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Carmine Piro – Alchimie
Dopo le opere dello scultore Luigi Vollaro, il sito archeologico del Monastero della SS. Trinità accoglie una serie di opere del maestro Carmine Piro da sempre impegnato in una riflessione sull’arte, la sua storia e le sue tecniche.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato, 20 agosto 2016, alle ore 19,00, presso il sito archeologico del Monastero della SS. Trinità di Ravello si inaugura la mostra di Carmine Piro “Alchimie”, a cura di Pasquale Ruocco.
L’evento prosegue il calendario di attività legate all’arte contemporanea previste all’interno del progetto di studio e recupero del sito archeologico promosso e gestito dall’associazione temporanea di scopo costituita dall’Associazione culturale Ravello Nostra, ente capofila, dal Comune di Ravello, dall’Università degli Studi di Salerno e dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, e finanziato con fondi del Ministero della Gioventù nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”.
Dopo le opere dello scultore Luigi Vollaro, il sito archeologico del Monastero della SS. Trinità accoglie una serie di opere del maestro Carmine Piro da sempre impegnato in una riflessione sull’arte, la sua storia e le sue tecniche. Per l’occasione l’artista esporrà quattro grandi colonne realizzate in ceramica con una sorta di scrittura simbolica evidentemente ispirata ai decori delle chiese e dei palazzi della Costiera Amalfitana, tra arte bizantina, cosmatesca e arabo normanna, nonché tre esili ‘totem’ in terracotta che dialogano con il valore archeologico del sito.
Le esperienze condotte da Piro – evidenzia Pasquale Ruocco nel testo che accompagna la mostra – si muovono “essenzialmente su due binari: la profonda conoscenza delle tradizionali tecniche artistiche, di quel patrimonio di gesti, materiali e forme ereditato dal nonno e dal padre, e la riflessione su un’idea di pittura quale strumento, alchemico, di conoscenza e misura del mondo. […] Un procedimento che Piro segue affidandosi, da un lato alla profonda confidenza con tecniche e materiali, con la storia dell’arte e delle forme; dall’altro alla geometria, al tracciato segnato da rette, angoli, diagonali, cerchi, elissi, triangoli, pentagoni, quadrati, ottagoni con i quali organizza lo spazio scenico muovendosi tra ordine e caos, tra implicazioni magico-matematiche e simboliche. Le ricerche di Piro, dopo la fase più analitica e concettuale del ventennio precedente, si caratterizzano così, a partire dagli inizi degli anni Ottanta, per un ritorno alla decorazione, alla tela dipinta, alla manualità insomma e per una rinnovato desiderio di indagare le misteriose regole che sottendono l’atto creativo, la generazione dell’ immagine e la costruzione dello spazio”.
La mostra sarà visitabile fino al 20 settembre durante l’orario di apertura del sito (11-17).
Per informazioni 089857669 – +39329 2066731
Carmine Piro (Palma Campania, Napoli – 1939).
Figlio d’arte, viene infatti da una famiglia di stimati decoratori del napoletano, Piro ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, incontrando docenti come Giovanni Brancaccio, Emilio Notte ed Emilio Greco.
Dipinge ed espone a partire dalla metà degli anni Cinquanta quando partecipa alla “Primo mostra di arte figurativa” allestita nel 1956 a Palazzo Scarpetta a Napoli. Dopo aver esaurito la fase formativa, tra sperimentazioni cubiste e tensioni informali, nel corso degli anni Settanta Piro inizia a esplorare la dimensione analitica della pittura, caricando, soprattutto nel corso dei decenni successivi, di implicazioni fortemente simboliche gli elementi geometrici con i quali va a operare. A metà degli anni Ottanta, avviando un percorso di recupero del linguaggio barocco, approda con la mostra “L’effimero non vano”, a riflessioni di carattere esoterico e iniziatico.
La tradizione pitagorica, la cabala, la filosofia di Giordano Bruno entra così a far parte del suo repertorio immaginativo così come dimostra la mostra “Picta Lux” allestita nel 1991 al Palazzo Ducale di Mantova, dove è centrale il ruolo matematico-esoterico di Castel del Monte, il maniero (che castello non era, nel senso militare del termine) voluto da Federico II di Svevia in Puglia.
Con “Il sapore dell’acqua” questa ricerca, che si arricchisce dell’interesse per l’arte arabo- normanna, ispirata dal centro storico di Salerno e dalla suggestiva Costiera Amalfitana, arriva ad una fase di ulteriore compimento fino a giungere ad una dimensione architettonica della pittura, esprimendo cioè una evidente volontà di agire nello spazio, nell’ambiente. Nel 2011 è invitato al Padiglione italiano della 54ª Biennale di Venezia, mentre più di recente espone presso la Pinacoteca Provinciale di Salerno nella mostra dedicata ai “Pittori a Salerno negli anni Settanta”.
Già docente presso le Accademie di Macerata, Bari, Frosinone, l’Aquila e Napoli, vive e lavora a Salerno.
L’evento prosegue il calendario di attività legate all’arte contemporanea previste all’interno del progetto di studio e recupero del sito archeologico promosso e gestito dall’associazione temporanea di scopo costituita dall’Associazione culturale Ravello Nostra, ente capofila, dal Comune di Ravello, dall’Università degli Studi di Salerno e dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, e finanziato con fondi del Ministero della Gioventù nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”.
Dopo le opere dello scultore Luigi Vollaro, il sito archeologico del Monastero della SS. Trinità accoglie una serie di opere del maestro Carmine Piro da sempre impegnato in una riflessione sull’arte, la sua storia e le sue tecniche. Per l’occasione l’artista esporrà quattro grandi colonne realizzate in ceramica con una sorta di scrittura simbolica evidentemente ispirata ai decori delle chiese e dei palazzi della Costiera Amalfitana, tra arte bizantina, cosmatesca e arabo normanna, nonché tre esili ‘totem’ in terracotta che dialogano con il valore archeologico del sito.
Le esperienze condotte da Piro – evidenzia Pasquale Ruocco nel testo che accompagna la mostra – si muovono “essenzialmente su due binari: la profonda conoscenza delle tradizionali tecniche artistiche, di quel patrimonio di gesti, materiali e forme ereditato dal nonno e dal padre, e la riflessione su un’idea di pittura quale strumento, alchemico, di conoscenza e misura del mondo. […] Un procedimento che Piro segue affidandosi, da un lato alla profonda confidenza con tecniche e materiali, con la storia dell’arte e delle forme; dall’altro alla geometria, al tracciato segnato da rette, angoli, diagonali, cerchi, elissi, triangoli, pentagoni, quadrati, ottagoni con i quali organizza lo spazio scenico muovendosi tra ordine e caos, tra implicazioni magico-matematiche e simboliche. Le ricerche di Piro, dopo la fase più analitica e concettuale del ventennio precedente, si caratterizzano così, a partire dagli inizi degli anni Ottanta, per un ritorno alla decorazione, alla tela dipinta, alla manualità insomma e per una rinnovato desiderio di indagare le misteriose regole che sottendono l’atto creativo, la generazione dell’ immagine e la costruzione dello spazio”.
La mostra sarà visitabile fino al 20 settembre durante l’orario di apertura del sito (11-17).
Per informazioni 089857669 – +39329 2066731
Carmine Piro (Palma Campania, Napoli – 1939).
Figlio d’arte, viene infatti da una famiglia di stimati decoratori del napoletano, Piro ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, incontrando docenti come Giovanni Brancaccio, Emilio Notte ed Emilio Greco.
Dipinge ed espone a partire dalla metà degli anni Cinquanta quando partecipa alla “Primo mostra di arte figurativa” allestita nel 1956 a Palazzo Scarpetta a Napoli. Dopo aver esaurito la fase formativa, tra sperimentazioni cubiste e tensioni informali, nel corso degli anni Settanta Piro inizia a esplorare la dimensione analitica della pittura, caricando, soprattutto nel corso dei decenni successivi, di implicazioni fortemente simboliche gli elementi geometrici con i quali va a operare. A metà degli anni Ottanta, avviando un percorso di recupero del linguaggio barocco, approda con la mostra “L’effimero non vano”, a riflessioni di carattere esoterico e iniziatico.
La tradizione pitagorica, la cabala, la filosofia di Giordano Bruno entra così a far parte del suo repertorio immaginativo così come dimostra la mostra “Picta Lux” allestita nel 1991 al Palazzo Ducale di Mantova, dove è centrale il ruolo matematico-esoterico di Castel del Monte, il maniero (che castello non era, nel senso militare del termine) voluto da Federico II di Svevia in Puglia.
Con “Il sapore dell’acqua” questa ricerca, che si arricchisce dell’interesse per l’arte arabo- normanna, ispirata dal centro storico di Salerno e dalla suggestiva Costiera Amalfitana, arriva ad una fase di ulteriore compimento fino a giungere ad una dimensione architettonica della pittura, esprimendo cioè una evidente volontà di agire nello spazio, nell’ambiente. Nel 2011 è invitato al Padiglione italiano della 54ª Biennale di Venezia, mentre più di recente espone presso la Pinacoteca Provinciale di Salerno nella mostra dedicata ai “Pittori a Salerno negli anni Settanta”.
Già docente presso le Accademie di Macerata, Bari, Frosinone, l’Aquila e Napoli, vive e lavora a Salerno.
20
agosto 2016
Carmine Piro – Alchimie
Dal 20 agosto al 20 settembre 2016
arte contemporanea
Location
MONASTERO SS. TRINITA’
Ravello, Via San Francesco, (Salerno)
Ravello, Via San Francesco, (Salerno)
Orario di apertura
h 11-17
Vernissage
20 Agosto 2016, h 19
Autore
Curatore