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Cecilia Viganò – Se(Mi)Trattieni
Cecilia Viganò (1982) è nata e vive a Carate Brianza.Diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.La sua ricerca artistica ha gradualmente abbandonato la pittura per elaborare un linguaggio vario e articolato, comprendente installazioni, fotografia, illustrazione.
Comunicato stampa
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Se (mi) trattieni... Ti racconto una storia.
Ci sono storie da raccontare, ombre da contemplare, linee da tracciare per poi seguirle lungo l'eterno gocciolare del tempo e, fra una goccia e l'altra, prima che evaporino, tentare di assaporarne il gusto. È un tempo cristallizzato quello che abbiamo l'opportunità di abitare davanti alle opere di Cecilia, poiché rimanda a quell'atmosfera opaca, a quell'umidità che appanna il vetro della mente quando sovvengono i ricordi, alla ritualità della manualità, all'attimo dell'ago che buca la stoffa per trovarsi oltre un limite da ri-attraversare immediatamente. È la pratica quotidiana, anche se ormai démodè, nell'era dell'immediatezza tecnologica, dell'annullamento delle distanze spazio-temporali, di ricordare: quel rovistare nelle tasche e nelle menti, conservare e custodire.
Ready made aiutati, narrazioni che richiamano atmosfere proustiane e l'arte francese degli anni Settanta. L'arte è memoria, così come lo è la vita.
“Coscienza vuol dire memoria”1
Cecilia ha intrecciato arte e vita, con eco avanguardistico, ha scelto oggetti reali e funzionali, li ha spogliati della loro funzionalità e trasformati in grimaldelli, in scintille, in semi da cui nascono storie, come fiori. Quanto vivranno questi fiori? scrisse Bergson: l’Io non può esistere senza memoria di se stesso, quindi coscienza e memoria coincidono. Come nei sogni, così davanti a queste opere, per un momento, ci disinteressiamo del presente, nonostante esso rimanga segno della coscienza e siamo travolti da ricordi legati al passato. Tra il piano dell’azione e quello del rivolgimento al passato, del sogno, si determina un’infinita intersezione di piani intermedi e una continua e reciproca interazione.
"E come tutte le più belle cose vivesti solo un giorno, come le rose2
Cecilia ha la mano tesa verso chi osserva, vuole disperatamente condividere le sue trame di parole e disegni; ma, al tempo stesso, vuole parlare con se stessa, seppur fra parentesi, con discrezione. ", delle rose rimangono le tracce, ricordi di matita. È una stratificazione di tempi e di spazi che qui si materializzano, un viaggio a ritroso nei labirinti della memoria genetica che abita i nostri corpi, della memoria polverosa delle nostre menti, della nostra porzione di stelle.
1 Henri Bergson, Materia e memoria. Saggio sulla relazione del corpo allo spirito, 1986
2 Fabrizio De André, La canzone di Marinella, 1964
Ci sono storie da raccontare, ombre da contemplare, linee da tracciare per poi seguirle lungo l'eterno gocciolare del tempo e, fra una goccia e l'altra, prima che evaporino, tentare di assaporarne il gusto. È un tempo cristallizzato quello che abbiamo l'opportunità di abitare davanti alle opere di Cecilia, poiché rimanda a quell'atmosfera opaca, a quell'umidità che appanna il vetro della mente quando sovvengono i ricordi, alla ritualità della manualità, all'attimo dell'ago che buca la stoffa per trovarsi oltre un limite da ri-attraversare immediatamente. È la pratica quotidiana, anche se ormai démodè, nell'era dell'immediatezza tecnologica, dell'annullamento delle distanze spazio-temporali, di ricordare: quel rovistare nelle tasche e nelle menti, conservare e custodire.
Ready made aiutati, narrazioni che richiamano atmosfere proustiane e l'arte francese degli anni Settanta. L'arte è memoria, così come lo è la vita.
“Coscienza vuol dire memoria”1
Cecilia ha intrecciato arte e vita, con eco avanguardistico, ha scelto oggetti reali e funzionali, li ha spogliati della loro funzionalità e trasformati in grimaldelli, in scintille, in semi da cui nascono storie, come fiori. Quanto vivranno questi fiori? scrisse Bergson: l’Io non può esistere senza memoria di se stesso, quindi coscienza e memoria coincidono. Come nei sogni, così davanti a queste opere, per un momento, ci disinteressiamo del presente, nonostante esso rimanga segno della coscienza e siamo travolti da ricordi legati al passato. Tra il piano dell’azione e quello del rivolgimento al passato, del sogno, si determina un’infinita intersezione di piani intermedi e una continua e reciproca interazione.
"E come tutte le più belle cose vivesti solo un giorno, come le rose2
Cecilia ha la mano tesa verso chi osserva, vuole disperatamente condividere le sue trame di parole e disegni; ma, al tempo stesso, vuole parlare con se stessa, seppur fra parentesi, con discrezione. ", delle rose rimangono le tracce, ricordi di matita. È una stratificazione di tempi e di spazi che qui si materializzano, un viaggio a ritroso nei labirinti della memoria genetica che abita i nostri corpi, della memoria polverosa delle nostre menti, della nostra porzione di stelle.
1 Henri Bergson, Materia e memoria. Saggio sulla relazione del corpo allo spirito, 1986
2 Fabrizio De André, La canzone di Marinella, 1964
27
febbraio 2010
Cecilia Viganò – Se(Mi)Trattieni
Dal 27 febbraio al 31 marzo 2010
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
APEIRON
Sovico, Via Giovanni Da Sovico, 96, (Monza E Brianza)
Sovico, Via Giovanni Da Sovico, 96, (Monza E Brianza)
Orario di apertura
da martedì alla domenica 16.00-19.00
Vernissage
27 Febbraio 2010, ore 18.30
Autore
Curatore