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Cesare Berlingeri – Corpi e piegature 2005-2010
La mostra rappresenta un’antologica dei lavori degli ultimi cinque anni del grande artista calabrese.
Comunicato stampa
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La galleria Ellebi in collaborazione con la Bussola Associazione Culturale presenta Sabato 2 Ottobre la personale di Cesare Berlingeri. La mostra, dal titolo “Corpi e piegature 2005-2010” rappresenta un’antologica dei lavori degli ultimi cinque anni del grande artista calabrese.
L’esposizione segna un momento importante della storia artistica di Berlingeri dopo le due grandi mostre istituzionali nel 2007 presso il Museu de Arte Moderna di Rio de Janeiro in Brasile e nel 2009 presso l’Art District di Beijing in Cina.
Scrive Tommaso Trini nel 2003 in occasione della pubblicazione del catalogo Skira:
“Berlingeri ha innovato la pittura una volta di più, nonostante la fine delle avanguardie, con un modo diverso e più complesso di fare arte che apre un nuovo capitolo delle ricerche al confine tra pittura, scultura e ambiente avviate dagli oggetti costruttivisti”
Nel testo del catalogo della mostra organizzata presso il Castello Caetano di Fondi, Zaira Daniele scrive:
“L’uso monocromo del colore caratterizza la produzione dell’artista, restando una costante delle sue opere, concepite concettualmente come un atto mentale, come trasposizione sul piano materiale del suo pensiero, della sua filosofia dell’universo che fa propria la teoria cosmologica di Leibniz, il quale concepiva il cosmo come un “unico corpo continuo, non diviso, bensì trasfigurato con la cera e piegato in maniera differente come una tunica. Quando i raggi del sole si riflettono sulle piegature, creano un intrigante gioco di luci e ombre, quasi eccessive, che si contrappongono sulla tela in modo “caravaggesco” con effetti di cromatismo chiaroscurale. La tela si riempie all’improvviso di luce sfavillante che si insinua negli orli delle pieghe, come avviene nei panneggi delle sculture barocche, svelando per un attimo quel segreto che è custodito ermeticamente al loro interno, trasformandola in un corpo-quadro luminoso che assume forma diverse in base alla direzione da cui proviene la luce che si riflette su di esso”
Il percorso espositivo ci condurrà attraverso le 53 opere presenti in mostra dalle tele piegate, ai corpi fino alla grande installazione “Corpi di stelle” progetto site-specific realizzato appositamente per gli spazi della galleria.
Proprio ai corpi è dedicata una parte dell’interessante conversazione/intervista tra Fernando Miglietta e Cesare Berlingeri presente nel catalogo della mostra edito da Rubbettino.
Alla domanda di Miglietta: Che cosa sono oggi i tuoi corpi? L’artista risponde: “Ho sempre pensato che per “corpo” intendo la sostanza stessa dell’arte, la materializzazione e la visibilità che l’opera assume, con cui l’opera si presenta. Non dunque il corpo nell’arte ma il corpo dell’arte. Corpo dell’opera allora come corpo dell’arte. I miei corpi non sono corpi che hanno braccia, gambe, anche perché sono corpi innocenti, sono corpi che non possono fare del male, sono corpi dell’arte”
Il testo scritto da Alan Jones contenuto nel catalogo della mostra racconta dell’incontro con l’artista. E’ interessante notare l’accostamento tra Berlingeri e i grandi artisti americani che lo scrittore approfondisce nel testo.
“Lo studio di Cesare Berlingeri occupa un antico palazzo in quell’esatta condizione di derelizione insita negli artisti. Spaziose camere con soffitti alti e muri bianchi bagnati dalla luce che irradia dalle ampie finestre. Non potrebbe essere scambiato per un laboratorio scientifico; qui si trova proprio la giusta misura di disordine salubre e caos creativo che sta ad annunciare che ci troviamo nel regno di un artista e non in un ufficio di un programmatore di computer. Le grandi tele sono coperte da fogli di carta per proteggerle dalla polvere, ma quando vengono tolti uno alla volta all'improvviso la stanza è animata dai vibranti monocromi di colori.
Le visite allo studio... Mi vengono in mente le coperte speciali che Costantin Brancusi ha creato per proteggere le sue sculture dalla polvere e il sistema di cordages che Frank Stella usava per tirare i suoi quadri su e giù come i tecnici dietro le quinte in teatro cambiano les décors. Oppure Ray Johnson che faceva vedere le sue opere unicamente a mezzanotte nella sala d'attesa della Grand Central Station a New York. E ancora il modo in cui un altro pittore newyorkese, Niel Jenny, mostrava le sue opere ai suoi visitatori: entravano direttamente dalla strada in una piccola stanza anonima che conteneva soltanto una sedia e un unico quadro. L'ospite rimaneva quanto voleva e poi se ne andava senza avere dialogato con l'artista.
Berlingeri permette ai suoi ospiti di guardare il lavoro senza spiegazioni: il conversare seguirà in osteria. Passare da una stanza all'altra sembra la progressione da un atto all’altro di un dramma musicale o da capitolo a capitolo di un romanzo magistrale. E per il resto, che c'è da dire? Non c'è niente da dire, c'è solo da vedere. Willem de Kooning diceva una volta che la risposta alla vecchia domanda –cosa veniva prima, l'arte o il linguaggio- era molto facile: l'uomo preistorico inventava per prima l'arte, e poi inventava il linguaggio in modo da poter stare lì nella caverna tutta la giornata a chiacchierare sull'arte. Come ogni vero artista Cesare Berlingeri è un conversatore stimolante a tavola, paziente nello spiegare il suo lavoro e generoso nel divulgare i segreti del suo mestiere. Si può facilmente immaginare le discussioni con i suoi colleghi pittori Tano Festa e Mario Schifano, le lunghe serate in Piazza del Popolo durante i suoi anni formativi a Roma. (Alan Jones)
L’esposizione segna un momento importante della storia artistica di Berlingeri dopo le due grandi mostre istituzionali nel 2007 presso il Museu de Arte Moderna di Rio de Janeiro in Brasile e nel 2009 presso l’Art District di Beijing in Cina.
Scrive Tommaso Trini nel 2003 in occasione della pubblicazione del catalogo Skira:
“Berlingeri ha innovato la pittura una volta di più, nonostante la fine delle avanguardie, con un modo diverso e più complesso di fare arte che apre un nuovo capitolo delle ricerche al confine tra pittura, scultura e ambiente avviate dagli oggetti costruttivisti”
Nel testo del catalogo della mostra organizzata presso il Castello Caetano di Fondi, Zaira Daniele scrive:
“L’uso monocromo del colore caratterizza la produzione dell’artista, restando una costante delle sue opere, concepite concettualmente come un atto mentale, come trasposizione sul piano materiale del suo pensiero, della sua filosofia dell’universo che fa propria la teoria cosmologica di Leibniz, il quale concepiva il cosmo come un “unico corpo continuo, non diviso, bensì trasfigurato con la cera e piegato in maniera differente come una tunica. Quando i raggi del sole si riflettono sulle piegature, creano un intrigante gioco di luci e ombre, quasi eccessive, che si contrappongono sulla tela in modo “caravaggesco” con effetti di cromatismo chiaroscurale. La tela si riempie all’improvviso di luce sfavillante che si insinua negli orli delle pieghe, come avviene nei panneggi delle sculture barocche, svelando per un attimo quel segreto che è custodito ermeticamente al loro interno, trasformandola in un corpo-quadro luminoso che assume forma diverse in base alla direzione da cui proviene la luce che si riflette su di esso”
Il percorso espositivo ci condurrà attraverso le 53 opere presenti in mostra dalle tele piegate, ai corpi fino alla grande installazione “Corpi di stelle” progetto site-specific realizzato appositamente per gli spazi della galleria.
Proprio ai corpi è dedicata una parte dell’interessante conversazione/intervista tra Fernando Miglietta e Cesare Berlingeri presente nel catalogo della mostra edito da Rubbettino.
Alla domanda di Miglietta: Che cosa sono oggi i tuoi corpi? L’artista risponde: “Ho sempre pensato che per “corpo” intendo la sostanza stessa dell’arte, la materializzazione e la visibilità che l’opera assume, con cui l’opera si presenta. Non dunque il corpo nell’arte ma il corpo dell’arte. Corpo dell’opera allora come corpo dell’arte. I miei corpi non sono corpi che hanno braccia, gambe, anche perché sono corpi innocenti, sono corpi che non possono fare del male, sono corpi dell’arte”
Il testo scritto da Alan Jones contenuto nel catalogo della mostra racconta dell’incontro con l’artista. E’ interessante notare l’accostamento tra Berlingeri e i grandi artisti americani che lo scrittore approfondisce nel testo.
“Lo studio di Cesare Berlingeri occupa un antico palazzo in quell’esatta condizione di derelizione insita negli artisti. Spaziose camere con soffitti alti e muri bianchi bagnati dalla luce che irradia dalle ampie finestre. Non potrebbe essere scambiato per un laboratorio scientifico; qui si trova proprio la giusta misura di disordine salubre e caos creativo che sta ad annunciare che ci troviamo nel regno di un artista e non in un ufficio di un programmatore di computer. Le grandi tele sono coperte da fogli di carta per proteggerle dalla polvere, ma quando vengono tolti uno alla volta all'improvviso la stanza è animata dai vibranti monocromi di colori.
Le visite allo studio... Mi vengono in mente le coperte speciali che Costantin Brancusi ha creato per proteggere le sue sculture dalla polvere e il sistema di cordages che Frank Stella usava per tirare i suoi quadri su e giù come i tecnici dietro le quinte in teatro cambiano les décors. Oppure Ray Johnson che faceva vedere le sue opere unicamente a mezzanotte nella sala d'attesa della Grand Central Station a New York. E ancora il modo in cui un altro pittore newyorkese, Niel Jenny, mostrava le sue opere ai suoi visitatori: entravano direttamente dalla strada in una piccola stanza anonima che conteneva soltanto una sedia e un unico quadro. L'ospite rimaneva quanto voleva e poi se ne andava senza avere dialogato con l'artista.
Berlingeri permette ai suoi ospiti di guardare il lavoro senza spiegazioni: il conversare seguirà in osteria. Passare da una stanza all'altra sembra la progressione da un atto all’altro di un dramma musicale o da capitolo a capitolo di un romanzo magistrale. E per il resto, che c'è da dire? Non c'è niente da dire, c'è solo da vedere. Willem de Kooning diceva una volta che la risposta alla vecchia domanda –cosa veniva prima, l'arte o il linguaggio- era molto facile: l'uomo preistorico inventava per prima l'arte, e poi inventava il linguaggio in modo da poter stare lì nella caverna tutta la giornata a chiacchierare sull'arte. Come ogni vero artista Cesare Berlingeri è un conversatore stimolante a tavola, paziente nello spiegare il suo lavoro e generoso nel divulgare i segreti del suo mestiere. Si può facilmente immaginare le discussioni con i suoi colleghi pittori Tano Festa e Mario Schifano, le lunghe serate in Piazza del Popolo durante i suoi anni formativi a Roma. (Alan Jones)
02
ottobre 2010
Cesare Berlingeri – Corpi e piegature 2005-2010
Dal 02 ottobre al 02 dicembre 2010
arte contemporanea
Location
ELLEBI
Cosenza, Via Riccardo Misasi, 99, (Cosenza)
Cosenza, Via Riccardo Misasi, 99, (Cosenza)
Vernissage
2 Ottobre 2010, ore 18
Autore