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Ceiling’s Talk Vol1 – Metamorfosi
Alla galleria Dust Space si dà il via al ciclo di mostre CEILING’S TALK. Un progetto a cura di Fulvio Ravagnani che vuole stimolare gli artisti a una riflessione su temi molto specifici, ma che lasciano grande libertà di approfondimento.
Comunicato stampa
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Milano – Alla galleria Dust Space si dà il via al ciclo di mostre CEILING’S TALK. Un progetto a cura di Fulvio Ravagnani che vuole stimolare gli artisti a una riflessione su temi molto specifici, ma che lasciano grande libertà di approfondimento. Ogni volta verrà scelto un vocabolo, che fungerà da tema, comunicato attraverso i canali di Dust Space (social network e newsletter), gli artisti potranno candidare le loro opere per essere inserite in una mostra finale.
In questa prima puntata abbiamo scelto il tema della Metamorfosi con il quale, al di là di tutti i rimandi letterari, zoologici e scientifici che può affrontare, abbiamo voluto "giocare" in un senso più libero, concentrandoci in particolare sugli aspetti visivi che possono far nascere suggestioni e riflessioni.
Kun Jia apre la mostra con Shan Hai Jing (Mountains and Seas), opera non-figurativa, realizzata in ceramica e porcellana, mezzi tradizionali dell’arte classica cinese. La forma circolare è un elemento ricorrente nell’opera dell’artista perché, sempre nella cultura tradizionale, questa forma rappresenta il grande Infinito che è sempre in perenne trasformazione.
Invece l’opera di Giulio Lacchini, Strumento non strumento, è una forma pura. Rappresenta un oggetto e lo trasforma, in negazione e in astrazione. Solo così riesce a ricrearne un senso ancora più forte.
Boy Sue poi con il suo lavoro Senza tempo anni ’60, gioca su quell'attimo in cui tutto sembra perfetto, salvato dal tempo, si accasano gli stereotipi e i codici pregiudiziali. Un istante di caos che si placa in una geografia del banale, dove ogni particolare è riconosciuto, familiare e inscritto in una storia nota di un falso di autentica realtà.
La scelta del lavoro di Alessandra Cassinelli, Senza Titolo, è per mostrare come una relazione affettiva è quasi sempre un perdere sé stessi, in un vortice che, visto dall’esterno, potrebbe persino sembrare violento. È probabile che questa ossessione dell’altro ruoti intorno a un’idea di amore salvifico, prevaricatore, ma comunque giusto. La violenza con cui ci si butta vicendevolmente nell’altro, attira a sé, inevitabilmente, anche tutte le conseguenze tragicomiche che ne derivano. Ci trasformiamo ogni volta che amiamo o pensiamo di farlo, per non tornare più come prima.
Abbiamo scelto il lavoro di Vincenzo Cabiati, Barocco, perché è l’inizio di un percorso per arrivare a una scultura, non è né una bozza né un lavoro preparatorio, è un lavoro in trasformazione.
Massimo Geranio invece, nella sua, parte da un grande classico sul tema che affronta il tema della metamorfosi, mettendo la figura umana al centro della sua produzione. L'uomo è qui metamorfico per eccellenza, in continuo mutamento dalla nascita alla morte, un mutante nella carne e nel pensiero.
Liang Chen, nella sua performance Quando spingo la porta, cammina sopra un tappeto, mentre immagina di avere una porta di fronte a lui. Continuando a marciare sul posto, cerca di entrare in questa porta inesistente. Il tappeto è un materiale tra due spazi, e la porta che ha di fronte è metafora virtuale della coscienza. Ciò che l’artista cerca di esplorare attraverso questa performance è un concetto di Yin e Yang, dove Yang è la natura di un materiale e Yin la relazione che si instaura tra due materiali. L’obiettivo è estendere lo stato in cui due materiali e due spazi interagiscono, in modo da dare l’opportunità al pubblico di sentirsi nel mezzo, ovvero nel nulla.
Inaugurazione: 11 luglio dalle 19.
CEILING’S TALK #1 – METAMORFOSI, resterà aperta fino al 29 luglio
Dust Space
Via Teano, 2 , Milano
In questa prima puntata abbiamo scelto il tema della Metamorfosi con il quale, al di là di tutti i rimandi letterari, zoologici e scientifici che può affrontare, abbiamo voluto "giocare" in un senso più libero, concentrandoci in particolare sugli aspetti visivi che possono far nascere suggestioni e riflessioni.
Kun Jia apre la mostra con Shan Hai Jing (Mountains and Seas), opera non-figurativa, realizzata in ceramica e porcellana, mezzi tradizionali dell’arte classica cinese. La forma circolare è un elemento ricorrente nell’opera dell’artista perché, sempre nella cultura tradizionale, questa forma rappresenta il grande Infinito che è sempre in perenne trasformazione.
Invece l’opera di Giulio Lacchini, Strumento non strumento, è una forma pura. Rappresenta un oggetto e lo trasforma, in negazione e in astrazione. Solo così riesce a ricrearne un senso ancora più forte.
Boy Sue poi con il suo lavoro Senza tempo anni ’60, gioca su quell'attimo in cui tutto sembra perfetto, salvato dal tempo, si accasano gli stereotipi e i codici pregiudiziali. Un istante di caos che si placa in una geografia del banale, dove ogni particolare è riconosciuto, familiare e inscritto in una storia nota di un falso di autentica realtà.
La scelta del lavoro di Alessandra Cassinelli, Senza Titolo, è per mostrare come una relazione affettiva è quasi sempre un perdere sé stessi, in un vortice che, visto dall’esterno, potrebbe persino sembrare violento. È probabile che questa ossessione dell’altro ruoti intorno a un’idea di amore salvifico, prevaricatore, ma comunque giusto. La violenza con cui ci si butta vicendevolmente nell’altro, attira a sé, inevitabilmente, anche tutte le conseguenze tragicomiche che ne derivano. Ci trasformiamo ogni volta che amiamo o pensiamo di farlo, per non tornare più come prima.
Abbiamo scelto il lavoro di Vincenzo Cabiati, Barocco, perché è l’inizio di un percorso per arrivare a una scultura, non è né una bozza né un lavoro preparatorio, è un lavoro in trasformazione.
Massimo Geranio invece, nella sua, parte da un grande classico sul tema che affronta il tema della metamorfosi, mettendo la figura umana al centro della sua produzione. L'uomo è qui metamorfico per eccellenza, in continuo mutamento dalla nascita alla morte, un mutante nella carne e nel pensiero.
Liang Chen, nella sua performance Quando spingo la porta, cammina sopra un tappeto, mentre immagina di avere una porta di fronte a lui. Continuando a marciare sul posto, cerca di entrare in questa porta inesistente. Il tappeto è un materiale tra due spazi, e la porta che ha di fronte è metafora virtuale della coscienza. Ciò che l’artista cerca di esplorare attraverso questa performance è un concetto di Yin e Yang, dove Yang è la natura di un materiale e Yin la relazione che si instaura tra due materiali. L’obiettivo è estendere lo stato in cui due materiali e due spazi interagiscono, in modo da dare l’opportunità al pubblico di sentirsi nel mezzo, ovvero nel nulla.
Inaugurazione: 11 luglio dalle 19.
CEILING’S TALK #1 – METAMORFOSI, resterà aperta fino al 29 luglio
Dust Space
Via Teano, 2 , Milano
11
luglio 2016
Ceiling’s Talk Vol1 – Metamorfosi
Dall'undici al 29 luglio 2016
arte contemporanea
Location
DUST SPACE
Milano, Via Comasina, 83, (Milano)
Milano, Via Comasina, 83, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 10-13 e 15-19
Vernissage
11 Luglio 2016, ore 19
Autore