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Carlo Terzolo – La realtà immaginata
Pittore figurativo che ha saputo coniugare la concretezza del mondo rurale delle sue origini con la visionarietà e l’immaginazione, Carlo Terzolo è al centro della mostra che la Fondazione Bottari Lattes organizza allo Spazio Don Chisciotte
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Pittore figurativo che ha saputo coniugare la concretezza del mondo rurale
delle sue origini con la visionarietà e l’immaginazione, Carlo Terzolo è al
centro della mostra La realtà immaginata che la Fondazione Bottari
Lattes organizza allo Spazio Don Chisciotte di Torino (via della Rocca 37b)
da sabato 10 marzo a sabato 21 aprile 2018. A ingresso gratuito,
l'esposizione inaugura sabato 10 marzo alle ore 18 alla presenza dei figli
dell’artista, Luca e Paolo Terzolo.
La realtà immaginata, curata dai figli Luca e Paolo Terzolo in
collaborazione con Vincenzo Gatti, propone una quindicina di opere,
prevalentemente olii su tela, di diverse dimensioni, realizzati dal pittore a partire dai primi anni
Sessanta. Una selezione che, invece di privilegiare le raffigurazioni paesaggistiche, intende
sottolineare l’attenzione del pittore verso gli aspetti più concreti della realtà (la vita quotidiana, gli
interni, gli oggetti, le persone), vista però al filtro di un’immaginazione allusiva e straniante.
Attento osservatore della realtà, Terzolo non era un pittore en plein air; di ritorno dalle sue
ricerche e osservazioni, nel suo studio dipingeva basandosi su appunti di schizzi riportati sui
taccuini o su appunti impressi nella sua memoria. Da uno spunto, da una storia, rielaborava la
realtà, senza mai perdere la concretezza, ma creando un mondo allusivo che riportasse anche ad
altro, oltre al puro riferimento al reale.
Pino Mantovani, ricordando l’amicizia di Terzolo con Cesare Pavese, con cui l’artista condivideva la
passione per la cultura americana, sottolinea come la sua opera rivela parallelismi con la pittura
americana realista degli anni Trenta e Quaranta. Notava, infatti, Mantovani: «Mi solletica la
curiosità se mai Terzolo abbia conosciuto a tempo e apprezzato i pittori “regionalisti” statunitensi,
che incrociarono gli anni della Grande Depressione e che, in qualche caso, oltre il recupero in
immagine della vita contadina tradizionale, teorizzarono addirittura una mitologia dell’arcaico e
dell’autoctono. In questa direzione Terzolo potrebbe aver tratto giovamento dalla frequenza di
Cesare Paese (i due si conobbero adolescenti a Reaglie dove le famiglie erano vicine di casa».
Con la mostra Carlo Terzolo. La realtà immaginata, la Fondazione Bottari Lattes vuole riportare
all’attenzione di pubblico e critica a Torino il lavoro di uno dei pittori piemontesi più significativi
del Novecento. E intende farlo anche perché Mario Lattes, a cui la Fondazione e lo Spazio Don
Chisciotte sono dedicati, è stato ammiratore di Carlo Terzolo e in una recensione così tratteggiava
la poetica del pittore astigiano: «Ciò che impegna l'umanità di questo pittore è piuttosto un'intatta
speranza nella vita, fatta, insieme, di rimpianto e candore e di un dolente "irreparabile". […]
Terzolo lascia operar la fantasia sul vero con estremo rispetto per l'apparente consistenza della
realtà».
I curatori Luca e Paolo Terzolo illustrano la mostra
A partire dai primi anni Sessanta l’opera di Carlo Terzolo segna una svolta netta, per definire la
quale il critico Carluccio non esita a mettere in campo termini come Surrealismo e Iperrealismo.
Nei primi incontri da cui nacque l’idea di questa mostra venne naturale indicare come
“metafisiche”, tra indispensabili virgolette, le opere che ne avrebbero costituito il nucleo centrale.
Etichetta consapevolmente scorretta ma forse utile, soprattutto nel parlato, per designare quadri
come “Interno 1959” (al quale è stato dedicato il posto d’onore) o “La scelta della cartolina”.
Quadri nati, come gli altri che compongono la serie, da una lunga e meticolosa elaborazione, da
uno studio che non lascia nulla al caso, da un’infinita serie di schizzi, di ipotesi alternative, di
varianti millimetriche. Quadri nei quali la realtà viene scissa e ricomposta secondo logiche interne
solo alla logica dell’opera stessa. Una curiosità: la base dell’espositore delle cartoline (assurda a
un’analisi un minimo sottile) è la metà inferiore dell’attaccapanni dell’“Interno 1959”.
Una selezione in qualche modo tematica come quella ora proposta impone sempre scelte
dolorose. Abbiamo sacrificato i grandi paesaggi, le cascine, le fornaci. Ci siamo tuttavia concessi
qualche deroga diacronica come nel caso del più vecchio dei pezzi esposti: “I pini di Natale”,
addirittura del 1924, della collezione di Mario Lattes; opera che risulta interessante come indubbio
“precedente” del “Triciclo” datato 1971-74. Al di là della tecnica (post-impressionista quella del
primo, secondo De Bartolomeis, pressoché iperrealista quella del secondo) molto, moltissimo li
apparenta. Forse un segno che un qualcosa di “metafisico” in attesa di manifestarsi
compiutamente già fosse presente sin dall’inizio nel lavoro di Terzolo. E tuttavia, per l’opera di
Terzolo andrebbe coniato un nuovo termine identificativo, capace di fondere la polarità
“metafisica” con la tecnica “iperrealista”. Gli oggetti e gli spazi toccati dal pennello di Terzolo,
infatti, sembrano diventare improvvisamente conoscibili e davvero visibili per la prima volta grazie
alla scelta di fermarli sulla tela in un silenzio straniante. La fisicità di oggetti e persone si amplifica,
nello spazio pittorico, in una diversa e straniata dimensione. Proprio come fa la letteratura che
rende visibile la realtà nominandola.
Un’ultima nota: la maldestra, molto “cittadina”, ragazza che insegue la gallina e sta per balzarle
addosso nell’ultimo quadro di Carlo Terzolo (“Ragazza con le galline”) può essere letta come una
inconscia risposta alla battuta che Lattes, parlando di Chagall, gli mette in bocca in un articolo del
’52: “Non riuscirei mai a introdurre nei miei paesaggi una figura che vola salvo che volessi
rappresentarla nell’atto di spiccare un salto”.
Carlo Terzolo
Carlo Terzolo nasce a Incisa Scapaccino (Asti) da famiglia di agricoltori. Negli anni 1919-27 studia
pittura all’Accademia Albertina di Torino. Nel 1923 soggiorna per breve tempo a Siena, dove
tornerà nuovamente nel corso dell’anno accademico 1924-25, quando gli è assegnato il premio
della pittura consistente in una borsa di studio che utilizza per un viaggio attraverso l’Italia. Del
1925 è anche il suo primo viaggio a Parigi, dove, introdotto da Prampolini, frequenta l’ambiente
artistico e culturale. Nel 1928 apre uno studio in via Cardinal Maurizio 30 a Torino (che terrà per
oltre trent’anni), dove ospita Spazzapan nei primi giorni del suo arrivo da Gorizia. Negli anni
precedenti l’ultimo conflitto mondiale svolge intensa attività espositiva, partecipando anche a
mostre internazionali. Nel 1934 è invitato alla sua prima Biennale di Venezia (in totale saranno
cinque; in quella del 1940 allestisce una mostra personale). Sempre presente alle Quadriennali di
Roma, vedrà le sue opere esposte anche all’estero nelle mostre itineranti organizzate dalla
Biennale di Venezia. Nel 1950 vince il primo premio “Città di Torino” alla Promotrice. Del 1952 è la
mostra personale alla galleria La Bussola di Torino (presentata in catalogo da Italo Cremona).
Seguono le personali nel 1965 alla Galleria Del Vantaggio di Roma (con presentazione di Giovanni
Arpino) e nel 1971 alla galleria L’Approdo di Torino (con presentazione di Luigi Carluccio). Nel
1971, per il suo compleanno, la Città di Asti gli dedica una grande mostra nel Battistero di San
Pietro.
Da segnalare la sua attività di affrescatore. Oltre a realizzare affreschi in cappelle e chiese, esegue
anche un vasto affresco nel Salone delle contrattazioni della Borsa Merci di Torino. Su una parete
di oltre 92 metri quadrati dipinge raffigurazioni simboliche del lavoro, dove le scene hanno per
tema il mondo agricolo come la raccolta delle olive, la vendemmia, la pigiatura dell’uva.
Muore nel 1975.
Nel 1980 la Regione Piemonte lo ricorda con un’ampia selezione di opere nelle sale di Palazzo
Chiablese. Nel 2001 la città di Nizza Monferrato gli rende omaggio con una grande mostra a
Palazzo Crova. Tra dicembre 2012 e gennaio 2013 la città di Rivoli gli dedica una antologica.
Accanto all’attività artistica, Terzolo affianca una lunga esperienza didattica prima al Liceo Artistico
di Torino poi alla Cattedra di Decorazione dell’Accademia Albertina.
Di lui hanno scritto, tra gli altri, Giovanni Arpino, Marziano Bernardi, Renzo Biasion, Luigi Carluccio,
Italo Cremona, Francesco De Bartolomeis, Angelo Dragone, Mario Lattes, Pino Mantovani.
delle sue origini con la visionarietà e l’immaginazione, Carlo Terzolo è al
centro della mostra La realtà immaginata che la Fondazione Bottari
Lattes organizza allo Spazio Don Chisciotte di Torino (via della Rocca 37b)
da sabato 10 marzo a sabato 21 aprile 2018. A ingresso gratuito,
l'esposizione inaugura sabato 10 marzo alle ore 18 alla presenza dei figli
dell’artista, Luca e Paolo Terzolo.
La realtà immaginata, curata dai figli Luca e Paolo Terzolo in
collaborazione con Vincenzo Gatti, propone una quindicina di opere,
prevalentemente olii su tela, di diverse dimensioni, realizzati dal pittore a partire dai primi anni
Sessanta. Una selezione che, invece di privilegiare le raffigurazioni paesaggistiche, intende
sottolineare l’attenzione del pittore verso gli aspetti più concreti della realtà (la vita quotidiana, gli
interni, gli oggetti, le persone), vista però al filtro di un’immaginazione allusiva e straniante.
Attento osservatore della realtà, Terzolo non era un pittore en plein air; di ritorno dalle sue
ricerche e osservazioni, nel suo studio dipingeva basandosi su appunti di schizzi riportati sui
taccuini o su appunti impressi nella sua memoria. Da uno spunto, da una storia, rielaborava la
realtà, senza mai perdere la concretezza, ma creando un mondo allusivo che riportasse anche ad
altro, oltre al puro riferimento al reale.
Pino Mantovani, ricordando l’amicizia di Terzolo con Cesare Pavese, con cui l’artista condivideva la
passione per la cultura americana, sottolinea come la sua opera rivela parallelismi con la pittura
americana realista degli anni Trenta e Quaranta. Notava, infatti, Mantovani: «Mi solletica la
curiosità se mai Terzolo abbia conosciuto a tempo e apprezzato i pittori “regionalisti” statunitensi,
che incrociarono gli anni della Grande Depressione e che, in qualche caso, oltre il recupero in
immagine della vita contadina tradizionale, teorizzarono addirittura una mitologia dell’arcaico e
dell’autoctono. In questa direzione Terzolo potrebbe aver tratto giovamento dalla frequenza di
Cesare Paese (i due si conobbero adolescenti a Reaglie dove le famiglie erano vicine di casa».
Con la mostra Carlo Terzolo. La realtà immaginata, la Fondazione Bottari Lattes vuole riportare
all’attenzione di pubblico e critica a Torino il lavoro di uno dei pittori piemontesi più significativi
del Novecento. E intende farlo anche perché Mario Lattes, a cui la Fondazione e lo Spazio Don
Chisciotte sono dedicati, è stato ammiratore di Carlo Terzolo e in una recensione così tratteggiava
la poetica del pittore astigiano: «Ciò che impegna l'umanità di questo pittore è piuttosto un'intatta
speranza nella vita, fatta, insieme, di rimpianto e candore e di un dolente "irreparabile". […]
Terzolo lascia operar la fantasia sul vero con estremo rispetto per l'apparente consistenza della
realtà».
I curatori Luca e Paolo Terzolo illustrano la mostra
A partire dai primi anni Sessanta l’opera di Carlo Terzolo segna una svolta netta, per definire la
quale il critico Carluccio non esita a mettere in campo termini come Surrealismo e Iperrealismo.
Nei primi incontri da cui nacque l’idea di questa mostra venne naturale indicare come
“metafisiche”, tra indispensabili virgolette, le opere che ne avrebbero costituito il nucleo centrale.
Etichetta consapevolmente scorretta ma forse utile, soprattutto nel parlato, per designare quadri
come “Interno 1959” (al quale è stato dedicato il posto d’onore) o “La scelta della cartolina”.
Quadri nati, come gli altri che compongono la serie, da una lunga e meticolosa elaborazione, da
uno studio che non lascia nulla al caso, da un’infinita serie di schizzi, di ipotesi alternative, di
varianti millimetriche. Quadri nei quali la realtà viene scissa e ricomposta secondo logiche interne
solo alla logica dell’opera stessa. Una curiosità: la base dell’espositore delle cartoline (assurda a
un’analisi un minimo sottile) è la metà inferiore dell’attaccapanni dell’“Interno 1959”.
Una selezione in qualche modo tematica come quella ora proposta impone sempre scelte
dolorose. Abbiamo sacrificato i grandi paesaggi, le cascine, le fornaci. Ci siamo tuttavia concessi
qualche deroga diacronica come nel caso del più vecchio dei pezzi esposti: “I pini di Natale”,
addirittura del 1924, della collezione di Mario Lattes; opera che risulta interessante come indubbio
“precedente” del “Triciclo” datato 1971-74. Al di là della tecnica (post-impressionista quella del
primo, secondo De Bartolomeis, pressoché iperrealista quella del secondo) molto, moltissimo li
apparenta. Forse un segno che un qualcosa di “metafisico” in attesa di manifestarsi
compiutamente già fosse presente sin dall’inizio nel lavoro di Terzolo. E tuttavia, per l’opera di
Terzolo andrebbe coniato un nuovo termine identificativo, capace di fondere la polarità
“metafisica” con la tecnica “iperrealista”. Gli oggetti e gli spazi toccati dal pennello di Terzolo,
infatti, sembrano diventare improvvisamente conoscibili e davvero visibili per la prima volta grazie
alla scelta di fermarli sulla tela in un silenzio straniante. La fisicità di oggetti e persone si amplifica,
nello spazio pittorico, in una diversa e straniata dimensione. Proprio come fa la letteratura che
rende visibile la realtà nominandola.
Un’ultima nota: la maldestra, molto “cittadina”, ragazza che insegue la gallina e sta per balzarle
addosso nell’ultimo quadro di Carlo Terzolo (“Ragazza con le galline”) può essere letta come una
inconscia risposta alla battuta che Lattes, parlando di Chagall, gli mette in bocca in un articolo del
’52: “Non riuscirei mai a introdurre nei miei paesaggi una figura che vola salvo che volessi
rappresentarla nell’atto di spiccare un salto”.
Carlo Terzolo
Carlo Terzolo nasce a Incisa Scapaccino (Asti) da famiglia di agricoltori. Negli anni 1919-27 studia
pittura all’Accademia Albertina di Torino. Nel 1923 soggiorna per breve tempo a Siena, dove
tornerà nuovamente nel corso dell’anno accademico 1924-25, quando gli è assegnato il premio
della pittura consistente in una borsa di studio che utilizza per un viaggio attraverso l’Italia. Del
1925 è anche il suo primo viaggio a Parigi, dove, introdotto da Prampolini, frequenta l’ambiente
artistico e culturale. Nel 1928 apre uno studio in via Cardinal Maurizio 30 a Torino (che terrà per
oltre trent’anni), dove ospita Spazzapan nei primi giorni del suo arrivo da Gorizia. Negli anni
precedenti l’ultimo conflitto mondiale svolge intensa attività espositiva, partecipando anche a
mostre internazionali. Nel 1934 è invitato alla sua prima Biennale di Venezia (in totale saranno
cinque; in quella del 1940 allestisce una mostra personale). Sempre presente alle Quadriennali di
Roma, vedrà le sue opere esposte anche all’estero nelle mostre itineranti organizzate dalla
Biennale di Venezia. Nel 1950 vince il primo premio “Città di Torino” alla Promotrice. Del 1952 è la
mostra personale alla galleria La Bussola di Torino (presentata in catalogo da Italo Cremona).
Seguono le personali nel 1965 alla Galleria Del Vantaggio di Roma (con presentazione di Giovanni
Arpino) e nel 1971 alla galleria L’Approdo di Torino (con presentazione di Luigi Carluccio). Nel
1971, per il suo compleanno, la Città di Asti gli dedica una grande mostra nel Battistero di San
Pietro.
Da segnalare la sua attività di affrescatore. Oltre a realizzare affreschi in cappelle e chiese, esegue
anche un vasto affresco nel Salone delle contrattazioni della Borsa Merci di Torino. Su una parete
di oltre 92 metri quadrati dipinge raffigurazioni simboliche del lavoro, dove le scene hanno per
tema il mondo agricolo come la raccolta delle olive, la vendemmia, la pigiatura dell’uva.
Muore nel 1975.
Nel 1980 la Regione Piemonte lo ricorda con un’ampia selezione di opere nelle sale di Palazzo
Chiablese. Nel 2001 la città di Nizza Monferrato gli rende omaggio con una grande mostra a
Palazzo Crova. Tra dicembre 2012 e gennaio 2013 la città di Rivoli gli dedica una antologica.
Accanto all’attività artistica, Terzolo affianca una lunga esperienza didattica prima al Liceo Artistico
di Torino poi alla Cattedra di Decorazione dell’Accademia Albertina.
Di lui hanno scritto, tra gli altri, Giovanni Arpino, Marziano Bernardi, Renzo Biasion, Luigi Carluccio,
Italo Cremona, Francesco De Bartolomeis, Angelo Dragone, Mario Lattes, Pino Mantovani.
10
marzo 2018
Carlo Terzolo – La realtà immaginata
Dal 10 marzo al 21 aprile 2018
arte contemporanea
Location
SPAZIO DON CHISCIOTTE
Torino, Via Della Rocca, 37, (Torino)
Torino, Via Della Rocca, 37, (Torino)
Orario di apertura
Martedì - sabato, ore 10.30-12.30 e ore 15-19
Vernissage
10 Marzo 2018, h 18
Autore
Curatore