L'evento apre una finestra sullo spazio cognitivo del sé attraverso la pittura degli sguardi in relazione con la spazio rappresentativo di un nuovo concetto di interiore personale ed esteriore collettivo in continua trasformazione.
La Mostra, ispirata concettualmente al pensiero “dell’Intelligenza collettiva” di Derrick de kerckhove sociologo belga vuole esprimere lo sforzo scientifico e plastico di fare dello spazio una cosa oggettiva, fissa ed esterna alla persona; vuole rappresentare la trasformazione dello spazio e del sé attraverso la perdita di fluidità della visione dello stesso. Una sorta di ritorno allo spazio sensibile allo sguardo, al collettivo esterno ed interno che mutano in perenne trasformazione. Sguardi verticali innestati nella virtuale dipendenza dei media del nostro secolo, sguardi, come mongolfiere, provenienti da un satellite del sé proiettato nel collettivo ma pur sempre intimo.
Visioni “romanticamente tristi” delicate, alternate a colori pastello e cupe terre, oli fluidi in fermo –immagine di sfondo, quasi bloccate sulla tela dal sé ed emerse apparentemente dal nulla.