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Cartedumiladodici. Idee progetti opere finite
A volte il disegno è l’intermediazione necessaria tra l’idea e il dipinto, altre è il mezzo per sperimentare nuove tecniche, altre ancora rappresenta di per sè un’opera finita. Otto artisti si cimentano con la carta, materiale facile, veloce, sempre disponibile, seguendo le proprie inclinazioni.
Comunicato stampa
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Per dovere o per piacere tutti gli artisti presenti a questa mostra hanno utilizzato il mezzo grafico per esprimersi, per definire un’immagine, per catturare un’idea.
A volte il disegno è l’intermediazione necessaria tra l’idea e il dipinto, altre è il mezzo per poter sperimentare nuove tecniche, altre ancora rappresenta di per sè un’opera finita.
Il supporto scelto è sempre la carta, materiale facile, veloce, sempre disponibile, a volte fatta a mano e modellata quasi fosse creta, come per alcune creazioni di Claudia Cervo, pregiata come nel caso di Alda Failoni, semplice da pacco come negli schizzi di Federico Fumolo, di dimensioni variabili come per Olga Danelone
Ogni artista usa la carta seguendo le proprie inclinazioni utilizzandola per le proprie opere grafiche, disegnando o dipingendo con matita, carboncino, sanguigna, pastelli colorati e ancora acquarello, tempera, a volte olio.
Franco Vecchiet presenta alcune litografie in cui gioca con il segno e il collage creando opere che rispecchiano la sua predilezione per la sperimentazione.
Maria Pina Bentivenga ha trovato un equilibrio nella dualità incisione/pittura il cui denominatore comune rimane il segno. Tratti precisi che creano paesaggi fantastici, atmosfere evocative di una natura che è sempre al centro del suo pensiero.
Una vita sempre in bilico tra quello che si è e quello che si vorrebbe essere: le carte dipinte di Gianna Bentivenga lasciano trasparire a volte in modo anche troppo esplicito il senso drammatico del procedere della vita.
Il lavoro di Alberto Deppieri invece appare in costante divenire. Ogni oggetto, ogni figura ogni situazione sembra fluire nel tempo, tempo che è determinato da un singolo frame e che presuppone un prima e un dopo. Il senso di continuità è bloccato da un fermo immagine che, sottolineato dal segno grafico sulla carta, amplifica il senso di sospensione dell’immagine stessa.
Federico Fumolo presenta delle opere che sono schizzi, disegni, abbozzi su cui la mano corre sicura creando una dialogo diretto con l’immagine che in tal modo è sempre dinamica, mossa dai riverberi della luce, da semplici tocchi di acquarello che sfumano seguendo i passi delle persone che si muovono in essa.
Diverso ancora è l’approccio di Claudia Cervo che riesce a lasciare libera la propria mano e a intervenire sulla carta con quell’immediatezza che le permette di definire con poche pennellate o tratti un mondo popolato di figure che si materializzano in colore e materia, puri segni senza forma definita, ma solo proposta e intuitivamente raccolta.
Alda Filoni usa una carta fatta a mano, grezza, che arriva dal Nepal e che le permette di dare movimento alla composizione. La mescolanza delle tecniche dall’incisione alla calcografia, dal disegno all’olio e la sovrapposizione di piccoli ritagli di stoffa rende inconfondibili le sue opere, una vera e propria cifra stilistica sempre elegante e sofisticata anche quando con la punta del pennello crea vuoti e pieni alla maniera giapponese.
Olga Danelone poi crea sulla carta un mondo immaginifico ove tutto fluttua in un’esplosione di energie apparentemente casuali ma in realtà calcolate in una ricerca che affonda nelle esperienze filosofiche di Democrito fino alle teorie quantistiche. Un mondo che parla del suo pensiero e trasforma il foglio nella storia di sè.
A volte il disegno è l’intermediazione necessaria tra l’idea e il dipinto, altre è il mezzo per poter sperimentare nuove tecniche, altre ancora rappresenta di per sè un’opera finita.
Il supporto scelto è sempre la carta, materiale facile, veloce, sempre disponibile, a volte fatta a mano e modellata quasi fosse creta, come per alcune creazioni di Claudia Cervo, pregiata come nel caso di Alda Failoni, semplice da pacco come negli schizzi di Federico Fumolo, di dimensioni variabili come per Olga Danelone
Ogni artista usa la carta seguendo le proprie inclinazioni utilizzandola per le proprie opere grafiche, disegnando o dipingendo con matita, carboncino, sanguigna, pastelli colorati e ancora acquarello, tempera, a volte olio.
Franco Vecchiet presenta alcune litografie in cui gioca con il segno e il collage creando opere che rispecchiano la sua predilezione per la sperimentazione.
Maria Pina Bentivenga ha trovato un equilibrio nella dualità incisione/pittura il cui denominatore comune rimane il segno. Tratti precisi che creano paesaggi fantastici, atmosfere evocative di una natura che è sempre al centro del suo pensiero.
Una vita sempre in bilico tra quello che si è e quello che si vorrebbe essere: le carte dipinte di Gianna Bentivenga lasciano trasparire a volte in modo anche troppo esplicito il senso drammatico del procedere della vita.
Il lavoro di Alberto Deppieri invece appare in costante divenire. Ogni oggetto, ogni figura ogni situazione sembra fluire nel tempo, tempo che è determinato da un singolo frame e che presuppone un prima e un dopo. Il senso di continuità è bloccato da un fermo immagine che, sottolineato dal segno grafico sulla carta, amplifica il senso di sospensione dell’immagine stessa.
Federico Fumolo presenta delle opere che sono schizzi, disegni, abbozzi su cui la mano corre sicura creando una dialogo diretto con l’immagine che in tal modo è sempre dinamica, mossa dai riverberi della luce, da semplici tocchi di acquarello che sfumano seguendo i passi delle persone che si muovono in essa.
Diverso ancora è l’approccio di Claudia Cervo che riesce a lasciare libera la propria mano e a intervenire sulla carta con quell’immediatezza che le permette di definire con poche pennellate o tratti un mondo popolato di figure che si materializzano in colore e materia, puri segni senza forma definita, ma solo proposta e intuitivamente raccolta.
Alda Filoni usa una carta fatta a mano, grezza, che arriva dal Nepal e che le permette di dare movimento alla composizione. La mescolanza delle tecniche dall’incisione alla calcografia, dal disegno all’olio e la sovrapposizione di piccoli ritagli di stoffa rende inconfondibili le sue opere, una vera e propria cifra stilistica sempre elegante e sofisticata anche quando con la punta del pennello crea vuoti e pieni alla maniera giapponese.
Olga Danelone poi crea sulla carta un mondo immaginifico ove tutto fluttua in un’esplosione di energie apparentemente casuali ma in realtà calcolate in una ricerca che affonda nelle esperienze filosofiche di Democrito fino alle teorie quantistiche. Un mondo che parla del suo pensiero e trasforma il foglio nella storia di sè.
16
marzo 2012
Cartedumiladodici. Idee progetti opere finite
Dal 16 marzo al 28 aprile 2012
arte contemporanea
Location
SPAZIOTRART
Trieste, Viale Xx Settembre, 33, (Trieste)
Trieste, Viale Xx Settembre, 33, (Trieste)
Orario di apertura
martedì - sabato ore 17.30-19.30
Vernissage
16 Marzo 2012, h 18.30
Autore
Curatore