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Carlo Vincenti – Dimidiata
Con Carlo Vincenti, che operò nel Lazio lungo gli anni Sessanta e Settanta, la tecnica dell’assemblaggio è portata alle estreme conseguenze
Comunicato stampa
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Con Carlo Vincenti, che operò nel Lazio lungo gli anni Sessanta e Settanta, la tecnica dell'assemblaggio è portata alle estreme conseguenze.
Sono brani di scrittura manuale, fotografie, schizzi originali, frammenti di pagine a stampa, fogli di quaderno, spezzoni di missive; il tutto come sottratto ad una deriva, raccolto come dopo un diluvio che abbia rimpastato nell'obliterazione il manufatto come lo scarto. Lo stesso disegno dell'autore viene citato nell'impaginazione esattamente come il resto, e il solo commento personale sta nell'ordine compositivo, e nella parificazione cromatica delle colle e velature.
Quei reperti sono le toppe sui sacchi di Burri, un riaffondare in madre materia, dolorosamente; e hanno la calda dominante tonale della pietra dei muri di Viterbo, la nativa città dell'artista.
Era stato, fin dall'infanzia, un pittore d'innata sapienza. Alle soglie dell'adolescenza aveva rinunciato a tutta la strumentazione del linguaggio pittorico. E' difficile trovare nella storia dell'arte un così radicale rifiuto del gesto suscitatore di forme. La sua fu una spinta anti-individualistica portata alle estreme conseguenze: una sorta di collettivizzazione iconografica che trovava nel neodadaismo i suoi puntelli storici. L'irreggimentazione creativa del "trovato".
Non più la visione da cogliere, ma l'emozionata mescolanza dei propri e altrui segni d'esistenza.
Per questo giovane psichicamente travagliato il solo possibile incontro col mondo fu l'opera. Lo dimostra il grande numero di lavori che lasciò nel brevissimo arco della sua operavità; a ritmo serrato, inarrestabile, come un respiro.
Morì suicida all'età di trentadue anni. L'intensità di ciò che ha prodotto ha portato il suo nome molto lontano. E' oggi considerato uno dei più singolari testimoni di quel drammatico momento storico di trasformazioni.
Mirella Bentivoglio
Dimidiata
dal tardo latino
Dimidium
diviso in mezzo
Mi ricordo di quando andavo al Museo di Arte Orientale a Roma nel '66 attratto da quel silenzioso fascino cromatico e grafico. Facevo dei bozzetti spesso rasentando una interpretazione inconscia delle pitture, delle ceramiche e sculture. Mi si agitava qualcosa dentro per cui ero scosso e seguivo quel filo conduttore che dalla dimidiata inconscia del '64 mi portava a quel suo mondo mitico-religioso.
L'associazione propria della dimidiata la ritrovavo nelle sagome umane e prospettiche del mondo orientale rappresentato molti secoli fa.
Mi sento solo, fuori dal tempo e soprattutto al limite della mia scoperta.
Ora capivo le profonde radici della dimidiata e ne comprendevo i profondi riagganci con il mio istinto più interiore.
Questo particolare trovato per caso mi riporta a quella atmosfera pervasa di elevazione mistica.
Un senso ieratico del disegno ritrova i canoni propri della mia dimidiata e li giustifica. Nella dimidiata c'è silenzio, rassegnazione, quasi un senso di fatalismo orientale.
Carlo Vincenti
Sono brani di scrittura manuale, fotografie, schizzi originali, frammenti di pagine a stampa, fogli di quaderno, spezzoni di missive; il tutto come sottratto ad una deriva, raccolto come dopo un diluvio che abbia rimpastato nell'obliterazione il manufatto come lo scarto. Lo stesso disegno dell'autore viene citato nell'impaginazione esattamente come il resto, e il solo commento personale sta nell'ordine compositivo, e nella parificazione cromatica delle colle e velature.
Quei reperti sono le toppe sui sacchi di Burri, un riaffondare in madre materia, dolorosamente; e hanno la calda dominante tonale della pietra dei muri di Viterbo, la nativa città dell'artista.
Era stato, fin dall'infanzia, un pittore d'innata sapienza. Alle soglie dell'adolescenza aveva rinunciato a tutta la strumentazione del linguaggio pittorico. E' difficile trovare nella storia dell'arte un così radicale rifiuto del gesto suscitatore di forme. La sua fu una spinta anti-individualistica portata alle estreme conseguenze: una sorta di collettivizzazione iconografica che trovava nel neodadaismo i suoi puntelli storici. L'irreggimentazione creativa del "trovato".
Non più la visione da cogliere, ma l'emozionata mescolanza dei propri e altrui segni d'esistenza.
Per questo giovane psichicamente travagliato il solo possibile incontro col mondo fu l'opera. Lo dimostra il grande numero di lavori che lasciò nel brevissimo arco della sua operavità; a ritmo serrato, inarrestabile, come un respiro.
Morì suicida all'età di trentadue anni. L'intensità di ciò che ha prodotto ha portato il suo nome molto lontano. E' oggi considerato uno dei più singolari testimoni di quel drammatico momento storico di trasformazioni.
Mirella Bentivoglio
Dimidiata
dal tardo latino
Dimidium
diviso in mezzo
Mi ricordo di quando andavo al Museo di Arte Orientale a Roma nel '66 attratto da quel silenzioso fascino cromatico e grafico. Facevo dei bozzetti spesso rasentando una interpretazione inconscia delle pitture, delle ceramiche e sculture. Mi si agitava qualcosa dentro per cui ero scosso e seguivo quel filo conduttore che dalla dimidiata inconscia del '64 mi portava a quel suo mondo mitico-religioso.
L'associazione propria della dimidiata la ritrovavo nelle sagome umane e prospettiche del mondo orientale rappresentato molti secoli fa.
Mi sento solo, fuori dal tempo e soprattutto al limite della mia scoperta.
Ora capivo le profonde radici della dimidiata e ne comprendevo i profondi riagganci con il mio istinto più interiore.
Questo particolare trovato per caso mi riporta a quella atmosfera pervasa di elevazione mistica.
Un senso ieratico del disegno ritrova i canoni propri della mia dimidiata e li giustifica. Nella dimidiata c'è silenzio, rassegnazione, quasi un senso di fatalismo orientale.
Carlo Vincenti
13
aprile 2006
Carlo Vincenti – Dimidiata
Dal 13 al 26 aprile 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO – PALAZZO DEI CONSOLI
Gubbio, Piazza Grande, (Perugia)
Gubbio, Piazza Grande, (Perugia)
Orario di apertura
tutti i giorni 10.00-12-30 e 15.00-18.00
Vernissage
13 Aprile 2006, ore 18
Autore