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C’è tempo per le nespole. Nuove narrazioni dalla Grande Guerra
La mostra presenta in chiave contemporanea i risultati di un progetto di ricerca e di committenza sui temi della memoria e della Grande Guerra. All’inaugurazione saranno presenti gli artisti Fabrizio Bellomo, Hitnes, Alessandro Imbriaco e Moira Ricci.
Comunicato stampa
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La mostra fotografica C’è tempo per le nespole. Nuove narrazioni dalla Grande Guerra allestita a Roma dal 15 dicembre 2022 al 24 febbraio 2023 negli spazi espositivi ICCD, presenta i risultati di un progetto di ricerca e di committenza sui temi della memoria e della Grande Guerra.
Il progetto, a cura di Francesca Fabiani e Alessandro Coco, con Chiara Capodici, Peter Lang, Francesca Lazzarini, presenta opere eterogenee di 9 artisti che affrontano in maniera non-dottrinale e anti-retorica una ricerca sui Parchi e i Viali della Rimembranza, a cento anni esatti dalla loro istituzione. Gli artisti coinvolti sono Fabrizio Bellomo, Riccardo Cecchetti, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Hitnes, Alessandro Imbriaco, Taiyo Onorato & Nico Krebs, Moira Ricci.
Le nespole sono un frutto lento a maturare. Dopo la raccolta vanno conservate a lungo nella paglia e al buio. Da questo uso ne deriva il proverbio «Con il tempo e con la paglia maturano le nespole», frase che compare in una lettera inviata dai familiari a un soldato sul fronte di guerra, come esortazione a sopportare con pazienza la situazione, in attesa di tempi migliori.
Il richiamo a un aspetto così intimo nello scenario complessivo della guerra è una dichiarazione di intenti che spiega in parte la prospettiva con cui è stata affrontata la ricerca oggetto di questa mostra: i monumenti e i parchi della Rimembranza sorti per onorare il sacrificio dei caduti all’indomani della Prima Guerra Mondiale, esattamente 100 anni fa. La decisione di costituire i parchi e i viali della Rimembranza, infatti, risale al Decreto Lupi del 27 dicembre 1922, che diede avvio alla creazione di un viale o un parco in ogni Comune d’Italia e affidò alle scolaresche il compito di piantare un albero per ciascun soldato defunto.
Carlo Birrozzi, Direttore ICCD, afferma «La mostra intende celebrare il centenario dell’istituzione di questi luoghi di memoria, riconosciuti nel tempo come patrimonio culturale. Per farlo, ci affidiamo al punto di vista nuovo degli artisti chiamati a svolgere la committenza, le cui opere sono destinate alle Collezioni di Fotografia Contemporanea dell’ICCD».
Tre pubblicazioni edite da Danilo Montanari Editore accompagnano la mostra: la prima, omonima, C’è tempo per le nespole. Nuove narrazioni dalla Grande Guerra e la seconda, Natura aere perennius. Parchi della Rimembranza e luoghi della memoria, a cura di Vincenzo Cazzato sono entrambe arricchite dal raffinato impianto grafico realizzato da Etaoin Shrdlu Studio; la terza HitneS - Memorie Viventi. Alberario della Grande Guerra, è un libro d’artista che invita a creare il proprio alberario e ad appropriarsi del significato legato alla memoria di chi ha sacrificato la vita nella Grande Guerra.
ARTISTI IN MOSTRA
I lavori degli artisti spaziano dalla performance all’installazione, dalla fotografia di documentazione all’illustrazione.
La performance di Fabrizio Bellomo riattiva una delle tante storie esemplari dei profughi della Grande Guerra, incarnata nella singolare vicenda di Mandurino Weiss e Trento Dinoi, nati lo stesso giorno del 1916. L’intreccio geografico dei nomi, uno riferito al Trentino e l’altro alle terre pugliesi, testimonia un gesto di riconoscenza e affetto reciproco che le famiglie dei due bambini si scambiarono quando a Manduria vennero accolti i trentini. Nell’azione performativa l’artista si pone provocatoriamente e ironicamente come “palo umano” e, reggendo un cartello stradale con i nomi, si posiziona nei pressi di un ponte di Manduria affinché esso venga intitolato ai due bambini. Oltre alle fotografie sono riportati, come parte organica del lavoro, una serie di screenshots e ritagli stampa, utilizzati dall’artista per sottoporre la sua azione all’attenzione dei politici locali.
L’illustratore Riccardo Cecchetti affronta due temi, tra esperienza privata e storia ufficiale: da una parte le lettere dei soldati dal fronte cui l’autore reagisce con emozione profonda poiché sono lettere del nonno ritrovate proprio in occasione di questo progetto; dall’altra la tenace opposizione al sistema che ha provocato il conflitto mondiale, l’inutile. L’autore ha operato una sovrapposizione di elementi quali fiori, foto, cartoline, fumetti e poi macchie, tracce, ombre e schizzi con alcuni elementi ricorrenti come lettere, segni rossi di sangue e censura, la figura del Milite ignoto, l’uccellino usato in trincea come allarme antigas vivente per rilevare eventuali attacchi chimici.
La ricerca di Claudio Gobbi ruota attorno al tema del monumento architettonico in quanto veicolo di contenuti simbolici, con particolare riferimento a quelli costruiti negli anni Venti e Trenta nel Nord-Est d’Italia. Una parziale e circoscritta geografia della memoria che riflette su un fenomeno largamente diffuso che ha segnato in modo capillare il paesaggio italiano. Ogni singola fotografia è il risultato di una pluralità di riprese avvenute dallo stesso punto di vista in fasi diverse della giornata. Luce naturale e luce artificiale, bianco e nero e colore, affiancati per costruire una serie di immagini che incorporano diverse temporalità.
Partendo dal dato che la maggior parte delle strutture commemorative della Prima Guerra Mondiale sono state realizzate in periodo fascista e perciò intrise della retorica dell’epoca, Stefano Graziani ha deciso di rivolgere il suo sguardo direttamente ai territori del conflitto seguendo una strategia da lui stesso definita come estensione del concetto di monumento al paesaggio che lo ospita. Per l’artista, infatti, più che ogni altro manufatto umano, sono le montagne, teatro di violenti ed estenuanti scontri tra l’esercito italiano e quello austroungarico, a incorporare la memoria di quell’atroce carneficina.
Hitnes propone una serie di tavole che illustrano il profondo legame fra i diversi elementi: botanica e memoria, alberi e uomini, didascalie e fotografie tratte dall’immenso archivio storico conservato in ICCD. Un intreccio rafforzato dalla scelta stilistica di sottolineare le somiglianze fra i due elementi rappresentati: alberi e soldati caduti. Il fondo nero delle opere, come suggerisce l’artista stesso, da una parte evoca la morte e l’oblio, dall’altra è funzionale ad esaltare la luce degli uomini e degli alberi che ospita, facendoli emergere in tutta la loro natura di “memorie viventi”.
Alessandro Imbriaco racconta il Parco della Rimembranza di Roma, noto come Villa Glori. Da giardino privato, nel 1924 diventa parco pubblico per commemorare i caduti della Grande Guerra e alla fine degli anni ‘50 è sede di un campeggio del Touring Club (che dà nome al lavoro). In occasione dell’istituzione del Parco furono piantati più di 6000 alberi, soprattutto querce, uno per ogni soldato caduto. I ritratti a figura intera degli alberi, i viali, gli scorci boschivi e i pochi monumenti presenti sono i soggetti delle fotografie realizzate dall’artista rifacendosi alla storia e alla modalità operativa dei fotografi del Gabinetto Fotografico Nazionale.
Segni di luce che modificano il paesaggio creando nuove forme costituiscono la dichiarazione visiva della memoria della guerra in senso anti-storico e anti-monumentale del duo artistico Onorato&Krebs. Immagini realizzate nella regione di confine tra Italia e Svizzera attraverso l’uso di droni, gli elementi bellici più tecnologicamente avanzati, che lasciano una traccia destinata a scomparire ma che, catturata dalla macchina fotografica, genera una forma nello spazio, collocandosi come un monumento effimero.
Infine, poetico ed evocativo il lavoro di Moira Ricci fa emergere un tema intimo e dolente: la censura della corrispondenza dei soldati. Nella sua delicata azione di restituzione, l’artista ha rintracciato gli indirizzi di tre lettere censurate, ha fotografato quei luoghi e sovrapposto alle immagini il testo delle lettere mai arrivate a casa, creando delle piccole sculture luminose che riconnettono, seppure dopo cento anni e solo per immagini, mittente e destinatario.
Il progetto, a cura di Francesca Fabiani e Alessandro Coco, con Chiara Capodici, Peter Lang, Francesca Lazzarini, presenta opere eterogenee di 9 artisti che affrontano in maniera non-dottrinale e anti-retorica una ricerca sui Parchi e i Viali della Rimembranza, a cento anni esatti dalla loro istituzione. Gli artisti coinvolti sono Fabrizio Bellomo, Riccardo Cecchetti, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Hitnes, Alessandro Imbriaco, Taiyo Onorato & Nico Krebs, Moira Ricci.
Le nespole sono un frutto lento a maturare. Dopo la raccolta vanno conservate a lungo nella paglia e al buio. Da questo uso ne deriva il proverbio «Con il tempo e con la paglia maturano le nespole», frase che compare in una lettera inviata dai familiari a un soldato sul fronte di guerra, come esortazione a sopportare con pazienza la situazione, in attesa di tempi migliori.
Il richiamo a un aspetto così intimo nello scenario complessivo della guerra è una dichiarazione di intenti che spiega in parte la prospettiva con cui è stata affrontata la ricerca oggetto di questa mostra: i monumenti e i parchi della Rimembranza sorti per onorare il sacrificio dei caduti all’indomani della Prima Guerra Mondiale, esattamente 100 anni fa. La decisione di costituire i parchi e i viali della Rimembranza, infatti, risale al Decreto Lupi del 27 dicembre 1922, che diede avvio alla creazione di un viale o un parco in ogni Comune d’Italia e affidò alle scolaresche il compito di piantare un albero per ciascun soldato defunto.
Carlo Birrozzi, Direttore ICCD, afferma «La mostra intende celebrare il centenario dell’istituzione di questi luoghi di memoria, riconosciuti nel tempo come patrimonio culturale. Per farlo, ci affidiamo al punto di vista nuovo degli artisti chiamati a svolgere la committenza, le cui opere sono destinate alle Collezioni di Fotografia Contemporanea dell’ICCD».
Tre pubblicazioni edite da Danilo Montanari Editore accompagnano la mostra: la prima, omonima, C’è tempo per le nespole. Nuove narrazioni dalla Grande Guerra e la seconda, Natura aere perennius. Parchi della Rimembranza e luoghi della memoria, a cura di Vincenzo Cazzato sono entrambe arricchite dal raffinato impianto grafico realizzato da Etaoin Shrdlu Studio; la terza HitneS - Memorie Viventi. Alberario della Grande Guerra, è un libro d’artista che invita a creare il proprio alberario e ad appropriarsi del significato legato alla memoria di chi ha sacrificato la vita nella Grande Guerra.
ARTISTI IN MOSTRA
I lavori degli artisti spaziano dalla performance all’installazione, dalla fotografia di documentazione all’illustrazione.
La performance di Fabrizio Bellomo riattiva una delle tante storie esemplari dei profughi della Grande Guerra, incarnata nella singolare vicenda di Mandurino Weiss e Trento Dinoi, nati lo stesso giorno del 1916. L’intreccio geografico dei nomi, uno riferito al Trentino e l’altro alle terre pugliesi, testimonia un gesto di riconoscenza e affetto reciproco che le famiglie dei due bambini si scambiarono quando a Manduria vennero accolti i trentini. Nell’azione performativa l’artista si pone provocatoriamente e ironicamente come “palo umano” e, reggendo un cartello stradale con i nomi, si posiziona nei pressi di un ponte di Manduria affinché esso venga intitolato ai due bambini. Oltre alle fotografie sono riportati, come parte organica del lavoro, una serie di screenshots e ritagli stampa, utilizzati dall’artista per sottoporre la sua azione all’attenzione dei politici locali.
L’illustratore Riccardo Cecchetti affronta due temi, tra esperienza privata e storia ufficiale: da una parte le lettere dei soldati dal fronte cui l’autore reagisce con emozione profonda poiché sono lettere del nonno ritrovate proprio in occasione di questo progetto; dall’altra la tenace opposizione al sistema che ha provocato il conflitto mondiale, l’inutile. L’autore ha operato una sovrapposizione di elementi quali fiori, foto, cartoline, fumetti e poi macchie, tracce, ombre e schizzi con alcuni elementi ricorrenti come lettere, segni rossi di sangue e censura, la figura del Milite ignoto, l’uccellino usato in trincea come allarme antigas vivente per rilevare eventuali attacchi chimici.
La ricerca di Claudio Gobbi ruota attorno al tema del monumento architettonico in quanto veicolo di contenuti simbolici, con particolare riferimento a quelli costruiti negli anni Venti e Trenta nel Nord-Est d’Italia. Una parziale e circoscritta geografia della memoria che riflette su un fenomeno largamente diffuso che ha segnato in modo capillare il paesaggio italiano. Ogni singola fotografia è il risultato di una pluralità di riprese avvenute dallo stesso punto di vista in fasi diverse della giornata. Luce naturale e luce artificiale, bianco e nero e colore, affiancati per costruire una serie di immagini che incorporano diverse temporalità.
Partendo dal dato che la maggior parte delle strutture commemorative della Prima Guerra Mondiale sono state realizzate in periodo fascista e perciò intrise della retorica dell’epoca, Stefano Graziani ha deciso di rivolgere il suo sguardo direttamente ai territori del conflitto seguendo una strategia da lui stesso definita come estensione del concetto di monumento al paesaggio che lo ospita. Per l’artista, infatti, più che ogni altro manufatto umano, sono le montagne, teatro di violenti ed estenuanti scontri tra l’esercito italiano e quello austroungarico, a incorporare la memoria di quell’atroce carneficina.
Hitnes propone una serie di tavole che illustrano il profondo legame fra i diversi elementi: botanica e memoria, alberi e uomini, didascalie e fotografie tratte dall’immenso archivio storico conservato in ICCD. Un intreccio rafforzato dalla scelta stilistica di sottolineare le somiglianze fra i due elementi rappresentati: alberi e soldati caduti. Il fondo nero delle opere, come suggerisce l’artista stesso, da una parte evoca la morte e l’oblio, dall’altra è funzionale ad esaltare la luce degli uomini e degli alberi che ospita, facendoli emergere in tutta la loro natura di “memorie viventi”.
Alessandro Imbriaco racconta il Parco della Rimembranza di Roma, noto come Villa Glori. Da giardino privato, nel 1924 diventa parco pubblico per commemorare i caduti della Grande Guerra e alla fine degli anni ‘50 è sede di un campeggio del Touring Club (che dà nome al lavoro). In occasione dell’istituzione del Parco furono piantati più di 6000 alberi, soprattutto querce, uno per ogni soldato caduto. I ritratti a figura intera degli alberi, i viali, gli scorci boschivi e i pochi monumenti presenti sono i soggetti delle fotografie realizzate dall’artista rifacendosi alla storia e alla modalità operativa dei fotografi del Gabinetto Fotografico Nazionale.
Segni di luce che modificano il paesaggio creando nuove forme costituiscono la dichiarazione visiva della memoria della guerra in senso anti-storico e anti-monumentale del duo artistico Onorato&Krebs. Immagini realizzate nella regione di confine tra Italia e Svizzera attraverso l’uso di droni, gli elementi bellici più tecnologicamente avanzati, che lasciano una traccia destinata a scomparire ma che, catturata dalla macchina fotografica, genera una forma nello spazio, collocandosi come un monumento effimero.
Infine, poetico ed evocativo il lavoro di Moira Ricci fa emergere un tema intimo e dolente: la censura della corrispondenza dei soldati. Nella sua delicata azione di restituzione, l’artista ha rintracciato gli indirizzi di tre lettere censurate, ha fotografato quei luoghi e sovrapposto alle immagini il testo delle lettere mai arrivate a casa, creando delle piccole sculture luminose che riconnettono, seppure dopo cento anni e solo per immagini, mittente e destinatario.
15
dicembre 2022
C’è tempo per le nespole. Nuove narrazioni dalla Grande Guerra
Dal 15 dicembre 2022 al 24 febbraio 2023
fotografia
Location
ICCD – ISTITUTO CENTRALE PER IL CATALOGO E LA DOCUMENTAZIONE
Roma, Via Di San Michele, 18, (Roma)
Roma, Via Di San Michele, 18, (Roma)
Orario di apertura
Da lunedì a venerdì ore 10-18 (escluso festivi)
Vernissage
14 Dicembre 2022, 17:30, su invito
Editore
Danilo Montanari Editore
Ufficio stampa
Roberta Cristallo
Autore
Curatore
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Produzione organizzazione