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Centocelle Village: quando c’erano ancora le palme
Una panoramica di oltre 25 fotografie del 2004, dell’architettura di Centocelle
Comunicato stampa
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Centocelle: quartiere aeronautico, nato da un campo di volo e da qualche casetta tra città e campagna; quartiere-villaggio, popolare e un tempo malfamato; quartiere di resistenza e di lotte; quartiere amato da Pasolini per una partitella a pallone con i ragazzini eternata da Federico Garolla e per dare una quinta architettonica alle figure di Accattone.
Centocelle, terra di confine con palazzine e palazzetti e con le sue villette di dignità borghese, abbellite da qualche decorazione e impreziosite dai tratti di una certa, antica e incerta nobiltà.
Centocelle, con le sue strade e piazze dai nomi di piante, di fiori e di botanici, è un quartiere dall’anima vegetale, un giardino di parole a cui corrispondono, talvolta, i giardini spontanei di erbacce e fioracci, i giardinetti autogestiti o i giardini delle case con le bouganville, i glicini e gli alberelli, tra la puzza di monnezza e il profumo di gelsomini.
Stefano Carsetti Esposito, come chi scrive, è cresciuto a Centocelle, la conosce molto bene e sa che le piante che rappresentano forse meglio l’anima del quartiere sono però le palme, come in una San Francisco romana: nella simmetria, ad esempio, di quelle, ormai perdute, di Piazza dei Gerani, quinta scenica di mille e più tramonti dietro i fili del tram, come cantava Claudio Baglioni, cresciuto ed esordiente anche lui a Centocelle.
In questi scatti del 2004, Stefano Carsetti Esposito ha compiuto un gesto che oggi appare quasi miracoloso, fotografando in modo volutamente rapido i villini e villette dove sorgevano quelle palme, edifici che sembrano case di vacanza e che ricordano certe villette coloniali al limite del deserto, in un Genius loci quasi arabo che si ritrova nella comunità nordafricana che oggi abita una parte importante del quartiere.
Esposito, nelle sue traversate, ha usato allora una delle primissime macchine fotografiche digitali, con uno stile deliberatamente veloce, fissando nelle sue istantanee quelle palme che per la maggior parte sono state poi uccise da un parassita, forse una metafora della caducità e dell’impermanenza delle cose terrene.
Il fotografo ci conferma in questo modo che anche le città hanno una vita e che gli stessi luoghi che abitiamo e conosciamo sono sottoposti a una metamorfosi incessante; che, dopo qualche anno, l’oblio può cadere su cose e posti che credevamo di ricordare e che abbiamo invece scordato.
Ci si può chiedere se c’era una giostra a Piazza dei Mirti; o se fosse invece a Piazza dei Gerani. Dove arrivasse il trenino; se in quella piazzetta, di fronte a quella villetta, ci fosse o meno una palma e che fine abbia fatto.
Stefano Carsetti Esposito svolge pertanto il compito prezioso riservato a chi sa che anche i luoghi meno famosi hanno il diritto alla memoria, percorrendoli e conservando frammenti di spazio e di tempo che si sarebbero altrimenti consumati nelle pieghe dei decenni
Queste fotografie sono anche importanti documenti di una storia urbanistica e sociale, ma, nella loro (solo apparente) semplicità, sono opere d’arte dense di poesia, attraversate dalla nostalgia per qualcosa di incerto, sospeso tra i nitidi tracciati delle architetture, con i loro stucchi e i loro balconcini; in quel nitore unico che si delinea nelle ore della sera, quando il cielo oltremare scuro viene inciso dai rossi, dai verdini e dalle ocre dei loro intonaci; in quella luminosità quasi metafisica un tempo completata dalle presenza delle palme, nell’intreccio leggero e aeriforme sugli ultimi riflessi del vespro.
Stefano Carsetti Esposito, che ha organizzato mostre internazionali, collaborato con grandi artisti e curatori, che ha spesso ritratto con la sua macchina fotografica, compie così il suo cammino di ritorno, un intermezzo tra le sue costanti navigazioni nel mondo dell’arte che si riveste di un senso profondo e di una speciale qualità lirica, trasformandosi nell’elegia per quelle palme che appartenevano al cuore segreto di Centocelle e che ritornano dalle tenebre dell’oblio grazie al potere salvifico di questo viaggio per immagini.
Centocelle, terra di confine con palazzine e palazzetti e con le sue villette di dignità borghese, abbellite da qualche decorazione e impreziosite dai tratti di una certa, antica e incerta nobiltà.
Centocelle, con le sue strade e piazze dai nomi di piante, di fiori e di botanici, è un quartiere dall’anima vegetale, un giardino di parole a cui corrispondono, talvolta, i giardini spontanei di erbacce e fioracci, i giardinetti autogestiti o i giardini delle case con le bouganville, i glicini e gli alberelli, tra la puzza di monnezza e il profumo di gelsomini.
Stefano Carsetti Esposito, come chi scrive, è cresciuto a Centocelle, la conosce molto bene e sa che le piante che rappresentano forse meglio l’anima del quartiere sono però le palme, come in una San Francisco romana: nella simmetria, ad esempio, di quelle, ormai perdute, di Piazza dei Gerani, quinta scenica di mille e più tramonti dietro i fili del tram, come cantava Claudio Baglioni, cresciuto ed esordiente anche lui a Centocelle.
In questi scatti del 2004, Stefano Carsetti Esposito ha compiuto un gesto che oggi appare quasi miracoloso, fotografando in modo volutamente rapido i villini e villette dove sorgevano quelle palme, edifici che sembrano case di vacanza e che ricordano certe villette coloniali al limite del deserto, in un Genius loci quasi arabo che si ritrova nella comunità nordafricana che oggi abita una parte importante del quartiere.
Esposito, nelle sue traversate, ha usato allora una delle primissime macchine fotografiche digitali, con uno stile deliberatamente veloce, fissando nelle sue istantanee quelle palme che per la maggior parte sono state poi uccise da un parassita, forse una metafora della caducità e dell’impermanenza delle cose terrene.
Il fotografo ci conferma in questo modo che anche le città hanno una vita e che gli stessi luoghi che abitiamo e conosciamo sono sottoposti a una metamorfosi incessante; che, dopo qualche anno, l’oblio può cadere su cose e posti che credevamo di ricordare e che abbiamo invece scordato.
Ci si può chiedere se c’era una giostra a Piazza dei Mirti; o se fosse invece a Piazza dei Gerani. Dove arrivasse il trenino; se in quella piazzetta, di fronte a quella villetta, ci fosse o meno una palma e che fine abbia fatto.
Stefano Carsetti Esposito svolge pertanto il compito prezioso riservato a chi sa che anche i luoghi meno famosi hanno il diritto alla memoria, percorrendoli e conservando frammenti di spazio e di tempo che si sarebbero altrimenti consumati nelle pieghe dei decenni
Queste fotografie sono anche importanti documenti di una storia urbanistica e sociale, ma, nella loro (solo apparente) semplicità, sono opere d’arte dense di poesia, attraversate dalla nostalgia per qualcosa di incerto, sospeso tra i nitidi tracciati delle architetture, con i loro stucchi e i loro balconcini; in quel nitore unico che si delinea nelle ore della sera, quando il cielo oltremare scuro viene inciso dai rossi, dai verdini e dalle ocre dei loro intonaci; in quella luminosità quasi metafisica un tempo completata dalle presenza delle palme, nell’intreccio leggero e aeriforme sugli ultimi riflessi del vespro.
Stefano Carsetti Esposito, che ha organizzato mostre internazionali, collaborato con grandi artisti e curatori, che ha spesso ritratto con la sua macchina fotografica, compie così il suo cammino di ritorno, un intermezzo tra le sue costanti navigazioni nel mondo dell’arte che si riveste di un senso profondo e di una speciale qualità lirica, trasformandosi nell’elegia per quelle palme che appartenevano al cuore segreto di Centocelle e che ritornano dalle tenebre dell’oblio grazie al potere salvifico di questo viaggio per immagini.
24
maggio 2024
Centocelle Village: quando c’erano ancora le palme
Dal 24 maggio al 06 giugno 2024
fotografia
Location
Istituto Comprensivo Artemisia Gentileschi
Roma, Via Carpineto, 11, (RM)
Roma, Via Carpineto, 11, (RM)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 9-14
Vernissage
24 Maggio 2024, dalle 18 alle 22
Autore
Curatore
Media partner
Sponsor
Patrocini