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Carlos Casas / Thomas Koener – Ways to Nowhere
L’opera di Thomas Köner “Terrain vague”, creato elaborando materiali girati a Tokyo, verrà presentata da e/static, per la prima volta in assoluto, insieme ad alcuni lavori video di Carlos Casas dai suoi Siberian Fieldworks del 2007.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il ciclo piu' recente di lavori video di Thomas Köner, il cui primo capitolo, "Pneuma Monoxyd", venne presentato per la prima volta nel 2007, e' stato recentemente completato dall'artista tedesco, dopo la realizzazione, all'inizio di quest'anno, di "Pasajeros Peregrinos Pilotos", con "Terrain vague", creato elaborando materiali girati a Tokyo. Quest'opera verrà presentata da e/static, per la prima volta in assoluto, sabato 8 novembre 2008 nello spazio blank, all'interno di "Ways to Nowhere", insieme ad alcuni lavori video di Carlos Casas dai suoi Siberian Fieldworks del 2007, mentre da un altro episodio dello stesso ciclo, "Ice Edge", sono state tratte alcune stampe inedite.
Si puo' definire Thomas Köner (Bochum, 1966) un artista visionario che lavora su immagini del mondo cosiddetto reale, o della quotidianità urbana, spesso degradata o appiattita nella sua indistinta mediocrità (come nei tre lavori del ciclo "Peripheriques", del 2005-06), immagini che lui registra in luoghi diversi sparsi sul pianeta, e dalle quali estrae una sorta di sottostrato, una dimensione occulta e trascendente, in forma di luminescenza, di sdoppiamento o di frantumazione dell'integrità delle forme, attraverso una disintegrazione dello stesso dato temporale. Il suo e' un procedimento che ha diversi punti in comune con quello di Caspar David Friedrich, tedesco anche lui, che attraverso la contemplazione del paesaggio riusciva a rilevare, e quindi a rivelare, tracce del divino. Due artisti che, a distanza di quasi duecento anni l'uno dall'altro, cercano continuamente, nell'ambiente che li circonda, elementi che gli permettano di vivere esperienze estatiche, che possano poi essere condivise, sia pure in seconda battuta, da chi stabilisca un contatto non superficiale con le loro opere.
Carlos Casas (Barcelona, 1974) gira sempre i suoi video in luoghi molto lontani dal cosiddetto centro (o dai cosiddetti centri) del mondo, la Patagonia, l'Uzbekistan, la Siberia. Il suo e' uno sguardo ingenuo e disponibile, senza preconcetti, in grado cosi' di cogliere, proprio mentre avvengono, attimi di trascendenza nei gesti di un cacciatore di foche, di un lavoratore in una sperduta landa patagonica o di un pescatore del lago Aral. Casas, a differenza di Köner, non 'tratta' il suo materiale con alcun software, preferendo la nuda oggettività del girato, che ci rimanda la sua propria esperienza 'in situ' praticamente senza mediazioni. Ed e' facile immedesimarsi in lui, mentre si trovava sul 'pack' siberiano, presi ad assistere a gesti millenari, agiti in silenzio al cospetto di una natura sconfinata, desolata, come espletando un rito. Gesti che, mentre li riconosciamo come umani, quasi non riusciamo a comprendere, e proprio percio', forse, sono in grado di affascinarci, e di trasportarci in una dimensione sconosciuta, nella quale puo' diventare difficile, per il limitato tempo della proiezione, riconoscere anche noi stessi. Come e' probabilmente accaduto allo stesso Casas mentre girava "Ice Edge", da cui sono state estrapolate alcune immagini che ricordano molto a loro volta, incidentalmente, alcuni celebri dipinti di Friedrich. Uomini che ci volgono le spalle, mentre scrutano un paesaggio vuoto e sconfinato, in cerca dell'animale che sono destinati ad uccidere, in attesa dell'evento che gli garantirà la completa percezione della propria esistenza e la sua giustificazione.
A completare "Ways to Nowhere", la non-storia, o le molte possibili storie, che sembrano poter accadere, racchiuse nell'opera "Nel bosco / In the wood", una 'ghost track' che si e' deciso di includere per la sua emblematicità, per come ben rappresenta uno di quei percorsi verso un nessun luogo in cui talvolta capita di venirsi a trovare, un luogo bensi' della rivelazione e della chiarezza istantanea ed effimera. Elementi, questi ultimi, che caratterizzano e motivano, come dati essenziali, la ricerca di questi autori.
Si puo' definire Thomas Köner (Bochum, 1966) un artista visionario che lavora su immagini del mondo cosiddetto reale, o della quotidianità urbana, spesso degradata o appiattita nella sua indistinta mediocrità (come nei tre lavori del ciclo "Peripheriques", del 2005-06), immagini che lui registra in luoghi diversi sparsi sul pianeta, e dalle quali estrae una sorta di sottostrato, una dimensione occulta e trascendente, in forma di luminescenza, di sdoppiamento o di frantumazione dell'integrità delle forme, attraverso una disintegrazione dello stesso dato temporale. Il suo e' un procedimento che ha diversi punti in comune con quello di Caspar David Friedrich, tedesco anche lui, che attraverso la contemplazione del paesaggio riusciva a rilevare, e quindi a rivelare, tracce del divino. Due artisti che, a distanza di quasi duecento anni l'uno dall'altro, cercano continuamente, nell'ambiente che li circonda, elementi che gli permettano di vivere esperienze estatiche, che possano poi essere condivise, sia pure in seconda battuta, da chi stabilisca un contatto non superficiale con le loro opere.
Carlos Casas (Barcelona, 1974) gira sempre i suoi video in luoghi molto lontani dal cosiddetto centro (o dai cosiddetti centri) del mondo, la Patagonia, l'Uzbekistan, la Siberia. Il suo e' uno sguardo ingenuo e disponibile, senza preconcetti, in grado cosi' di cogliere, proprio mentre avvengono, attimi di trascendenza nei gesti di un cacciatore di foche, di un lavoratore in una sperduta landa patagonica o di un pescatore del lago Aral. Casas, a differenza di Köner, non 'tratta' il suo materiale con alcun software, preferendo la nuda oggettività del girato, che ci rimanda la sua propria esperienza 'in situ' praticamente senza mediazioni. Ed e' facile immedesimarsi in lui, mentre si trovava sul 'pack' siberiano, presi ad assistere a gesti millenari, agiti in silenzio al cospetto di una natura sconfinata, desolata, come espletando un rito. Gesti che, mentre li riconosciamo come umani, quasi non riusciamo a comprendere, e proprio percio', forse, sono in grado di affascinarci, e di trasportarci in una dimensione sconosciuta, nella quale puo' diventare difficile, per il limitato tempo della proiezione, riconoscere anche noi stessi. Come e' probabilmente accaduto allo stesso Casas mentre girava "Ice Edge", da cui sono state estrapolate alcune immagini che ricordano molto a loro volta, incidentalmente, alcuni celebri dipinti di Friedrich. Uomini che ci volgono le spalle, mentre scrutano un paesaggio vuoto e sconfinato, in cerca dell'animale che sono destinati ad uccidere, in attesa dell'evento che gli garantirà la completa percezione della propria esistenza e la sua giustificazione.
A completare "Ways to Nowhere", la non-storia, o le molte possibili storie, che sembrano poter accadere, racchiuse nell'opera "Nel bosco / In the wood", una 'ghost track' che si e' deciso di includere per la sua emblematicità, per come ben rappresenta uno di quei percorsi verso un nessun luogo in cui talvolta capita di venirsi a trovare, un luogo bensi' della rivelazione e della chiarezza istantanea ed effimera. Elementi, questi ultimi, che caratterizzano e motivano, come dati essenziali, la ricerca di questi autori.
08
novembre 2008
Carlos Casas / Thomas Koener – Ways to Nowhere
Dall'otto al 29 novembre 2008
arte contemporanea
Location
BLANK
Torino, Via Reggio, 27, (Torino)
Torino, Via Reggio, 27, (Torino)
Orario di apertura
da merc. a sab., dalle 16 alle 19.30
Vernissage
8 Novembre 2008, ore 21,30
Autore
Curatore