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Cataldo Mastrorilli / Raffaella Capannolo – La mia terra: comunicazioni irregolari
Doppia personale
Comunicato stampa
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La mia terra: comunicazioni irregolari
Ammaliati dall’errato concetto che tutto possa essere definito arte, che un qualunque scarabocchio su una tela virginale debba qualificarsi come provocatorio e anti-sociale, in un’epoca in cui, per giustificare la propria mancanza di talento si citano con incoscienza grandi pensatori e innovatori del Novecento, una netta inversione di tendenza risulta essere la più autentica invettiva. Solo la rara maestria, l’uso sapiente e la padronanza della téchne rende poi qualunque segno apportato sul supporto carico di significante anche quando, consapevolmente, si decide di ridurre all’osso l’impronta classicista secondo i cui dettami siamo soliti definire il bello artistico. Esiste quindi un salto, una valicata per molti insormontabile che qualifica i pochi prediletti annoverandoli come artisti, osservatori e creatori, capaci di elaborare un proprio linguaggio, un’espressione autentica tale da renderli unici ma pur sempre figli della tradizione.
Cataldo Mastrorilli vince la sua personale scommessa contro l’anonimato regalandoci scatti emozionali della sua terra, la Puglia, in cui chiunque può coglierne la vibrazione, l’energia vitale che soggiace tra i rami di ulivi, le zolle brucianti, le esuberanti terrazze, le paesane raffigurate nella peculiare concretezza plastica ma al contempo ultraterrena. Ogni pennellata è perfettamente calibrata; nulla viene lasciato al caso. Ogni tela potrebbe anche venir scomposta in innumerevoli pixel; la sintesi matematica ne dimostrerebbe comunque lo studio attento e rigoroso. Eppure i paesaggi di Mastrorilli non appaiono come fredde rappresentazioni del reale ma come vere e proprie immersioni nei profumi e sapori del sud, nei suoi colori resi ancor più intensi dalla passionale rivisitazione di un antico sentire. La figura umana non è una semplice comparsa; i suoi tratti resi distinguibili dall’alternanza dei colori ricordano i toni prediletti dai pionieri dell’espressionismo francese, così come la frammentarietà ci riporta al pre-cubismo cezanniano. E proprio nel rapporto dialettico tra equilibrio e vibrazione, tra una cromia che non solo accarezza i lineamenti fisici ma anche i segreti dell’anima, che la pittura di Mastrorilli si distingue dal panorama artistico odierno. E nella culla immersa nelle fragranze della terra assolata, lo spazio, come un ricordo d’infanzia, si anima al ritmo del vento confuso dal tenue respiro delle figure eternamente vive, linfa de La mia terra.
Natura, figura umana e contemporaneità sono i temi prediletti anche nelle opere di Raffaella Capannolo la cui arte non si esaurisce alla sola pittura. In occasione del quinto anniversario del terribile terremoto che devastò l’Abruzzo, l’artista, natia dell’Aquila, offre al fruitore una visione incontaminata dei paesaggi che sovrastano una terra ferita, ma non spezzata. La montagna, elemento naturale eletto a rappresentante di un varco oltre il quale si accarezza l’infinito, diviene la controparte di un’umanità che, nascosta da un velo, sfugge al contatto con l’altro da sé. Ed ecco che Capannolo, presa consapevolezza della mancata comunicazione tra individui, mette al centro delle sue fessure sul mondo soggetti, o i sensi che li rappresentano, coperti da strati di tulle il cui squarcio, come l’oltrepassamento della montagna permetterebbe una rinnovata armonia tra esseri della Terra. Da Una Mezza Verità in cui il volto del ragazzo ritratto non dice chiaro quello che pensa, si arriva a La Nuda Verità dove, invece, il tulle è scansato e non vi è né menzogna né ipocrisia solo la rischiosa ma autentica verità. Voce amara, cruda ma carica di sentimento e passione per La mia terra, è la voce dell’artista che, senza nascondersi dietro la “bella pittura” o la rincuorante musicalità di una poesia edificante, canta una dolce Ninna Nanna alla sua Aquila, augurandole un risveglio oltre la montagna.
Ammaliati dall’errato concetto che tutto possa essere definito arte, che un qualunque scarabocchio su una tela virginale debba qualificarsi come provocatorio e anti-sociale, in un’epoca in cui, per giustificare la propria mancanza di talento si citano con incoscienza grandi pensatori e innovatori del Novecento, una netta inversione di tendenza risulta essere la più autentica invettiva. Solo la rara maestria, l’uso sapiente e la padronanza della téchne rende poi qualunque segno apportato sul supporto carico di significante anche quando, consapevolmente, si decide di ridurre all’osso l’impronta classicista secondo i cui dettami siamo soliti definire il bello artistico. Esiste quindi un salto, una valicata per molti insormontabile che qualifica i pochi prediletti annoverandoli come artisti, osservatori e creatori, capaci di elaborare un proprio linguaggio, un’espressione autentica tale da renderli unici ma pur sempre figli della tradizione.
Cataldo Mastrorilli vince la sua personale scommessa contro l’anonimato regalandoci scatti emozionali della sua terra, la Puglia, in cui chiunque può coglierne la vibrazione, l’energia vitale che soggiace tra i rami di ulivi, le zolle brucianti, le esuberanti terrazze, le paesane raffigurate nella peculiare concretezza plastica ma al contempo ultraterrena. Ogni pennellata è perfettamente calibrata; nulla viene lasciato al caso. Ogni tela potrebbe anche venir scomposta in innumerevoli pixel; la sintesi matematica ne dimostrerebbe comunque lo studio attento e rigoroso. Eppure i paesaggi di Mastrorilli non appaiono come fredde rappresentazioni del reale ma come vere e proprie immersioni nei profumi e sapori del sud, nei suoi colori resi ancor più intensi dalla passionale rivisitazione di un antico sentire. La figura umana non è una semplice comparsa; i suoi tratti resi distinguibili dall’alternanza dei colori ricordano i toni prediletti dai pionieri dell’espressionismo francese, così come la frammentarietà ci riporta al pre-cubismo cezanniano. E proprio nel rapporto dialettico tra equilibrio e vibrazione, tra una cromia che non solo accarezza i lineamenti fisici ma anche i segreti dell’anima, che la pittura di Mastrorilli si distingue dal panorama artistico odierno. E nella culla immersa nelle fragranze della terra assolata, lo spazio, come un ricordo d’infanzia, si anima al ritmo del vento confuso dal tenue respiro delle figure eternamente vive, linfa de La mia terra.
Natura, figura umana e contemporaneità sono i temi prediletti anche nelle opere di Raffaella Capannolo la cui arte non si esaurisce alla sola pittura. In occasione del quinto anniversario del terribile terremoto che devastò l’Abruzzo, l’artista, natia dell’Aquila, offre al fruitore una visione incontaminata dei paesaggi che sovrastano una terra ferita, ma non spezzata. La montagna, elemento naturale eletto a rappresentante di un varco oltre il quale si accarezza l’infinito, diviene la controparte di un’umanità che, nascosta da un velo, sfugge al contatto con l’altro da sé. Ed ecco che Capannolo, presa consapevolezza della mancata comunicazione tra individui, mette al centro delle sue fessure sul mondo soggetti, o i sensi che li rappresentano, coperti da strati di tulle il cui squarcio, come l’oltrepassamento della montagna permetterebbe una rinnovata armonia tra esseri della Terra. Da Una Mezza Verità in cui il volto del ragazzo ritratto non dice chiaro quello che pensa, si arriva a La Nuda Verità dove, invece, il tulle è scansato e non vi è né menzogna né ipocrisia solo la rischiosa ma autentica verità. Voce amara, cruda ma carica di sentimento e passione per La mia terra, è la voce dell’artista che, senza nascondersi dietro la “bella pittura” o la rincuorante musicalità di una poesia edificante, canta una dolce Ninna Nanna alla sua Aquila, augurandole un risveglio oltre la montagna.
11
aprile 2014
Cataldo Mastrorilli / Raffaella Capannolo – La mia terra: comunicazioni irregolari
Dall'undici al 17 aprile 2014
arte contemporanea
Location
CENTRO GIOVANILE GP2
Roma, Vicolo Del Grottino, 3b, (Roma)
Roma, Vicolo Del Grottino, 3b, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 15 alle 19
Vernissage
11 Aprile 2014, ore 19
Autore
Curatore