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Casa per tutti
La mostra “Casa per tutti” vuole riallacciarsi a questa tradizione, rilanciandola alla luce della cultura contemporanea dell’abitare. Il messaggio – che coincide con il congresso internazionale degli architetti (UIA) che si terrà a Torino nel luglio 2008 – contiene l’invito esplicito agli architetti a tornare ad occuparsi di un tema che è stato centrale nel periodo tra le due guerre e che è ritornato cruciale nella attuale crisi della metropoli postmoderna
Comunicato stampa
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La Triennale di Milano è la più antica e ancora l’unica istituzione nazionale italiana dedicata all’architettura e al design. Stabilitasi nel 1933 nel Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio, ha ospitato in quasi un secolo di attività le più importanti manifestazioni di architettura del XX secolo. Nel corso delle sue venti Edizioni, la Triennale infatti ha visto la presenza dei principali esponenti dell’architettura europea, da Le Corbusier ad Alvar Aalto, da Terragni ad Albini, a Fuller, a Rossi, a Piano, etc.
Il 1 maggio del 1933 la V Triennale aprì al pubblico il suo nuovo Palazzo con una mostra dedicata al tema dell’abitazione: sulla scia del Weissenhof di Stoccarda, l’architettura veniva mostrata in scala reale, sotto forma di ambienti completamente arredati e di vere e proprie abitazioni costruite nel giardino del Parco retrostante.
Fu un’edizione memorabile che ancor oggi costituisce una tappa del Moderno in Italia. Questa tradizione fu ripresa dalle successive edizioni, fino all’VIII, la prima dopo la seconda guerra mondiale, che si tradusse nella costruzione del quartiere-modello del QT8, sotto la regia di Piero Bottoni.
La mostra “Casa per tutti” vuole riallacciarsi a questa tradizione, rilanciandola alla luce della cultura contemporanea dell’abitare. Il messaggio – che coincide con il congresso internazionale degli architetti (UIA) che si terrà a Torino nel luglio 2008 – contiene l’invito esplicito agli architetti a tornare ad occuparsi di un tema che è stato centrale nel periodo tra le due guerre e che è ritornato cruciale nella attuale crisi della metropoli postmoderna.
Negli ultimi decenni, a giudicare dalla Biennali, dalle riviste e dai media, l’architettura d’autore si è concentrata soprattutto su edifici connessi alla cultura dell’intrattenimento, come musei, sale da concerto e mediateche. Architetture straordinarie che hanno consentito ai loro progettisti di affermarsi nel sistema delle Archistar come stilisti di linguaggi esotici e sorprendenti, ma tutto sommato complici di una riorganizzazione sociale che ha ritenuto prioritario, rispetto ai bisogni elementari, l’affermazione di bisogni tipici delle società opulente della postindustrializzazione.
Niente è stato prodotto invece di significativo sul piano dell’housing e sulla comprensione di come si siano modificati i bisogni urbani a seguito della frammentazione delle società e dell’irruzione di soggetti estranei alle culture locali, come i flussi delle emigrazioni. Ad una società ordinata per classi si è sostituita una società ordinata per gruppi: fenomeno che è stato ben compreso dall’industria della moda, ad esempio, che forse per la sua particolare sensibilità ai cambiamenti veloci ha saputo interpretare questa nuova e sfaccettata realtà.
Il razionalismo degli anni 30 del XX secolo aveva sviluppato un sapere scientifico sulla casa fondato sull’assimilazione dell’abitare a una funzione meccanica. Come l’industria produceva automobili, così una nuova industria edilizia avrebbe potuto produrre case come automobili, in serie. Era il trionfo della casa-tipo corrispondente alla classificazione della società per tipi economici. Ad essa corrispondeva la definizione di uno standard abitativo – l’existenz minimum, il minimo di spazio necessario per abitare dignitosamente – in cui si esprimeva l’esigenza di dare una risposta precisa al tema dell’eguaglianza sociale: a quella, cioè, che Le Corbusier chiamava “la casa dell’uomo”.
Oggi quest’approccio non aiuta a spiegare la composizione fluida della società e un riflesso evidente è nell’incapacità dei vari pubblici a riconoscersi nelle forme dell’abitare offerte dal mercato.
A ciò si deve aggiungere l’aumentata consapevolezza di una svolta nel mondo delle costruzioni che tenga conto della limitatezza delle risorse, della necessità di una compatibilità ambientale tra edificio e natura, del bisogno di “inventare” tipologie” dello spazio più flessibili e effimere, secondo bisogni e culture dei suoi fruitori.
Nasce da queste considerazioni la mostra “CASA PER TUTTI “.
L’idea sostanzialmente è di affiancare a una mostra per “esempi” storici, una sezione sulla contemporaneità che presenti e spieghi tutte le più diverse soluzioni di un abitare temporaneo, dalle case d’emergenza alle case autoprodotte, a quelle per utenti speciali (case per studenti, case per ragazze, case per nomadi, case per operai, la casa-abito, etc,), comprese le investigazioni di artisti che hanno posto tale tema al centro del loro lavoro.
La mostra – che in realtà sarà un laboratorio di nuove proposte- pone al centro i nuovi bisogni che emergono dalle domande di socialità di comunità o singoli espropriati degli elementari diritti all’abitare che Zygmunt Barman ha definito in un suo recente studio le “vite di scarto”.
Si vuole insomma dare una risposta progettuale – e propositiva – al bollettino di guerra scandito quotidianamente dalle cronache delle nostre città, dalla rivolta delle banlieu francesi alla caccia al rom delle nostre.
In questa sezione saranno documentati i casi più interessanti di sperimentazione, dal guscio architettonico all’abito-guscio agli attrezzi per abitare.Il momento più eclatante dell’esposizione però sarà la costruzione in scala reale di nuovi modelli di architetture d’abitare, affidate ad altrettanti autori, individuati come capofila di tendenze o linee di ricerca più sperimentali. Massimiliano Fuksas, MVRDV, Jean Nouvel, Kengo Kuma, Alejandro Aravena , Cino Zucci etc. sono stati contattati per un modello di casa la cui realizzazione sarà curata dalla Triennale nel giardino dietro il Palazzo.
Durante il periodo dell’esposizione, in collaborazione con il Politecnico di Milano e la sezione italiana di Architetti Senza Frontiere , negli spazi di Triennale Bovisa il professor Camillo Magni della facoltà di Architettura Civile coordinerà con gli studenti il workshop “Costruire con la gente”: una settimana di lavoro per sperimentare i processi costruttivi più adatti alle realtà dei paesi in via di sviluppo.
Un’ultima –ma non meno importante – realizzazione sarà quella scaturita dalla selezione delle proposte attivate da un bando di concorso destinato ai giovani architetti under 40, cui la Triennale vuole dare il massimo risalto internazionale attraverso anche l’esposizione dei lavori migliori, scelti da una giuria internazionale .
Fulvio Irace
Carlos Sambricio
Il 1 maggio del 1933 la V Triennale aprì al pubblico il suo nuovo Palazzo con una mostra dedicata al tema dell’abitazione: sulla scia del Weissenhof di Stoccarda, l’architettura veniva mostrata in scala reale, sotto forma di ambienti completamente arredati e di vere e proprie abitazioni costruite nel giardino del Parco retrostante.
Fu un’edizione memorabile che ancor oggi costituisce una tappa del Moderno in Italia. Questa tradizione fu ripresa dalle successive edizioni, fino all’VIII, la prima dopo la seconda guerra mondiale, che si tradusse nella costruzione del quartiere-modello del QT8, sotto la regia di Piero Bottoni.
La mostra “Casa per tutti” vuole riallacciarsi a questa tradizione, rilanciandola alla luce della cultura contemporanea dell’abitare. Il messaggio – che coincide con il congresso internazionale degli architetti (UIA) che si terrà a Torino nel luglio 2008 – contiene l’invito esplicito agli architetti a tornare ad occuparsi di un tema che è stato centrale nel periodo tra le due guerre e che è ritornato cruciale nella attuale crisi della metropoli postmoderna.
Negli ultimi decenni, a giudicare dalla Biennali, dalle riviste e dai media, l’architettura d’autore si è concentrata soprattutto su edifici connessi alla cultura dell’intrattenimento, come musei, sale da concerto e mediateche. Architetture straordinarie che hanno consentito ai loro progettisti di affermarsi nel sistema delle Archistar come stilisti di linguaggi esotici e sorprendenti, ma tutto sommato complici di una riorganizzazione sociale che ha ritenuto prioritario, rispetto ai bisogni elementari, l’affermazione di bisogni tipici delle società opulente della postindustrializzazione.
Niente è stato prodotto invece di significativo sul piano dell’housing e sulla comprensione di come si siano modificati i bisogni urbani a seguito della frammentazione delle società e dell’irruzione di soggetti estranei alle culture locali, come i flussi delle emigrazioni. Ad una società ordinata per classi si è sostituita una società ordinata per gruppi: fenomeno che è stato ben compreso dall’industria della moda, ad esempio, che forse per la sua particolare sensibilità ai cambiamenti veloci ha saputo interpretare questa nuova e sfaccettata realtà.
Il razionalismo degli anni 30 del XX secolo aveva sviluppato un sapere scientifico sulla casa fondato sull’assimilazione dell’abitare a una funzione meccanica. Come l’industria produceva automobili, così una nuova industria edilizia avrebbe potuto produrre case come automobili, in serie. Era il trionfo della casa-tipo corrispondente alla classificazione della società per tipi economici. Ad essa corrispondeva la definizione di uno standard abitativo – l’existenz minimum, il minimo di spazio necessario per abitare dignitosamente – in cui si esprimeva l’esigenza di dare una risposta precisa al tema dell’eguaglianza sociale: a quella, cioè, che Le Corbusier chiamava “la casa dell’uomo”.
Oggi quest’approccio non aiuta a spiegare la composizione fluida della società e un riflesso evidente è nell’incapacità dei vari pubblici a riconoscersi nelle forme dell’abitare offerte dal mercato.
A ciò si deve aggiungere l’aumentata consapevolezza di una svolta nel mondo delle costruzioni che tenga conto della limitatezza delle risorse, della necessità di una compatibilità ambientale tra edificio e natura, del bisogno di “inventare” tipologie” dello spazio più flessibili e effimere, secondo bisogni e culture dei suoi fruitori.
Nasce da queste considerazioni la mostra “CASA PER TUTTI “.
L’idea sostanzialmente è di affiancare a una mostra per “esempi” storici, una sezione sulla contemporaneità che presenti e spieghi tutte le più diverse soluzioni di un abitare temporaneo, dalle case d’emergenza alle case autoprodotte, a quelle per utenti speciali (case per studenti, case per ragazze, case per nomadi, case per operai, la casa-abito, etc,), comprese le investigazioni di artisti che hanno posto tale tema al centro del loro lavoro.
La mostra – che in realtà sarà un laboratorio di nuove proposte- pone al centro i nuovi bisogni che emergono dalle domande di socialità di comunità o singoli espropriati degli elementari diritti all’abitare che Zygmunt Barman ha definito in un suo recente studio le “vite di scarto”.
Si vuole insomma dare una risposta progettuale – e propositiva – al bollettino di guerra scandito quotidianamente dalle cronache delle nostre città, dalla rivolta delle banlieu francesi alla caccia al rom delle nostre.
In questa sezione saranno documentati i casi più interessanti di sperimentazione, dal guscio architettonico all’abito-guscio agli attrezzi per abitare.Il momento più eclatante dell’esposizione però sarà la costruzione in scala reale di nuovi modelli di architetture d’abitare, affidate ad altrettanti autori, individuati come capofila di tendenze o linee di ricerca più sperimentali. Massimiliano Fuksas, MVRDV, Jean Nouvel, Kengo Kuma, Alejandro Aravena , Cino Zucci etc. sono stati contattati per un modello di casa la cui realizzazione sarà curata dalla Triennale nel giardino dietro il Palazzo.
Durante il periodo dell’esposizione, in collaborazione con il Politecnico di Milano e la sezione italiana di Architetti Senza Frontiere , negli spazi di Triennale Bovisa il professor Camillo Magni della facoltà di Architettura Civile coordinerà con gli studenti il workshop “Costruire con la gente”: una settimana di lavoro per sperimentare i processi costruttivi più adatti alle realtà dei paesi in via di sviluppo.
Un’ultima –ma non meno importante – realizzazione sarà quella scaturita dalla selezione delle proposte attivate da un bando di concorso destinato ai giovani architetti under 40, cui la Triennale vuole dare il massimo risalto internazionale attraverso anche l’esposizione dei lavori migliori, scelti da una giuria internazionale .
Fulvio Irace
Carlos Sambricio
22
maggio 2008
Casa per tutti
Dal 22 maggio al 14 settembre 2008
architettura
design
arte contemporanea
design
arte contemporanea
Location
TRIENNALE – PALAZZO DELL’ARTE
Milano, Viale Emilio Alemagna, 6, (Milano)
Milano, Viale Emilio Alemagna, 6, (Milano)
Biglietti
Biglietto unico “La vita nuda” + “Casa per tutti” euro 8,00 / 6,00 / 5,00
Orario di apertura
10.30 - 20.30, chiuso il lunedì
Vernissage
22 Maggio 2008, ore 18.30
Editore
ELECTA
Autore
Curatore