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Catherine Schmid – Between Structure and Spontaneity
Catherine Schmid al Ferrara Art Festival
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 5 luglio alle ore 18,30 a Palazzo della Racchetta, via Vaspergolo 4, 6, 6a la personale di Catherine Schmid "Tra Struttura e Spontaneità" La mostra proseguirà fino al 24 luglio, tutti i giorni dalle 15.00 alle 19.00. Salone Girolamo Savonarola.
Tre appuntamenti nell’arco di quattro ore, in due luoghi diversi della città: alla Galleria del Rivellino e a Palazzo Racchetta, per cinque mostre e un concerto che caratterizzeranno un altro sabato ricco di contenuti e denso di appuntamenti per il Ferrara Art Festival.
Si comincia alle 17,30 alla Galleria del Rivellino, in via Baruffaldi 6, accanto al Castello Estense, con la mostra di fotografa intitolata “Rifrazioni”, mostra personale della fotografa di Finale Ligure Anna Maria Angelini. Si prosegue al Palazzo della Racchetta, in via Vaspergolo 6, a 100 metri dal Listone, con il vernissage di ben quattro mostre personali: le “Installazioni” dell’artista coreana Kim Sang Lan nel salone Isabella D’Este, all’ultimo piano del palazzo storico, i quadri astratti della pittrice canadese Catherine Schmid con la mostra “Between Structure and Spontaneity” al piano terra nel salone Girolamo Savonarola, le tecniche miste del canturino Giuseppe Orsenigo con la mostra “La vita che vorrei” sempre al piano terra nelle sale Olimpia Morata e Cosmè Tura, e i quadri di maschere e figure grottesche del milanese Gianmaria Battiato al piano nobile (sale Ludovico Ariosto e Messisbugo). Tutte e cinque le mostre sono curate da Virgilio Patarini e ci presentano un ampio spettro delle possibilità espressive dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale, dalla fotografia astratta della Angelini alle installazioni di Madame Kim, degne di una Biennale di Venezia, dall’astrazione rigorosa della Schmid, alla figurazione grottesca di Battiato, fino alla contaminazione di fotografia e pittura e tecniche miste di Orsenigo.
Una fotografia astratta fatta solo di luce, quella di Annamaria Angelini. “Luce allo stato puro. Luce – colore. Laddove il colore e la luce sono colti con tale sapienza tecnica e di composizione da sembrare altro da sé. Da sembrare pittura su tela: luce dipinta, stesa velatura dopo velatura sulla tela. Una luce calda, leggera, a tratti friabile, impalpabile. Una luce pulsante, che si irradia dal centro della fotografia, che si irradia e conquista, con fluidità, ogni centimetro quadrato della superficie, con vibrazioni fitte e modulate, inquiete, che sembrano vivere di un afflato vitale, che a tratti si sfaldano, si addensano, si distendono”. Mentre “le installazioni pensate da Kim Sang Lan per il Ferrara Art Festival affrontano uno dei temi prediletti dall’artista coreana degli ultimi anni: la presenza-assenza della figura femminile, evocata da queste silhouettes di abiti femminili fatti di carta intrecciata a amano e la sua moltiplicazione, come in una sorta di riverbero in cui l’immagine femminile viene ripetuta all’infinito, in un gioco di ripetizione differente, di estenuante variazione su tema che ci racconta l’inquieto rapporto tra l’Uno e il Molteplice, nello scorrere immobile e allo stesso momento inquieto del Tempo”. Le opere dell’artista canadese Catherine Schmid invece nascono e si sviluppano “da un’osservazione attenta di elementi della natura o da scorci architettonici, elementi che vengono progressivamente stilizzati e ridotti ai minimi termini, in un processo di astrazione nel senso etimologico del termine che ha lo scopo di trovare nella sintesi la maggior efficacia possibile di espressione. Attraverso questo approccio, per usare una terminologia cara ad Aristotele, il «fenomenon» si trasforma in «noumeno»”… Ogni opera di Giuseppe Orsenigo invece è “l’esplosione di un mondo. Ogni volta un nuovo mondo, in un gioco differente di razionalità ed emozione, di sogni affastellati, scomposti e ricomposti e di concreti, puntuali riferimenti alla realtà. Con colpi di scena e alzate di ingegno uniche e spiazzanti. Come ad esempio nell’opera intitolata «Psicanalisi»: una lastra quadrata di metallo nero, un metallo cangiante alla luce, lucido e opaco allo tempo stesso, con al centro un buco, e dentro quel buco, in profondità di qualche centimetro nel buio, una minuscola superficie di specchio infranto e ricomposto, in cui, non chiunque, ma solo il fruitore più curioso e impertinente, o forse semplicemente più attento, può scorgere se stesso: il proprio volto, il proprio occhio infranto e ricomposto. Un’opera così, che coniuga Fontana e Pistoletto (e che li supera, almeno in sense of humour), basta sola a sancire la statura di un artista”. Infine “le maschere di Gianmaria Battiato sono facce grottesche, come di idoli africani rivisitati in chiave pop, o teste di pupazzi antropomorfi come sculture votive di qualche religione in cui alla seriosità dei riti è stata sostituita una verve dissacrante e sbeffeggiante, volti stilizzati in smorfie di sberleffo: gli occhi appallati, non è chiaro se spiritati o stralunati o strabuzzati di meraviglia, la lingua cacciata fuori forse per affanno, oppure per una libido di ascendenza fantozziana oppure ancora per scherno di lontana reminescenza apotropaica o di più probabile licenziosità infantile. E ci ricordano che spesso anche la vita è un gioco grottesco”.
Sempre a Palazzo Racchetta si conclude la serata, alle 21,30 col concerto dei “Ni-Na” giovane e neonata formazione ferrarese che così descrive Andrea Barbaglia: “ Due voci. Due esseri umani alle spalle. Giacomo Tebaldi. Luca Rizzo. Poi è tutto un tripudio di synth, cavi e processori per quella che nelle intenzioni del nuovo dinamico duo pare essere un lungo viaggio verso luoghi fantastici e irreali che solo un processo di ricostruzione mentale consente di visualizzare nella realtà. Un loop continuo e incessante che si abbatte sull'ascoltatore viziandolo e stuzzicando la sua fantasia. Qualche chitarrina qua e là, giusto per inseguire la linea del basso al solito usato alla perfezione per confezionare ed amalgamare il tutto." Il concerto si inserisce nell’ambito del Racket Festival organizzato da Zamenhof Art di Milano in collaborazione col Cafè degli artisti di Ferrara.
Tutti gli eventi sono a ingresso libero.
Catherine Schmid, Tra struttura e spontaneità
L’ispirazione creativa della Schmid trae le sue origini dalla forte fascinazione di contrasti tra luce e ombra, bianco e nero, positivo e negativo. Il nero rappresenta il mistero , l’ignoto , l’inconscio. La Schmid utilizza il nero in modo spontaneo, modo in cui il rischio, la probabilità e la sorpresa giocano un ruolo fondamentale. Il bianco suggerisce invece chiarezza, coscienza e rivelazione. Lei usa il bianco in modo riflessivo e controllato. Nelle sue creazioni i contrasti di luci e ombre rivelano una dinamica psicologica, in un rapporto dialettico tra interiore ed esteriore. Si tratta di un flusso positivo che implica una certa componente di speranza.
Nel processo creativo poi va sottolineato come le opere dell’artista canadese nascano e si sviluppino da un’osservazione attenta di elementi della natura o da scorci architettonici, elementi che vengono progressivamente stilizzati e ridotti ai minimi termini, in un processo di astrazione nel senso etimologico del termine che ha lo scopo di trovare nella sintesi la maggior efficacia possibile di espressione. Attraverso questo approccio, per usare una terminologia cara ad Aristotele, il «fenomenon» si trasforma in «noumeno»…
Virgilio Patarini
Catherine Schmid
Catherine Schmid è nata a Toronto , in Canada . Ha completato i suoi studi ottenendo la laurea «Bachelor of Arts» presso l’Università di Toronto. Ha iniziato la sua carriera come insegnante e ha anche viaggiato, fatto della pittura ed esposto in diversi paesi . Durante gli anni ’80 ha esposto molto in Italia , Germania e Svizzera . Nel 1990 è stata «artist- in-residence» presso il Museo di Arte Contemporanea Nyoman Gunarsa in Giacarta, Indonesia. Nel 1991 si trasferisce in Svizzera, dove ha continuato la sua carriera artistica e ha esposto in diverse gallerie . Dal 1994 vive a Eyragues, in Provenza, in Francia, a sud di Avignone, dove ha il suo studio e dà anche lezioni private di pittura e disegno. Lei continua a tenere numerose mostre in Europa, soprattutto in Francia e in Italia . I suoi dipinti si trovano in collezioni pubbliche e private in Francia, Svizzera , Canada, Stati Uniti, Hong Kong, Giappone e Indonesia.
Tra le principali mostre personali ricordiamo nel 2012 a La Chapelle Saint Sulpice, Istres, Francia, nel 2010 a la Donation Mario Prassinos, Saint Rémy de Provence, Francia, nel 2007 al Consolato Svizzero, a Marsiglia, in Franciae, nel 2007 alla Galerie de l’Espace Culturel, Châteaurenard, Franciae, nel 2006 al Castello di Vuissens, Fribourg, Svizzera, nel 2005 all’ Hôtel Château des Alpilles, Saint Rémy de Provence, France, nel 1994 alla Galerie Schönenberger, Kirchberg, Svizzera, nel 1991 alla Galerie Promenade, Davos, Svizzera, nel 1990 al Museum of Contemporary Art Nyoman Gunarsa, Yogyakarta, Indonésia, nel 1989 all’Indonesian Cross Cultural Institute, Jakarta, Indonésia; nel 1988 Here and Now Gallery, Toronto, Canada, nel 1987 all’Art Gallery of Peterborough, Peterborough, Canada, nel 1987 all’Ontario Institute for Studies in Education, Toronto, Canada.
Tre appuntamenti nell’arco di quattro ore, in due luoghi diversi della città: alla Galleria del Rivellino e a Palazzo Racchetta, per cinque mostre e un concerto che caratterizzeranno un altro sabato ricco di contenuti e denso di appuntamenti per il Ferrara Art Festival.
Si comincia alle 17,30 alla Galleria del Rivellino, in via Baruffaldi 6, accanto al Castello Estense, con la mostra di fotografa intitolata “Rifrazioni”, mostra personale della fotografa di Finale Ligure Anna Maria Angelini. Si prosegue al Palazzo della Racchetta, in via Vaspergolo 6, a 100 metri dal Listone, con il vernissage di ben quattro mostre personali: le “Installazioni” dell’artista coreana Kim Sang Lan nel salone Isabella D’Este, all’ultimo piano del palazzo storico, i quadri astratti della pittrice canadese Catherine Schmid con la mostra “Between Structure and Spontaneity” al piano terra nel salone Girolamo Savonarola, le tecniche miste del canturino Giuseppe Orsenigo con la mostra “La vita che vorrei” sempre al piano terra nelle sale Olimpia Morata e Cosmè Tura, e i quadri di maschere e figure grottesche del milanese Gianmaria Battiato al piano nobile (sale Ludovico Ariosto e Messisbugo). Tutte e cinque le mostre sono curate da Virgilio Patarini e ci presentano un ampio spettro delle possibilità espressive dell’arte contemporanea nazionale ed internazionale, dalla fotografia astratta della Angelini alle installazioni di Madame Kim, degne di una Biennale di Venezia, dall’astrazione rigorosa della Schmid, alla figurazione grottesca di Battiato, fino alla contaminazione di fotografia e pittura e tecniche miste di Orsenigo.
Una fotografia astratta fatta solo di luce, quella di Annamaria Angelini. “Luce allo stato puro. Luce – colore. Laddove il colore e la luce sono colti con tale sapienza tecnica e di composizione da sembrare altro da sé. Da sembrare pittura su tela: luce dipinta, stesa velatura dopo velatura sulla tela. Una luce calda, leggera, a tratti friabile, impalpabile. Una luce pulsante, che si irradia dal centro della fotografia, che si irradia e conquista, con fluidità, ogni centimetro quadrato della superficie, con vibrazioni fitte e modulate, inquiete, che sembrano vivere di un afflato vitale, che a tratti si sfaldano, si addensano, si distendono”. Mentre “le installazioni pensate da Kim Sang Lan per il Ferrara Art Festival affrontano uno dei temi prediletti dall’artista coreana degli ultimi anni: la presenza-assenza della figura femminile, evocata da queste silhouettes di abiti femminili fatti di carta intrecciata a amano e la sua moltiplicazione, come in una sorta di riverbero in cui l’immagine femminile viene ripetuta all’infinito, in un gioco di ripetizione differente, di estenuante variazione su tema che ci racconta l’inquieto rapporto tra l’Uno e il Molteplice, nello scorrere immobile e allo stesso momento inquieto del Tempo”. Le opere dell’artista canadese Catherine Schmid invece nascono e si sviluppano “da un’osservazione attenta di elementi della natura o da scorci architettonici, elementi che vengono progressivamente stilizzati e ridotti ai minimi termini, in un processo di astrazione nel senso etimologico del termine che ha lo scopo di trovare nella sintesi la maggior efficacia possibile di espressione. Attraverso questo approccio, per usare una terminologia cara ad Aristotele, il «fenomenon» si trasforma in «noumeno»”… Ogni opera di Giuseppe Orsenigo invece è “l’esplosione di un mondo. Ogni volta un nuovo mondo, in un gioco differente di razionalità ed emozione, di sogni affastellati, scomposti e ricomposti e di concreti, puntuali riferimenti alla realtà. Con colpi di scena e alzate di ingegno uniche e spiazzanti. Come ad esempio nell’opera intitolata «Psicanalisi»: una lastra quadrata di metallo nero, un metallo cangiante alla luce, lucido e opaco allo tempo stesso, con al centro un buco, e dentro quel buco, in profondità di qualche centimetro nel buio, una minuscola superficie di specchio infranto e ricomposto, in cui, non chiunque, ma solo il fruitore più curioso e impertinente, o forse semplicemente più attento, può scorgere se stesso: il proprio volto, il proprio occhio infranto e ricomposto. Un’opera così, che coniuga Fontana e Pistoletto (e che li supera, almeno in sense of humour), basta sola a sancire la statura di un artista”. Infine “le maschere di Gianmaria Battiato sono facce grottesche, come di idoli africani rivisitati in chiave pop, o teste di pupazzi antropomorfi come sculture votive di qualche religione in cui alla seriosità dei riti è stata sostituita una verve dissacrante e sbeffeggiante, volti stilizzati in smorfie di sberleffo: gli occhi appallati, non è chiaro se spiritati o stralunati o strabuzzati di meraviglia, la lingua cacciata fuori forse per affanno, oppure per una libido di ascendenza fantozziana oppure ancora per scherno di lontana reminescenza apotropaica o di più probabile licenziosità infantile. E ci ricordano che spesso anche la vita è un gioco grottesco”.
Sempre a Palazzo Racchetta si conclude la serata, alle 21,30 col concerto dei “Ni-Na” giovane e neonata formazione ferrarese che così descrive Andrea Barbaglia: “ Due voci. Due esseri umani alle spalle. Giacomo Tebaldi. Luca Rizzo. Poi è tutto un tripudio di synth, cavi e processori per quella che nelle intenzioni del nuovo dinamico duo pare essere un lungo viaggio verso luoghi fantastici e irreali che solo un processo di ricostruzione mentale consente di visualizzare nella realtà. Un loop continuo e incessante che si abbatte sull'ascoltatore viziandolo e stuzzicando la sua fantasia. Qualche chitarrina qua e là, giusto per inseguire la linea del basso al solito usato alla perfezione per confezionare ed amalgamare il tutto." Il concerto si inserisce nell’ambito del Racket Festival organizzato da Zamenhof Art di Milano in collaborazione col Cafè degli artisti di Ferrara.
Tutti gli eventi sono a ingresso libero.
Catherine Schmid, Tra struttura e spontaneità
L’ispirazione creativa della Schmid trae le sue origini dalla forte fascinazione di contrasti tra luce e ombra, bianco e nero, positivo e negativo. Il nero rappresenta il mistero , l’ignoto , l’inconscio. La Schmid utilizza il nero in modo spontaneo, modo in cui il rischio, la probabilità e la sorpresa giocano un ruolo fondamentale. Il bianco suggerisce invece chiarezza, coscienza e rivelazione. Lei usa il bianco in modo riflessivo e controllato. Nelle sue creazioni i contrasti di luci e ombre rivelano una dinamica psicologica, in un rapporto dialettico tra interiore ed esteriore. Si tratta di un flusso positivo che implica una certa componente di speranza.
Nel processo creativo poi va sottolineato come le opere dell’artista canadese nascano e si sviluppino da un’osservazione attenta di elementi della natura o da scorci architettonici, elementi che vengono progressivamente stilizzati e ridotti ai minimi termini, in un processo di astrazione nel senso etimologico del termine che ha lo scopo di trovare nella sintesi la maggior efficacia possibile di espressione. Attraverso questo approccio, per usare una terminologia cara ad Aristotele, il «fenomenon» si trasforma in «noumeno»…
Virgilio Patarini
Catherine Schmid
Catherine Schmid è nata a Toronto , in Canada . Ha completato i suoi studi ottenendo la laurea «Bachelor of Arts» presso l’Università di Toronto. Ha iniziato la sua carriera come insegnante e ha anche viaggiato, fatto della pittura ed esposto in diversi paesi . Durante gli anni ’80 ha esposto molto in Italia , Germania e Svizzera . Nel 1990 è stata «artist- in-residence» presso il Museo di Arte Contemporanea Nyoman Gunarsa in Giacarta, Indonesia. Nel 1991 si trasferisce in Svizzera, dove ha continuato la sua carriera artistica e ha esposto in diverse gallerie . Dal 1994 vive a Eyragues, in Provenza, in Francia, a sud di Avignone, dove ha il suo studio e dà anche lezioni private di pittura e disegno. Lei continua a tenere numerose mostre in Europa, soprattutto in Francia e in Italia . I suoi dipinti si trovano in collezioni pubbliche e private in Francia, Svizzera , Canada, Stati Uniti, Hong Kong, Giappone e Indonesia.
Tra le principali mostre personali ricordiamo nel 2012 a La Chapelle Saint Sulpice, Istres, Francia, nel 2010 a la Donation Mario Prassinos, Saint Rémy de Provence, Francia, nel 2007 al Consolato Svizzero, a Marsiglia, in Franciae, nel 2007 alla Galerie de l’Espace Culturel, Châteaurenard, Franciae, nel 2006 al Castello di Vuissens, Fribourg, Svizzera, nel 2005 all’ Hôtel Château des Alpilles, Saint Rémy de Provence, France, nel 1994 alla Galerie Schönenberger, Kirchberg, Svizzera, nel 1991 alla Galerie Promenade, Davos, Svizzera, nel 1990 al Museum of Contemporary Art Nyoman Gunarsa, Yogyakarta, Indonésia, nel 1989 all’Indonesian Cross Cultural Institute, Jakarta, Indonésia; nel 1988 Here and Now Gallery, Toronto, Canada, nel 1987 all’Art Gallery of Peterborough, Peterborough, Canada, nel 1987 all’Ontario Institute for Studies in Education, Toronto, Canada.
05
luglio 2014
Catherine Schmid – Between Structure and Spontaneity
Dal 05 al 24 luglio 2014
arte contemporanea
Location
PALAZZO RACCHETTA
Ferrara, Via Vaspergolo, 3, (Ferrara)
Ferrara, Via Vaspergolo, 3, (Ferrara)
Orario di apertura
tutti i giorni ore 15-19
Vernissage
5 Luglio 2014, ore 18.30
Autore
Curatore