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C’ERA VENTO
Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery, due spazi di Milano in zona Gorla – Naviglio Martesana, tornano in duo per presentare dal 18 ottobre al 28 novembre 2023 “C’era Vento” mostra personale di Serena Giorgi a cura di Silvia Franceschi.
Comunicato stampa
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Spazio Blue Train e The Kitchen art gallery, due spazi di Milano in zona Gorla - Naviglio Martesana, tornano in duo per presentare dal 18 ottobre al 28 novembre 2023 C’era Vento, mostra personale di Serena Giorgi a cura di Silvia Franceschi.
Il lavoro di Serena Giorgi è una pratica quotidiana intensa e totalizzante: vecchie carte, disegni, fogli dipinti, pagine di diario, spaghi e fotografie. Tutto è raccolto con metodo artigianale, in un processo rispettoso e creativo. La sua poetica nasce letteralmente da questa capacità di “fare” - poiéin - ossia creare, comporre, generare. E l’esposizione vuole gettare uno sguardo anche su questo processo, oltre che sulla ricerca dell’artista.
I lavori in mostra, puliti e essenziali, con un’attenzione quasi maniacale alla composizione nascono spesso da storie e momenti di vita vissuta o, viceversa, da oggetti anche piccoli e apparentemente insignificanti che evocano storie. Come i bottoni della nonna salvati dall’alluvione e ancora sporchi di fango per ricordarsi dell’importanza di ripartire da zero, se necessario; il dado di ferro con gli angoli smussati raccolto per strada (“Ho smussato gli angoli”); la chiave n. 302 della vecchia pensione che le evoca mille storie consumate dietro la sua porta; i gettoni della giostra conservati per corse future: sono tutte metafore del reale, oggetti dotati di una misteriosa eloquenza per chi, come l’artista, li sa non solo vedere grazie alla sua estrema sensibilità, ma anche valorizzare. “Chi ti ha insegnato a vedere?” chiede Serena Giorgi in un suo lavoro. “Sono condannata a guardare, senza tregua”.
In altri lavori in mostra Serena Giorgi non nasconde i rischi e le fatiche dell’intraprendere la carriera artistica: “La sua arte non interessa a nessuno, mi disse/Lei è un’artista sconosciuta”. E ancora “Non sono la mia artista preferita”. L’ultima frase, che dà titolo a più di un lavoro, è rappresentativa non solo del suo atteggiamento di umiltà di fronte all’arte, ma anche dell’impossibilità per lei di vivere senza l’arte a prescindere dai risultati. L’arte diventa strumento per cercare il bandolo della matassa (“Fil rouge”), le consente di esprimersi (“Senza l’arte sono timida”). Per questo all’arte si dà completamente, anche a costo di mettersi a nudo (“E poi / all’improvviso / mi sono vista”). E così facendo riesce a esprimere con apparente semplicità sentimenti universali profondi (“Amavo stare sulla soglia di casa dove potevo decidere se entrare o rimanere fuori”).
Serena Giorgi indaga, a volte con ironia, a volte con evidente preoccupazione, questioni connesse alle dinamiche sociali contemporanee. Tanti i suoi lavori dedicati al tema ambientale (come quelli delle recenti collettive “Cosa pensano di noi le capre?” e “Thank you”, molti dei quali in duo con Giulio Perfetti, con il quale da anni ha stretto un profondo sodalizio artistico). Attenzione ancora maggiore dedica all’indagine delle questioni filosofiche, alla memoria e ai rapporti interpersonali. In tutti i casi, il suo lavoro porta il visitatore all’essenza, ai fondamenti della sua vita. Paesaggi interiori che, nati da piccole cose, risvegliano la coscienza dello spettatore su grandi temi. Da dove nasce la poesia? Da dove nasce l’arte? Che funzioni hanno?
“Il lavoro di Serena Giorgi - afferma la curatrice Silvia Franceschi - ci pone domande alle quali ognuno di noi deve cercare le proprie risposte. Dietro ogni suo lavoro c’è una storia, la sua. Ma anche le nostre. Ed è proprio l’universalità del suo messaggio ad agganciarci, attraverso un linguaggio che si esprime su diversi piani: parola, forma, composizione, colore. Come se l’artista ci prendesse per mano e quel messaggio ce lo sussurrasse all’orecchio”.
In occasione della personale è stato pubblicato, in tiratura limitata, un libro d’artista - oggetto ricorrente nella pratica di Serena Giorgi - che in poche pagine racconta il suo percorso come artista e donna.
Il lavoro di Serena Giorgi è una pratica quotidiana intensa e totalizzante: vecchie carte, disegni, fogli dipinti, pagine di diario, spaghi e fotografie. Tutto è raccolto con metodo artigianale, in un processo rispettoso e creativo. La sua poetica nasce letteralmente da questa capacità di “fare” - poiéin - ossia creare, comporre, generare. E l’esposizione vuole gettare uno sguardo anche su questo processo, oltre che sulla ricerca dell’artista.
I lavori in mostra, puliti e essenziali, con un’attenzione quasi maniacale alla composizione nascono spesso da storie e momenti di vita vissuta o, viceversa, da oggetti anche piccoli e apparentemente insignificanti che evocano storie. Come i bottoni della nonna salvati dall’alluvione e ancora sporchi di fango per ricordarsi dell’importanza di ripartire da zero, se necessario; il dado di ferro con gli angoli smussati raccolto per strada (“Ho smussato gli angoli”); la chiave n. 302 della vecchia pensione che le evoca mille storie consumate dietro la sua porta; i gettoni della giostra conservati per corse future: sono tutte metafore del reale, oggetti dotati di una misteriosa eloquenza per chi, come l’artista, li sa non solo vedere grazie alla sua estrema sensibilità, ma anche valorizzare. “Chi ti ha insegnato a vedere?” chiede Serena Giorgi in un suo lavoro. “Sono condannata a guardare, senza tregua”.
In altri lavori in mostra Serena Giorgi non nasconde i rischi e le fatiche dell’intraprendere la carriera artistica: “La sua arte non interessa a nessuno, mi disse/Lei è un’artista sconosciuta”. E ancora “Non sono la mia artista preferita”. L’ultima frase, che dà titolo a più di un lavoro, è rappresentativa non solo del suo atteggiamento di umiltà di fronte all’arte, ma anche dell’impossibilità per lei di vivere senza l’arte a prescindere dai risultati. L’arte diventa strumento per cercare il bandolo della matassa (“Fil rouge”), le consente di esprimersi (“Senza l’arte sono timida”). Per questo all’arte si dà completamente, anche a costo di mettersi a nudo (“E poi / all’improvviso / mi sono vista”). E così facendo riesce a esprimere con apparente semplicità sentimenti universali profondi (“Amavo stare sulla soglia di casa dove potevo decidere se entrare o rimanere fuori”).
Serena Giorgi indaga, a volte con ironia, a volte con evidente preoccupazione, questioni connesse alle dinamiche sociali contemporanee. Tanti i suoi lavori dedicati al tema ambientale (come quelli delle recenti collettive “Cosa pensano di noi le capre?” e “Thank you”, molti dei quali in duo con Giulio Perfetti, con il quale da anni ha stretto un profondo sodalizio artistico). Attenzione ancora maggiore dedica all’indagine delle questioni filosofiche, alla memoria e ai rapporti interpersonali. In tutti i casi, il suo lavoro porta il visitatore all’essenza, ai fondamenti della sua vita. Paesaggi interiori che, nati da piccole cose, risvegliano la coscienza dello spettatore su grandi temi. Da dove nasce la poesia? Da dove nasce l’arte? Che funzioni hanno?
“Il lavoro di Serena Giorgi - afferma la curatrice Silvia Franceschi - ci pone domande alle quali ognuno di noi deve cercare le proprie risposte. Dietro ogni suo lavoro c’è una storia, la sua. Ma anche le nostre. Ed è proprio l’universalità del suo messaggio ad agganciarci, attraverso un linguaggio che si esprime su diversi piani: parola, forma, composizione, colore. Come se l’artista ci prendesse per mano e quel messaggio ce lo sussurrasse all’orecchio”.
In occasione della personale è stato pubblicato, in tiratura limitata, un libro d’artista - oggetto ricorrente nella pratica di Serena Giorgi - che in poche pagine racconta il suo percorso come artista e donna.
18
ottobre 2023
C’ERA VENTO
Dal 18 ottobre al 28 novembre 2023
arte contemporanea
Location
The Kitchen art gallery
Milano, Via Asiago, 4, (MI)
Milano, Via Asiago, 4, (MI)
Orario di apertura
Martedì / venerdì:
a.m. su appuntamento / p.m. 15:30-19:00
Sabato: 10:00-12:30
Vernissage
17 Ottobre 2023, 18-21, su invito
Ufficio stampa
Laura Cometa
Autore
Curatore