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Cesare Berlingeri – La pittura piegata
A differenza di una tela da cavalletto, i dipinti di Berlingeri ricordano i pacchetti da viaggio
Comunicato stampa
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...Distendo una grande tela e misuro il modulo di partenza per la piegatura,
che può essere fatta solo in un certo modo per ciascuna tela e non altro ...
Il vero lavoro inizia dal mescolare il colore prescelto, un’azione lunga che
può prendermi mezza giornata e che io svolgo come una preparazione
spirituale. Stesa la tela per terra, comincio poi a colorarla, a farle bere
colore, a dissetarla di colore, finchè ne è pregna; poi prendo a piegarla,
con una piega che si attacca su un’altra e questa ancora su un’altra e così
via, a ogni piega do il colore. Così ottengo un corpocolore, dovrei dire,
non è tanto un corpovolume quanto un corpocolore quel che si materializza
nelle piegature.
E’ molto interessante leggere questo breve passo spiegato da Cesare
Berlingeri, nel quale ci racconta tecnicamente come si forma una sua opera,
e nello stesso tempo, ci attira immediatamente in una atmosfera sacra ed
affascinante. Il rito d’iniziazione della creazione di un’opera per
Berlingeri ha una importanza fondamentale, già nel gesto, nello scegliere il
tipo di piegatura, di colore.
Tutti questi pochi elementi coinvolti nella creazione sono unici e
pertinenti solo e soltanto a quell’opera.
Sottolinea l’artista, in queste parole, la lunga mescita del colore,
protagonista indiscusso della sua poetica. Trovare la cromia adatta a quell’
opera è un atto degno di tanta attenzione ed impegno, questo spiega la
straordinaria priorità che Berlingeri pone nei confronti del colore, mai
scelto a caso, mai scontato. Perchè il colore è forza, è magnetismo, è luce,
dal quale bisogna lasciarsi prendere, accostare, catturare.
I pittori hanno da sempre raccontato innanzitutto i colori, lo hanno fatto
anche i suoi punti di riferimento nella storia dell’arte: Giotto,
Lorenzetti, Simone Martini,i Primitivi. E per Berlingeri è il colore che
definisce la piegazione.
E sì, parliamo di piegazione, di pittura piegata: una espressione che
enuncia bene la poetica di Cesare Berlingeri. Le pieghe sono la forma ed il
contenuto di fare pittura per quest’artista. Sono i gesti di un pittore:
sovrapporre materia e colore, solo che i suoi quadri assumono dimensioni
volumetriche e temporali più complesse.
A differenza di una tela da cavalletto, i dipinti di Berlingeri ricordano i
pacchetti da viaggio, e tra le pieghe di questi fagotti, l’artista ci
conduce in luoghi lontani, “come nomadi”, ma il suo nomadismo è solo
continuo movimento, cioè la moderna condizione deontologica dell’artista
contemporaneo.
E per questo erroneamente la sua opera è stata definita scultura, per i suoi
volumi, ma che nulla hanno a che fare con la plasticità.
Berlingeri fa PITTURA PIEGATA, perchè è l’interno della cosa che più gli
interessa, tutto ciò che si vede fuori altro non è che l’interno, insieme
visibile ed invisibile.
Cenni biografici
Cesare Berlingeri nasce a Cittanova (RC) nel 1948. Ora vive e lavora a
Taurianova. Inizia a dipingere giovanissimo nello studio del maestro Deleo,
docente in pensione dell’Accademia di Liegi. Nel 1964 si trasferisce in
Piemonte, dove lavora presso un decoratore di chiese. Dal 1968 intraprende
una serie di viaggi in Italia ed in Europa, dove prende contatto con altri
artisti e si avvicina al mondo della cultura contemporanea.
Nel 1970 va a Roma dove lavora come scenografo e costumista per il teatro e
la televisione.
Nei primi anni Settanta realizza opere utilizzando gli agenti atmosferici,
la calce, il cemento e la carta straccia.
Nel 1978, viene introdotto da Ciccio Alliata, nobile siciliano che lo ospita
nelle serate culturali a Monreale. Berlingeri, all'epoca, usa una pittura
alla Tàpies, ma già in quelle opere, concepite come piccoli progetti tela su
tela giocati sulle trasparenze, si intravedevano gli sviluppi futuri,
consolidatisi, poi, con le famose "Piegature" in chiave più concettuale.
Il suo percorso, in sintonia con il clima artistico di quegli anni, verte
sulla luce e la sua impalpabilità: l’artista dà vita ad una serie di opere
con tele di lino leggere che, piegate su se stesse creano diversi piani di
profondità e di trasparenze, perchè l’una non cancella l’altra, anzi, ne
accentua il corpo attraverso un’aria sottile di luce.
Durante gli anni Ottanta (i primi contatti risalgono già al 1976),
Berlingeri trova nello Studio Soligo quel punto di aggregazione che era
progressivamente mancato nei salotti della capitale. Ed in particolare
stringe una grande amicizia con Tano Festa, al quale lo legherà un’affinità
intellettuale notevole.
Dal 1980 al 1986 vive una fase di passaggio tra le istanze concettuali e l’
emergere di una riscoperta della materia pittorica.
In questi anni si intensifica anche il lavoro con il teatro dalle
installazioni per “La lunga notte di Medea”, a “Il Candido ovvero ...”, ad
“Italian Opera Graffiti”.
Dal 1989 al 1995 è docente presso l’Accademia di Arte drammatica della
Calabria. Iniziano le esposizioni collettive e personali che lo portano a
sviluppare sempre di più il tema dei dipinti piegati.
Nell’ultimo decennio del secolo, si intensificano le esposizioni in tutto il
mondo, e la produzione di Berlingeri si indirizza sull’interesse verso il
colore ed il segno con la realizzazione di grandi dipinti monocromi con l’
aggiunta di pesanti lastre di ferro e superfici spesse di cera vergine su
legno e pigmenti allo stato puro. Preludio questo ai dipinti piegati dove
Berlingeri vuol fare “un’arte capace di evocare segreti senza tuttavia
svelarli mai completamente.”
Con il passare del tempo i lavori diventano più rigorosi, dove protagonisti
indiscussi sono il colore e la materia, i quali suggeriscono l’intero spazio
dell’opera.
Nel 1999 a Milano la Fondazione Mudima gli dedica un’importante personale.
Dal 2000 sino ad oggi si susseguono le personali: New Art Gallery di Padova,
varie sedi degli show-room Telemarket, la Mole Vanvitelliana di Ancona, le
ex Scuderie di Palazzo Moroni a Padova, il Comune di Cittanova gli dedica
una grande antologica (1963-2003). Si susseguono, inoltre, le partecipazioni
alle fiere internazionali: Bologna, Toronto, Florida, Illinois, Padova ed a
mostre istituzionali come “Da Picasso a Botero” , al Castello Aragonese di
Reggio Calabria, o le prossime al Museo delle Belle Arti di Caracas e al
Complesso Monumentale di San Giovanni a Catanzaro.
che può essere fatta solo in un certo modo per ciascuna tela e non altro ...
Il vero lavoro inizia dal mescolare il colore prescelto, un’azione lunga che
può prendermi mezza giornata e che io svolgo come una preparazione
spirituale. Stesa la tela per terra, comincio poi a colorarla, a farle bere
colore, a dissetarla di colore, finchè ne è pregna; poi prendo a piegarla,
con una piega che si attacca su un’altra e questa ancora su un’altra e così
via, a ogni piega do il colore. Così ottengo un corpocolore, dovrei dire,
non è tanto un corpovolume quanto un corpocolore quel che si materializza
nelle piegature.
E’ molto interessante leggere questo breve passo spiegato da Cesare
Berlingeri, nel quale ci racconta tecnicamente come si forma una sua opera,
e nello stesso tempo, ci attira immediatamente in una atmosfera sacra ed
affascinante. Il rito d’iniziazione della creazione di un’opera per
Berlingeri ha una importanza fondamentale, già nel gesto, nello scegliere il
tipo di piegatura, di colore.
Tutti questi pochi elementi coinvolti nella creazione sono unici e
pertinenti solo e soltanto a quell’opera.
Sottolinea l’artista, in queste parole, la lunga mescita del colore,
protagonista indiscusso della sua poetica. Trovare la cromia adatta a quell’
opera è un atto degno di tanta attenzione ed impegno, questo spiega la
straordinaria priorità che Berlingeri pone nei confronti del colore, mai
scelto a caso, mai scontato. Perchè il colore è forza, è magnetismo, è luce,
dal quale bisogna lasciarsi prendere, accostare, catturare.
I pittori hanno da sempre raccontato innanzitutto i colori, lo hanno fatto
anche i suoi punti di riferimento nella storia dell’arte: Giotto,
Lorenzetti, Simone Martini,i Primitivi. E per Berlingeri è il colore che
definisce la piegazione.
E sì, parliamo di piegazione, di pittura piegata: una espressione che
enuncia bene la poetica di Cesare Berlingeri. Le pieghe sono la forma ed il
contenuto di fare pittura per quest’artista. Sono i gesti di un pittore:
sovrapporre materia e colore, solo che i suoi quadri assumono dimensioni
volumetriche e temporali più complesse.
A differenza di una tela da cavalletto, i dipinti di Berlingeri ricordano i
pacchetti da viaggio, e tra le pieghe di questi fagotti, l’artista ci
conduce in luoghi lontani, “come nomadi”, ma il suo nomadismo è solo
continuo movimento, cioè la moderna condizione deontologica dell’artista
contemporaneo.
E per questo erroneamente la sua opera è stata definita scultura, per i suoi
volumi, ma che nulla hanno a che fare con la plasticità.
Berlingeri fa PITTURA PIEGATA, perchè è l’interno della cosa che più gli
interessa, tutto ciò che si vede fuori altro non è che l’interno, insieme
visibile ed invisibile.
Cenni biografici
Cesare Berlingeri nasce a Cittanova (RC) nel 1948. Ora vive e lavora a
Taurianova. Inizia a dipingere giovanissimo nello studio del maestro Deleo,
docente in pensione dell’Accademia di Liegi. Nel 1964 si trasferisce in
Piemonte, dove lavora presso un decoratore di chiese. Dal 1968 intraprende
una serie di viaggi in Italia ed in Europa, dove prende contatto con altri
artisti e si avvicina al mondo della cultura contemporanea.
Nel 1970 va a Roma dove lavora come scenografo e costumista per il teatro e
la televisione.
Nei primi anni Settanta realizza opere utilizzando gli agenti atmosferici,
la calce, il cemento e la carta straccia.
Nel 1978, viene introdotto da Ciccio Alliata, nobile siciliano che lo ospita
nelle serate culturali a Monreale. Berlingeri, all'epoca, usa una pittura
alla Tàpies, ma già in quelle opere, concepite come piccoli progetti tela su
tela giocati sulle trasparenze, si intravedevano gli sviluppi futuri,
consolidatisi, poi, con le famose "Piegature" in chiave più concettuale.
Il suo percorso, in sintonia con il clima artistico di quegli anni, verte
sulla luce e la sua impalpabilità: l’artista dà vita ad una serie di opere
con tele di lino leggere che, piegate su se stesse creano diversi piani di
profondità e di trasparenze, perchè l’una non cancella l’altra, anzi, ne
accentua il corpo attraverso un’aria sottile di luce.
Durante gli anni Ottanta (i primi contatti risalgono già al 1976),
Berlingeri trova nello Studio Soligo quel punto di aggregazione che era
progressivamente mancato nei salotti della capitale. Ed in particolare
stringe una grande amicizia con Tano Festa, al quale lo legherà un’affinità
intellettuale notevole.
Dal 1980 al 1986 vive una fase di passaggio tra le istanze concettuali e l’
emergere di una riscoperta della materia pittorica.
In questi anni si intensifica anche il lavoro con il teatro dalle
installazioni per “La lunga notte di Medea”, a “Il Candido ovvero ...”, ad
“Italian Opera Graffiti”.
Dal 1989 al 1995 è docente presso l’Accademia di Arte drammatica della
Calabria. Iniziano le esposizioni collettive e personali che lo portano a
sviluppare sempre di più il tema dei dipinti piegati.
Nell’ultimo decennio del secolo, si intensificano le esposizioni in tutto il
mondo, e la produzione di Berlingeri si indirizza sull’interesse verso il
colore ed il segno con la realizzazione di grandi dipinti monocromi con l’
aggiunta di pesanti lastre di ferro e superfici spesse di cera vergine su
legno e pigmenti allo stato puro. Preludio questo ai dipinti piegati dove
Berlingeri vuol fare “un’arte capace di evocare segreti senza tuttavia
svelarli mai completamente.”
Con il passare del tempo i lavori diventano più rigorosi, dove protagonisti
indiscussi sono il colore e la materia, i quali suggeriscono l’intero spazio
dell’opera.
Nel 1999 a Milano la Fondazione Mudima gli dedica un’importante personale.
Dal 2000 sino ad oggi si susseguono le personali: New Art Gallery di Padova,
varie sedi degli show-room Telemarket, la Mole Vanvitelliana di Ancona, le
ex Scuderie di Palazzo Moroni a Padova, il Comune di Cittanova gli dedica
una grande antologica (1963-2003). Si susseguono, inoltre, le partecipazioni
alle fiere internazionali: Bologna, Toronto, Florida, Illinois, Padova ed a
mostre istituzionali come “Da Picasso a Botero” , al Castello Aragonese di
Reggio Calabria, o le prossime al Museo delle Belle Arti di Caracas e al
Complesso Monumentale di San Giovanni a Catanzaro.
12
novembre 2005
Cesare Berlingeri – La pittura piegata
Dal 12 novembre al 10 dicembre 2005
arte contemporanea
Location
SHOW ROOM TELEMARKET
Brescia, Piazza Della Loggia, 11, (Brescia)
Brescia, Piazza Della Loggia, 11, (Brescia)
Orario di apertura
Martedì/Venerdì 10.00-13.00 e 15.00-19.30. Sabato 10.00-19.30
Vernissage
12 Novembre 2005, ore 18
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