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Cart’Art. Orizzonti di carta
Nella cornice del Museo Pier Maria Rossi di Berceto, a partire dall’11 luglio, si svolgerà la prima edizione di Cart’Art. Orizzonti di carta. Undici artisti esporranno le loro opere, tutte di carta, appunto: tra scultura e pittura, abiti e installazioni, taccuini e incisioni, si potrà percorrere un viaggio che prende il via da un materiale leggero e quotidiano.
Comunicato stampa
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La pelle della cultura
Carta: un viaggio senza fine
La si può ricavare con tutti i materiali composti da cellulosa, può essere usata per scrivere, per
stampare, per avvolgere, per dipingere, per proteggere, per comunicare. E può essere la materia prima
dell’opera d’arte.
Declinata in sculture leggere, rielaborata, tagliata e incollata, infilata per formare gioielli, impressa o
ricomposta, la carta è la protagonista assoluta della nuova mostra CART’ART allestita presso il Museo
Pier Maria Rossi che, per l’occasione, ha invitato undici artisti a confrontarsi con un mezzo semplice e
quotidiano, ma che può offrire profondi spunti in molti ambiti creativi.
In questi anni, nonostante l’irruento emergere del digitale in ogni sua forma, anche come strumento
di lettura, la carta sembra riconquistare una posizione di prestigio che ne recupera in primo luogo la
storia, le vicende, il rispetto per un supporto che da millenni veicola la nostra cultura. Come scrive
Valerio Dehò, “Le carte per gli artisti sono spesso dei segreti. Il lavorarci sopra e intorno costituisce per
loro un momento di sublime intimità, di autoriflessione, quasi fosse sempre pronta e disponibile ad
accogliere le lacrime di una confessione.”
Gli artisti che espongono a Berceto, accomunati dalla predilezione verso un materiale leggero e
naturale e a un’ispirazione che spesso è fonte di riflessione sul rispetto dell’ambiente che ci circonda e
sul recupero creativo degli “scarti”, sono stati selezionati attentamente e con le loro opere propongono
un viaggio coerente nel mondo della carta. Molti hanno un curriculum affermato – tra collaborazioni
con il MART di Rovereto, Biennale di Venezia e altre prestigiose istituzioni – altri, più giovani, sono
poco più che esordienti e apportano una linfa particolarmente stimolante alla produzione artistica di
questi nostri anni.
Il percorso tra le sale del Museo si snoda quindi in varie tappe che illustrano tanti dei possibili
usi creativi della carta. La sua potenzialità a diventare scultura, prima di tutto: le opere di Maria
Francesca Tassi, realizzate attraverso una particolare tecnica di lavorazione scultorea dei fogli, danno
luogo a creature vegetali reali o immaginarie che portano a riflettere sul processo di trasformazione
dall’albero alla carta e a ridare al prodotto che tutti usiamo quotidianamente una nuova vita sublimata
attraverso l’arte.
La leggerezza della carta di riso diventa luminosa nei lavori di Giovanna Corsi che reinterpreta la
lanterna orientale in chiave figurativa, trasformando con pazienza e meticolosità i palloncini colorati in
ballerine eleganti e affascinanti.
Nell’assenza del corpo, che è solo volume vuoto, Elvezia Allari costruisce da molti anni vestiti sospesi
– dalla biancheria a sontuosi abiti da sposa –, e nelle sue ricerche più recenti fa la sua comparsa la
carta: recuperando materiali poveri e di scarto l’artista restituisce teatralmente l’anima all’abito e ne
svela il suo essere protagonista dell’immaginario femminile.
Sopra gli indumenti, i gioielli. Quelli di Angela Simone, manufatti delicati ispirati alle tecniche del
quilling (arte di arrotolare la carta o addirittura il cartoncino) o del suminagashi giapponese, o ancora
realizzati rivestendo ciondoli di varie forme con carta marmorizzata, tenendo sempre a mente il
rispetto della natura e l’uso di colori ad acqua.
CART’ART espone anche dipinti veri e propri, in particolare quelli del giovane Matteo Sclafani con le
sue figure “spigolose”, spesso persone anziane ritratte in grandi dimensioni e con modalità stilistiche
che molto hanno a che fare con l’espressionismo, quello di Schiele in particolare. Al disegno vero e
proprio l’artista sovrappone strati di carta colorata che vestono i corpi nudi, scarni e poco accoglienti,
creando un contrasto di materiale e di gamma cromatica efficace e sorprendente.
In una contaminazione di mezzi si colloca la pratica dell’installazione contemporanea, anch’essa
rappresentata in mostra: Eleonora Cumer in particolare si dedica alla composizione di libri d’artista
che, da contenitori di parole, diventano oggetti tattili, tridimensionali, anch’essi molto vicini al
trasformarsi in sculture, in un’operazione di recupero che coinvolge vecchi volumi trovati nei
mercatini ai quali, attraverso la mediazione dell’artista, viene conferita in pieno la qualifica di oggetto
prezioso.
Gianluca Quaglia invece allarga il suo intervento all’ambiente che lo circonda, prendendo possesso
degli spazi – anche urbani – e istituendo una profonda interazione con il pubblico tramite installazioni
cartacee.
L’incisione e l’intaglio dei fogli caratterizzano le opere di Giorgio Tentolini e Babiscia. Il primo
scarnifica con un paziente lavoro eseguito tramite un bisturi, risme di fogli sovrapposti per
creare volumi vuoti in cui le sagome umane emergono e sembrano prendere vita con i loro gesti
quotidiani, come quelli che si compiono al mattino, in una Pure Morning. La seconda si riferisce
più tradizionalmente al termine “incisione” e realizza stampe calcografiche, acqueforti su tutte,
proponendo racconti che prendono spunto dagli oggetti d’uso, quasi voci di un dizionario
enciclopedico del quotidiano trasfigurato con uno sguardo contemporaneo.
Ancora, un ritorno alla tradizione del quaderno, del taccuino, che Patrizia Peruffo reinterpreta
in chiave attuale, restituendoci oggetti da usare ma che in sé stessi recano una pratica artigianale,
artistica e un’idea di design nel suo senso originario: quello di oggetto creativo per l’uso reale.
Infine la matericità dell’elemento carta risalta nei lavori di Renza Sciutto, conosciuta in particolare
per le ricerche sulla ceramica raku: le Carte dell’ascolto, che abbandonano la parola per farsi opere
tattili e mute, utilizzano un linguaggio differente che raggiunge immediatamente le emozioni
dell’uomo e, come afferma l’artista stessa, “le ragioni del cuore”.
Marta Santacatterina
Carta: un viaggio senza fine
La si può ricavare con tutti i materiali composti da cellulosa, può essere usata per scrivere, per
stampare, per avvolgere, per dipingere, per proteggere, per comunicare. E può essere la materia prima
dell’opera d’arte.
Declinata in sculture leggere, rielaborata, tagliata e incollata, infilata per formare gioielli, impressa o
ricomposta, la carta è la protagonista assoluta della nuova mostra CART’ART allestita presso il Museo
Pier Maria Rossi che, per l’occasione, ha invitato undici artisti a confrontarsi con un mezzo semplice e
quotidiano, ma che può offrire profondi spunti in molti ambiti creativi.
In questi anni, nonostante l’irruento emergere del digitale in ogni sua forma, anche come strumento
di lettura, la carta sembra riconquistare una posizione di prestigio che ne recupera in primo luogo la
storia, le vicende, il rispetto per un supporto che da millenni veicola la nostra cultura. Come scrive
Valerio Dehò, “Le carte per gli artisti sono spesso dei segreti. Il lavorarci sopra e intorno costituisce per
loro un momento di sublime intimità, di autoriflessione, quasi fosse sempre pronta e disponibile ad
accogliere le lacrime di una confessione.”
Gli artisti che espongono a Berceto, accomunati dalla predilezione verso un materiale leggero e
naturale e a un’ispirazione che spesso è fonte di riflessione sul rispetto dell’ambiente che ci circonda e
sul recupero creativo degli “scarti”, sono stati selezionati attentamente e con le loro opere propongono
un viaggio coerente nel mondo della carta. Molti hanno un curriculum affermato – tra collaborazioni
con il MART di Rovereto, Biennale di Venezia e altre prestigiose istituzioni – altri, più giovani, sono
poco più che esordienti e apportano una linfa particolarmente stimolante alla produzione artistica di
questi nostri anni.
Il percorso tra le sale del Museo si snoda quindi in varie tappe che illustrano tanti dei possibili
usi creativi della carta. La sua potenzialità a diventare scultura, prima di tutto: le opere di Maria
Francesca Tassi, realizzate attraverso una particolare tecnica di lavorazione scultorea dei fogli, danno
luogo a creature vegetali reali o immaginarie che portano a riflettere sul processo di trasformazione
dall’albero alla carta e a ridare al prodotto che tutti usiamo quotidianamente una nuova vita sublimata
attraverso l’arte.
La leggerezza della carta di riso diventa luminosa nei lavori di Giovanna Corsi che reinterpreta la
lanterna orientale in chiave figurativa, trasformando con pazienza e meticolosità i palloncini colorati in
ballerine eleganti e affascinanti.
Nell’assenza del corpo, che è solo volume vuoto, Elvezia Allari costruisce da molti anni vestiti sospesi
– dalla biancheria a sontuosi abiti da sposa –, e nelle sue ricerche più recenti fa la sua comparsa la
carta: recuperando materiali poveri e di scarto l’artista restituisce teatralmente l’anima all’abito e ne
svela il suo essere protagonista dell’immaginario femminile.
Sopra gli indumenti, i gioielli. Quelli di Angela Simone, manufatti delicati ispirati alle tecniche del
quilling (arte di arrotolare la carta o addirittura il cartoncino) o del suminagashi giapponese, o ancora
realizzati rivestendo ciondoli di varie forme con carta marmorizzata, tenendo sempre a mente il
rispetto della natura e l’uso di colori ad acqua.
CART’ART espone anche dipinti veri e propri, in particolare quelli del giovane Matteo Sclafani con le
sue figure “spigolose”, spesso persone anziane ritratte in grandi dimensioni e con modalità stilistiche
che molto hanno a che fare con l’espressionismo, quello di Schiele in particolare. Al disegno vero e
proprio l’artista sovrappone strati di carta colorata che vestono i corpi nudi, scarni e poco accoglienti,
creando un contrasto di materiale e di gamma cromatica efficace e sorprendente.
In una contaminazione di mezzi si colloca la pratica dell’installazione contemporanea, anch’essa
rappresentata in mostra: Eleonora Cumer in particolare si dedica alla composizione di libri d’artista
che, da contenitori di parole, diventano oggetti tattili, tridimensionali, anch’essi molto vicini al
trasformarsi in sculture, in un’operazione di recupero che coinvolge vecchi volumi trovati nei
mercatini ai quali, attraverso la mediazione dell’artista, viene conferita in pieno la qualifica di oggetto
prezioso.
Gianluca Quaglia invece allarga il suo intervento all’ambiente che lo circonda, prendendo possesso
degli spazi – anche urbani – e istituendo una profonda interazione con il pubblico tramite installazioni
cartacee.
L’incisione e l’intaglio dei fogli caratterizzano le opere di Giorgio Tentolini e Babiscia. Il primo
scarnifica con un paziente lavoro eseguito tramite un bisturi, risme di fogli sovrapposti per
creare volumi vuoti in cui le sagome umane emergono e sembrano prendere vita con i loro gesti
quotidiani, come quelli che si compiono al mattino, in una Pure Morning. La seconda si riferisce
più tradizionalmente al termine “incisione” e realizza stampe calcografiche, acqueforti su tutte,
proponendo racconti che prendono spunto dagli oggetti d’uso, quasi voci di un dizionario
enciclopedico del quotidiano trasfigurato con uno sguardo contemporaneo.
Ancora, un ritorno alla tradizione del quaderno, del taccuino, che Patrizia Peruffo reinterpreta
in chiave attuale, restituendoci oggetti da usare ma che in sé stessi recano una pratica artigianale,
artistica e un’idea di design nel suo senso originario: quello di oggetto creativo per l’uso reale.
Infine la matericità dell’elemento carta risalta nei lavori di Renza Sciutto, conosciuta in particolare
per le ricerche sulla ceramica raku: le Carte dell’ascolto, che abbandonano la parola per farsi opere
tattili e mute, utilizzano un linguaggio differente che raggiunge immediatamente le emozioni
dell’uomo e, come afferma l’artista stessa, “le ragioni del cuore”.
Marta Santacatterina
11
luglio 2014
Cart’Art. Orizzonti di carta
Dall'undici al 20 luglio 2014
arte contemporanea
Location
MUSEO PIER MARIA ROSSI
Berceto, Via Romea, 5, (Parma)
Berceto, Via Romea, 5, (Parma)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Nei giorni 11-12-13 luglio la mostra sarà aperta fino a mezzanotte
Vernissage
11 Luglio 2014, H 17
Autore