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Carnello cArte ad Arte 2010
VII edizione del Premio Internazionale di Incisione Carnello cArte ad Arte
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 16 ottobre alle ore 17,30 presso il Museo Civico di Sora (Fr), si inaugura la VII edizione del Premio Internazionale di Incisione Carnello cArte ad Arte, organizzata dall’Officina della Cultura in collaborazione con l’Assessorato alla Politiche culturali del Comune di Sora, con il patrocinio della Provincia di Frosinone, del Comune di Arpino e del Comune di Isola del Liri e il sostegno della Banca di Credito Cooperativo di Roma – Filiale di Sora.
La rassegna, curata dal critico Loredana Rea, con la direzione artistica di Marco D’Emilia e Guido Pecci, come per le precedenti edizioni si caratterizza per la proposta di un tema Archeologia industriale: storie di luoghi, tracce di uomini, intorno al quale giovani incisori sono invitati a lavorare per proporre una propria personale interpretazione.
Quando nel 2004 si decise di trasformare il vecchio premio Fibrenus nel Premio di incisione Carnello cArte ad Arte, si concluse di trattare il tema dell’archeologia industriale, intendendo per tale non solo le fabbriche, ma anche la valorizzazione di quelle donne e quegli uomini, che avevano contribuito in maniera determinante a far si che gli opifici non fossero solo delle costruzioni ma il cuore pulsante di una economia e di una società. La scelta di affrontare questo argomento era determinata dalla presa d’atto che la crisi che coinvolgeva le cartiere della Media Valle del Liri era ormai irreversibile e destinata solo ad aggravarsi, e pertanto si ritenne necessario trovare una forma che consentisse di creare una memoria; nella consapevolezza che l'archeologia industriale può essere un'occasione reale di arricchimento culturale ed il recupero di questi 'reperti', sotto qualsiasi forma, il modo migliore per collegare il nostro passato industriale, alle possibili opportunità di progresso futuro. Si scelse l’incisione, perché tra tutte le espressioni non solo è quella capace di coniugare l’uso della carta con la capacità di stabilire un costante rapporto di tensione poetica tra l’opera e il fruitore, ma anche perché, grazie alla lateralità che la contraddistingue, si pone come un campo privilegiato di verifica operativa su quei linguaggi capaci di tradurre le tensioni e le inquietudini che animano la riflessione intorno e dentro i territori dell’arte.
La necessità di legare il Premio alla specificità di un tema, che nel panorama delle esposizioni di incisione, già caratterizzate da una significativa marginalità, restringe ulteriormente la rosa dei partecipanti, è sembrato però fin da principio la strada da perseguire. Innanzitutto perché riusciva a collegare l’intenzione programmatica di riscoprire e comunicare, attraverso l’arte, l’identità storica di Carnello, in cui a partire dal XVI secolo si era sviluppata una prosperosa produzione cartaria, con la necessità di reinserire poi la sua complessa stratificazione in una contestualizzazione più ampia, e poi perché offriva l’opportunità di una significativa riflessione sulla necessità di riappropriarsi consapevolmente del passato per proiettarsi nel futuro. Di quella attività produttiva, che per secoli ha offerto lavoro a molti e benessere ad alcuni, e dei segni tangibili di tutti quegli uomini, che fattivamente avevano contribuito a rendere fiorente la piccola cittadina, curiosamente divisa tra tre differenti Comuni della Media Valle del Liri, non rimangono che opifici, centrali idroelettriche e tracciati ferroviari in disuso, disseminati lungo le sponde di due fiumi, il Liri appunto e il Fibreno a costituire uno dei più interessanti siti di archeologia industriale.
Per questa settima edizione l’apposita commissione, composta da Elisabetta Diamanti, Loredana Rea, Marco D’Emilia, Guido Pecci, Renzo Bellenca, Marilena Scavizzi, Bruno La Pietra ha selezionato trenta artisti: Claudia Asoli, Eva Aulmann, Emiliano Bassu, Ilaria Boeddu, Claudia Cabras, Giuseppe Calderone, Gianluca Carbone, Margherita Cassarà, Evgenia Christova, Cristina Durán Martínez, Daniela Fiore, Pier Giacomo Galuppo, Valeria Grandi, Alicja Habisiak Matczak, Aleksandra Koziot, Andrzej Lewandowski, Massimiliano Marzo, Luigi Massa, Ljubiza Stoscja Mezzatesta , Adriano Moneghetti , Valerio Niccacci, Marianna Nieddu, Irene Podgornik, Francesco Porcelli, Michela Sperindio, Tommaso Squaiera, Maria Tirotta, Riccardo Tonti, Giuseppe Vigolo, Katarzyna Czestochowa Zasada, tutti di età inferiore ai 40 anni come previsto dal regolamento. Tra questi ad Adriano Moneghetti è stato attribuito il I premio, a Riccardo Tonti il II premio e a Michela Sperindio il III premio, mentre i lavori di Claudia Cabras, Andrzej Lewandowski, Tommaso Squaiera hanno ricevuto una menzione.
La mostra, pur nella sua assoluta specificità, offre quindi non solo come momento di confronto sulle pluralità progettuali e le molteplicità dei risultati, originati dai differenti presupposti e indirizzi metodologici proposti dalla ricerca contemporanea, quanto piuttosto come momento di verifica dell’importanza dei linguaggi legati alla grafica presso le generazioni più giovani. Attraverso questi artisti, scelti per costruire una mappatura, sia pure incompleta, delle diversità di orientamenti, che costituiscono il tessuto vitale della ricerca contemporanea, è possibile ipotizzare, riducendo al minimo il margine di errore, da una parte verso quali orizzonti si indirizzino i fermenti creativi, le pratiche progettuali, gli impulsi sperimentali degli anni a venire, dall’altra il ruolo della sperimentazione legato alle tecniche dell’incisione.
Accanto alle opere dei giovani selezionati è allestita una personale di Elisabetta Diamanti, presidente della giuria e incisore di grande personalità, che presenta una serie di lavori recenti che “svelano una storia intima, in cui il gesto elementare di fissare l’immagine di un indumento appartenuto a sé o ai suoi figli (quando erano bambini), rappresenta non solo la possibilità di non perdere la memoria di quanto è accaduto, quanto soprattutto la necessità di esorcizzare la precarietà che le percorre”.
La rassegna, curata dal critico Loredana Rea, con la direzione artistica di Marco D’Emilia e Guido Pecci, come per le precedenti edizioni si caratterizza per la proposta di un tema Archeologia industriale: storie di luoghi, tracce di uomini, intorno al quale giovani incisori sono invitati a lavorare per proporre una propria personale interpretazione.
Quando nel 2004 si decise di trasformare il vecchio premio Fibrenus nel Premio di incisione Carnello cArte ad Arte, si concluse di trattare il tema dell’archeologia industriale, intendendo per tale non solo le fabbriche, ma anche la valorizzazione di quelle donne e quegli uomini, che avevano contribuito in maniera determinante a far si che gli opifici non fossero solo delle costruzioni ma il cuore pulsante di una economia e di una società. La scelta di affrontare questo argomento era determinata dalla presa d’atto che la crisi che coinvolgeva le cartiere della Media Valle del Liri era ormai irreversibile e destinata solo ad aggravarsi, e pertanto si ritenne necessario trovare una forma che consentisse di creare una memoria; nella consapevolezza che l'archeologia industriale può essere un'occasione reale di arricchimento culturale ed il recupero di questi 'reperti', sotto qualsiasi forma, il modo migliore per collegare il nostro passato industriale, alle possibili opportunità di progresso futuro. Si scelse l’incisione, perché tra tutte le espressioni non solo è quella capace di coniugare l’uso della carta con la capacità di stabilire un costante rapporto di tensione poetica tra l’opera e il fruitore, ma anche perché, grazie alla lateralità che la contraddistingue, si pone come un campo privilegiato di verifica operativa su quei linguaggi capaci di tradurre le tensioni e le inquietudini che animano la riflessione intorno e dentro i territori dell’arte.
La necessità di legare il Premio alla specificità di un tema, che nel panorama delle esposizioni di incisione, già caratterizzate da una significativa marginalità, restringe ulteriormente la rosa dei partecipanti, è sembrato però fin da principio la strada da perseguire. Innanzitutto perché riusciva a collegare l’intenzione programmatica di riscoprire e comunicare, attraverso l’arte, l’identità storica di Carnello, in cui a partire dal XVI secolo si era sviluppata una prosperosa produzione cartaria, con la necessità di reinserire poi la sua complessa stratificazione in una contestualizzazione più ampia, e poi perché offriva l’opportunità di una significativa riflessione sulla necessità di riappropriarsi consapevolmente del passato per proiettarsi nel futuro. Di quella attività produttiva, che per secoli ha offerto lavoro a molti e benessere ad alcuni, e dei segni tangibili di tutti quegli uomini, che fattivamente avevano contribuito a rendere fiorente la piccola cittadina, curiosamente divisa tra tre differenti Comuni della Media Valle del Liri, non rimangono che opifici, centrali idroelettriche e tracciati ferroviari in disuso, disseminati lungo le sponde di due fiumi, il Liri appunto e il Fibreno a costituire uno dei più interessanti siti di archeologia industriale.
Per questa settima edizione l’apposita commissione, composta da Elisabetta Diamanti, Loredana Rea, Marco D’Emilia, Guido Pecci, Renzo Bellenca, Marilena Scavizzi, Bruno La Pietra ha selezionato trenta artisti: Claudia Asoli, Eva Aulmann, Emiliano Bassu, Ilaria Boeddu, Claudia Cabras, Giuseppe Calderone, Gianluca Carbone, Margherita Cassarà, Evgenia Christova, Cristina Durán Martínez, Daniela Fiore, Pier Giacomo Galuppo, Valeria Grandi, Alicja Habisiak Matczak, Aleksandra Koziot, Andrzej Lewandowski, Massimiliano Marzo, Luigi Massa, Ljubiza Stoscja Mezzatesta , Adriano Moneghetti , Valerio Niccacci, Marianna Nieddu, Irene Podgornik, Francesco Porcelli, Michela Sperindio, Tommaso Squaiera, Maria Tirotta, Riccardo Tonti, Giuseppe Vigolo, Katarzyna Czestochowa Zasada, tutti di età inferiore ai 40 anni come previsto dal regolamento. Tra questi ad Adriano Moneghetti è stato attribuito il I premio, a Riccardo Tonti il II premio e a Michela Sperindio il III premio, mentre i lavori di Claudia Cabras, Andrzej Lewandowski, Tommaso Squaiera hanno ricevuto una menzione.
La mostra, pur nella sua assoluta specificità, offre quindi non solo come momento di confronto sulle pluralità progettuali e le molteplicità dei risultati, originati dai differenti presupposti e indirizzi metodologici proposti dalla ricerca contemporanea, quanto piuttosto come momento di verifica dell’importanza dei linguaggi legati alla grafica presso le generazioni più giovani. Attraverso questi artisti, scelti per costruire una mappatura, sia pure incompleta, delle diversità di orientamenti, che costituiscono il tessuto vitale della ricerca contemporanea, è possibile ipotizzare, riducendo al minimo il margine di errore, da una parte verso quali orizzonti si indirizzino i fermenti creativi, le pratiche progettuali, gli impulsi sperimentali degli anni a venire, dall’altra il ruolo della sperimentazione legato alle tecniche dell’incisione.
Accanto alle opere dei giovani selezionati è allestita una personale di Elisabetta Diamanti, presidente della giuria e incisore di grande personalità, che presenta una serie di lavori recenti che “svelano una storia intima, in cui il gesto elementare di fissare l’immagine di un indumento appartenuto a sé o ai suoi figli (quando erano bambini), rappresenta non solo la possibilità di non perdere la memoria di quanto è accaduto, quanto soprattutto la necessità di esorcizzare la precarietà che le percorre”.
16
ottobre 2010
Carnello cArte ad Arte 2010
Dal 16 al 31 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO COMUNALE
Sora, Piazza Mayer Ross, (Frosinone)
Sora, Piazza Mayer Ross, (Frosinone)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 09,30-13,00 16,00-19,30
Vernissage
16 Ottobre 2010, ore 17.30
Autore