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Cavalli, Ferroni, Giacomelli. Scatti inediti dagli archivi di Senigallia
La mostra – che espone le opere dei tre maestri senigalliesi della fotografia di metà ‘900 – fa parte della manifestazione fotografica “C’era una volta la fotografia”, un’anteprima di quella che diventerà una vera e propria Biennale di Fotografia a Senigallia a partire dal 2020.
Comunicato stampa
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Senigallia vuole affermare sempre di più il suo ruolo di Citta della Fotografia e, dopo le grandi esposizioni delle ultime stagioni dedicate a Robert Doisneau, Aleksandr Rodčenko e Coşkun Aşar, per la primavera 2019 presenta C’era una volta la fotografia. A cura di Serge Plantureux con la collaborazione di Francesca Bonetti e con il sostegno della Regione Marche e la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, la manifestazione vuole essere una anteprima di quella che diventerà una vera e propria Biennale di Fotografia a partire dal 2020 e vuole celebrare l’età dell’oro della fotografia permettendo ai visitatori di ammirare stampe d’epoca ed opere fotografiche esclusivamente originali.
In programma due mostre, la prima "Cavalli Ferroni Giacomelli. Scatti inediti dagli archivi di Senigallia" a Palazzo del Duca, che esporrà una serie di inediti dei tre maestri della fotografia senigalliese e internazionale, scatti mai visti prima e selezionati per l’occasione dallo stesso Plantureux dagli archivi degli eredi.
La seconda mostra a Palazzetto Baviera "Piccoli tesori dell’800. Marubbi, Naretti, Callotipi, Dagherrotipi e variazioni" è dedicata alle prime fasi della storia della fotografia e rappresenterà uno straordinario racconto per immagini di popoli e terre lontane e raccoglie fotografie storiche e originali, alcune mai esposte prima, risalenti al periodo compreso tra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, tra cui le serie albanesi di Pietro Marubbi e quelle coloniali di Luigi Naretti. Inoltre, l’esposizione sarà completata da preziosi dagherrotipi, callotipi e modelli del conte Minutoli, oltre che da stampe europee di fine Ottocento.
Il 2-3-4 maggio inoltre la città di Senigallia ospiterà una tre giorni di fiera, conferenze e incontri che coinvolgono tutto il centro storico e che vogliono raccontare i primi 150 anni della fotografia.
Senigallia Città della Fotografia guarda al passato per celebrare il presente, ripercorrendo i 150 anni di storia del mezzo fotografico, dal 1839 - precisamente quel 7 gennaio in cui François Jean Dominique Arago annunciò all’Accademia di Francia l’invenzione di Louis Mandé Daguerre, la dagherrotipia - fino al 1989 e all’avvento della fotografia digitale.
MOSTRA "CAVALLI, FERRONI, GIACOMELLI. SCATTI INEDITI DAGLI ARCHIVI DI SENIGALLIA" - 18 aprile - 2 giugno | Palazzo del Duca.
La storia artistica di Giuseppe Cavalli, Ferruccio Ferroni e Mario Giacomelli è strettamente connessa da un lato alla città di Senigallia, città d’elezione per il primo e natale per gli altri due, e dal fatto che furono l’uno il maestro dell’altro, andando poi a formare quel “laboratorio senigalliese” di fotografia che non ha mai smesso, per oltre un cinquantennio, di contribuire, con i suoi protagonisti, all’importante dibattito teorico che si è svolto in Italia intorno alle funzioni e alle estetiche della fotografia.
La mostra vuole ripercorre questa vicenda per scoprire, attraverso gli archivi degli autori o le raccolte di familiari e amici, le modalità attraverso le quali ognuno dei tre fotografi ha individuato i propri interessi e manifestato il proprio linguaggio.
Nel 1947 Cavalli aveva redatto il manifesto del celebre gruppo La Bussola, sintesi di quei principi estetici di matrice crociana che promuovevano una fotografia prettamente artistica. Nei primi mesi del 1953 progettò la fondazione di una nuova associazione fotografica a Senigallia, il Gruppo MISA, dove far confluire e maturare i giovani più promettenti in vista di un loro inserimento nell'elitaria cerchia de La Bussola. Fu in questo contesto che Giacomelli decise di mostrargli le sue prime immagini. Cavalli le trovò interessanti e affidò a Ferroni, già suo allievo, la formazione di Giacomelli relativamente alle tecniche di ripresa e a quelle, ritenute fondamentali, di sviluppo e stampa in camera oscura.
Un milieu comune che produsse però risultati molto diversi, sia nella resa fotografica, nella tecnica e nella poetica dei tre autori, evidenziati dai documenti inediti esposti per la prima volta in mostra a Palazzo del Duca. La fotografia di Giuseppe Cavalli esclude a priori il documentarismo, è solo una sintesi poetica, dove ciò che conta è la composizione e Il soggetto ha un’importanza secondaria e indipendente dalla sua natura. Cavalli rivendica una cultura e dei modelli prevalentemente pittorici, che trasferisce al suo allievo Ferruccio Ferroni, ma da cui lui ben presto si distacca in maniera decisa.
Ferroni infatti ha come riferimento solo la cultura e il mezzo fotografico come gli unici possibili, come si comprende dai documenti d’archivio esposti in mostra in cui è evidente che le sue immagini non possono essere state concepite e realizzate se non con un certo obiettivo ed una certa pellicola, in una perfetta alchimia di luce, carta sensibile e camera oscura.
Mario Giacomelli opera ancora diversamente e fin dalle prove più datate si può vedere come ha sviluppato un sistema linguistico personale con proprie regole grammaticali che permettono di collegare tra loro le immagini con rimandi simbolici e rituali, per un racconto che dura tutta la sua vita e che lo ha portato ad una sperimentazione continua e ad una ricerca di sé stesso e della realtà attraverso la fotografia.
In programma due mostre, la prima "Cavalli Ferroni Giacomelli. Scatti inediti dagli archivi di Senigallia" a Palazzo del Duca, che esporrà una serie di inediti dei tre maestri della fotografia senigalliese e internazionale, scatti mai visti prima e selezionati per l’occasione dallo stesso Plantureux dagli archivi degli eredi.
La seconda mostra a Palazzetto Baviera "Piccoli tesori dell’800. Marubbi, Naretti, Callotipi, Dagherrotipi e variazioni" è dedicata alle prime fasi della storia della fotografia e rappresenterà uno straordinario racconto per immagini di popoli e terre lontane e raccoglie fotografie storiche e originali, alcune mai esposte prima, risalenti al periodo compreso tra la metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, tra cui le serie albanesi di Pietro Marubbi e quelle coloniali di Luigi Naretti. Inoltre, l’esposizione sarà completata da preziosi dagherrotipi, callotipi e modelli del conte Minutoli, oltre che da stampe europee di fine Ottocento.
Il 2-3-4 maggio inoltre la città di Senigallia ospiterà una tre giorni di fiera, conferenze e incontri che coinvolgono tutto il centro storico e che vogliono raccontare i primi 150 anni della fotografia.
Senigallia Città della Fotografia guarda al passato per celebrare il presente, ripercorrendo i 150 anni di storia del mezzo fotografico, dal 1839 - precisamente quel 7 gennaio in cui François Jean Dominique Arago annunciò all’Accademia di Francia l’invenzione di Louis Mandé Daguerre, la dagherrotipia - fino al 1989 e all’avvento della fotografia digitale.
MOSTRA "CAVALLI, FERRONI, GIACOMELLI. SCATTI INEDITI DAGLI ARCHIVI DI SENIGALLIA" - 18 aprile - 2 giugno | Palazzo del Duca.
La storia artistica di Giuseppe Cavalli, Ferruccio Ferroni e Mario Giacomelli è strettamente connessa da un lato alla città di Senigallia, città d’elezione per il primo e natale per gli altri due, e dal fatto che furono l’uno il maestro dell’altro, andando poi a formare quel “laboratorio senigalliese” di fotografia che non ha mai smesso, per oltre un cinquantennio, di contribuire, con i suoi protagonisti, all’importante dibattito teorico che si è svolto in Italia intorno alle funzioni e alle estetiche della fotografia.
La mostra vuole ripercorre questa vicenda per scoprire, attraverso gli archivi degli autori o le raccolte di familiari e amici, le modalità attraverso le quali ognuno dei tre fotografi ha individuato i propri interessi e manifestato il proprio linguaggio.
Nel 1947 Cavalli aveva redatto il manifesto del celebre gruppo La Bussola, sintesi di quei principi estetici di matrice crociana che promuovevano una fotografia prettamente artistica. Nei primi mesi del 1953 progettò la fondazione di una nuova associazione fotografica a Senigallia, il Gruppo MISA, dove far confluire e maturare i giovani più promettenti in vista di un loro inserimento nell'elitaria cerchia de La Bussola. Fu in questo contesto che Giacomelli decise di mostrargli le sue prime immagini. Cavalli le trovò interessanti e affidò a Ferroni, già suo allievo, la formazione di Giacomelli relativamente alle tecniche di ripresa e a quelle, ritenute fondamentali, di sviluppo e stampa in camera oscura.
Un milieu comune che produsse però risultati molto diversi, sia nella resa fotografica, nella tecnica e nella poetica dei tre autori, evidenziati dai documenti inediti esposti per la prima volta in mostra a Palazzo del Duca. La fotografia di Giuseppe Cavalli esclude a priori il documentarismo, è solo una sintesi poetica, dove ciò che conta è la composizione e Il soggetto ha un’importanza secondaria e indipendente dalla sua natura. Cavalli rivendica una cultura e dei modelli prevalentemente pittorici, che trasferisce al suo allievo Ferruccio Ferroni, ma da cui lui ben presto si distacca in maniera decisa.
Ferroni infatti ha come riferimento solo la cultura e il mezzo fotografico come gli unici possibili, come si comprende dai documenti d’archivio esposti in mostra in cui è evidente che le sue immagini non possono essere state concepite e realizzate se non con un certo obiettivo ed una certa pellicola, in una perfetta alchimia di luce, carta sensibile e camera oscura.
Mario Giacomelli opera ancora diversamente e fin dalle prove più datate si può vedere come ha sviluppato un sistema linguistico personale con proprie regole grammaticali che permettono di collegare tra loro le immagini con rimandi simbolici e rituali, per un racconto che dura tutta la sua vita e che lo ha portato ad una sperimentazione continua e ad una ricerca di sé stesso e della realtà attraverso la fotografia.
17
aprile 2019
Cavalli, Ferroni, Giacomelli. Scatti inediti dagli archivi di Senigallia
Dal 17 aprile al 02 giugno 2019
fotografia
Location
PALAZZO DEL DUCA
Senigallia, Piazza Del Duca, 1, (Ancona)
Senigallia, Piazza Del Duca, 1, (Ancona)
Biglietti
Ingresso intero € 8,00
Ingresso ridotto € 6,00
Ingresso agevolato € 4,00
Per le due mostre della manifestazione "C'era una volta la fotografia" è previsto l’ingresso cumulativo:
Ingresso cumulativo intero € 12,00
Ingresso cumulativo ridotto € 10,00
Ingresso cumulativo agevolato € 6,00
Orario di apertura
Lun - Mar chiuso
Mer - Gio - Ven 15 - 19
Sab - Dom 10–13, 15–19
Vernissage
17 Aprile 2019, ore 17.00
Autore
Curatore