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Cecità #1
Si tratta di più punti di vista sulla cecità, racchiusi nelle opere presentate dagli artisti nelle differenti forme d’arte: scultura, collage artistico, illustrazioni, disegni artistici, dipinti, fotografia. E’ la prima delle due parti del progetto-mostra collettiva sulla cecità.
Comunicato stampa
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La cecità: l'oscurità più assoluta, l'assenza di luce, la mancanza di colori, la mancanza di comprensione; la cecità è uno dei miei incubi più ricorrenti. Uno dei miei più grandi piaceri nella vita è guardare, aprire gli occhi e assorbire la luce che gli oggetti riflettono. La cecità è l'assenza di quel piacere. Nella mia veste d'artista, la vista è uno dei miei strumenti più importanti, e solo al pensiero di perderla risveglia in me una paura terribile.
Questa mostra mi ha fatto non solo affrontare questa paura, ma anche riflettere sull'essere ciechi.
Noi, esseri umani, diventiamo ciechi non solo quando perdiamo la vista, in quanto possiamo anche essere accecati dal potere, dalla rabbia, dall'ambizione e soprattutto dall'amore - grandi passioni ci fanno perdere la vista. Vi sono le società accecate dall'ignoranza, accecate dalla disinformazione, dai governi, dai pregiudizi, un'intera società di persone che possono vedere, ma scelgono di non farlo perché è più facile, perché è meno doloroso. Quindi forse questa mancanza di vista, in un certo senso è anche una buona cosa dopo tutto, l'ignoranza è una benedizione. Dicono che quando si perde la vista, gli altri sensi si potenziano, divengono più ricettivi per cercare di sopperire alla perdita della vista, che, essendo il senso predominante, è quello a cui prestiamo maggior attenzione. In una società prevalentemente visiva, a volte è necessario chiudere gli occhi e perdersi negli altri sensi, dopotutto, ora, con le tecnologie di editing video e manipolazione delle immagini, non possiamo credere del tutto a ciò che i nostri occhi vedono, lasciandoci in una cecità consapevole, e sta a noi, imparare a vedere di nuovo.
Le mie opere in collage in questa mostra presentano queste società "cieche" , ma la mancanza di “luce” ci guiderà all'illuminazione.
traduzione dall'inglese del testo di Ernesto Muñiz. Madrid 2019
La Cecità secondo Joy Quintas e nelle sue opere presentate
“La cecità. Avere gli occhi ma non essere in grado di vedere. Gli occhi sono li ma senza la capacità di vedere sono solo un'estetica superficiale del corpo stesso, non fraintendetemi, gli occhi posso essere belli e lo sono davvero. Possono anche funzionare come giuste finestre per l'anima, anche se la cecità è un problema.”
traduzione dall'inglese del testo di Joy Quintas, Madrid 2019.
La Cecità secondo Mirella Grosso e nelle sue opere presentate
“Quando mi è stato esposto il progetto “Cecità”, ho immediatamente pensato a gran parte dei miei volti...ispirati da quello che sento riguardo a gran parte dell'essere umano e della società in cui viviamo oggi.
Volti senza occhi e senza orecchie ma solo con delle grandi bocche urlanti.
Per questo progetto ho realizzato due volti “cechi” e con una grande e sproporzionata bocca urlante accentuata dalle mani nel gesto di dare più forza al senso voluto, accompagnate dalla scultura già realizzata in precedenza “Sodoma e Gomorra”....da una sfera (la società) escono cinque lunghi colli incrociati che finiscono in teste (il genere umano) anch'esse senza occhi , orecchie e con grandi bocche urlanti.
Non si hanno occhi per VEDERE e non si hanno orecchie per ASCOLTARE ciò e chi ci circonda.
Presi da ciò che vogliamo essere non sappiamo chi siamo, non “vediamo” e non “sentiamo” il nostro disagio e quello degli altri, manchiamo di empatia, i nostri occhi e le nostre orecchie sono confusi dal rumore delle nostre parole, molte volte urlate dalla disperazione di “essere”.”
Mirella Grosso, Torino 2019
La Cecità secondo Migi e nelle sue opere presentate
“Cecità è egoismo, monomania, desiderio, libertà e al tempo stesso limite. Compagna ostinata, fino alla successiva rigenerazione - siamo esseri che oscillano tra frequenti sogni e improvvisi risvegli. O tra sogno e sogno.
Questa serie che propongo è *La Madre, Il Figlio*.
La Madre vive il desiderio del Figlio Sognato come un'ossessione, per poi scoprire che il rapporto col Figlio Reale è ambivalente: accecata d'amore e dolore insieme, porta un piccolo fardello di insicurezza e colpa -sentendo necessaria una simbiosi che non si realizza - e vive una costante lotta tra desiderio di fusione e bisogno di una propria identità, distinta da quella del Figlio.
Il Figlio Bambino e il Figlio Ragazzo, invece, rivolgono uno sguardo differente alla realtà, in cui sono divinità del proprio mondo e metro del proprio giudizio, in cui possono sentirsi invincibili ribelli, guerrieri di una giustizia ideale, e vivono concentrati sulle proprie battaglie e i propri voli liberi. In queste immagini, letteralmente.”
Migi, Verona 2019
La Cecità secondo Theresa Van Cherry e nelle sue opere presentate
Nella prima opera in forma di illustrazione Theresa V.C. ha voluto dare la possibilità allo spettatore di interpretare il presente ove le figure della madre e del figlio sono portatori di simbolismi per nulla scontati, inseriti in una rappresentazione elementare della cecità volontaria indotta dalla paura e/o dal disgusto, ed allo stesso tempo dalla negazione del presente pur avendo un'idea generale ed essenziale di un futuro “radioso”.
La seconda opera è una cornice di una cecità scelta e voluta accoppiata alla frivolezza o alla semplice leggerezza di chi non ha intenzione di rivelarsi, di “farsi riconoscere” (espressione che dentro di sé nasconde una moltitudine di aspetti che costituiscono il
sistema complesso dell'umano – cosa ci rende conosciuti o riconosciuti dagli altri?).
Nonostante la maschera simbolica che scherma mezzo volto, il corpo è nudo. La carne nuda e senza veli, senza un volto pieno e riconoscibile, induce nell'altro l'impossibilità di vedere e di entrare nelle porte di qualcosa più potente del corpo, dell'anima di chi gli sta difronte. Forse non abbiamo molto potere sulle nostre impulsive tentazioni, ma cerchiamo in qualunque caso di avere il controllo sulla visibilità della nostra anima che prudentemente si nasconde dietro ai nostri occhi.
Alex Kova per Theresa V.C.
La Cecità secondo Andrea Cavallo nelle sua azione performativa
con Joy Quintas
“L’idea di suonare, improvvisando, senza poter vedere lo strumento, implica un rischio, è ovvio. Ma è proprio questo rischio che mi interessa: affinché la musica che quella sera sortirà sia, per una volta, gesto autentico, possibilità e non codice, rappresentazione.”
Andrea Cavallo, Torino 2019.
Questa mostra mi ha fatto non solo affrontare questa paura, ma anche riflettere sull'essere ciechi.
Noi, esseri umani, diventiamo ciechi non solo quando perdiamo la vista, in quanto possiamo anche essere accecati dal potere, dalla rabbia, dall'ambizione e soprattutto dall'amore - grandi passioni ci fanno perdere la vista. Vi sono le società accecate dall'ignoranza, accecate dalla disinformazione, dai governi, dai pregiudizi, un'intera società di persone che possono vedere, ma scelgono di non farlo perché è più facile, perché è meno doloroso. Quindi forse questa mancanza di vista, in un certo senso è anche una buona cosa dopo tutto, l'ignoranza è una benedizione. Dicono che quando si perde la vista, gli altri sensi si potenziano, divengono più ricettivi per cercare di sopperire alla perdita della vista, che, essendo il senso predominante, è quello a cui prestiamo maggior attenzione. In una società prevalentemente visiva, a volte è necessario chiudere gli occhi e perdersi negli altri sensi, dopotutto, ora, con le tecnologie di editing video e manipolazione delle immagini, non possiamo credere del tutto a ciò che i nostri occhi vedono, lasciandoci in una cecità consapevole, e sta a noi, imparare a vedere di nuovo.
Le mie opere in collage in questa mostra presentano queste società "cieche" , ma la mancanza di “luce” ci guiderà all'illuminazione.
traduzione dall'inglese del testo di Ernesto Muñiz. Madrid 2019
La Cecità secondo Joy Quintas e nelle sue opere presentate
“La cecità. Avere gli occhi ma non essere in grado di vedere. Gli occhi sono li ma senza la capacità di vedere sono solo un'estetica superficiale del corpo stesso, non fraintendetemi, gli occhi posso essere belli e lo sono davvero. Possono anche funzionare come giuste finestre per l'anima, anche se la cecità è un problema.”
traduzione dall'inglese del testo di Joy Quintas, Madrid 2019.
La Cecità secondo Mirella Grosso e nelle sue opere presentate
“Quando mi è stato esposto il progetto “Cecità”, ho immediatamente pensato a gran parte dei miei volti...ispirati da quello che sento riguardo a gran parte dell'essere umano e della società in cui viviamo oggi.
Volti senza occhi e senza orecchie ma solo con delle grandi bocche urlanti.
Per questo progetto ho realizzato due volti “cechi” e con una grande e sproporzionata bocca urlante accentuata dalle mani nel gesto di dare più forza al senso voluto, accompagnate dalla scultura già realizzata in precedenza “Sodoma e Gomorra”....da una sfera (la società) escono cinque lunghi colli incrociati che finiscono in teste (il genere umano) anch'esse senza occhi , orecchie e con grandi bocche urlanti.
Non si hanno occhi per VEDERE e non si hanno orecchie per ASCOLTARE ciò e chi ci circonda.
Presi da ciò che vogliamo essere non sappiamo chi siamo, non “vediamo” e non “sentiamo” il nostro disagio e quello degli altri, manchiamo di empatia, i nostri occhi e le nostre orecchie sono confusi dal rumore delle nostre parole, molte volte urlate dalla disperazione di “essere”.”
Mirella Grosso, Torino 2019
La Cecità secondo Migi e nelle sue opere presentate
“Cecità è egoismo, monomania, desiderio, libertà e al tempo stesso limite. Compagna ostinata, fino alla successiva rigenerazione - siamo esseri che oscillano tra frequenti sogni e improvvisi risvegli. O tra sogno e sogno.
Questa serie che propongo è *La Madre, Il Figlio*.
La Madre vive il desiderio del Figlio Sognato come un'ossessione, per poi scoprire che il rapporto col Figlio Reale è ambivalente: accecata d'amore e dolore insieme, porta un piccolo fardello di insicurezza e colpa -sentendo necessaria una simbiosi che non si realizza - e vive una costante lotta tra desiderio di fusione e bisogno di una propria identità, distinta da quella del Figlio.
Il Figlio Bambino e il Figlio Ragazzo, invece, rivolgono uno sguardo differente alla realtà, in cui sono divinità del proprio mondo e metro del proprio giudizio, in cui possono sentirsi invincibili ribelli, guerrieri di una giustizia ideale, e vivono concentrati sulle proprie battaglie e i propri voli liberi. In queste immagini, letteralmente.”
Migi, Verona 2019
La Cecità secondo Theresa Van Cherry e nelle sue opere presentate
Nella prima opera in forma di illustrazione Theresa V.C. ha voluto dare la possibilità allo spettatore di interpretare il presente ove le figure della madre e del figlio sono portatori di simbolismi per nulla scontati, inseriti in una rappresentazione elementare della cecità volontaria indotta dalla paura e/o dal disgusto, ed allo stesso tempo dalla negazione del presente pur avendo un'idea generale ed essenziale di un futuro “radioso”.
La seconda opera è una cornice di una cecità scelta e voluta accoppiata alla frivolezza o alla semplice leggerezza di chi non ha intenzione di rivelarsi, di “farsi riconoscere” (espressione che dentro di sé nasconde una moltitudine di aspetti che costituiscono il
sistema complesso dell'umano – cosa ci rende conosciuti o riconosciuti dagli altri?).
Nonostante la maschera simbolica che scherma mezzo volto, il corpo è nudo. La carne nuda e senza veli, senza un volto pieno e riconoscibile, induce nell'altro l'impossibilità di vedere e di entrare nelle porte di qualcosa più potente del corpo, dell'anima di chi gli sta difronte. Forse non abbiamo molto potere sulle nostre impulsive tentazioni, ma cerchiamo in qualunque caso di avere il controllo sulla visibilità della nostra anima che prudentemente si nasconde dietro ai nostri occhi.
Alex Kova per Theresa V.C.
La Cecità secondo Andrea Cavallo nelle sua azione performativa
con Joy Quintas
“L’idea di suonare, improvvisando, senza poter vedere lo strumento, implica un rischio, è ovvio. Ma è proprio questo rischio che mi interessa: affinché la musica che quella sera sortirà sia, per una volta, gesto autentico, possibilità e non codice, rappresentazione.”
Andrea Cavallo, Torino 2019.
07
dicembre 2019
Cecità #1
Dal 07 al 21 dicembre 2019
arte contemporanea
Location
LABGALLERY THIS IS MY CHURCH
Torino, Via Principe Tommaso, 52a, (Torino)
Torino, Via Principe Tommaso, 52a, (Torino)
Orario di apertura
martedì e giovedì ore 17:30-20:30,
venerdì e sabato ore 17:00-20:30
Vernissage
7 Dicembre 2019, dalle ore 19:30 alle ore 22:00
Sito web
Autore
Curatore
Allestimento
AlexKova
Progetto grafico