto di trascendenza senza ritorno, definitivo, ultimo. Una cesura che coinvolge l’oggetto nella stessa misura in cui coinvolge l’autore e che è, appunto, la sintesi estrema di un processo cognitivo tutto rivolto all’interno dell’individuo. Dopo niente è più lo stesso.
La strada che porta alle opere di Carlo Nonnis si snoda tra la sua capacità di volere, da una parte, e quella di percepire ciò che prescinde dalla volontà, dall’altra. Il corpo è il luogo di un dialogo tra il sé e ciò che lo oltrepassa, non solo. Luogo di confronto, di scontro, di scoperta. Essere questo luogo comporta la facoltà di percepire i suoi impulsi e di intervenire nei suoi processi, soprattutto quelli involontari che, in quanto meccanismo, il corpo pone definitivamente in essere. Così esso, come sistema attivo, cambia in ragione delle necessità che dalla volontà sono stabilite, per rispondere con diligenza e scrupolo al governo dell’istinto. Il corpo è sporcato, graffiato, reciso nella sua immagine, anche nell’attendibile riflesso che la fotografia produce. Il corpo è la memoria. Da qui il gesto artistico compie il suo pellegrinaggio verso il limite estremo della conoscenza, l’illuminazione. E’ quindi un trapasso mistico quello che la manifestazione della sofferenza intende causare, il senso del tragico attraversato dalla volontà di potere. Uno stato in cui dimenticare la sensibilità quale fattore fisiologico per abbracciare in essa il senso profondo dell’abbandono, della caduta, ma anche quello della probabile redenzione. Il corpo è quello dell’artista, gli oggetti quelli di una necessaria terapia quotidiana, i segni quelli di un articolato processo di comprensione della paura.
Grafica, pittura, fotografia e azione sono una miscela in grado di trasformare l’immagine in verbo, di portare la forma a farsi discorso. Non c’è identità esplicita che consenta un riconoscimento preciso, la cronaca è piuttosto un inganno che sfugge. La dimensione paradigmatica del messaggio equilibra i segnali di un’esperienza vissuta. Segnali, da interpretare, come quelli che il corpo invia alla mente. E’ il regno della metacoscienza, di una forma di percezione svincolata, di un tentativo di liberarsi dalle radici fisiche dell’esperienza.
Stefano Pirovano
E’ un legame forte quello che allaccia l’artista alle cose terrene, ma nell’arte il desiderio di sublimare la bellezza può essere tale da rendere l’individuo in grado di compiere un atto di trascendenza senza ritorno, definitivo, ultimo. Una cesura che coinvolge l’oggetto nella stessa misura in cui coinvolge l’autore e che è, appunto, la sintesi estrema di un processo cognitivo tutto rivolto all’interno dell’individuo. Dopo niente è più lo stesso.
La strada che porta alle opere di Carlo Nonnis si snoda tra la sua capacità di volere, da una parte, e quella di percepire ciò che prescinde dalla volontà, dall’altra. Il corpo è il luogo di un dialogo tra il sé e ciò che lo oltrepassa, non solo. Luogo di confronto, di scontro, di scoperta. Essere questo luogo comporta la facoltà di percepire i suoi impulsi e di intervenire nei suoi processi, soprattutto quelli involontari che, in quanto meccanismo, il corpo pone definitivamente in essere. Così esso, come sistema attivo, cambia in ragione delle necessità che dalla volontà sono stabilite, per rispondere con diligenza e scrupolo al governo dell’istinto. Il corpo è sporcato, graffiato, reciso nella sua immagine, anche nell’attendibile riflesso che la fotografia produce. Il corpo è la memoria. Da qui il gesto artistico compie il suo pellegrinaggio verso il limite estremo della conoscenza, l’illuminazione. E’ quindi un trapasso mistico quello che la manifestazione della sofferenza intende causare, il senso del tragico attraversato dalla volontà di potere. Uno stato in cui dimenticare la sensibilità quale fattore fisiologico per abbracciare in essa il senso profondo dell’abbandono, della caduta, ma anche quello della probabile redenzione. Il corpo è quello dell’artista, gli oggetti quelli di una necessaria terapia quotidiana, i segni quelli di un articolato processo di comprensione della paura.
Grafica, pittura, fotografia e azione sono una miscela in grado di trasformare l’immagine in verbo, di portare la forma a farsi discorso. Non c’è identità esplicita che consenta un riconoscimento preciso, la cronaca è piuttosto un inganno che sfugge. La dimensione paradigmatica del messaggio equilibra i segnali di un’esperienza vissuta. Segnali, da interpretare, come quelli che il corpo invia alla mente. E’ il regno della metacoscienza, di una forma di percezione svincolata, di un tentativo di liberarsi dalle radici fisiche dell’esperienza.
Stefano Pirovano
22
aprile 2004
Carlo Nonnis – Ignis inferioris naturae
Dal 22 aprile al 22 maggio 2004
arte contemporanea
Location
STUDIO CARLO NONNIS
Torino, Via Santa Giulia, 7/A, (Torino)
Torino, Via Santa Giulia, 7/A, (Torino)
Vernissage
22 Aprile 2004, h 19-22