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Cesare Berlingeri – Materia
personale
Comunicato stampa
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Mi sono spesso chiesto che cosa determina negli uomini del Mediterraneo l'inclinazione ad usare materie singole, naturali, colori dall'aspetto unico che vengono chiamati oltre atlantico monocromi. Sostiene Berlingeri, calabrese, che il monocromo ha ottomila incidenti e che l'infinito tutto si può ritrovare nella singola cosa, nella cosa che è l'unum sempre. La monade da queste parti è questione dibattuta da oltre duemilacinquecento anni, da quando cioè qui in Calabria, a Crotone, Pitagora fondò la sua scuola per iniziati. Da allora si reputa che l'uno, parimpari ed invisibile, sia il tutto e il metro del tutto, che l'armonia debba essere la necessaria declinazione sonora di questo uno. Quindi lo zero non può esistere.
Gli uomini del Mediterraneo non credono dunque allo zero, e tantomeno ad una cultura del vedere, del fare, del vivere, del pensare, del mangiare e del parlare che possa partire dall'iIIusione della tabula rasa. Sanno che sono perchè altri sono già stati. E sentono, forse inconsapevolmente talvolta, che la monade contiene tutto, essendo la negazione dello zero. Per questo motivo si esercitano nella materia, ne conoscono le ombre e le sfumature, le praticano. Sono convinti (ho parlato con molti di loro) che questo colloquio con la materia sia il percorso che li porta al colloquio con il pensiero. La materia è parte integrale dello spirito, dialettica. SicchZ le loro opere si caricano non di estetica pura, ma di significati misteriosi e reconditi, che altri chiamano poesia.
Cesare Berlingeri appartiene a questo manipolo dl alternativi autentici al conformismo sancito. Si dedica quotidianamente al lavoro del colloquio con la materia, la gioca, la plasma. Lo fa stando in Calabria per una sorta di scelta che nulla vuole avere di monastico, poichè il mondo lo ha girato e lo gira regolarmente, come artista e come scenografo. Non celebra il suo percorso informale in modo sacerdotale, perchè viene da una esperienza che ha trattato sin dall'infanzia la figurazione, anzi che la pratica ancora a momenti. Egli opera in Calabria, perchè quella è casa sua, sono sue le luci forti e le montagne feroci, è suo lo spleen del mare. Perchè la solidità dei colori corrisponde lì alla franchezza delle materie. Perchè non ha bisogno di giustificarsi.E la questione della modernità non se la pone neanche, perchè sa di essere un interprete autentico e un testimone veritiero, di oggi. Di oggi con la mano, l'occhio e il sentire che lui dice essere quello di sempre, dai primi segni sulle pareti antiche delle caverne proprio perchè sostiene, come Jorge Luis Borges, che l'uomo sia nato per disegnare il mondo. E muove la sua pratica affermando la relazione fra gesto fisico e materia: graffia la superficie, la iscrive, la piega e la ripiega. Non crede al mouse perchè vuole l'eterno perdurare del suo gesto e mi dice, mentre la notte viaggia verso la sua fine, che "l'arte è iniziata con un tizzone e finirà con un tizzone". Pitagora l'amante della musica, gli darebbe ragione.
Philippe Daverio
Gli uomini del Mediterraneo non credono dunque allo zero, e tantomeno ad una cultura del vedere, del fare, del vivere, del pensare, del mangiare e del parlare che possa partire dall'iIIusione della tabula rasa. Sanno che sono perchè altri sono già stati. E sentono, forse inconsapevolmente talvolta, che la monade contiene tutto, essendo la negazione dello zero. Per questo motivo si esercitano nella materia, ne conoscono le ombre e le sfumature, le praticano. Sono convinti (ho parlato con molti di loro) che questo colloquio con la materia sia il percorso che li porta al colloquio con il pensiero. La materia è parte integrale dello spirito, dialettica. SicchZ le loro opere si caricano non di estetica pura, ma di significati misteriosi e reconditi, che altri chiamano poesia.
Cesare Berlingeri appartiene a questo manipolo dl alternativi autentici al conformismo sancito. Si dedica quotidianamente al lavoro del colloquio con la materia, la gioca, la plasma. Lo fa stando in Calabria per una sorta di scelta che nulla vuole avere di monastico, poichè il mondo lo ha girato e lo gira regolarmente, come artista e come scenografo. Non celebra il suo percorso informale in modo sacerdotale, perchè viene da una esperienza che ha trattato sin dall'infanzia la figurazione, anzi che la pratica ancora a momenti. Egli opera in Calabria, perchè quella è casa sua, sono sue le luci forti e le montagne feroci, è suo lo spleen del mare. Perchè la solidità dei colori corrisponde lì alla franchezza delle materie. Perchè non ha bisogno di giustificarsi.E la questione della modernità non se la pone neanche, perchè sa di essere un interprete autentico e un testimone veritiero, di oggi. Di oggi con la mano, l'occhio e il sentire che lui dice essere quello di sempre, dai primi segni sulle pareti antiche delle caverne proprio perchè sostiene, come Jorge Luis Borges, che l'uomo sia nato per disegnare il mondo. E muove la sua pratica affermando la relazione fra gesto fisico e materia: graffia la superficie, la iscrive, la piega e la ripiega. Non crede al mouse perchè vuole l'eterno perdurare del suo gesto e mi dice, mentre la notte viaggia verso la sua fine, che "l'arte è iniziata con un tizzone e finirà con un tizzone". Pitagora l'amante della musica, gli darebbe ragione.
Philippe Daverio
22
dicembre 2005
Cesare Berlingeri – Materia
Dal 22 dicembre 2005 al 22 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
COMPLESSO MONUMENTALE DEL SAN GIOVANNI
Catanzaro, Piazza Giuseppe Garibaldi, (Catanzaro)
Catanzaro, Piazza Giuseppe Garibaldi, (Catanzaro)
Ufficio stampa
FENICE
Autore
Curatore