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Carlos Carlé – I segni della terra
in Palazzo Caffari, prestigiosa filiale reggiana di Cassa Padana Bcc, sarà allestita l’esposizione del celebre artista e scultore argentino Carlos Carlé “I segni della terra”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 3 settembre in Palazzo Caffari, prestigiosa filiale reggiana di Cassa Padana Bcc, sarà allestita l’esposizione del celebre artista e scultore argentino Carlos Carlé “I segni della terra”. L’esposizione sarà inaugurata in occasione della tradizionale Sagra della Giareda, storico appuntamento che coinvolge il centro della cittadina reggiana.
Scrive Cecilia Chilosi, critica d’arte: “L'opera di Carlos Carlé si inserisce nel circuito del tempo, l'artista sposta l’attenzione dall’uomo alla terra della quale avverte i sommovimenti che registra nella struttura primordiale delle sue sculture. In sintonia col suo respiro secolare, egli ci rimanda l'eco di una vicenda lontana, ci parla di un mondo pietrificato che sopravviverà all'uomo nelle tracce da lui lasciate nel passaggio sulla sua superficie...
In Carlè l’arte si accompagna a una assoluta padronanza del mezzo espressivo, in un colloquio demiurgico con la terra, suo elemento di elezione. Nelle sue opere sagoma, segno e colore si compongono come per necessità.”
Carlos Carlé nasce nel 1928 ad Oncativo, in Argentina, ma le sue origini sono legate a Barge, in provincia di Cuneo. La sua carriera ha inizio verso la fine degli anni Quaranta a Buenos Aires, dove studia ceramica, disegno e scultura; qui aderisce ad Artesanos, primo gruppo d’avanguardia nell’Argentina del dopoguerra. Nel 1963 si trasferisce in Italia. Lavora per circa un anno nel centro ceramico di Vietri sul Mare e in seguito si trasferisce ad Albissola Marina. Qui si ritrovano alcuni tra i principali artisti e intellettuali del ‘900, Lucio Fontana, Agenore Fabbri, Giuseppe Capogrossi, Salvatore Quasimodo e tanti altri. In questo ambiente ricco di fermento intellettuale, Carlos Carlè si introduce nel mondo dell’arte italiana. Le sue opere gli sono valse numerosi riconoscimenti e premi internazionali.
Dal 1972 è Membro titolare dell’Accademia Internazionale della Ceramica a Ginevra. Nel 1998 è stato invitato a realizzare una scultura monumentale in Shigaraki Ceramic Cultural Park in Giappone. É dedicata a Carlé la “4ª Rassegna di Scultura all’aperto 2000” promossa dall’Assessorato alla Cultura di Padova.
Molte delle sue opere si trovano esposte in numerosi musei nel mondo, tra cui il Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, il Musée National de la Céramique di Sèvres, il North Central Washington Museum di Wenatchee e il Museo Juan B. Castagnino di Rosario.
I SEGNI DELLA TERRA
Testo di Cecilia Chilosi
"...quale materia è dunque più idonea a sostenere almeno un presentimento di dignità inattaccabile,
di durata, di eternità, della pietra sottratta alle vicissitudini rapinose del tempo, liberata da ogni
morbidezza e da ogni sintomo di vita?.. il ciottolo più insignificante sarebbe durato
incomparabilmente più a lungo di qualunque impero ."
Christoph Ransmayr, Il mondo estremo, ed. Leonardo, 1989 p. 108
L'opera di Carlos Carlé si inserisce nel circuito del tempo, l'artista sposta l’attenzione dall’uomo alla
terra della quale avverte i sommovimenti che registra nella struttura primordiale delle sue sculture.
In sintonia col suo respiro secolare, egli ci rimanda l'eco di una vicenda lontana, ci parla di un mondo pietrificato che sopravviverà all'uomo nelle tracce da lui lasciate nel passaggio sulla sua superficie.
Un passato che la coscienza richiama alla contemporaneità collegandolo al processo del divenire; per questo, nel 2000, in occasione di una personale di Carlos Carlé, citando Henri Bergson, parlavo di "materia e memoria", in quanto attraverso il processo creativo i segni incorporati nelle sue creazioni riconsegnano il ricordo di una storia che si concretizza nel presente.
In Carlé l'arte si accompagna a una assoluta padronanza del mezzo espressivo, in un colloquio demiurgico con la terra, suo elemento di elezione. Nelle sue opere sagoma, segno e colore si compongono come per necessità. Le alte temperature producono sul grès effetti rugginosi, sgretolamenti, consunzioni, erosioni, che rimandano alle corrosioni, ai combusti, alle drammatiche lacerazioni di Alberto Burri, come pure alle impronte, ai graffi, ai simboli lasciati sui suoi muri monocromi e evocativi da Antoni Tàpies, artista col quale, particolarmnte, Carlè ama particolarmente confrontarsi.
Egli entra in rapporto fisico con la concretezza della materia, non come rappresentazione del reale, ma in quanto reale in sè; intuendo le radici prime del sembiante, si inserisce nei processi germinativi della forma nei lavori in cui il magma sorgivo viene ricondotto a una geometria elementare, che si compone di sfere, cerchi, quadrati, parallelepipedi.
Le fattezze delle sue figure si strutturano nella compattezza ruvida di Megaliti, Dolmen, Pietre miliari, Cascotes, essenziali affermazioni di una vicenda primordiale che si è svolta sul nostro pianeta.
La terra si pietrifica su queste sagome come per un accumulo secolare di gesti che incidono profondamente la loro pelle lasciandovi ferite dalle quali erompono concrezioni che si solidificano esibendo una densità lavica. In contrasto con la loro rugosa dolenza, lucide concrezioni vetrificate impongono la preziosità di una lucentezza siderale sulla crosta scabrosa della terra.
L'esito dei suoi lavori è quello di una presenza perentoria. La sua opera entra in colloquio con lo spazio, dai piccoli Cascotes, ispirati ai sassi levigati e arrotondati nel corso del tempo, alle forme monumentali delle sue sculture ambientali, come i Megaliti per Barge (2002), fino alla recentissima installazione realizzata per un collezionista privato, una grande composizione inserita nel paesaggio, in cui il colore della terra è ravvivato dalla brillantezza degli smalti colorati, tra i quali spicca l'evidenza sanguigna del colore rosso.
Scrive Cecilia Chilosi, critica d’arte: “L'opera di Carlos Carlé si inserisce nel circuito del tempo, l'artista sposta l’attenzione dall’uomo alla terra della quale avverte i sommovimenti che registra nella struttura primordiale delle sue sculture. In sintonia col suo respiro secolare, egli ci rimanda l'eco di una vicenda lontana, ci parla di un mondo pietrificato che sopravviverà all'uomo nelle tracce da lui lasciate nel passaggio sulla sua superficie...
In Carlè l’arte si accompagna a una assoluta padronanza del mezzo espressivo, in un colloquio demiurgico con la terra, suo elemento di elezione. Nelle sue opere sagoma, segno e colore si compongono come per necessità.”
Carlos Carlé nasce nel 1928 ad Oncativo, in Argentina, ma le sue origini sono legate a Barge, in provincia di Cuneo. La sua carriera ha inizio verso la fine degli anni Quaranta a Buenos Aires, dove studia ceramica, disegno e scultura; qui aderisce ad Artesanos, primo gruppo d’avanguardia nell’Argentina del dopoguerra. Nel 1963 si trasferisce in Italia. Lavora per circa un anno nel centro ceramico di Vietri sul Mare e in seguito si trasferisce ad Albissola Marina. Qui si ritrovano alcuni tra i principali artisti e intellettuali del ‘900, Lucio Fontana, Agenore Fabbri, Giuseppe Capogrossi, Salvatore Quasimodo e tanti altri. In questo ambiente ricco di fermento intellettuale, Carlos Carlè si introduce nel mondo dell’arte italiana. Le sue opere gli sono valse numerosi riconoscimenti e premi internazionali.
Dal 1972 è Membro titolare dell’Accademia Internazionale della Ceramica a Ginevra. Nel 1998 è stato invitato a realizzare una scultura monumentale in Shigaraki Ceramic Cultural Park in Giappone. É dedicata a Carlé la “4ª Rassegna di Scultura all’aperto 2000” promossa dall’Assessorato alla Cultura di Padova.
Molte delle sue opere si trovano esposte in numerosi musei nel mondo, tra cui il Museo Internazionale della Ceramica di Faenza, il Musée National de la Céramique di Sèvres, il North Central Washington Museum di Wenatchee e il Museo Juan B. Castagnino di Rosario.
I SEGNI DELLA TERRA
Testo di Cecilia Chilosi
"...quale materia è dunque più idonea a sostenere almeno un presentimento di dignità inattaccabile,
di durata, di eternità, della pietra sottratta alle vicissitudini rapinose del tempo, liberata da ogni
morbidezza e da ogni sintomo di vita?.. il ciottolo più insignificante sarebbe durato
incomparabilmente più a lungo di qualunque impero ."
Christoph Ransmayr, Il mondo estremo, ed. Leonardo, 1989 p. 108
L'opera di Carlos Carlé si inserisce nel circuito del tempo, l'artista sposta l’attenzione dall’uomo alla
terra della quale avverte i sommovimenti che registra nella struttura primordiale delle sue sculture.
In sintonia col suo respiro secolare, egli ci rimanda l'eco di una vicenda lontana, ci parla di un mondo pietrificato che sopravviverà all'uomo nelle tracce da lui lasciate nel passaggio sulla sua superficie.
Un passato che la coscienza richiama alla contemporaneità collegandolo al processo del divenire; per questo, nel 2000, in occasione di una personale di Carlos Carlé, citando Henri Bergson, parlavo di "materia e memoria", in quanto attraverso il processo creativo i segni incorporati nelle sue creazioni riconsegnano il ricordo di una storia che si concretizza nel presente.
In Carlé l'arte si accompagna a una assoluta padronanza del mezzo espressivo, in un colloquio demiurgico con la terra, suo elemento di elezione. Nelle sue opere sagoma, segno e colore si compongono come per necessità. Le alte temperature producono sul grès effetti rugginosi, sgretolamenti, consunzioni, erosioni, che rimandano alle corrosioni, ai combusti, alle drammatiche lacerazioni di Alberto Burri, come pure alle impronte, ai graffi, ai simboli lasciati sui suoi muri monocromi e evocativi da Antoni Tàpies, artista col quale, particolarmnte, Carlè ama particolarmente confrontarsi.
Egli entra in rapporto fisico con la concretezza della materia, non come rappresentazione del reale, ma in quanto reale in sè; intuendo le radici prime del sembiante, si inserisce nei processi germinativi della forma nei lavori in cui il magma sorgivo viene ricondotto a una geometria elementare, che si compone di sfere, cerchi, quadrati, parallelepipedi.
Le fattezze delle sue figure si strutturano nella compattezza ruvida di Megaliti, Dolmen, Pietre miliari, Cascotes, essenziali affermazioni di una vicenda primordiale che si è svolta sul nostro pianeta.
La terra si pietrifica su queste sagome come per un accumulo secolare di gesti che incidono profondamente la loro pelle lasciandovi ferite dalle quali erompono concrezioni che si solidificano esibendo una densità lavica. In contrasto con la loro rugosa dolenza, lucide concrezioni vetrificate impongono la preziosità di una lucentezza siderale sulla crosta scabrosa della terra.
L'esito dei suoi lavori è quello di una presenza perentoria. La sua opera entra in colloquio con lo spazio, dai piccoli Cascotes, ispirati ai sassi levigati e arrotondati nel corso del tempo, alle forme monumentali delle sue sculture ambientali, come i Megaliti per Barge (2002), fino alla recentissima installazione realizzata per un collezionista privato, una grande composizione inserita nel paesaggio, in cui il colore della terra è ravvivato dalla brillantezza degli smalti colorati, tra i quali spicca l'evidenza sanguigna del colore rosso.
03
settembre 2010
Carlos Carlé – I segni della terra
Dal 03 settembre al 10 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
PALAZZO CAFFARI – CASSA PADANA BCC
Reggio Nell'emilia, Via Emilia A Santo Stefano, 25, (Reggio Nell'emilia)
Reggio Nell'emilia, Via Emilia A Santo Stefano, 25, (Reggio Nell'emilia)
Orario di apertura
Dal Lunedì al Venerdì - Dalle 8.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 16.30 APERTURA STRAORDINARIA
Sabato 4 e domenica 5 settembre 2010
10-12/15-18
Vernissage
3 Settembre 2010, ore 18 Sarà presente l’artista. Con rinfresco.
Sito web
www.fondazionedominatoleonense.it
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